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Parto per La Merica

Anonymous
Language: Italian


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Parto per La Merica

Testo e musica / Lyrics and music / Paroles et musique / Sanat ja sävel :
Anonimo

Interpreti / Performed by / Interprétée par / Laulavat:
1.Canzoniere Monferrino

2. Antonio & Giorgio e Daniela
Album: Le canzoni degli emigranti, Vol. 1 [1971]

migranti



25 Aprile dei Migranti

Tra il 1876 e il 1915 partirono 14 milioni di Italiani. La canzone proposta risale verosimilmente ai primi del Novecento. Nei testi delle canzoni di vari gruppi il nome del continente è trascritto con l’apostrofo, ma è più convincente la grafia riportata nel testo citato avanti ,la Merica, cui ci si è attenuti.

Da Io parto per la Merica

Se la Francia dal Piemonte si raggiunge via terra, volendo a piedi, la Merica è al di là del mare, del profondo Oceano. Quaranta giorni di viaggio augurandoci che tutto vada bene. Ma in America no e poi no, che ci sono insidie che tu, figlio mio, non puoi nemmeno immaginare.
Eppure partono per le Meriche (prima il Sud, poi il Nord). Avendo nel cuore un profondo sentimento di rammarico e nostalgia, che si cerca a volte di esorcizzare camuffandolo con la ripicca verso l’amata che si nega al corteggiamento.

A partire sono in tanti. Partono da Napoli e da Genova. E la ligure Ma se ghe penso diventa la canzone di tutti i migranti che salgono sui bastimenti che prendono il largo verso l’oceano da quei moli. Tra di loro ci sono, ovviamente, i piemontesi. A Nuova Iorche , attraccarono dal 1870 al 1930 centinaia di bastimenti che sputano centinaia di migliaia di italiani in cerca di fortuna. Oltre quaranta giorni di traversata, ammassati nelle stive dove sofferenze e malattie spesso non consentono l’attracco. Sovente insieme a qualche capo di bestiame che serviva a sopravvivere durante la traversata.

All’inizio per i piemontesi, le Meriche furono le terre di Argentina, in particolare le regioni di La Plata, e poi sin verso Cordoba, Salta e Mendoza, dove ancora oggi si parla il piemontese arcaico di quell’epoca. Quella la lingua dello sbarco: poco italiano, niente inglese o spagnolo, spesso analfabeti, pronti a sbarcare il lunario in attesa della fortuna. Si dice che alcuni, provenienti dalle nostre prestigiose colline di Langa, Roero e Monferrato, riuscirono a nascondere, strettamente legati attorno ai polpacci virgulti di barbatelle di Dolcetto, Nebbiolo o Favorita, protetti e amorevolmente coperti da spesse calze per eludere le dogane severissime; oppure inserite nelle patate nascoste negli angoli bui del bagaglio. Tutto questo coltivando il sogno, poi realizzato, di vigneti impiantati dai migranti con le viti delle terre di origine, destinate a decretare il grande successo dei vini piemontesi del Sudamerica.


[Riccardo Gullotta]
Io parto per la Merica,
parto sul bastimento,
io parto e son contento
di non vederti più.

Quando sarai partito
Ti troverai pentito,
ti troverai pentito
d’avermi abbandona.

Quando sarò in America
sposo un’americana,
la bella italiana
la lascio in abbandon.

L’anel che tu m’hai dato
l’ho messo sotto i piedi,
o bello, se non credi
te lo farò veder!

O donna, sei volubile,
o donna senza cuore,
tu mi giurasti amore
con grande falsità.

O dammi le mie lettere,
o dammi il mio ritratto
l’amor con te, vigliacco
non lo farò mai più.

Contributed by Riccardo Gullotta - 2020/4/24 - 14:56



Language: Italian

Segue una versione inclusa nel testo citato nel riquadro. Si discosta sensibilmente dalla precedente. Non è stata reperita alcuna sua esecuzione in rete.

emigranti italiani
PARTO PER LA MERICA

Io parto per la Merica
col primo bastimento
parto col cuor contento
di non vederti più.

Ma prima di partire
voglio vedere in piazza
se c’è quella ragazza
che mi voleva ben.

Che mi voleva bene
che mi portava in braccio
che mi portava in braccio
nel suo più bel giardin.

Nel suo più bel giardino
c’è una fontanella
c’è l’acqua fresca e bella
per rinfrescare i fior.

Per rinfrescare i fiori
per rinfrescar le rose
per contentar le spose
che mi volevan ben.

Contributed by Riccardo Gullotta - 2020/4/24 - 15:05




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