Nel buio
in lunghi treni affollati
pieni di sonno se ne vanno gli operai
tra file di vagoni in attesa
ancora vuoti.
Nel buio
in lunghi treni addormentati
tornano stanchi ogni sera gli operai
tra file di vagoni in attesa
ormai già pieni.
Li mandano a scavare
carbone e ferro
li mandano a scavare
polvere d’uranio
li mandano a scavare
diamanti ed oro
li mandano a scavare
polvere d’uranio.
Con le mani stanche
sempre più
mentre i padroni soddisfatti
contano i capitali.
Nel buio
in lunghi treni affollati
pieni di sonno se ne vanno i portatori
per caricare merci sulle navi
ancora vuote.
Nel buio
in lunghi treni addormentati
tornano stanchi ogni sera i portatori
lasciando su quei moli grigie navi
ormai già piene.
Li mandano a caricare
carbone e ferro
li mandano a caricare
polvere d’uranio
li mandano a caricare
diamanti ed oro
li mandano a caricare
polvere d’uranio.
Con le mani stanche
sempre più
mentre i padroni soddisfatti
contano i capitali.
Nel buio
in lunghi treni affollati
pieni di sonno se ne vanno…
la la la la la...
in lunghi treni affollati
pieni di sonno se ne vanno gli operai
tra file di vagoni in attesa
ancora vuoti.
Nel buio
in lunghi treni addormentati
tornano stanchi ogni sera gli operai
tra file di vagoni in attesa
ormai già pieni.
Li mandano a scavare
carbone e ferro
li mandano a scavare
polvere d’uranio
li mandano a scavare
diamanti ed oro
li mandano a scavare
polvere d’uranio.
Con le mani stanche
sempre più
mentre i padroni soddisfatti
contano i capitali.
Nel buio
in lunghi treni affollati
pieni di sonno se ne vanno i portatori
per caricare merci sulle navi
ancora vuote.
Nel buio
in lunghi treni addormentati
tornano stanchi ogni sera i portatori
lasciando su quei moli grigie navi
ormai già piene.
Li mandano a caricare
carbone e ferro
li mandano a caricare
polvere d’uranio
li mandano a caricare
diamanti ed oro
li mandano a caricare
polvere d’uranio.
Con le mani stanche
sempre più
mentre i padroni soddisfatti
contano i capitali.
Nel buio
in lunghi treni affollati
pieni di sonno se ne vanno…
la la la la la...
envoyé par Bernart Bartleby - 22/4/2020 - 21:36
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Parole di Giorgio Strehler
Musica di Fiorenzo Carpi
Adattamento italiano de "Gesang vom lusitanischen Popanz: Nacht mit Gästen", opera teatrale del drammaturgo tedesco Peter Weiss, 1965-1967, tradotta originariamente nel 1968 da Giovanni Magnarelli e pubblicata da Einaudi con il titolo "Cantata del fantoccio lusitano: notte con ospiti".
Nell'adattamento di Strehler lo spettacolo assunse il titolo de "Cantata di un mostro lusitano"
Testo trovato su LyricWiki e verificato all'ascolto.
Il mostro lusitano è il Portogallo colonialista, impersonato da Diogo Cão, o Diégo Caô (1450-1486), esploratore cui si deve l'inizio della colonizzazione portoghese dei paesi dell'Africa occidentale, l'Angola in particolare, una dominazione feroce – come peraltro tutte le altre altre - che si sarebbe conclusa solo mezzo millennio più tardi, con la Rivoluzione del 1974.
Diégo Caô, a soldo della corona portoghese, disseminò le terre che si affacciavano sull'Atlantico e lungo il fiume Congo, di padrões, letteralmente padroni, grandi cippi di pietra sormontati da una grande croce in ferro, con le insegne portoghesi, per affermare la sovranità su terre di cui erano sovrani altri popoli... Questo era il costume delle potenze europee all'epoca... Poi trascorsero centinaia di anni di predazioni, e i colonialisti vecchi e nuovi adattarono i loro strumenti di soggezione: da tempo non usano più i padrões ma le società multinazionali...