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Cuore di tenebra

Marco Rovelli
Lingua: Italiano


Marco Rovelli

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[2020]
Album : Portami al confine

Portami al confine

Chi moriva nella terra di nessuno vide tutto, e in quell'istante fu tutti i nomi del massacro.
Fui per caso sulle ramblas di Barcelona che era il '39, e dovevano andare verso la Francia per non soccombere alle folgori delle falangi. Asciugai sangui col mio fazzoletto, e con gli altri fui di là dai Pirenei, a Vernet, dove la nostra patria fu un campo di concentramento. E rividi Montsegur, e i catari sterminati, e pensai che tutto era iniziato lì, in quella crociata, a Beziers, Sterminateli tutti, Dio riconoscerà i suoi!
Fui a Hiroshima, dove esplosi nel cielo. E rividi Tamerlano, e le piramidi di teschi intorno alle città, e mi sembrava così assurdo, e naturale, e così azzurro il cielo.

Fui a Saigon, e nelle foreste, strisciavo come una serpe, boccheggiavo sottoterra, e non riconoscevo più il sole, e avevo il sangue alla bocca, e l'odore acre del napalm, poi l'odore diventò d'iprite, ed ero di nuovo nelle trincee stavolta, ma solo per un istante, che subito trasvolavo in Etiopia, e diluviava gas dagl'italiani brava gente. Aprite le gole! Aprite le gole e respirate! Inalate il Moloch! Affondate nell'immenso cuore di tenebra della terra! Dall'Etiopia giù fino al Congo, nei lager di caucciù, ché re Leopoldo è buono e ci protegge e ci taglia le mani e ci protegge e ci rapisce e ci protegge e tiene i nostri familiari in ostaggio e ci protegge, e poi più in giù, nei lager della Namibia, con gli herero sterminati, e il padre di Goring, Heinrich Goring, li sterminava, e il figlio, Hermann Goring, ben apprese la lezione, e i lager sperimentati in Africa adesso erano in Europa, quel cuore di tenebra, e fui così anche a Dachau, e ad Auschwitz, e in luoghi che non si possono nemmeno più nominare senza sentire in bocca la melma degli umani, e il vomito rigurgita, e io grido, e grido così tanto fino a non poter più gridare, ché non ho più occhi per vedere, né gola per gridare.
A Hiroshima, esplodere nel cielo
Rivedere Tamerlano,
le piramidi di teschi intorno alle città,
e tutto è così assurdo, e naturale, e così azzurro il cielo
A Saigon, nelle foreste strisciare come serpe,
boccheggiare sotto terra, non conoscere più il sole,
e quell'odore
Di napalm o d’iprite, era un diluvio
Sulle trincee e le capanne d'Etiopia,
un dono
della brava gente

Aprite le gole! Aprite e respirate!
venerate gl’idoli! Affondate
nel cuore di tenebra della vostra terra!

Sulle ramblas che era il '39, verso la Francia tra folgori e falangi.
E di là dai Pirenei, un campo come patria,
la patria delle mosche che cadono da mosche.
E rividi Beziers, Sterminateli tutti, Dio riconoscerà i suoi!

Ma tu non t’impaurire dolcissimo mio amore
Metti la mano sul mio cuore
Ascolta il mio battito e il tremore
E fuori non c'è più rumore
Vieni vicino dolcissimo mio amore.

E giù tra gli herero, Henrich, che bene apprese la lezione il figlio Hermann
e bene la applicò dopo Wannsee
e senti in bocca la melma degli umani, si grida, io grido, si grida,
fino a non potere più gridare, non avere occhi per vedere,
né gola per gridare.

Aprite le gole! Aprite e gridate!
Distruggete gl’idoli! Bruciate
Il cuore di tenebra della vostra terra!

inviata da CCG/AWS Staff - 17/4/2020 - 18:14




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