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Dondestan

Robert Wyatt
Language: English


Robert Wyatt

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(Robert Wyatt)


Dall'album omonimo del 1991.
dondestan
Palestine's a country
Or at least
Used to be.

Felahin, refugee
(Kurdistan similarly)
Need something to
Build on
Rather like
The rest of us.

Palestine's a country
Or at least
Used to be.

Felahin, refugee
(Deportees similarly)
Need something to build on
Rather like the rest of us
Got.

Contributed by Renato Stecca - 2007/6/8 - 18:46



Language: Italian

Traduzione e nota Flavio Poltronieri
DONDESTAN [1]

La Palestina è un paese
o almeno
era abituata ad esserlo

Contadini, rifugiati
(Il Kurdistan similmente)
necessitano di qualcosa su cui edificare
più o meno come tutti noi

La Palestina è un paese
o almeno
era abituata ad esserlo

Contadini, rifugiati
(I deportati similmente)
necessitano di qualcosa su cui edificare
più o meno come tutti noi
[1] Il titolo si potrebbe tradurre come "Dove sei?"
Se fosse spagnolo si scriverebbe "donde están?" e sarebbe il suo plurale "Dove siete?" però qui la parola è unica e la domanda diventa chiara non per il punto interrogativo che è assente nel titolo ma per il suffisso persiano "-stan" che unito al "donde" lascia supporre la domanda. La canzone è interamente composta da Robert Wyatt, nel disco sono solo 4.

Contributed by Flavio Poltronieri - 2020/1/29 - 18:19


Oggi è il compleanno di Robert Wyatt, il mio personale Orfeo del rock europeo, la prossima volta saranno 80, l'ammirazione di molti per lui, non è scemanta di un centimetro da quando cantava: "ricordo ancora l'ultima volta che abbiamo suonato al Top Gear e che le canzoncine non duravano più di tre minuti e anche se noi preferivamo brani più lunghi ci sembrava cortese spezzettarli in piccoli pezzi"

Flavio Poltronieri - 2024/1/28 - 10:59


MIKE RATLEDGE (1943 - 2025)

MIKE RATLEDGE


E così, in silenzio, pochi giorni dopo Gabriel Yacoub, è stata la volta di Mike Ratledge, un'altra figura musicale di questa storia di noi tutti che entra nel crudele e macabro elenco. Un  leggendario uomo quasi rinascimentale e dall'impalpabile fascino arcaico, un silenzioso che si celava da sempre dietro occhiali neri e tastiere. Sapeva suonare pure il clarinetto, aveva studiato filosofia e psicologia e tutto questo si sentiva eccome nella Soft Machine. Anche se dopo il monumentale terzo album, pure il suo Lowrey distorto estromise dolorosamente l'angelico Robert Wyatt dalla loro creazione canterburiana: tutte cose risapute, entrate nell'enciclopedia musicale, che oramai non importano nulla.

Flavio Poltronieri

Flavio Poltronieri - 2025/2/7 - 10:15




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