Stempeln geh'n ist kein Vergnügen
Arbeitsfrau und Arbeitsmann -
Täglich steh'n in langen Zügen
Sie beim Arbeitsnachweis an
Ohne Anseh'n der Partein
Heißt es: "Danke bestens - nein!"
Hungrig in der Mietskaserne
Quetscht man sich im engen Raum
Nur der Nazi trägt dies gerne
Denn nach München schwebt sein Traum
Wohnt er selbst im stinkigen Loch -
Im Palais wohnt Hitler doch!
Zwischen Marmor, Glas und Bronze
Persern, Lüstern und Damast
Grambeladen seufzt der Bonze
Unter Deutschlands Schuldenlast
Hakenkreuze schmücken rauh
Mobiliar wie Außenbau
An den Wänden Heldenschwarten
Schwerter im Beratungssaal
Fahnen, Harnische, Standarten
Und ein Waffenspind - legal!
Hitlers Braunhaus schreit vor Pracht
Bis das deutsche Volk erwacht
Braunbehemdete Proleten
Der SA verseh'n den Schutz
Und behüten die Tapeten
Vor Gefahr und Judenschmutz
Welche, hakenkreuzdurchwebt
Hitlers eigenem Geist entschwebt
Adolf Hitler, von Berufe
Selber einst Dekorateur
Klimmt von Stufe so zu Stufe
Seiner Laufbahn immer höh'r
Denn das braune Haus zeigt klar:
Dieser bleibt das, was er war!
Arbeitsfrau und Arbeitsmann -
Täglich steh'n in langen Zügen
Sie beim Arbeitsnachweis an
Ohne Anseh'n der Partein
Heißt es: "Danke bestens - nein!"
Hungrig in der Mietskaserne
Quetscht man sich im engen Raum
Nur der Nazi trägt dies gerne
Denn nach München schwebt sein Traum
Wohnt er selbst im stinkigen Loch -
Im Palais wohnt Hitler doch!
Zwischen Marmor, Glas und Bronze
Persern, Lüstern und Damast
Grambeladen seufzt der Bonze
Unter Deutschlands Schuldenlast
Hakenkreuze schmücken rauh
Mobiliar wie Außenbau
An den Wänden Heldenschwarten
Schwerter im Beratungssaal
Fahnen, Harnische, Standarten
Und ein Waffenspind - legal!
Hitlers Braunhaus schreit vor Pracht
Bis das deutsche Volk erwacht
Braunbehemdete Proleten
Der SA verseh'n den Schutz
Und behüten die Tapeten
Vor Gefahr und Judenschmutz
Welche, hakenkreuzdurchwebt
Hitlers eigenem Geist entschwebt
Adolf Hitler, von Berufe
Selber einst Dekorateur
Klimmt von Stufe so zu Stufe
Seiner Laufbahn immer höh'r
Denn das braune Haus zeigt klar:
Dieser bleibt das, was er war!
Contributed by Bernart Bartleby - 2020/2/2 - 14:40
L'album "Erich Mühsam: Ich lade Euch zum Requiem" (1995), di Dieter Süverkrüp con Walter Andreas Schwarz, si chiude significativamente con la seguente poesia di Mühsam:
Traduzione italiana parziale da "Erich Müsham, Il poeta anarchico", a cura di Leonard Schäfer, Zero in condotta , 2007:
Riprendo da Anarcopedia il racconto dell'arresto, della detenzione e della fine di Erich Müsham:
[...] Già negli anni precedenti, attraverso il racconto Die Affenschande (1923) e la poesia Republikanische Nationalhymne (1924), Müsham aveva attaccato la magistratura tedesca per la sua partigianeria in favore della destra nazionalista, ora con Fanal l'anarchico andava a colpire con la satira il crescente fenomeno del nazismo. Tutto ciò solleverà in breve tempo le ire di Adolf Hitler e Joseph Goebbels. Così il 28 febbraio 1933, a poca distanza di tempo dall'incendio dei Reichstag, il governo di Hitler lo conduce nuovamente agli arresti.
Per volere di Goebbels viene diffusa in tutti i campi di concentramento una foto di Mühsam in cui lo si accusa di essere l'assassino di alcuni membri della Società Thule presi in ostaggio il 30 aprile 1919. In realtà, quel giorno, l'intellettuale tedesco si trovava nel campo di internamento di Ebranch e la notizia di quei fatti l'apprese solo il 29 maggio. Anche il Tribunale di ufficiali che lo avevano condannato a 15 anni nel giugno del 1919, per la mai rinnegata partecipazione ai moti rivoluzionari, aveva escluso qualsiasi sua implicazione nella vicende degli ostaggi.
Nell'aprile del 1933, Müsham viene trasferito nel campo di concentramento di Sonnenburg, dove subirà le sadiche attenzioni delle S.A. Comunisti, socialisti, anarchici e le loro riviste, denunceranno con vigore l'arresto e le torture inflitte agli intellettuali, chiedendo nello specifico la liberazione di Mühsam in quanto vittima di torture :
In seguito alle barbare percosse inflittegli, la moglie Kreszentia (detta Zenzl) riesce ad ottenerne il trasferimento a Plotzensee, nei pressi di Berlino, dove quantomeno gli vengono risparmiate violenze fisiche, pur essendo posto in isolamento. Questo gli permetterà di proseguire nella stesura del romanzo satirico Un uomo del popolo, ma alla fine di luglio un'ordinanza di Goering per l'inasprimento del trattamento dei detenuti politici mette fine a questo momento di relativa quiete. L'8 settembre, infatti, viene trasferito nel campo di concentramento di Brandeburg, dove le guardie riprendono a torturarlo fisicamente e psicologicamente (gli viene sequestrato il manoscritto).
Il 2 febbraio 1934, dopo tanta sofferenza, il rivoluzionario ed ebreo Müsham subisce un nuovo trasferimento, questa volta verso il campo di concentramento di Oranienburg, dove è affidato al «secondo plotone degli ebrei», guidato dal vile e feroce provocatore Stahlkopf, futuro direttore del campo.
Il 30 giugno 1934, le S.S occupano a sorpresa il campo di Oranienburg disarmando le S.A. L'8 luglio, approfittando del cambio di guardia, Zenzl Mühsam incontra il suo amato per l'ultima volta. Il 10 luglio, secondo il rapporto ufficiale nazista, Erich Müsham viene trovato impiccato nelle latrine del campo.
Un rapporto da Praga del 20 luglio 1934, pubblicato dal New York Times e contenente la testimonianza della moglie, ha rivelato che Müsham fu invece assassinato dopo brutale pestaggio.
Le più recenti ricostruzioni storiche accuserebbero della sua morte Theodor Eicke, l'ex comandante del campo di concentramento di Dachau, che si avvalse dell'aiuto di tali Ehrath e Konstantin Werner. È stato affermato che Müsham fu torturato e picchiato fino a perdere la coscienza, dopo di che seguì un'iniezione letale. Il corpo fu in seguito appeso ad una trave delle latrine in modo da creare l'impressione che si fosse suicidato.
Due testimonianze (un compagno di prigionia e la moglie Zenzl) sulle ultime settimane di vita di Erich Müsham:
TESTAMENT
Und hab' ich einst vollendet
Dann scharrt den Mühsam ein
Ein Tränlein noch gespendet
Ein Gruß ins Grab gesendet
Darauf ein Leichenstein:
"Sanft mod're dein Gebein!"
Und wenn ein Jahr verflossen
Dann, die ihr lauft und hinkt
Zechbrüder und Genossen
Der Tag sei froh begossen
Ein blanker Tropfen blinkt
Mir zum Gedächtnis trinkt!
Ihr sollt Bescheid mir geben
Das ist mein letzt' Gebot
Die Becher sollt ihr heben
Lasst meinen Leichnam leben
Vorbei ist alle Not
Hoch Mühsam! - Hoch der Tod!
Und hab' ich einst vollendet
Dann scharrt den Mühsam ein
Ein Tränlein noch gespendet
Ein Gruß ins Grab gesendet
Darauf ein Leichenstein:
"Sanft mod're dein Gebein!"
Und wenn ein Jahr verflossen
Dann, die ihr lauft und hinkt
Zechbrüder und Genossen
Der Tag sei froh begossen
Ein blanker Tropfen blinkt
Mir zum Gedächtnis trinkt!
Ihr sollt Bescheid mir geben
Das ist mein letzt' Gebot
Die Becher sollt ihr heben
Lasst meinen Leichnam leben
Vorbei ist alle Not
Hoch Mühsam! - Hoch der Tod!
Traduzione italiana parziale da "Erich Müsham, Il poeta anarchico", a cura di Leonard Schäfer, Zero in condotta , 2007:
TESTAMENTO
E se un giorno ho terminato
Sotterrate questo Mühsam
Donate ancora una lacrima
Mandate un saluto nella tomba
E sopra una pietra
Dolcemente marciscano le mie ossa!
[…]
Dovete informarmi
E queste sono le mie ultime volontà:
Alzate i bicchieri
Fate un brindisi al mio cadavere!
Passata tutta la miseria
Evviva Mühsam! Evviva la morte!
E se un giorno ho terminato
Sotterrate questo Mühsam
Donate ancora una lacrima
Mandate un saluto nella tomba
E sopra una pietra
Dolcemente marciscano le mie ossa!
[…]
Dovete informarmi
E queste sono le mie ultime volontà:
Alzate i bicchieri
Fate un brindisi al mio cadavere!
Passata tutta la miseria
Evviva Mühsam! Evviva la morte!
Riprendo da Anarcopedia il racconto dell'arresto, della detenzione e della fine di Erich Müsham:
[...] Già negli anni precedenti, attraverso il racconto Die Affenschande (1923) e la poesia Republikanische Nationalhymne (1924), Müsham aveva attaccato la magistratura tedesca per la sua partigianeria in favore della destra nazionalista, ora con Fanal l'anarchico andava a colpire con la satira il crescente fenomeno del nazismo. Tutto ciò solleverà in breve tempo le ire di Adolf Hitler e Joseph Goebbels. Così il 28 febbraio 1933, a poca distanza di tempo dall'incendio dei Reichstag, il governo di Hitler lo conduce nuovamente agli arresti.
Per volere di Goebbels viene diffusa in tutti i campi di concentramento una foto di Mühsam in cui lo si accusa di essere l'assassino di alcuni membri della Società Thule presi in ostaggio il 30 aprile 1919. In realtà, quel giorno, l'intellettuale tedesco si trovava nel campo di internamento di Ebranch e la notizia di quei fatti l'apprese solo il 29 maggio. Anche il Tribunale di ufficiali che lo avevano condannato a 15 anni nel giugno del 1919, per la mai rinnegata partecipazione ai moti rivoluzionari, aveva escluso qualsiasi sua implicazione nella vicende degli ostaggi.
Nell'aprile del 1933, Müsham viene trasferito nel campo di concentramento di Sonnenburg, dove subirà le sadiche attenzioni delle S.A. Comunisti, socialisti, anarchici e le loro riviste, denunceranno con vigore l'arresto e le torture inflitte agli intellettuali, chiedendo nello specifico la liberazione di Mühsam in quanto vittima di torture :
« Dopo la rottura dei denti a colpi di moschetto; stampata una svastica sul suo cuoio capelluto con un marchio rovente; dopo essere stato sottoposto a nuove torture... anche adesso le iene fasciste del campo di concentramento di Sonnenburg proseguono nei loro attacchi bestiali su quest'uomo inerme. Le ultime notizie sono davvero atroci: un nazista costrinse il nostro compagno a scavare una fossa e poi con una esecuzione simulata fece subire una nuova agonia ad un uomo condannato. Anche se il suo corpo è stato ridotto ad una massa sanguinolenta e dalla carne tumefatta, il suo spirito è ancora molto elevato: quando i suoi detrattori hanno cercato di costringerlo a cantare l'Horst-Wessel-Lied (inno del nazista) ha sfidato la loro rabbia cantando l'Internazionale »
In seguito alle barbare percosse inflittegli, la moglie Kreszentia (detta Zenzl) riesce ad ottenerne il trasferimento a Plotzensee, nei pressi di Berlino, dove quantomeno gli vengono risparmiate violenze fisiche, pur essendo posto in isolamento. Questo gli permetterà di proseguire nella stesura del romanzo satirico Un uomo del popolo, ma alla fine di luglio un'ordinanza di Goering per l'inasprimento del trattamento dei detenuti politici mette fine a questo momento di relativa quiete. L'8 settembre, infatti, viene trasferito nel campo di concentramento di Brandeburg, dove le guardie riprendono a torturarlo fisicamente e psicologicamente (gli viene sequestrato il manoscritto).
Il 2 febbraio 1934, dopo tanta sofferenza, il rivoluzionario ed ebreo Müsham subisce un nuovo trasferimento, questa volta verso il campo di concentramento di Oranienburg, dove è affidato al «secondo plotone degli ebrei», guidato dal vile e feroce provocatore Stahlkopf, futuro direttore del campo.
Il 30 giugno 1934, le S.S occupano a sorpresa il campo di Oranienburg disarmando le S.A. L'8 luglio, approfittando del cambio di guardia, Zenzl Mühsam incontra il suo amato per l'ultima volta. Il 10 luglio, secondo il rapporto ufficiale nazista, Erich Müsham viene trovato impiccato nelle latrine del campo.
Un rapporto da Praga del 20 luglio 1934, pubblicato dal New York Times e contenente la testimonianza della moglie, ha rivelato che Müsham fu invece assassinato dopo brutale pestaggio.
Le più recenti ricostruzioni storiche accuserebbero della sua morte Theodor Eicke, l'ex comandante del campo di concentramento di Dachau, che si avvalse dell'aiuto di tali Ehrath e Konstantin Werner. È stato affermato che Müsham fu torturato e picchiato fino a perdere la coscienza, dopo di che seguì un'iniezione letale. Il corpo fu in seguito appeso ad una trave delle latrine in modo da creare l'impressione che si fosse suicidato.
Due testimonianze (un compagno di prigionia e la moglie Zenzl) sulle ultime settimane di vita di Erich Müsham:
« Mi imbattei in Mühsam d'ottobre quando era addetto alla pulizia delle scale e dei pianerottoli del dormitorio. Ci conoscevamo sin dal 1928 e Mühsam aveva molta fiducia in me: quando lo rassicurai che avrei sfruttato ogni possibilità di far conoscere all'opinione pubblica le vicende del suo martirio, mi scongiurò di non dimenticare le sofferenze continue cui erano sottoposti in questi inferni migliaia di sconosciuti lavoratori, di non rendere personale un problema che era invece di massa. Sopraggiunsero proprio allora una S.A. particolarmente feroce insieme con un altro compagno e col membro di una organizzazione di fascisti russi di Berlino che si trovava a Brandeburg come "detenuto di sicurezza" col compito esclusivo di maltrattare i prigionieri antifascisti, specie gli ebrei. Avvenne allora davanti ai miei occhi una scena di brutale violenza. Colpito da pugni alle reni, tempestato da calci, strappatagli la barba ed i capelli, costretto a leccare con la lingua la fetida acqua delle rigovernature delle scale, sanguinante, esausto, spossato, Mühsam fu costretto a rifare per ben cinque volte le scale ove le S.S. infierivano orribilmente sulla vittima che metà incespicava, tempestandolo di pugni, di pedate, di colpi di scopa [...] »
« Nessuna fantasia può dipingere quali infamie escogitassero i carnefici per infierire sulle loro vittime. Era loro noto ad esempio dalle sue lettere, che Mühsam era un grande amico degli animali... Ora le S.A. avevano trovato nella casa di un cittadino di Brandeburg, che doveva essere arrestato come antifascista, uno scimmione di sette anni, grande quanto un uomo [...]. Cercarono dunque di eccitarlo e aizzarlo contro Mühsam per farlo mordere, ma il povero animale non si prestò ai loro disegni [...] anzi, impaurito a morte, si aggrappò a lui come cercando protezione (non immaginavo che gli scimmioni potessero essere così sensibili, commentava mio marito, narrandomi il fatto). Infine, poiché la scimmia non assecondava i piani di quelle autentiche belve, fu torturata in presenza di Mühsam e finita a fucilate. »
B.B. - 2020/2/2 - 17:05
Sul sito della Biblioteca Libertaria Armando Borghi di Castel Bolognese, nella collana Quaderni del Centro Studi Libertari “Camillo Di Sciullo”, si può leggere il testo de Il calvario di Erich Müsham, traduzione italiana risalente al 1959, ad opera di Aldo Battaglia, del volumetto di memorie "Der Leidensweg Erich Mühsams", scritto nel 1935 da Kreszentia Müsham, moglie di Erich.
B.B. - 2020/2/3 - 11:39
Language: French
Version française – LA MAISON BRUNE – Marco Valdo M.I. – 2020
Chanson allemande – Das Braune Haus – Erich Mühsam – 1931
Un poème de Mühsam publié en mars 1931 dans l’hebdomadaire « Die Welt am Montag - Unabhängige Zeitung für Politik und Kultur », fondé en 1896 et fermé en 1933 (évidemment…).
Musique de Dieter Süverkrüp
Album « Erich Mühsam : Ich lade Euch zum Requiem » (1995), avec Walter Andreas Schwarz.
« Das Braune Haus » (La Maison Brune) se trouvait à Munich, ville considérée – in illo tempore – comme la capitale du mouvement national-socialiste. Elle était située au 34 de la Brienner Straße qui est une des quatre avenues royales à Muncih, elle-même capitale de l’ancien Royaume de Bavière. « Das braune Haus » fut le quartier général du parti nazi de 1920 à 1945. C’était l’ancien Palais Barlow de style classique acquis par le NSDAP grâce l'aide financière de l’industriel Fritz Thyssen ; la siège national du parti nazi y emménage en 1931.
La Maison brune fut fortement endommagée en 1943 et presque totalement détruite plus tard par les bombardements de l’aviation alliée. Les ruines furent enlevées en 1947 et le terrain laissé à l’abandon. Un projet de musée fut élaboré entre 1990 et 2010 afin de remplacer les ruines des fondations par un lieu de mémoire et de documentation : le centre de documentation sur l'histoire du national-socialisme, qui y a finalement été érigé.
Chanson allemande – Das Braune Haus – Erich Mühsam – 1931
Un poème de Mühsam publié en mars 1931 dans l’hebdomadaire « Die Welt am Montag - Unabhängige Zeitung für Politik und Kultur », fondé en 1896 et fermé en 1933 (évidemment…).
Musique de Dieter Süverkrüp
Album « Erich Mühsam : Ich lade Euch zum Requiem » (1995), avec Walter Andreas Schwarz.
« Das Braune Haus » (La Maison Brune) se trouvait à Munich, ville considérée – in illo tempore – comme la capitale du mouvement national-socialiste. Elle était située au 34 de la Brienner Straße qui est une des quatre avenues royales à Muncih, elle-même capitale de l’ancien Royaume de Bavière. « Das braune Haus » fut le quartier général du parti nazi de 1920 à 1945. C’était l’ancien Palais Barlow de style classique acquis par le NSDAP grâce l'aide financière de l’industriel Fritz Thyssen ; la siège national du parti nazi y emménage en 1931.
La Maison brune fut fortement endommagée en 1943 et presque totalement détruite plus tard par les bombardements de l’aviation alliée. Les ruines furent enlevées en 1947 et le terrain laissé à l’abandon. Un projet de musée fut élaboré entre 1990 et 2010 afin de remplacer les ruines des fondations par un lieu de mémoire et de documentation : le centre de documentation sur l'histoire du national-socialisme, qui y a finalement été érigé.
Dialogue Maïeutique
Oui, je sais, Lucien l’âne mon ami, tu te demandes encre une fois ce que peut cacher ce titre-là. Eh bien, tout simplement ce qu’il indique : une maison brune, car brune, elle l’était au propre : sa façade était ocre, et au figuré : elle était la maison nazie en uniforme S.A., le siège du NSDAP – Nationalsozialistische Deutsche Arbeiterpartei, Parti national-socialiste des travailleurs allemands. Ceci dit, j’indique tout ce qui la concerne au passé, car véritablement, elle n’existe plus : la guerre l’a ruinée.
Quelle excellente idée, dit Lucien l’âne, qu’elle a eue la guerre de raser la Maison Brune et d’éliminer son résident principal et toute sa clique. Mais donne-moi, si tu en connais, quelques informations sur cette maison brune.
Une idée d’autant meilleure, enchaîne Marco Valdo M.I., qu’elle pouvait devenir une sorte de symbole, de lieu de pèlerinage nazi qui aurait inopportunément rappelé que la ville de Munich avait été « honorée » par le Parti à partir de 1935 du titre d’« Hauptstadt der Bewegung » – « Capitale du Mouvement », chose qu’il convenait de faire oublier. Donc, dans un premier temps, elle fut quasiment détruite par les bombardements et par la suite, la ville a fait déblayer les ruines et a fait bâtir à sa place un Centre de Documentation sur l’histoire du National-Socialisme, qui en rappelle méticuleusement tous les méfaits et les crimes, afin qu’on sache ce qu’il a fait réellement.
Merci de toutes ces précisions, Marco Valdo M.I. mon ami. À présent, ne pourrais-tu pas me parler un peu de la chanson elle-même, car pour ce qui est de son auteur Erich Müsham, je me souviens que tu avais écrit toi-même une chanson à sa mémoire et à cette occasion, on avait longuement dialogué à son sujet. Elle s’intitulait, si je me souviens bien : « Erich Mühsam, poète, anarchiste et assassiné ».
C’est exact, Lucien l’âne mon ami, tu as une très bonne mémoire. C’était même la soixante-troisième chanson du cycle des Histoires d’Allemagne, qui couvrait tout le siècle dernier en plus de cent-vingt chansons. Pour ce qui est de cette chanson-ci, elle est principalement la réflexion d’un chômeur qui met en balance la misérable condition qui est la sienne ainsi que son triste logement :
et celle du nazi de base : « il vit lui-même dans un trou à rat » et le palais d’Hitler, la Maison Brune. Il en détaille le décor et en profite pour ramener le Führer à sa médiocrité artistique au travers de cette péremptoire affirmation de la Maison :
« Alors la Maison Brune clame clairement :
Qu’il reste ce qu’il était avant ! »
Je me souviens aussi, Marco Valdo M.I. mon ami, que tu avais fait la version française de « Das Lied vom Anstreicher Hitler » de Bertolt Brecht sous le titre Das Lied vom Anstreicher Hitler - LA CHANSON DU PEINTRE HITLER. C’était la soixante-cinquième chanson du cycle des Histoires d’Allemagne. Ainsi, concluons et tissons le linceul de ce vieux monde aux relents nazis (une poignée de mains en Thuringe ébranle ces jours-ci toute la République Fédérale Allemande), bégayant, insouciant et cacochyme.
Heureusement !
Ainsi Parlaient Marco Valdo M.I. et Lucien Lane
Oui, je sais, Lucien l’âne mon ami, tu te demandes encre une fois ce que peut cacher ce titre-là. Eh bien, tout simplement ce qu’il indique : une maison brune, car brune, elle l’était au propre : sa façade était ocre, et au figuré : elle était la maison nazie en uniforme S.A., le siège du NSDAP – Nationalsozialistische Deutsche Arbeiterpartei, Parti national-socialiste des travailleurs allemands. Ceci dit, j’indique tout ce qui la concerne au passé, car véritablement, elle n’existe plus : la guerre l’a ruinée.
Quelle excellente idée, dit Lucien l’âne, qu’elle a eue la guerre de raser la Maison Brune et d’éliminer son résident principal et toute sa clique. Mais donne-moi, si tu en connais, quelques informations sur cette maison brune.
Une idée d’autant meilleure, enchaîne Marco Valdo M.I., qu’elle pouvait devenir une sorte de symbole, de lieu de pèlerinage nazi qui aurait inopportunément rappelé que la ville de Munich avait été « honorée » par le Parti à partir de 1935 du titre d’« Hauptstadt der Bewegung » – « Capitale du Mouvement », chose qu’il convenait de faire oublier. Donc, dans un premier temps, elle fut quasiment détruite par les bombardements et par la suite, la ville a fait déblayer les ruines et a fait bâtir à sa place un Centre de Documentation sur l’histoire du National-Socialisme, qui en rappelle méticuleusement tous les méfaits et les crimes, afin qu’on sache ce qu’il a fait réellement.
Merci de toutes ces précisions, Marco Valdo M.I. mon ami. À présent, ne pourrais-tu pas me parler un peu de la chanson elle-même, car pour ce qui est de son auteur Erich Müsham, je me souviens que tu avais écrit toi-même une chanson à sa mémoire et à cette occasion, on avait longuement dialogué à son sujet. Elle s’intitulait, si je me souviens bien : « Erich Mühsam, poète, anarchiste et assassiné ».
C’est exact, Lucien l’âne mon ami, tu as une très bonne mémoire. C’était même la soixante-troisième chanson du cycle des Histoires d’Allemagne, qui couvrait tout le siècle dernier en plus de cent-vingt chansons. Pour ce qui est de cette chanson-ci, elle est principalement la réflexion d’un chômeur qui met en balance la misérable condition qui est la sienne ainsi que son triste logement :
« Dans notre cage à lapins, affamés,
On est coincés dans un logement confiné »
On est coincés dans un logement confiné »
et celle du nazi de base : « il vit lui-même dans un trou à rat » et le palais d’Hitler, la Maison Brune. Il en détaille le décor et en profite pour ramener le Führer à sa médiocrité artistique au travers de cette péremptoire affirmation de la Maison :
« Alors la Maison Brune clame clairement :
Qu’il reste ce qu’il était avant ! »
Je me souviens aussi, Marco Valdo M.I. mon ami, que tu avais fait la version française de « Das Lied vom Anstreicher Hitler » de Bertolt Brecht sous le titre Das Lied vom Anstreicher Hitler - LA CHANSON DU PEINTRE HITLER. C’était la soixante-cinquième chanson du cycle des Histoires d’Allemagne. Ainsi, concluons et tissons le linceul de ce vieux monde aux relents nazis (une poignée de mains en Thuringe ébranle ces jours-ci toute la République Fédérale Allemande), bégayant, insouciant et cacochyme.
Heureusement !
Ainsi Parlaient Marco Valdo M.I. et Lucien Lane
LA MAISON BRUNE
Pointer n’est pas un passe-temps !
Travailleuses et travailleurs,
Chaque jour vont en de longs rangs
Demander un travail, une occupation
Et sans respect pour le demandeur,
On leur répond : « Merci beaucoup – non ! »
Dans notre cage à lapins, affamés,
On est coincés dans un logement confiné.
Seul le nazi peut supporter ça,
Car après Munich, son rêve s’est élevé,
Mais il vit lui-même dans un trou à rat
Et Hitler vit dans un palais doré.
Entre le marbre, le verre et le bronze,
Les persans, les curiosités et les damasseries,
Sous le poids de la dette allemande,
Tristement soupire le bonze.
Triomphantes, les croix gammées pendent
Au-dessus du mobilier de leur infamie.
Sur les parois de la grande salle,
Se désolent d’héroïques croûtes banales,
Des épées, des drapeaux, des armures, des étendards
Et un râtelier plein d’armes – légal !
La Maison Brune d’Hitler clame sa gloire
Jusqu’à ce que le peuple allemand en ait marre.
Les trouffions en chemise marron,
Jour et nuit, assurent sa protection.
Et du danger et de la juiverie,
Défendent les tapisseries
D’où, croisée de la croix gammée,
L’âme personnelle d’Hitler s’est envolée.
Adolf Hitler, qui avait été
Autrefois peintre-décorateur de métier,
Marche par marche poursuit haut
Son ascension, toujours plus haut.
Alors la Maison Brune clame clairement :
Qu’il reste ce qu’il était avant !
Pointer n’est pas un passe-temps !
Travailleuses et travailleurs,
Chaque jour vont en de longs rangs
Demander un travail, une occupation
Et sans respect pour le demandeur,
On leur répond : « Merci beaucoup – non ! »
Dans notre cage à lapins, affamés,
On est coincés dans un logement confiné.
Seul le nazi peut supporter ça,
Car après Munich, son rêve s’est élevé,
Mais il vit lui-même dans un trou à rat
Et Hitler vit dans un palais doré.
Entre le marbre, le verre et le bronze,
Les persans, les curiosités et les damasseries,
Sous le poids de la dette allemande,
Tristement soupire le bonze.
Triomphantes, les croix gammées pendent
Au-dessus du mobilier de leur infamie.
Sur les parois de la grande salle,
Se désolent d’héroïques croûtes banales,
Des épées, des drapeaux, des armures, des étendards
Et un râtelier plein d’armes – légal !
La Maison Brune d’Hitler clame sa gloire
Jusqu’à ce que le peuple allemand en ait marre.
Les trouffions en chemise marron,
Jour et nuit, assurent sa protection.
Et du danger et de la juiverie,
Défendent les tapisseries
D’où, croisée de la croix gammée,
L’âme personnelle d’Hitler s’est envolée.
Adolf Hitler, qui avait été
Autrefois peintre-décorateur de métier,
Marche par marche poursuit haut
Son ascension, toujours plus haut.
Alors la Maison Brune clame clairement :
Qu’il reste ce qu’il était avant !
Contributed by Marco Valdo M.I. - 2020/2/7 - 13:37
Una parentesi. Mi fa piacere vedere qui nominato Leonard Schäfer, tedesco delle campagne del Chianti, comunista anarchico, fornitore di damigiane di vino nonché autentico "apostolo" di Erich Mühsam in italiano e organizzatore di spettacoli: credo che, oramai, sia arrivato all'opera omnia. Se per caso ci leggesse, gli faccio un caro saluto: ogni tanto ci incontriamo a qualche manifestazione o presentazione di libri, alla "Vetrina Anarchica" e a cose del genere. Gli vada un abbraccio forte.
Riccardo Venturi - 2020/2/12 - 13:24
Language: Italian
Versione italiana di Francesco Mazzocchi
LA CASA BRUNA
Prendere il sussidio non è un piacere.
Lavoratrice e lavoratore -
ogni giorno aspettano in lunghe code
agli annunci di offerte di lavoro.
Senza riguardo degli interessati
la risposta è: "grazie tante - no!"
Affamati nel casermone
ci si pigia nello stretto spazio.
Solo il nazista lo sopporta volentieri
perché il suo sogno punta a Monaco.
Abita anche lui in un buco fetente -
ma Hitler abita nel palazzo!
Tra marmo, vetro e bronzo,
tappeti persiani, smalti e damasco.
Carico di afflizioni sospira il pezzo grosso
sotto il peso dei debiti tedeschi.
Svastiche ornano rudemente
mobili come facciate.
Alle pareti croste d’eroi
spade nella sala del consiglio
bandiere, corazze, stendardi
ed uno stipo di armi - legale!
La casa bruna di Hitler grida lusso
finché si sveglia il popolo tedesco.
Proletari in camicia bruna
delle SA assicurano la protezione
e proteggono
dal pericolo e dallo sporco degli ebrei
la tappezzeria che intessuta di svastiche
esala dallo spirito proprio di Hitler.
Adolf Hitler, di mestiere
lui stesso una volta decoratore
di gradino in gradino ha salito
sempre più in alto la sua carriera
perché la casa bruna mostra chiaramente:
questo rimane quel che era!
" La morte di Erich Mühsam. Racconto degli amici.
La notte del ventotto febbraio millenovecentotrentatré, in una delle loro 'azioni di pulizia' in grande stile – come le chiamavano – i nazisti presero dal letto Erich Mühsam.
Trascinarono 'la carogna d’ebreo' attraverso i loro campi di prigionia e di concentramento. Lo torturarono in modo inconcepibilmente crudele, gli sputarono in bocca, gli aizzarono contro una scimmia. L’animale impaurito gli si attaccava al collo e lo baciava disperato.
Gli bruciarono una svastica nella barba e infine lo ammazzarono, nella notte tra il nove e il dieci luglio millenovecentotrentaquattro, quando si rifiutò di eseguire un ordine dello sgherro delle SS: "Domani presto deve impiccarsi. Se non esegue quest’ordine, lo faremo noi!"
Erich Mühsam si oppose. Lo torturarono a morte e poi lo impiccarono nelle latrine del campo di concentramento di Oranienburg.
Così perse la vita Erich Mühsam – all’età di cinquantasei anni.
Ma nonostante tutto!"
TESTAMENTO
E se un giorno ho finito
Sotterrate il Mühsam
date ancora una lacrimuccia
mandate un saluto nella tomba
e sopra una lapide:
"Marciscano dolcemente le tue ossa!"
E trascorso un anno
poi, che voi correte e zoppicate
amici d’osteria e compagni
il giorno sia allegramente annaffiato
fate luccicare una lacrima
bevete insieme alla mia memoria!
Dovete rispondere al mio brindisi
questa è la mia ultima preghiera
dovete alzare i bicchieri
lasciate vivere il mio cadavere
sono finite tutte le pene
Viva Mühsam! – Viva la morte!
Prendere il sussidio non è un piacere.
Lavoratrice e lavoratore -
ogni giorno aspettano in lunghe code
agli annunci di offerte di lavoro.
Senza riguardo degli interessati
la risposta è: "grazie tante - no!"
Affamati nel casermone
ci si pigia nello stretto spazio.
Solo il nazista lo sopporta volentieri
perché il suo sogno punta a Monaco.
Abita anche lui in un buco fetente -
ma Hitler abita nel palazzo!
Tra marmo, vetro e bronzo,
tappeti persiani, smalti e damasco.
Carico di afflizioni sospira il pezzo grosso
sotto il peso dei debiti tedeschi.
Svastiche ornano rudemente
mobili come facciate.
Alle pareti croste d’eroi
spade nella sala del consiglio
bandiere, corazze, stendardi
ed uno stipo di armi - legale!
La casa bruna di Hitler grida lusso
finché si sveglia il popolo tedesco.
Proletari in camicia bruna
delle SA assicurano la protezione
e proteggono
dal pericolo e dallo sporco degli ebrei
la tappezzeria che intessuta di svastiche
esala dallo spirito proprio di Hitler.
Adolf Hitler, di mestiere
lui stesso una volta decoratore
di gradino in gradino ha salito
sempre più in alto la sua carriera
perché la casa bruna mostra chiaramente:
questo rimane quel che era!
" La morte di Erich Mühsam. Racconto degli amici.
La notte del ventotto febbraio millenovecentotrentatré, in una delle loro 'azioni di pulizia' in grande stile – come le chiamavano – i nazisti presero dal letto Erich Mühsam.
Trascinarono 'la carogna d’ebreo' attraverso i loro campi di prigionia e di concentramento. Lo torturarono in modo inconcepibilmente crudele, gli sputarono in bocca, gli aizzarono contro una scimmia. L’animale impaurito gli si attaccava al collo e lo baciava disperato.
Gli bruciarono una svastica nella barba e infine lo ammazzarono, nella notte tra il nove e il dieci luglio millenovecentotrentaquattro, quando si rifiutò di eseguire un ordine dello sgherro delle SS: "Domani presto deve impiccarsi. Se non esegue quest’ordine, lo faremo noi!"
Erich Mühsam si oppose. Lo torturarono a morte e poi lo impiccarono nelle latrine del campo di concentramento di Oranienburg.
Così perse la vita Erich Mühsam – all’età di cinquantasei anni.
Ma nonostante tutto!"
TESTAMENTO
E se un giorno ho finito
Sotterrate il Mühsam
date ancora una lacrimuccia
mandate un saluto nella tomba
e sopra una lapide:
"Marciscano dolcemente le tue ossa!"
E trascorso un anno
poi, che voi correte e zoppicate
amici d’osteria e compagni
il giorno sia allegramente annaffiato
fate luccicare una lacrima
bevete insieme alla mia memoria!
Dovete rispondere al mio brindisi
questa è la mia ultima preghiera
dovete alzare i bicchieri
lasciate vivere il mio cadavere
sono finite tutte le pene
Viva Mühsam! – Viva la morte!
Contributed by Francesco Mazzocchi - 2022/2/3 - 13:27
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Una poesia di Mühsam pubblicata nel marzo del 1931 sul settimanale "Die Welt am Montag – Unabhängige Zeitung für Politik und Kultur", fondato nel 1896 e chiuso nel 1933 (ovviamente...)
Musica di Dieter Süverkrüp nell'album "Erich Mühsam: Ich lade Euch zum Requiem" (1995), con Walter Andreas Schwarz.
Testo da LyricWiki
"Das Braune Haus" (La casa bruna) è Monaco, capitale del movimento nazionalsocialista...
Come sappiamo, Mühsam conosceva bene le galere tedesche, per esserci stato per cinque anni dopo essere stato condannato per aver difeso i consigli operai bavaresi nel 1919. Ma nemmeno lui poteva immaginare cosa gli avrebbero riservato gli odiati nazisti al loro avvento nel 1933. Uno degli ultimi brani del disco di Dieter Süverkrüp, letto da Walter Andreas Schwarz, descrive la fine di Erich Mühsam nel racconto degli amici. Era il 10 luglio 1934, a poco più di un anno dall'arresto:
In der Nacht vom achtundzwanzigsten Februar Neunzehnhundertdreiunddreißig, bei einer ihrer grossangelegten 'Säuberungsaktionen' - wie sie es nannten - holten die Nazis Erich Mühsam aus dem Bett.
Sie schleppten 'das Judenaas' durch ihre Gefängnisse und Konzentrationslager. Sie folterten ihn auf unvorstellbar grausame Weise, spien ihm in den Mund, hetzten einen Menschenaffen auf ihn. Das verschüchterte Tier hing sich an seinen Hals und küsste ihn verzweifelt.
Sie brannten ein Hakenkreuz in seinen Bart und ermordeten ihn schliesslich, in der Nacht vom neunten zum zehnten Juli Neunzehnhundertvierunddreißig, als er sich weigerte einen Befehl des SS-Schergen zu befolgen: "Bis morgen früh haben Sie sich aufzuhängen. Wenn Sie diesen Befehl nicht ausführen, erledigen wir das selbst!"
Erich Mühsam widerstand. Sie folterten ihn zu Tode und hingen ihn dann in der Latrine des Konzentrationslagers Oranienburg auf.
So kam Erich Mühsam ums Leben - im Alter von sechsundfünfzig Jahren.
Trotzdem!"