Language   

Uomini contro [Super Flumina Babylonis]

Piero Piccioni
Language: Latin


Piero Piccioni

List of versions


Related Songs

La tradotta che parte da Torino
(Anonymous)
The Harder They Come
(Jimmy Cliff)
A Secret Hidden Message
(Mick Harvey & Christopher Richard Barker)


[1970]
Super Flumina Babylonis
Testo / Lyrics / Paroles / Sanat
Salmista del Salmo 137/ Psalmist of Psalm 137 / Psalmiste du Psaume 137 / Psalmistiksi
Film / Movie /Elokuva :
Francesco Rosi
Uomini contro
Musica / Music / Musique / Sävel:
Piero Piccioni, arr. del mottetto di Giovanni Pierluigi da Palestrina

Uomini contro




Uomini contro
E’ un film del 1970 diretto da Francesco Rosi, ispirato al romanzo di Emilio Lussu Un anno sull'Altipiano, da cui si discosta nel finale. Ambientate nella prima guerra mondiale, queste opere, di chiara impronta pacifista e antiautoritaria, mettono in luce la follia della guerra. Co-sceneggiatori furono Tonino Guerra e Raffaele La Capria. Citiamo una nota del regista :

«Per Uomini contro venni denunciato per vilipendio dell'esercito, ma sono stato assolto in istruttoria. Il film venne boicottato, per ammissione esplicita di chi lo fece: fu tolto dai cinema in cui passava con la scusa che arrivavano telefonate minatorie. Ebbe l'onore di essere oggetto dei comizi del generale De Lorenzo, abbondantemente riprodotti attraverso la televisione italiana, che a quell'epoca non si fece certo scrupolo di fare pubblicità a un film in questo modo.»
[Francesco Rosi]


Soggetto
Durante la prima guerra mondiale nel 1916 il Monte Fior cade in mano italiana al prezzo di tremila caduti. Nonostante sia di rilevanza strategica il Comando italiano impartisce l’ordine di abbandonarlo. Il monte viene quindi presidiato dall'esercito austriaco, che ne fa una fortezza inespugnabile. Contrordine del Comando italiano: il monte va riconquistato dalla Divisione, comandata dal generale Leone, ben interpretato dal bravo Alain Cuny.
Il sottotenente Sassu, interpretato da Mark Frechette, é uno studente universitario interventista subordinato al tenente Ottolenghi ( una delle interpretazioni indimenticabili di Gian Maria Volonté). Il tenente, di idee socialiste e libertarie, ha vissuto gli orrori e le repressioni della guerra, l'impreparazione dei vertici militari, la scarsità e l’inadeguatezza degli equipaggiamenti, conseguenza anche delle speculazioni sulla produzione degli armamenti. Le truppe vengono represse con le decimazioni e vessate.
Si consuma un dramma continuo nelle trincee con tentativi di ribellione dei soldati che, stremati e demoralizzati dal prolungarsi dei combattimenti, reclamano il riposo e il cambio. Arrivano a ribellarsi agli ordini demenziali del maggiore Malchiodi, che pretende di fucilare un soldato ogni dieci, considerando ribellione la fuga disordinata degli uomini che cercano di sottrarsi al fuoco “amico”, cioè al tiro troppo corto dell'artiglieria italiana.
Ottolenghi si oppone agli ordini inutili e alle stupide punizioni delle gerarchie. Muore durante l'ennesimo inutile attacco per la riconquista del monte. Il maggiore è poi ucciso dai soldati, incoraggiati dal rifiuto di eseguire l'ordine da parte del tenente Sassu, che assume su di sé la responsabilità del comportamento dei suoi uomini con la morte per fucilazione, dopo avere chiesto la grazia per i suoi soldati «che hanno già subito la decimazione in battaglia».



Vicende del film
Nel dopoguerra furono due i film italiani a trattare il tema del primo conflitto mondiale fuori dalla retorica ufficiale e dalla vulgata dell’indipendenza: La grande guerra di Monicelli e Uomini contro di Rosi. Rosi non trovò alcun produttore disposto a investire nella realizzazione della pellicola né i permessi per girare le riprese in Italia. Nessun intervento da parte dell’Istituto Luce. Dovette farsi lui coproduttore e girare il film in Jugoslavia, al Centralni Filmski Studio Kosutnjak di Belgrado. Fu presentato alla XXXI Biennale di Venezia del 1970.

Questa una nota di Francesco Rosi:
…A me non interessa tanto la guerra, quanto il comportamento degli uomini in guerra. Che cosa accadeva alla gente in quelle trincee? Come reagiva un essere umano davanti a quelle stragi provocate da tanta prodigalità? Voglio capire e raccontare solo questo. Per esempio, cos’è che spinge degli uomini a una cieca obbedienza di ordini assurdi, al punto d’accettare una morte senza scopo, per anni, davanti allo stesso reticolato? È veramente destino, per l’uomo, morire senza sapere perché?...

La critica non fu unanime, ma non fu mai decisamente negativa. La distribuzione fu boicottata dall’ente di stato del settore, Italnoleggio. Negli anni seguenti il film è rimasto tra quelli meno trasmessi dalle varie reti televisive. Riportiamo di seguito la critica non proprio entusiasta, anche se aliena dai toni viscerali di qualche suo collega, di Giovanni Grazzini, uno dei critici cinematografici più influenti che allora scriveva sul Corriere della Sera.


Accoglienza della Critica
Corriere della Sera, 1 settembre 1970 a cura di Giovanni Grazzini
Il film non sa bene risalire dal giudizio su quel particolare conflitto, riassunto nel totale disprezzo per le alte gerarchie militari, a una condanna dell’idea universale della guerra o a un grido di rivolta contro la Storia, divoratrice di uomini. Perché non vi riesca è comprensibile. Innanzi tutto il nostro Rosi non rifiuta per nulla la violenza: se viene dal basso la giudica sacra; se ai suoi occhi Leone è il prodotto di una cultura schizofrenica, probabilmente il generale Giap, nel contesto vietnamita, gli sembra un eroe.
E poi la prima guerra mondiale fu un atto molto più complesso di quanto non appaia da un film che ne suggerisce una spiegazione piuttosto sommaria e parziale. Ebbe numerosi contestatori, ma fu guerra di popolo; fu, nella prospettiva della politica delle nazionalità maturata durante tutto l’Ottocento, guerra di liberazione, voluta anche dai socialisti e dai sindacalisti. Sorvolando sulle ragioni storico-politiche che la determinarono (dove collocare altrimenti l’opposizione di Giolitti ?) e riversando tutte le colpe sui generali “la loro professione è di commettere corbellerie”, scriveva Lussu – Rosi compie un’operazione irrazionale la quale gli si rivolta contro quando vuole, recuperando la logica, e sposandola all’umanitarismo, indurci allo sdegno per l’assurdità di spingere gli uomini a uccidersi fra loro.
Il film potrà suscitare proteste, e la équipe di Rosi avrà argomenti per reagire, ma all’osservatore spassionato non sfuggirà che il vero nodo del film sta nell’impossibilità del suo autore di scegliere fra un conte philosophique sugli orrori della Storia e l’analisi critica d’un momento della storia italiana. Un’impossibilità dettata dall’urgenza della passione, e che poi si risolve in dolore per l’accertata impotenza a cancellare il male dal mondo….. Paragonato, non diciamo a La grande guerra di Monicelli, di cui è quasi l’atroce rovescio, ma a Orizzonti di gloria di Kubrick e forse anche a All’ovest niente di nuovo di Milestone, che sono i suoi precedenti internazionali più illustri, Uomini contro coinvolge meno lo spettatore. Ciò è senza dubbio dovuto al fatto che l’ottica patriottica non ha abituato il pubblico a vedere l’ultima guerra nazionale in una luce così sinistra, ma anche a una scelta stilistica che porta deboli innovazioni….


Osservazioni
Ciò che sostiene Grazzini merita almeno qualche osservazione.
Tirare in ballo Giap e quindi (parlando di nuora perché suocera intenda) la Resistenza, riducendo questa a violenza arbitrariamente scelta al pari di quella perpetrata da chi elegge la guerra ad unico mezzo di soluzione se non a motore di progresso è affermazione non discutibile ma fuorviante.
Guerra di popolo : si é ignorato che nel 1914 il 38% di italiani erano analfabeti e che la media degli anni di istruzione per abitante era inferiore a 3. Quanto ai socialisti fautori della guerra c’erano sì Bissolati e altri, ma i socialisti autentici rimasero antinterventisti.
Orrori della Storia : qui l’argomentazione di Grazzini si fa più sottile. In sostanza dice che le aberrazioni della guerra come gli orrori della storia sono un male connaturato al genere umano e, come tale, non rendono esecrabili chi se ne fa carico. Grazzini non vuole cogliere l’alienazione e i conflitti di classe che stanno alla base delle trasformazioni violente che perpetuano e aumentano le schiavitù anziché liberarsene.
Ma, più che produrre argomentazioni che non possono essere dirimenti, riteniamo che alcune cifre, riportate di seguito, possano valere nella loro brevità sconsolante più di tante argomentazioni.


Statistiche
1^ Guerra Mondiale. Soldati italiani :

Morti : 650.000 (12% dei chiamati alle armi)
Feriti : 1.050.000 di cui 675.000 mutilati
Ricoverati in ospedali psichiatrici: 40.000
Psicolabili irrecuperabili : 4.500 (“scemi di guerra”)
Prigionieri: 600.000 , di cui 265.000 a Caporetto
Morti in prigionia: 100.000, anche per mancanza di sostegni attraverso la Croce Rossa in quanto considerati “traditori”
Condannati a morte e fucilati dopo processo: 729
Giustiziati con esecuzioni sommarie: almeno 350


Il brano musicale
La musica è un arrangiamento del mottetto Super flumina Babylonis di Pierluigi da Palestrina / Johannes Petraloysius composto nel 1581. Il mottetto è basato sui primi due versi del salmo 137 , canto degli ebrei deportati a Babilonia dopo la caduta di Gerusalemme, costretti dai Babilonesi a cantare.
Nei secoli e’stato il grido accorato di chi viene strappato al proprio ambiente e ridotto in schiavitù.
Super flumina Babylonis,
Super flumina Babylonis,
illic sedimus et flevimus,
illic sedimus et flevimus
dum recordaremur tui Sion.
dum recordaremur tui Sion
dum recordaremur tui Sion
In salicibus in medio ejus
in medio ejus
In salicibus in medio ejus
suspendimus organa nostra
organa nostra
suspendimus organa nostra
organa nostra.

Contributed by Riccardo Gullotta - 2019/12/31 - 23:41




Language: Italian

Traduzione italiana / Italian translation / Traduction italienne / Italiankielinen käännös:
Riccardo Gullotta


Rosi- Uomini contro, 1970 – Decimazione
Rosi- Uomini contro, 1970 – Decimazione
SUI FIUMI DI BABILONIA

Sui fiumi di Babilonia,
Sui fiumi di Babilonia,
là sedevamo piangendo
là sedevamo piangendo
al ricordo di te Sion
al ricordo di te Sion
al ricordo di te Sion
Ai salici di quella terra
di quella terra
Ai salici di quella terra
appendemmo le nostre cetre.
le nostre cetre
appendemmo le nostre cetre.
le nostre cetre.

Contributed by Riccardo Gullotta - 2019/12/31 - 23:43




Language: English

English translation / Traduzione inglese / Traduction anglaise/ Englanninkielinen käännös:
Riccardo Gullotta
BY THE RIVERS OF BABYLON

By the rivers of Babylon
By the rivers of Babylon
we sat down and wept
we sat down and wept
when we remembered you Zion
when we remembered you Zion
when we remembered you Zion.
On the willows in the middle thereof
in the middle thereof
On the willows in the middle thereof
we hung our harps,
our harps
we hung our harps,
our harps.

Contributed by Riccardo Gullotta - 2019/12/31 - 23:44




Main Page

Please report any error in lyrics or commentaries to antiwarsongs@gmail.com

Note for non-Italian users: Sorry, though the interface of this website is translated into English, most commentaries and biographies are in Italian and/or in other languages like French, German, Spanish, Russian etc.




hosted by inventati.org