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Cadaveri eccellenti [Tremendous Stars]

Piero Piccioni
Language: Instrumental


Piero Piccioni

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Saltarelli
(Dario Fo)
Brescia, 28 maggio
(Franco Trincale)


[1976]
Tremendous Stars
Film / Movie / Elokuva :
Francesco Rosi
Cadaveri eccellenti
Musica / Music / Musique / Sävel:
Piero Piccioni

Cadaveri eccellenti


Partendo dal brano musicale si propone una breve carrellata della produzione di tre grandi artisti: Leonardo Sciascia, Francesco Rosi, Piero Piccioni.
Indirizzata ai giovani e a quanti optassero per un’indicazione sulla comprensione dell’oggi guardando gli sviluppi di ieri.

Il film
In una regione dell'Italia del sud vengono uccisi alcuni magistrati. Incaricato delle indagini è l'ispettore di polizia Amerigo Rogas, il quale inizialmente indirizza le sue indagini negli ambienti mafiosi e successivamente verso tre persone, tutte giudicate e condannate a un pena detentiva dai magistrati assassinati e poi risultate innocenti, considerando come possibile movente la vendetta.
I delitti iniziano a avvenire anche nella capitale ed il capo della polizia impone a Rogas di indirizzare le indagini verso i "gruppuscoli" di estrema sinistra, non più da solo ma agli ordini di un commissario della squadra politica. Tuttavia, l'ispettore progressivamente si convince che i delitti possano essere parte di un piano eversivo ordito da organi dello stato, incluso lo stesso capo della polizia. Una volta avutane la certezza, e scoprendo di essere sorvegliato, tenta di informare il segretario del PCI, al quale dà appuntamento in un museo; un killer, appostato sul luogo, uccide entrambi.
In un messaggio al telegiornale, il capo della polizia attribuisce l'uccisione del segretario del partito allo stesso Rogas, che avrebbe dato da tempo segni di squilibrio mentale. I dirigenti del PCI, pur conoscendo la verità, non ne approfittano, poiché giudicano prematura la conquista del potere. Piuttosto, preferiscono accettare la versione ufficiale per evitare scontri di piazza che avrebbero dato il pretesto per un colpo di Stato militare.

Il film tratta con molta efficacia e coraggio diversi temi che riflettono la situazione italiana degli anni settanta, i cosiddetti anni di piombo: il potere delle forze occulte e il loro rapporto con lo stato italiano, le tentazioni golpistiche, le rivolte giovanili, la voluta inerzia del PCI. Esso scatenò pure alla sua uscita molte polemiche, soprattutto per la battuta pronunciata nel finale dal segretario del partito comunista «La verità non è sempre rivoluzionaria», che viene usata da Rosi per denotare l'omertà dell'opposizione di fronte alla corruzione imperante e molto spesso impunita.

Il romanzo
Leonardo Sciascia scrisse Il contesto - Una parodia tra il 1967 e il 1969. Fu pubblicato per i tipi di Einaudi nel 1971.
Risvolto dell’ultima edizione Adelphi del 2016 :

Con assoluta chiarezza, ma su un fondo tenebroso, si disegna in questa storia la fisionomia di un anonimo protagonista, quel potere che – nelle parole di Sciascia – «sempre più digrada nella impenetrabile forma di una concatenazione che approssimativamente possiamo dire mafiosa». Il contesto apparve nel 1971 e venne accolto dalla critica con malcelato imbarazzo. Oggi riconosciamo in esso il primo rendiconto sobrio e veritiero di un’Italia da cui pare che nessuno sappia come uscire.


Sequenza iniziale: l’assassinio del procuratore Varga



Sequenza “Tutta colpa di Voltaire”



Francesco Rosi parla del film

In questa intervista Francesco Rosi spiega bene come è nato il film, le vicissitudini, lo stile e le tecniche. Descrive il rapporto con il romanzo e soprattutto lo sfilacciamento dell’Italia di allora.

Contributed by Riccardo Gullotta - 2019/12/11 - 21:05


Mi sono sempre chiesto, scherzosamente ma non troppo, se la scelta di chiamare il procuratore "Varga", nel film di Rosi, abbia avuto a che fare con l'Ispettore Varga della Settimana Enigmistica:

ispvarga

Riccardo Venturi - 2019/12/11 - 21:35


Prima i fatti.
Il cognome Varga non fu coniato da Rosi, ma da Sciascia. Rosi ha voluto mantenere nel film praticamente tutto , per una scelta precisa che spiega nella sua intervista a Tatti Sanguineti.
Per la figura di Varga non sussiste alcun dubbio: Sciascia si ispirò al procuratore capo di Palermo Pietro Scaglione. Sono fin troppo evidenti i riferimenti nel romanzo e, di conseguenza, nel film. Scaglione fu freddato il 5/05/1971 insieme all’agente di scorta Lorusso nelle circostanze narrate nel romanzo e nel film, cioè all’uscita dal Cimitero dei Cappuccini, dove si recava ogni giorno per un ossequio alla tomba della moglie. Anche per tale motivo ho postato la foto della cripta, oltre al fatto che le mummie sono perfetti simboli dei “cadaveri eccellenti” se si guarda agli antefatti, ma questa è un’altra storia.
Emanuele Macaluso si ostina a dire nel suo libro Leonardo Sciascia e i comunisti che “non è la cronaca quotidiana che ha ispirato il racconto di Sciascia. La parte iniziale del Contesto ,con la descrizione di questo assassinio, era scritta e pubblicata in una rivista siciliana quando Scaglione fu giustiziato dai mafiosi. Era già accaduto per l’altro libro di Sciascia A ciascuno il suo che, apparso nel 1966 anticipò di quattro anni ( per il pubblico ignaro dei metodi della stessa mafia) la “sparizione” di Mauro De Mauro”.

Adesso le opinioni.
a) Se quanto sostiene Macaluso esaurisse la verità dovremmo inferirne che Sciascia oltre che finissimo osservatore della realtà siciliana doveva godere di qualche facoltà paranormale. Come avrebbe fatto a descrivere l’uccisione con dovizia di particolari prima dell’assassinio? E il procuratore, possibile che non avesse avuto sentore di ciò che Sciascia aveva già pubblicato ?
b) Oppure Sciascia aveva sì pubblicato (dove ?) un episodio che parlava della morte violenta del procuratore , ma avrebbe aggiunto i particolari dopo l’assassinio, nei 7 mesi che precedettero l’uscita del libro ( la recensione dell’Unità è del 15/12/1971). Macaluso non ne parla ( e non a caso), ma è anche significativa la prefigurazione che Sciascia fa in Todo modo sull’assassinio di Moro quattro anni prima dell’accadimento.

Già, ma che c’azzecca tutto ciò con la Settimana Enigmistica? Due passaggi e ci arrivo.
Scaglione fu il primo procuratore ad intuire e a dare giusto seguito giudiziario agli intrecci tra mafia e politica. Oggi sembra scontato, ma occorre rammentare che sino agli anni 70, e oltre, parlare di mafia in Sicilia era tabù. Se ne parlava a stento solo in privato con poche eccezioni, tra cui il quotidiano l’Ora di Palermo. Scaglione violò i santuari: nel 1962 indagò notabili democristiani considerati già allora intoccabili (Ciancimino, Lima etc.). La campagna di diffamazione contro di lui fu variegata, accorta e subdola. Basti pensare che una forza di destra , nominalmente ancorché superficialmente (per difetti culturali di base) avversa alla mafia quale il Movimento Sociale, nella persona del camerata Pisanò, accusò Scaglione di avere favorito la fuga dal carcere di Liggio. Da tale accusa Scaglione fu ampiamente prosciolto.
Quando Scaglione si diede da fare per indagare sul golpe Borghese e su i delitti connessi ,tra cui l’assassinio del giornalista dell’Ora Mauro De Mauro, firmò la sua condanna a morte. Non stava toccando più soltanto dei notabili ma un intreccio di poteri anche a livello internazionale. Rischiava seriamente addirittura di fare saltare equilibri molto al di la e al di sopra di ciò che il “sistema” , a livello nazionale e internazionale, era in grado di tollerare. Di cadaveri eccellenti in relazione al golpe Borghese ce ne sono stati tanti ; di intuizioni e verità tante ma difficilmente la verità vera verrà a galla.
C’è infine un episodio di cui si è quasi persa la memoria. Scaglione fu l’ultimo a parlare, come magistrato di turno, con Gaspare Pisciotta, luogotenente di Salvatore Giuliano e poi collaboratore dei Carabinieri, recluso all’Ucciardone. Pisciotta chiese di parlare con un magistrato per importanti rivelazioni. Scaglione ne raccolse le confidenze promettendo che sarebbe tornato l’indomani con un cancelliere per la deposizione. Era l’8 Febbraio 1954. Gaspare Pisciotta fu ucciso, avvelenato con la stricnina, il 9 Febbraio. Che cosa abbia detto a Scaglione a noi mortali non è dato sapere. Una cosa però è più che plausibile, alla luce delle dichiarazioni e mezze ammissioni precedenti di Pisciotta: dovette parlare dell’affaire Giuliano e dei mandanti della strage di Portella della Ginestra, la madre della/e strategia/e della tensione di vent’anni dopo.

Ma si è fatto tardi e anche i pixel mostrano segni di insofferenza. Concludiamo.
Scaglione fu un inquirente finissimo. Ritengo che parecchi dei suoi metodi di indagine costituirono la base per le attività svolte in seguito alla Procura di Palermo, non ultimo Giovanni Falcone. Sciascia sapeva bene delle capacità di Scaglione, delle voci dentro e fuori del Palazzo. All’epoca la Settimana Enigmistica e i Gialli Mondadori erano le pubblicazioni più diffuse che facevano riferimento alle indagini giudiziarie. Sciascia volle rendere omaggio a Scaglione scegliendo un nome che era entrato a far parte dell’immaginario popolare, probabilmente non senza una punta d’ironia verso gli intellettuali snob.

Auspichiamo che la questione offra uno spunto per la tesi di qualche laureando sui rapporti tra letteratura, impegno sociale e politica specie in quella terra travagliata ma imprescindibile per decifrare e seguire le sorti della Repubblica.

Riccardo Gullotta - 2019/12/12 - 11:37


Ti ringrazio, Riccardo, per tutto quello che hai scritto. Interessantissimo, come sempre, e che arricchisce. Sono lieto di avere suscitato tutto questo da una mia questione, "scherzosa ma non troppo": sono da secoli un consumatore inveterato della Settimana Enigmistica, dalla prima pagina fino all'ultima. Alla bella età di anni 10, nel 1973, ho vinto pure un concorso (l'unico): non quello per i "piccoli lettori", ma quello dei grandi. Me lo ricordo ancora: il libro giallo "Scomparso" di Fletcher Knebel. Quando abitavo in Svizzera, per me è stata un'emozione, a Berna, passare il fiume Aar. Saluti e grazie ancora!

Riccardo Venturi - 2019/12/12 - 12:21


Riccardo, mi fa piacere che un personaggio come te mostri interesse per le mie schegge di Novecento .
Seguo da tempo con attenzione e curiosità i tuoi commenti: acuti, acuminati, schietti, mai banali. Quando poi li metti in pista con la targa di Livorno è assicurata anche la goduria . “Mi sono persuaso” pure che é piuttosto arduo farsi un quadro esaustivo del tuo percorso intellettuale ed esistenziale, forse anche per chi ti frequenta da vicino : probabilmente occorrerebbe un biografo (che, me lo dice il mio fiuto di siciliano, faticherebbe non poco).
Un caro saluto

Riccardo Gullotta - 2019/12/12 - 19:16


Caro Riccardo, le tue "schegge" mi provocano non solo piacere e interesse, ma dé, anco de' gridolini orgàsmici di 'velli 'e 'un t'immagini manco pe' la 'ontraccassa. Ammetto che immaginare i miei gridolini orgasmici sia molto problematico, più o meno devono essere simili a quelli di un tricheco che copula con la quadricheca; però tant'è. Il mio percorso intellettuale ed esistenziale è, come dirti, segnato da parecchi accidenti: sia quelli che mi sono capitati, sia quelli che mi hanno tirati (non pochi, e tutti meritati). Un biografo? Beh, tutto sommato preferirei un fonografo. Rigorosamente a tromba, mi raccomando! Però da un siciliano mi sarei aspettato un "mi sono fatto persuaso" alla Camilleri; in un suo romanzo del commissario Montalbano avrei potuto figurare benissimo come vittima. Il vecchio intellettuale poverissimo che vive sulla spiaggia in una baracca: sarei stato un morto ammazzato perfetto! Saluti carissimi, davvero. Un abbraccio.

Riccardo Venturi - 2019/12/12 - 23:17


la marcia funebre è di Chopin


2019/12/14 - 00:20


C'ero anche nella cripta dei capuccini, sempre verso 80/90.
Un'altra famosa è a Vienna, dove non sono stato mai, pur di visitare Vienna di passaggio in quelli anni là.

La cripta dei Cappuccini

2020/10/14 - 00:30




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