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Kamilya Jubran / كميليا جبران

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(Dimitri Analis / Δημήτρης Αναλις)


[2010]
شعر / Poesia / A Poem by / Poésie / שירה / Runo
Fadhil Al Azzawi / فاضل العزاوي
موسيقى / Musica / Music / Musique / מוזיקה / Sävel:
Kamilya Jubran / كاميليا جبران
مترجمين / Interpreti / Performed by / Interprétée par / מתורגמן / Laulavat:
Kamilya Jubran / كاميليا جبران
الألبوم / Album / אלבום :
Wanabni



Dedicata a Khalida Jarrar , arrestata l’1/11/2019 senza processo.
Per una pacifica e giusta coesistenza di Israele e del popolo palestinese nel rispetto delle risoluzioni Onu.

Premessa
Un mondo alla rovescia. L’anno scorso il leader di una formazione oltranzista e incubatrice di semi di violenza veniva accolto con entusiasmo in Israele acconsentendogli di pregare al Muro del pianto e di visitare lo Yad Vashem. Oggi la sua formazione si astiene senza vergogna dalla condanna dell’antisemitismo. Chissà che ne pensano a Tel Aviv e nelle comunità ebraiche in Italia.Forse hanno altre vicende su cui vigilare, quali la intitolazione di una via di Palermo ad Arafat e conseguente sdegno, dimenticando che le targhe delle vie e piazze del centro storico di Palermo (tutt'altro che poche) recano le scritte in italiano, ebraico ed arabo, esempio raro di invito alla pace e alla convivenza.Per non parlare dell'affaire Arafat. Ma, a guardare bene, di scivoloni seri da parte di settori ebraici ce ne sono stati nella storia del Novecento.
Jabotinsky negli anni 30 strinse un’alleanza tattica con Mussolini in funzione anti-inglese sino al 1938: la gestazione della Marina israeliana avvenne nel litorale laziale. Meno accorti e decisamente infatuati furono invece i dirigenti Abba Achimeir, Brit Habiryonim, Avraham Stern che guardarono con estremo interesse al fascismo al di là delle contingenze. Si veda l’articolo

A chi è interessato alla storia della cultura ebraica nel Novecento si consiglia la lettura del testo “Hebrew Fascism in Palestine, 1922–1942” dello storico Dan Tamir, ricercatore israeliano docente all’università Ben Gurion e in Svizzera.
Nel 1898 Emile Zola pronunciò il suo “J’accuse” , una lettera aperta dal giornale l’Aurore diretta al presidente della Repubblica francese Faure per scagionare Emile Dreyfus, capitano ebreo, accusato di spionaggio. L’affaire Dreyfus fu creato ad arte in un clima di aberrante antisemitismo. Zola fu condannato ad un anno di galera per vilipendio delle forze armate. Grazie a lui il processo fu riaperto, sei anni dopo Dreyfus fu reintegrato nell’esercito.

Oggi è un noto giornalista israeliano, Gideon Levy, a lanciare il suo J’accuse contro l’establishment israeliano, un segno assai profondo che merita attenzione,che si riporta integralmente di seguito.

In una democrazia la parlamentare palestinese Khalida Jarrar sarebbe libera
di Gideon Levy Haaretz, 21 Giugno 2018

La detenzione continua del membro del parlamento palestinese Khalida Jarrar non può più essere presentata come una preoccupante eccezione al panorama democratico israeliano. Né l'incredibile apatia pubblica e la quasi totale assenza della copertura mediatica della sua situazione possono più essere liquidate come una generale mancanza di interesse per ciò che Israele fa ai palestinesi. La solita repressione e la negazione non possono neanche spiegarlo.
La detenzione di Jarrar non definisce solo ciò che sta accadendo nel retrobottega di Israele, fa parte della sua vetrina scintillante. Jarrar definisce la democrazia e lo stato di diritto in Israele. La sua carcerazione è parte inseparabile del regime israeliano ed è il volto della democrazia israeliana, non meno delle sue libere elezioni (per alcuni dei suoi sudditi) o delle sfilate di orgoglio che si snodano per le sue strade.
Jarrar è il regime israeliano non meno della “Legge fondamentale sulla dignità umana e la libertà” [ legge a valenza costitutiva di Israele approvata nel 1992, ndT]. Jarrar è la democrazia israeliana senza imbellettamenti. La mancanza di interesse per il suo destino è anche una caratteristica del regime. Un parlamentare in carcere senza colpa sua è a tutti gli effetti un prigioniero politico laddove la definizione di prigioniero politico è lasciata al regime. Non ci possono essere prigionieri politici in una democrazia, né detenzione senza processo in uno stato di diritto. Quindi la carcerazione di Jarrar non è solo una macchia nera del regime israeliano; è una parte inseparabile di esso.
Un parlamentare palestinese è stato imprigionato per nulla per mesi e anni [Khalida Jarrar è stata arrestata più volte per un totale di 34 mesi,ndT] e nessuno in Israele si preoccupa della sua sorte; solo pochissime proteste. Nessuna delle sue controparti israeliane nella Knesset dice nulla, nemmeno quelle dell'ipocrita sinistra sionista; nessun gruppo di giuristi e nemmeno l’illuminata Alta Corte di giustizia stanno agendo per liberarla.
Inutile riferire sulle banalità che il servizio di sicurezza Shin Bet le attribuisce o spiegare che è innocente fino a prova contraria. Inutile scrivere più e più volte sull'immunità parlamentare, per timore che sia considerato delirante: come può un palestinese avere l'immunità? – ed è inutile sprecare parole per descrivere il suo coraggio, sebbene sia forse la donna più coraggiosa che vive oggi sotto il controllo israeliano.
Tutto ciò rimane inascoltato. Non ci sono accuse né sensi di colpa, solo un combattente per la libertà in prigione. La Shin Bet è l'investigatore, il procuratore e il giudice, tre posizioni in una nel paese dalle possibilità illimitate, in cui uno stato può definire se stesso come una democrazia, perfino l'unica in Medio Oriente, e la maggior parte degli israeliani sono convinti che questo è il caso, mentre il mondo lo accetta.
Jarrar potrebbe finire per passare il resto della sua vita in prigione; non vi è alcun impedimento legale in quanto tutti gli argomenti patetici usati per giustificare la sua detenzione continuata potrebbero essere considerati validi a tempo indeterminato. Se è pericolosa oggi, è pericolosa per sempre. I prigionieri politici, la detenzione senza processo e la prigionia illimitata caratterizzano la tirannia.
Certo, Jarrar non è un caso eccezionale; non è nemmeno l'unico parlamentare palestinese in una prigione israeliana. Quindi il discorso pretenzioso sulla democrazia israeliana deve essere bloccato, vista la sua prigionia. Israele con Jarrar in prigione è al massimo una mezza democrazia.
Pertanto, la resistenza non dovrebbe più essere diretta esclusivamente contro l'occupazione. La resistenza è al regime in atto in Israele. La sua carcerazione è il regime e lei si oppone al regime sotto cui vive. Molte delle organizzazioni di resistenza palestinese, che sono sempre definite come "organizzazioni terroristiche", soltanto in ragione dei loro mezzi, piuttosto che dei loro obiettivi, sono opposizioni al regime in cui sono state costrette a vivere. I loro obiettivi sono simili a quelli di altri che hanno resistito alla tirannia, dall'Unione Sovietica al Sudafrica fino all'Argentina. Proprio come quel pugno di israeliani che vogliono sostenere Jarrar. Non esprimono solo solidarietà umana o opposizione all'occupazione; sono oppositori del regime.
Tutti quelli che sostengono la sua detenzione continuata, chiunque tace mentre lei rimane in prigione, e tutti coloro che rendono possibile la sua detenzione stanno dicendo: Dimenticate la democrazia. Ciò non è la nostra identità. Fateci caso.

Mi sia consentita un’osservazione estemporanea che non riesco a trattenere. Oggi il problema per la prosperità di Israele , ancora più che l’Iran e Hezbollah, sono una parte consistente degli stessi israeliani.
WAHDI

In this night I will raise my palm
Like a harbinger of another life
I will climb the rock of this exile
Pick an ember from the stove of my history
And throw it in the darkness of my days
And walk alone in the street
In order to reach myself.
The original lyrics in Arabic language are not available

Contributed by Riccardo Gullotta - 2019/11/2 - 21:30




Language: Italian

Traduzione italiana/ الترجمة الإيطالية / Italian translation / Traduction italienne / תרגום לאיטלקית / Italiankielinen käännös :
Riccardo Gullotta
SOLA [1]

In questa notte alzerò il palmo della mano
Come presagio di un'altra vita
Scalerò la rupe di questo esilio
Prenderò un tizzone dal fuoco della mia storia
E lo getterò nel buio dei miei giorni
E camminerò da sola per strada
Per raggiungere me stessa.

Non è stato possibile trovare il testo originale arabo
[1] Si è preferito volgere al femminile

Contributed by Riccardo Gullotta - 2019/11/2 - 21:32




Language: French

Traduction française / الترجمة الفرنسية / Traduzione francese / French translation / תרגום לצרפתית / Ranskankielinen käännös:
Antoine Jockey
SEULE [1]

Cette nuit je lèverai la paume de ma main
Comme signe d’une autre vie
Je grimperai sur le rocher de cet exil
Du feu de mon histoire je saisirai la braise
Et la lancerai dans l’obscurité de mes jours
Puis je marcherai seule dans la rue
Pour m’atteindre.

On n’a pa pu repérer les paroles en arabe
[1] On a pris ici la liberté de tourner au féminin

Contributed by Riccardo Gullotta - 2019/11/2 - 21:34


KHALIDA JARRAR ANCORA IN ISOLAMENTO
Gianni Sartori

Arrestata nel dicembre dell'anno scorso e posta in “detenzione amministrativa”, la femminista palestinese Khalida Jarrar subisce un trattamento inumano

Risale al 26 dicembre 2023 l'ennesimo arresto per Khalida Jarrar, femminista palestinese e ricercatrice all'Istituto Muwatin dell'Università di Birzeit (oltre che esponente del FPLP già nota per il suo impegno per i prigionieri politici). Ancora una volta, in “detenzione amministrativa” ossia senza accuse né processo. Una eredità del mandato britannico che attualmente viene applicata a 3432 detenuti palestinesi. Solo una parte dei circa diecimila palestinesi – donne, uomini, bambini – detenuti da Israele (per non parlare delle migliaia di abitanti di Gaza rinchiusi nei campi di detenzione).

Dal 12 agosto Khalida Jarrar si trova (a quanto pare ancora in isolamento) nel carcere di Neve Tirsa, mentre in precedenza era rinchiusa in quello di Damon. In una cella di due metri per 1,5 m. Senza areazione né acqua nonostante le temperature elevate. Ovviamente la sua situazione non costituisce un caso isolato ma è la stessa in cui si trovano gran parte dei prigionieri palestinesi. In particolare (stando alla recente inchiesta della Commissione incaricata della questione dei Prigionieri ed Ex-detenuti) le 84 donne rinchiuse a Damon. Per una ventina di loro la “detenzione amministrativa” è stata recentemente rinnovata. E' questo il caso della studentessa Layan Kayed. Altre sono state arrestate recentemente, come altre due studentesse, Dania Hanatsheh e Shata Jaraba. Stando a quanto viene riportato nei comunicati della campagna di sostegno ai prigionieri Smantellare Damon, numerose detenute qui stanno scontando condanne di molti anni (come Shatela Abu Ayad dall'aprile 2016 e Nawal Fatiha dal febbraio 2020).

Il 24 giugno 2024 Khalida Jarrar si è vista rinnovare la “detenzione amministrativa” per un altro periodo di sei mesi.

Da una dichiarazione del suo avvocato apprendiamo che “i servizi penitenziari israeliani hanno mantenuto Khalida Jarrar (militante per i diritti umani, femminista ed ex membro del Consiglio legislativo palestinese) in isolamento per sette giorni nel carcere di Neve Tirza a Ramleh.

Qui la prigioniera “soffre di una condizione di isolamento e di detenzione molto dura, in un contesto di severe restrizioni e sottoposta a una sistematica campagna di abusi condotta dalle autorità di occupazione contro i prigionieri (…)”.

In un comunicato del 20 agosto dell'associazione di difesa dei diritti umani Addameer si denunciava che “il 12 agosto 2024, i servizi di polizia avevano assalito la cella di Khalida Jarrar nel carcere di Damon tirandola fuori a forza e mettendola in un'altra cella sporca e infestata di pulci dove è rimasta a lungo senza essere interrogata”. Il giorno dopo, proseguiva il comunicato “senza preavviso, né spiegazioni” Khalida veniva nuovamente trasferita “senza dirle dove e privata dei suoi indispensabili occhiali che le erano stati sottratti”.

Tenuta per cinque ore nel Bosta (il veicolo per il trasporto dei detenuti), veniva poi trasferita a Neve Tirza. In isolamento, senza spiegazioni e senza la possibilità di ricevere la visita del suo avvocato, in una cella soffocante con soltanto lo spazio per un materasso. Completamente chiusa, senza finestre (e quindi senza un minimo di aria fresca) con soltanto una minuscola toilette.

Gianni Sartori

Gianni Sartori - 2024/9/2 - 08:18




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