La vide prima il fachiro e poi il facchino
il nano del circo scappare
fuori dal recinto dello chapiteau.
La vide il vigile e restò di stucco
a vederla galoppare sospesa
come a rallentatore.
Ma fuori non c'era savana
solo marciapiedi
e ferro e cemento e macchine ferme.
Non alberi frondosi, né pianure
né incontaminate fonti.
Né madre Natura o madre Terra
che in grembo la generò.
Cucciolo senza madre, perso qui nell'Europa del circo occidentale.
La vide la donna del terzo piano
mentre stendeva i panni,
vide la testa di una giraffa
brucargli i gerani.
Elegante e impaurita che...
Correva, correva
correva, correva
e tutto intorno pareva volgare
e correva.
Cercando un angolo d'erba
tra macchine e moto
il campetto del calcetto
il giardinetto delle villette
l'asfalto del manto stradale.
E correva, correva...
E tutt'intorno pareva orrendo e tremendo
il Suv, la Porsche, il Cheyenne
gli uomini tutti, piccoli e brutti
corrergli dietro, gli zoccoli sulle automobili.
Presto, presto! fategli un recinto!
Presto, presto! panico in città!
si chiami la polizia, per portarla via!
sempre questi stranieri senza permesso
e nemmeno la giraffa ce l'ha il permesso di circolar.
Correva, correva
cercando un angolo di natura e di pace e non c'era
una giraffa è scappata
calpestando le strisce zebrate
i passanti impauriti
Fermi fermatela! Fermi abbattetela!
Arriva un poliziotto senza camice arriva e carica!
E correva, correva
verso la libertà
correva, correva...
dov'è un mio simile? dov'è un apolide?
un rinoceronte, un ippopotamo, uno stagno, un'oasi
un pezzo di terra qualsiasi...
Nel parcheggio dietro alla Coop,
nel parcheggio dietro alla Coop...
una siringa di Valium o qualcosa per farla addormentare
ma lei non si volle risvegliare...
Diciotto mesi abbattuta
da un proiettile di narcotico
il suo lungo collo vacillò
lentamente, lentamente
come un salice piangente
come una betulla quando vacilla
verso il sole e cade a terra.
il nano del circo scappare
fuori dal recinto dello chapiteau.
La vide il vigile e restò di stucco
a vederla galoppare sospesa
come a rallentatore.
Ma fuori non c'era savana
solo marciapiedi
e ferro e cemento e macchine ferme.
Non alberi frondosi, né pianure
né incontaminate fonti.
Né madre Natura o madre Terra
che in grembo la generò.
Cucciolo senza madre, perso qui nell'Europa del circo occidentale.
La vide la donna del terzo piano
mentre stendeva i panni,
vide la testa di una giraffa
brucargli i gerani.
Elegante e impaurita che...
Correva, correva
correva, correva
e tutto intorno pareva volgare
e correva.
Cercando un angolo d'erba
tra macchine e moto
il campetto del calcetto
il giardinetto delle villette
l'asfalto del manto stradale.
E correva, correva...
E tutt'intorno pareva orrendo e tremendo
il Suv, la Porsche, il Cheyenne
gli uomini tutti, piccoli e brutti
corrergli dietro, gli zoccoli sulle automobili.
Presto, presto! fategli un recinto!
Presto, presto! panico in città!
si chiami la polizia, per portarla via!
sempre questi stranieri senza permesso
e nemmeno la giraffa ce l'ha il permesso di circolar.
Correva, correva
cercando un angolo di natura e di pace e non c'era
una giraffa è scappata
calpestando le strisce zebrate
i passanti impauriti
Fermi fermatela! Fermi abbattetela!
Arriva un poliziotto senza camice arriva e carica!
E correva, correva
verso la libertà
correva, correva...
dov'è un mio simile? dov'è un apolide?
un rinoceronte, un ippopotamo, uno stagno, un'oasi
un pezzo di terra qualsiasi...
Nel parcheggio dietro alla Coop,
nel parcheggio dietro alla Coop...
una siringa di Valium o qualcosa per farla addormentare
ma lei non si volle risvegliare...
Diciotto mesi abbattuta
da un proiettile di narcotico
il suo lungo collo vacillò
lentamente, lentamente
come un salice piangente
come una betulla quando vacilla
verso il sole e cade a terra.
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E un’altra volta la violenza del mondo antropizzato e organizzato nelle sue macchine e lamiere, nel suo asfalto e cemento. La corsa di questa giovane giraffa per le strade di Imola, esprime tutta la impossibilità della coesistenza, il patto rotto con la natura, l’infanzia del mondo che urta con gli oggetti del nostro vivere quotidiano associato. Che improvvisamente si mettono a nudo in tutta la loro durezza e esclusione (sempre questi stranieri senza permesso) e nemmeno la giraffa ce l’ha il permesso di circolare.
Come una grande gabbia da dove non è possibile uscire se non da morti. Una morte da sedativo, non da fucile da caccia. In quella corsa della giraffa, facilmente rintracciabile in rete, tutti i recinti e i fili spinati e il mare-sepolcro che circondano la "fortezza Occidentale".
Vinicio Capossela