La storia ci appartiene solo in parte,
E quella parte non è storia per i libri della storia
La storia, in quanto tale, deve esser raccontata
E quindi taglia, seleziona, falciatrice di esistenze,
Non perdona chi non fa qualcosa di importante
Per il bene, per il male, non importa
Nella storia ci si nuota per negare,
A sproposito parlare di politica,
Non tenendo conto poi che il tempo
È solamente quell'eterno istante,
E nulla si ripete, e nulla parte.
La storia, se non la sapete, evitate congetture,
Evitate le bandiere, soprattutto
Non mettetevi a sedere su nozioni non sicure
Come il male, come il bene,
Ottime intuizioni per dividere l'insieme,
Ma l'insieme esiste fuori, e dentro geme.
Si sgretola e ci tiene prigionieri
Delle cose che trattiene,
La storia è solo l'ultimo romanzo disperato
Che scriviamo da malato,
Transumanza verso l'aldilà,
La storia non ci piegherà,
La storia ci abbandonerà,
Un'altra volta, nel nome della storia
Qualcuno ci violenterà,
Di storia morirà,
Di storia morirà.
La storia, se non la conoscete,
Avete voglia di avere tante belle idee,
La storia, se non fate lo sforzo di comprenderla,
Ne avete voglia di gridare contro
Qualcosa o qualcuno,
Qualcosa o qualcuno.
La storia è la complessità del mondo
E anche il tribunale da cui scegliere
I buoni e i cattivi,
I buoni e i cattivi,
I morti, gli zombies, gli angeli e i vivi
La storia non aspetta decisioni
Che si prendono dall'alto,
Ma dall'alto si può solo insudiciare
Il percorso della storia.
È per questo che quell'alto va distrutto e cancellata la memoria,
La storia no non siamo noi,
La storia è sempre qualcun altro che guardiamo
Con gli occhi doloranti,
Che sia rabbia o compassione,
La storia non dà torto né ragione
La storia è comunismo puro, neutralità perfetta
Sulla quale le ideologie si scontrano
Cercando di ghermire quell'afflato di assoluto e di ideale che ci spacca,
Se tentiamo di coinvolgere la storia dentro noi
Troviamo solo il senso degli storici e degli intellettuali,
Di quei rari talentuosi del potere,
Qualche volta degli eroi,
E dei maiali.
La storia sono piccoli interventi singolari sulla via,
Intrappolati in un contesto poco chiaro
Che puoi invano interpretare
La filosofia, la filosofia,
L'antropologia, la sociologia,
La demagogia,
La storiografia,
La psicologia, la psicologia,
La cardiologia,
La numerologia, la cabala e l'alchimia,
La cabala e l'alchimia,
La cabala e l'alchimia.
E quella parte non è storia per i libri della storia
La storia, in quanto tale, deve esser raccontata
E quindi taglia, seleziona, falciatrice di esistenze,
Non perdona chi non fa qualcosa di importante
Per il bene, per il male, non importa
Nella storia ci si nuota per negare,
A sproposito parlare di politica,
Non tenendo conto poi che il tempo
È solamente quell'eterno istante,
E nulla si ripete, e nulla parte.
La storia, se non la sapete, evitate congetture,
Evitate le bandiere, soprattutto
Non mettetevi a sedere su nozioni non sicure
Come il male, come il bene,
Ottime intuizioni per dividere l'insieme,
Ma l'insieme esiste fuori, e dentro geme.
Si sgretola e ci tiene prigionieri
Delle cose che trattiene,
La storia è solo l'ultimo romanzo disperato
Che scriviamo da malato,
Transumanza verso l'aldilà,
La storia non ci piegherà,
La storia ci abbandonerà,
Un'altra volta, nel nome della storia
Qualcuno ci violenterà,
Di storia morirà,
Di storia morirà.
La storia, se non la conoscete,
Avete voglia di avere tante belle idee,
La storia, se non fate lo sforzo di comprenderla,
Ne avete voglia di gridare contro
Qualcosa o qualcuno,
Qualcosa o qualcuno.
La storia è la complessità del mondo
E anche il tribunale da cui scegliere
I buoni e i cattivi,
I buoni e i cattivi,
I morti, gli zombies, gli angeli e i vivi
La storia non aspetta decisioni
Che si prendono dall'alto,
Ma dall'alto si può solo insudiciare
Il percorso della storia.
È per questo che quell'alto va distrutto e cancellata la memoria,
La storia no non siamo noi,
La storia è sempre qualcun altro che guardiamo
Con gli occhi doloranti,
Che sia rabbia o compassione,
La storia non dà torto né ragione
La storia è comunismo puro, neutralità perfetta
Sulla quale le ideologie si scontrano
Cercando di ghermire quell'afflato di assoluto e di ideale che ci spacca,
Se tentiamo di coinvolgere la storia dentro noi
Troviamo solo il senso degli storici e degli intellettuali,
Di quei rari talentuosi del potere,
Qualche volta degli eroi,
E dei maiali.
La storia sono piccoli interventi singolari sulla via,
Intrappolati in un contesto poco chiaro
Che puoi invano interpretare
La filosofia, la filosofia,
L'antropologia, la sociologia,
La demagogia,
La storiografia,
La psicologia, la psicologia,
La cardiologia,
La numerologia, la cabala e l'alchimia,
La cabala e l'alchimia,
La cabala e l'alchimia.
envoyé par CCG/AWS Staff - 20/9/2019 - 13:02
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Testo e musica / Lyrics and music / Paroles et musique / Sanat ja sävel: Davide Giromini
Rocco Rosignoli: violino
Matteo Procuranti: Clarinetto
Album / Albumi: Vento nero
“Per vederci un poco chiaro, bevo un litro molto amaro”, cantò il livornese Piero Ciampi retrocedendo il Natale al 24. Ho come l'idea che anche Davide Giromini, che non è livornese ma pur sempre di tormentata costa con alte montagne alle spalle, di vino o di qualcosa di alcoolico ne abbia ingurgitato copiosamente per vederci chiaro, e parecchio, nella Storia. Non è semplice addentrarvisi dentro, non lo è mai stato, e -anche a mio parere- è indubbio che, in tale difficilissima impresa, un po' di roba buona aiuti decisivamente, magari in qualche notte ma non necessariamente, può essere anche mezzogiorno col sole che spacca. Una canzone sulla Storia e sul suo senso più profondo non è certamente roba di ogni giorno, e sia detto da parte di chi, quotidianamente ancorché attraverso canzoni e musica (“piccoli interventi singolari sulla via,
intrappolati in un contesto poco chiaro”), con la storia ci fa i conti quotidianamente e ostinatamente. Una canzone non di tutti i giorni, ma Darmo Giromini nelle canzoni non da tutti i giorni è di casa; infatti casa sua somiglia molto alla Storia, stratificazioni, posizioni, cose senza torto né ragione, anch'essa un manifesto metastorico. In un sito dove, da sempre, diciamo di “fare memoria” e di coltivarla quasi disperatamente assumendo che essa possa avere ancora un qualche valore, una qualche importanza e una certa efficacia nel “risvegliare le coscienze” (ahinoi), Davide Giromini ha passato il rasoio. La storia imposta dall'alto con le sue interpretazioni e decisioni deve essere distrutta, cancellata. La storia non deve essere soltanto “conosciuta”, ma vissuta personalmente, eliminando ogni mediazione calata dall'alto, da poteri, da ideologie (le quali non sono affatto “morte”, bensì oramai ridotte e gonfiate da semplificazioni esteriormente vuote e prive, appunto, della Storia). Tutto questo sembra solo apparentemente in contraddizione con le “fotografie storiche” che Davide Giromini scatta, da sempre, nelle sue composizioni; non lo è. Il suo manifesto metastorico, e tutti i manifesti metastorici di cui questa canzone sembra rappresentare la “summa” enunciata ordinatamente. Rifiutare e eliminare ogni “memoria” (si pensi solo alle tante e periodiche “giornate” sancite per legge per la rappresentazione del potere, laddove la “memoria” è soltanto uno strumento di costrizione e di controllo) che non sia quella individuale, autonoma, promanante da una conoscenza non sottoposta alle bordate degli interpretatori, dei mediatori, degli ottenebratori, delle “logie” elencate puntigliosamente, una per una, alla fine del brano. Ne promana, è vero, un senso di inanità, di impossibilità: la Storia è la complessità del mondo e siamo destinati a non comprenderla mai appieno in quanto “neutralità perfetta”, “comunismo puro” nel senso oggettivo (l'autoproclamato comunista Giromini, se ne sarà accorto da solo, nello stabilire questo manifesto individuale ha fatto anarchismo conclamato, quasi operando una sorta di outing e precisando meglio la vera natura del suo “comunismo”, sulle orme quasi perfette -mi viene da dirlo- di Ivan Della Mea). Poiché L'Anarchie est la formulation politique du désespoir, tutto si comprende meglio. Si comprende che il senso di inanità della Storia e della Memoria altro non sono che un invito alla distruzione, alla cancellazione delle Sovrastrutture che ingabbiano non soltanto la neutralità della Storia, ma che le impongono anche di ingabbiare tutti noi e di toglierci tutto quel che di indipendente e di ideale che abbiamo e che dobbiamo avere per cercare di definirci ancora “esseri umani” e non meccanismi, ingranaggi. Da qui quel rovesciamento del famoso slogan, “La storia siamo noi”, coniato peraltro da un celebre “collega cantautore, eletta schiera”. Un rovesciamento senz'altro amaro, ma altamente salutare, che pone fine ad illusioni spronando al tempo stesso a cercare di recuperarle e a metterle in pratica, finalmente con la nostra testa e senza melme. La storia non siamo noi, la Storia di noi non si cura. Ne possiamo far parte, coi nostri piccoli interventi singolari, solo prendendo coscienza della nostra irripetibile individualità; in questo modo, magari sconosciuto, mistificato, disprezzato e svilito, e solo in questo modo, la Storia ci comprenderà (in tutte le accezioni della parola). [RV]