Saluton, mi estas feliĉa mi povas paroli vin,
mi estas Pino, kiu vi estas?(1)
Eravamo una famiglia e poi è mancato il padre
in quella casa proletaria con le porte sempre aperte
Entrava chiunque ad ogni ora, Pino tornava dalla ferrovia
Se io stavo ancora lavorando andava di là a cucinare
Per noi e chiunque era in casa invitava tutti a restare
“Io sono anarchico tu come la pensi” Invitava tutti a chiacchierare
Con le tensioni del mondo entrava in casa l’allegria
la mia macchina da scrivere e le tesi impaginate
Quanti ragazzi in giro per casa si finiva poi per parlare di tutto
I vicini avanti e indietro poi tanti bambini compagni di gioco per le figlie
Gli studenti sopra i fogli da correggere o in cucina a fare il caffè
“Io sono anarchico tu come la pensi” Invitava tutti a chiacchierare.
Poi è arrivato il Sessantanove
Un anno pieno di angoscia
Anche noi due la sentivamo
“Non vedo l’ora che finisca questo anno”
Dodici Dicembre Pino torna dal lavoro alle sei di mattina e va a dormire
Io porto a scuola le bambine faccio la spesa torno e pulisco il pavimento
Si presenta un compagno “vai di là a svegliarlo” sono le due è tempo di andare“
“Prenditi il cappotto“ “Non ne ho bisogno“ “Prenditi il cappotto“ è l’ultimo ricordo
“Io sono anarchico tu come la pensi ?” Invitava tutti a chiacchierare
Appena poche ore e arriva la polizia si mettono a cercare cosa sperano di trovare
Qualcosa di nascosto sì che c’è i regali delle figlie per il Natale
Le bambine continuano a domandare dov’è dov’è nostro padre
Fino alla notte fra il quindici e il sedici non smettono non smettono di domandare
“Io sono anarchico tu come la pensi”?” ”Invitava tutti a chiacchierare.
Tiro giù il cappotto da dietro la porta
Avevano ucciso e diffamato Pino
Attaccavano gli anarchici
La battaglia era politica
Non potevo combatterla
Sotto l’impulso dei sentimenti
La rabbia e il dolore li lasciavo dietro
Ma la notte restava mia
Soltanto il giorno era un’altra cosa
Ciao Pino.
mi estas Pino, kiu vi estas?(1)
Eravamo una famiglia e poi è mancato il padre
in quella casa proletaria con le porte sempre aperte
Entrava chiunque ad ogni ora, Pino tornava dalla ferrovia
Se io stavo ancora lavorando andava di là a cucinare
Per noi e chiunque era in casa invitava tutti a restare
“Io sono anarchico tu come la pensi” Invitava tutti a chiacchierare
Con le tensioni del mondo entrava in casa l’allegria
la mia macchina da scrivere e le tesi impaginate
Quanti ragazzi in giro per casa si finiva poi per parlare di tutto
I vicini avanti e indietro poi tanti bambini compagni di gioco per le figlie
Gli studenti sopra i fogli da correggere o in cucina a fare il caffè
“Io sono anarchico tu come la pensi” Invitava tutti a chiacchierare.
Poi è arrivato il Sessantanove
Un anno pieno di angoscia
Anche noi due la sentivamo
“Non vedo l’ora che finisca questo anno”
Dodici Dicembre Pino torna dal lavoro alle sei di mattina e va a dormire
Io porto a scuola le bambine faccio la spesa torno e pulisco il pavimento
Si presenta un compagno “vai di là a svegliarlo” sono le due è tempo di andare“
“Prenditi il cappotto“ “Non ne ho bisogno“ “Prenditi il cappotto“ è l’ultimo ricordo
“Io sono anarchico tu come la pensi ?” Invitava tutti a chiacchierare
Appena poche ore e arriva la polizia si mettono a cercare cosa sperano di trovare
Qualcosa di nascosto sì che c’è i regali delle figlie per il Natale
Le bambine continuano a domandare dov’è dov’è nostro padre
Fino alla notte fra il quindici e il sedici non smettono non smettono di domandare
“Io sono anarchico tu come la pensi”?” ”Invitava tutti a chiacchierare.
Tiro giù il cappotto da dietro la porta
Avevano ucciso e diffamato Pino
Attaccavano gli anarchici
La battaglia era politica
Non potevo combatterla
Sotto l’impulso dei sentimenti
La rabbia e il dolore li lasciavo dietro
Ma la notte restava mia
Soltanto il giorno era un’altra cosa
Ciao Pino.
Contributed by Dq82 + Tullio Bugari - 2019/8/29 - 09:55
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Una canzone dedicata alla storia di Giuseppe Pinelli, pronta per essere proposta con i prossimi reading della Vi Cunto e Canto band. Ci siamo ispirati al racconto di Licia nel libro “Una storia quasi soltanto mia (la breve vita di Giuseppe Pinelli, anarchico)” (Licia Pinelli e Piero Scaramucci), sforzandoci di entrare nella storia attraverso le sue parole. Nel titolo abbiamo immaginato Licia quando incontra per la prima volta Pino al corso di esperanto, e appena lo vede lo saluta come se subito lo riconoscesse, e all’inizio della canzone Pino le risponde, e sembra anche che risponda a tutti noi.