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Mia madre & la morte del gen. José Sanjurjo

Massimo Volume
Language: Italian


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[2019]
Scritta da Emidio (Mimì) Clementi, Vittoria Burattini ed Egle Sommacal
Nell'album "Il nuotatore"

Il nuotatore

José Sanjurjo y Sacanell (1872–1936) è stato un militare spagnolo, un fascista irriducibile, che dopo la guerra ispano-americana e le campagne coloniali in Marocco, fu golpista della prima ora contro il governo repubblicano già nel 1932. Condannato a morte, scarcerato nel 1934 e inviato in esilio in Portogallo, nel 1936 fu chiamato da Francisco Franco a comandare le truppe nazionaliste dopo l'insurrezione militare che portò alla Guerra Civile.

José Sanjurjo y Sacanell (il grassone al centro)
José Sanjurjo y Sacanell (il grassone al centro)


Il 20 luglio del 1936 José Sanjurjo perì cadendo con l'aereo che lo riportava in Spagna dal Portogallo.
La causa dell'incidente sta nel fatto che quel picio di Sanjurjo, contro il parere del pilota, aveva sovraccaricato l'aereo di divise, armi e trofei di guerra...
“Preparati
Fai in fretta
Ti sei lavato dietro le orecchie?
Ti sei cambiato le mutande, i calzini, la maglietta?

Non voglio che la gente pensi male
Se ti succede qualcosa”
Diceva mia madre
“Se ti mette sotto una macchina
Se per disgrazia finisci in ospedale”

Io non sapevo ancora la storia di un uomo
Un generale spagnolo
Chiamato al trono
Dopo che quello vecchio era morto
E che prima di partire
Da Lisbona o da Oporto
Caricò la stiva
Di pistole e di spade
Di divise piene di galloni
Di trofei di guerra
Da incorniciare

Tanto che l’aereo
Si alzò in volo
Con la grazia
Di un uccello
Poi di colpo
Precipitò dritto in fondo al mare
Per colpa della vanità
Di quell’uomo
Che voleva salire al trono
Come si conviene a un generale

Mia madre l’ha sempre sostenuto:
"Andare in giro
Col culo profumato
È il solo modo di farsi rispettare
Per chi nella vita
Non è nato fortunato"

Anche i medici del pronto soccorso
Se ne sarebbero resi conto
Se un auto a nove anni
Mi avesse travolto in via Milano
Mentre tornavo a casa
Con la cartella in mano

Mia madre avrebbe compreso
La smania di quell’uomo
José Sanjurjo
Il generale spagnolo
Chiamato al trono
Dopo che Sotelo era morto
E che prima di partire
Da Lisbona o da Oporto
Caricò la stiva
Di pistole e di spade
Di divise piene di galloni
Di trofei di guerra
Da incorniciare
Neanche ai mantelli
Volle rinunciare

Tanto che l’aereo
Si alzò in volo
Con la grazia
Di un uccello
Poi di colpo
Precipitò dritto in fondo al mare
Per colpa della vanità
Di quell’uomo
Che voleva salire al trono
Come ci si aspetta da un generale

“Cosa avrebbe dovuto fare?”
Avrebbe chiesto mia madre
“Con le mutande sporche
Vestito come un morto di fame?”

Contributed by Bernart Bartleby - 2019/7/24 - 15:16


Anche un altro de Los cuatro generales (gli altri due erano Queipo de Llano e Franco), Emilio Mola, morì in un incidente aereo, il 3 giugno del '37. Ne scrive Pablo Neruda in España en el corazón (1937):

Sanjurjo en los infiernos

Amarrado, humeante, acordelado
a su traidor avión, a sus traiciones,
se quema el traidor traicionado.

Como fósforo queman sus riñones
y su siniestra boca de soldado
traidor se derrite en maldiciones,

por las eternas llamas piloteado,
conducido y quemado por aviones,
de traición en traición quemado.

Mola en los infiernos

Es arrastrado el turbio mulo Mola
de precipicio en precipicio eterno
y como va el naufragio de ola en ola,

desbaratado por azufre y cuerno,
cocido en cal y hiel y disimulo,
de antemano esperado en el infierno,

va el infernal mulato, el Mola mulo
definitivamente turbio y tierno,
con llamas en la cola y en el culo.

Sanjurjo all'inferno

Legato, affumicato e impedito
nell'aereo traditore e nel tradire,
va a fuoco il traditore tradito.

Come fosforo gli bruciano i reni
e la sua turpe bocca di soldato
traditore si consuma e impreca,

e dall'eterne fiamme pilotato,
dagli aerei condotto e incendiato,
di tradire in tradire vien bruciato.

Mola all'inferno

Vien trascinato il turpe mulo Mola
di precipizio in precipizio eterno
e come va il rottame d'onda in onda,

stordito dallo zolfo e dalle corna,
cotto in calce e gelo e di nascosto,
da tanto tempo atteso nell'inferno,

va l'infernal mulatto, il Mola mulo
definitivamente molle e turpe,
con fiamme nella coda e nel culo.

[Trad. di Dario Puccini (Pablo Neruda, Poesie, Firenze, Sansoni, 1962)]

L.L. - 2019/7/25 - 22:55




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