E il 24 maggio
l'è un giorno disgraziato
perché l’Italia all’Austria
la guerra ha dichiarato
Più presto s’incominciano
battaglie con furore
sui monti del Tiruolo
e quelli del Cadore
Il cànnone chi spare
o disperatamente
a shrapnel e granate
sulle povera ggente
Morti sono in trincea
e morti di vedetta
al grido di Savoia
si va alla baionetta
Tanti feriti e morti
senza alcuna raggione
ma dopo tanti attacche
si è preso Monfalcone
Chi ha preso Monfalcone
so’ stati i granatiere
l’aiuto dei fantocci
e di rincalzo i bersagliere
Dopo viene assidiato
il forte del Duilio
e i bersaglieri prendono
il Monte Sabbatino
Così passano i mese
e i settimane e ll’ore
finalmente a Trieste
sventola il tricolore
E il general Cadorna
ch’è pieno di coraggio
ai poveri soldati
c’ha tolto via il formaggio
Ma i soldati ridono
senza alcuno pensiere
possa morì Cadorna
diamoci priggioniere
l'è un giorno disgraziato
perché l’Italia all’Austria
la guerra ha dichiarato
Più presto s’incominciano
battaglie con furore
sui monti del Tiruolo
e quelli del Cadore
Il cànnone chi spare
o disperatamente
a shrapnel e granate
sulle povera ggente
Morti sono in trincea
e morti di vedetta
al grido di Savoia
si va alla baionetta
Tanti feriti e morti
senza alcuna raggione
ma dopo tanti attacche
si è preso Monfalcone
Chi ha preso Monfalcone
so’ stati i granatiere
l’aiuto dei fantocci
e di rincalzo i bersagliere
Dopo viene assidiato
il forte del Duilio
e i bersaglieri prendono
il Monte Sabbatino
Così passano i mese
e i settimane e ll’ore
finalmente a Trieste
sventola il tricolore
E il general Cadorna
ch’è pieno di coraggio
ai poveri soldati
c’ha tolto via il formaggio
Ma i soldati ridono
senza alcuno pensiere
possa morì Cadorna
diamoci priggioniere
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Alle note retoriche della Leggenda del Piave di E.A.Mario, cantata nei teatri a fine guerra, dove il fiume “mormorava calmo e placido al passaggio / dei nostri fanti il 24 maggio...” fa da contraltare un canto inedito di soldati meridionali, mai raccolto nei canzonieri patriottici.
Dalla ricerca di Emilio Jona e Michele Straniero, compiuta nell'estate del 1962 al Sud (Calabria, Puglia, Sicilia), proviene un eccezionale documento cantato da un reduce, Domenico Scaramuzzina, manovale di Cosenza, classe 1896, che aveva combattuto sul Carso, poi vissuto la prigionia e l'incubo della fame, portando a casa la pelle e un bagaglio incredibile di memorie e di “controcanti” costruiti con singolare estro rapsodico. Così, ad apertura di microfono, senza esitazione, introduce e commenta la sua chanson de geste che ripercorre le vicende belliche da quel disgraziato giorno del 24 maggio sino alla liberazione di Trieste, senza dimenticare la ferocia degli assalti, le posizioni conquistate, i tanti morti e feriti, la superbia di Cadorna, sino alla scelta di arrendersi e darsi prigionieri nell'illusione di fuggire dalla guerra.
Perché noi in trincea stavamo male, che tanto è vero che abbiamo cacciato anche una canzone a Cadorna che Il General Cadorna si mangia le bistecche/ a noi poveri soldati ci dà i castagne secche”.
Domenico Scaramuzzina (1896), manovale, reg. a Cosenza nel 1962, da Emilio Jona e Michele L. Straniero, Crel-Fondo Jona-Liberovici.
Dal libro di Castelli-Jona-Lovatto, Al rombo del cannon. Grande Guerra e canto popolare, Neri Pozza, 2018, pp. 741 ss.