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Deduc, Sion [Carmina Burana, XXXIV]

Philippus Cancellarius
Language: Latin


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[sec. XIII / 13th Century / XIIIème siècle / XIII vuosisata]
Carmina Burana, XXXIV
Codex Latinus Monacensis 4660

Ho visto che, in questi giorni, nel sito è tutto un fiorire di appelli ai moderni pontefici di sciogliere la Chiesa Cattolica. Tutto sommato, continuo a ritenere che, pur considerando le particolari circostanze in cui ciò avvenne, il tentativo più serio ed efficace al riguardo sia stato eseguito in Catalogna e dintorni verso il 1936; però mi è venuto in mente che esigenze del genere non sono certamente cose d'oggi, bensí hanno letteralmente attraversato i duemila e rotti anni di storia della Chiesa, proveniendo non di rado proprio dal suo interno.

Il brano che segue fa parte dei celeberrimi Carmina Burana, il corpus di testi poetici medievali dell'XI e XII secolo tramandati da un manoscritto del XIII secolo, il Codex Latinus Monacensis 4660, o Codex Buranus, proveniente dal monastero di Benediktbeuern, presso Bad Tölz in Baviera (attualmente nella Bayerische Staatsbibliothek a Monaco). Nel Codice ha il numero 34, e, come per diversi canti della raccolta, ne è indicata la notazione musicale originale. I Carmina Burana contengono parecchi brani molto critici nei confronti della Chiesa, e per un certo verso, nonostante fosse molto al di là dal venire, sembrano anticipare istanze che furono poi della Riforma, con proteste esplicite verso l'insopportabile opulenza della Chiesa e dell'alto clero.

Nella maggior parte dei casi, si tratta di canti che mettono in ridicolo la Chiesa e il clero, dipinto come una congrega di ghiottoni, di beoni, di giocatori e di puttanieri (tutte cose squisitamente medievali, no?). Vi sono però alcune composizioni più serie, come quelle dovute a Filippo il Cancelliere (Philippus Cancellarius), che era, appunto, una “voce interna” alla Chiesa. Filippo il Cancelliere non era propriamente “uno qualsiasi”.

Vissuto tra il 1165 circa ed il 23 dicembre 1236, parigino DOC, fu un importantissimo teologo e filosofo, autore di sermoni diffusissimi e cancelliere presso la Cattedrale di Notre-Dame a Parigi. Era di altissimo rango sociale; il papato lo aveva investito anche della carica di giudice apostolico. Con tali prerogative, Filippo il Cancelliere aveva ben sott'occhio tutto l'andazzo, e si lanciava non di rado in invettive di sapore biblico, protestando contro l'ingiustizia, la lascivia e la lussuria che attanagliavano la Chiesa.

Invece di Benedetto XVI e papa Francesco, dobbiamo essere quindi pronti a gettarci qui nel lungo pontificato di Alessandro III (1159-1181, al secolo Rolando Bandinelli, senese), e poi in quelli di Lucio III (1181-1185, Ubaldo Allucignoli, lucchese), di Urbano III (1185-1187, Uberto Crivelli, di Cuggiono [MI]), e via discorrendo. La vita di Filippo il Cancelliere terminò sotto il papato di Gregorio IX, vale a dire Ugolino dei Conti di Segni, di Anagni (1227-1241); e Filippo il Cancelliere non cessò fino all'ultimo di lanciare i suoi strali, accolti in massa nei Carmina Burana quando erano in forma poetica. Vere e proprie Protest Songs dell'epoca, rigorosamente in un latino ottimo per l'epoca.

Come si può vedere, Filippo non ci andava giù leggero. La Chiesa? Una mànica di ladri, di oppressori, di sfruttatori invece che difensori dei più deboli, infettata dalla testa ai piedi. Babilonia che si è installata ben salda nel Sacro Tempio. Un covo di malfattori. Giocoforza che Filippo la “bypassi” e si rivolga direttamente al Padreterno, invocando la sua vendetta diretta affinché sguaini la spada e faccia piazza pulita. [RV]

Deduc, Sion, uberrimas
Velut torrentem lacrimas!
Nam qui pro tuis patribus
Nati sunt tibi filii,
Quorum dedisti manibus
Tui sceptrum imperii,
Fures et furum socii.
Turbato rerum ordine
Abutuntur regimine
Pastoralis officii.

Ad corpus infirmitas
Capitis descendit,
Singulosque gravitas
Artus apprehendit,
Refrigescit caritas,
Nec iam se extendit
Ad amorem proximi;
Nam videmus opprimi
Pupilum a potente,
Nec est qui salvum faciat
Vel qui iustum eripiat
Ab impio premente.

Vide, Deus ultionum,
Vide, videns omnia,
Quod spelunca vispillonum
Facta est Ecclesia,
Quod in templum Salomonis
Venit princeps Babylonis
Et excelsum sibi thronum
Posuit in medio!
Sed arrepto gladio
Scelus hoc ulciscere!
Veni, iudex gentium,
Cathedras vendentium
Columbas evertere!

Contributed by Riccardo Venturi - 2019/4/15 - 18:22




Language: Italian

Traduzione italiana / Ad Italicum sermonem vertit / Italian translation / Traduction italienne /Italiankielinen käännös:
Riccardo (Richardus) Venturi, 15-04-2019 18:25
FA' SCORRERE, O SION

Le tue lacrime, o Sion,
Fa' scorrere come un torrente!
Ché coloro che son nati tuoi figli
Per succedere ai tuoi patriarchi,
Ai quali hai dato in mano
Lo scettro del tuo potere,
Sono ladri e complici di ladri.
Dopo aver perturbato l'ordine delle cose,
Abusano delle prerogative
Dell'officio pastorale.

La malattia della testa
Infetta tutto il corpo,
E il morbo infetta
Ogni singolo membro,
La carità si raggela
E non si diffonde più
All'amore del prossimo;
E così vediamo l'orfano
Oppresso dal potente,
Non c'è nessuno che lo salvi
E che strappi il giusto
Dall'oppressione dell'empio.

Guarda, o Dio vendicatore,
Guarda, tu che vedi ogni cosa,
Come la Chiesa è diventata
Un covo di malfattori.
Il principe di Babilonia
È entrato nel tempio di Salomone,
E vi ha piazzato dentro
Il suo eccelso trono!
Ma tu sguaina la spada
E vèndica questo misfatto!
Vieni, giudice delle genti,
A rovesciare gli stalli
Dei venditori di colombe!

2019/4/15 - 18:26




Language: English

English translation / In Anglicum sermonem vertit / Traduzione inglese / Traduction anglaise / Englanninkielinen käännös:
Eric Boulanger
ZION, LET YOUR TEARS RUN

Zion, let your tears run
Like a river;
For those born your children
To succeed your patriarchs,
lnto whose hands you have given
The sceptre of your power,
Are thieves and thieves' associates.
They have overthrown aIl order
And abuse the duties
Of their pastoral office.

The head' s sickness
Infects the body.
The disease takes hold
Of each limb in turn.
Charity is chilled
And does not stretch
To love of one's neighbour.
For we see the orphan
Persecuted by the powerful,
And there is no-one to save him
Or to snatch the just
From the clutches of the wicked.

Behold, a God of vengeance!
Behold, you who see aIl things!
The Church has become
A den of robbers.
The Prince of Babylon
Has entered Solomon's temple,
And set up his exalted throne
In the Holy of Holies!
Snatch up thy sword,
Avenge this blasphemy!
Come, mankind's Judge,
Overtum the stalls
Of the dovesellers.

Contributed by Riccardo Venturi - 2019/4/15 - 18:29


Mi sono accorto che, ieri, ho inserito questo antico brano dovuto a chi, nel XIII secolo, fu cancelliere della Cattedrale di Notre-Dame di Parigi, esattamente mezz'ora prima che scoppiasse l'incendio che la ha distrutta. Mi sia permesso di essere senza parole.

Riccardo Venturi - 2019/4/16 - 07:25


Sei profetico quasi come i Noir Dez.

Lorenzo - 2019/4/16 - 08:50




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