Italia bella, mostrati gentile
e i figli tuoi non li abbandonare,
sennò ne vanno tutti ni' Brasile
e 'un si rìcordon più di ritornare
Ancor qua ci sarebbe da lavorà,
senza stà in America a emigrà.
Il secolo presente qui ci lascia,
i' millenovecento s'avvicina;
la fame ci han dipinto sulla faccia
e per guarilla 'un c'è la medicina
Ogni po' noi si sente dire: E vo
là dov'è la raccolta del caffè.
Recitato
L'operaio non lavora
e la fame io divora
e qui' braccianti
'un san come si fare a andare avanti.
Spererem ni' novecento,
finirà questo tormento,
ma questo è il guaio:
il peggio tocca sempre all'operaio.
Nun ci rimane più che preti e frati,
monìcche di convento e cappuccini,
e certi commercianti disperati
di tasse non conoscono i confini.
Verrà un dì che anche loro dovran partì
là dov'è la raccolta del caffè.
Ragazze che cercavano marito
vedan partire il loro fidanzato,
vedan partire il loro fidanzato
e loro restan qui co'i sor curato.
Verrà un dì che anche loro dovran partì
là dov'è la raccolta del caffè.
Le case restan tutte spigionate,
l'affittuari perdano l'affitto,
e i topi fanno lunghe passeggiate,
vivan tranquilli con tutti i diritti.
Verrà un dì che anche loro dovran partì
là dov'è la raccolta del caffè.
e i figli tuoi non li abbandonare,
sennò ne vanno tutti ni' Brasile
e 'un si rìcordon più di ritornare
Ancor qua ci sarebbe da lavorà,
senza stà in America a emigrà.
Il secolo presente qui ci lascia,
i' millenovecento s'avvicina;
la fame ci han dipinto sulla faccia
e per guarilla 'un c'è la medicina
Ogni po' noi si sente dire: E vo
là dov'è la raccolta del caffè.
Recitato
L'operaio non lavora
e la fame io divora
e qui' braccianti
'un san come si fare a andare avanti.
Spererem ni' novecento,
finirà questo tormento,
ma questo è il guaio:
il peggio tocca sempre all'operaio.
Nun ci rimane più che preti e frati,
monìcche di convento e cappuccini,
e certi commercianti disperati
di tasse non conoscono i confini.
Verrà un dì che anche loro dovran partì
là dov'è la raccolta del caffè.
Ragazze che cercavano marito
vedan partire il loro fidanzato,
vedan partire il loro fidanzato
e loro restan qui co'i sor curato.
Verrà un dì che anche loro dovran partì
là dov'è la raccolta del caffè.
Le case restan tutte spigionate,
l'affittuari perdano l'affitto,
e i topi fanno lunghe passeggiate,
vivan tranquilli con tutti i diritti.
Verrà un dì che anche loro dovran partì
là dov'è la raccolta del caffè.
Contributed by Riccardo Venturi - 2007/5/4 - 19:18
Language: Italian
Una versione presente in un raro filmato in cui alle parole della canzone vengono intercalati i commenti parlati (qui in corsivo) del chitarrista di Caterina
ITALIA BELLA MOSTRATI GENTILE
Italia bella, mostrati gentile
e i figli tuoi non li abbandonare,
sennò ne vanno tutti ni' Brasile
e 'un si rìcordon più di ritornare
Ancor qua ci sarebbe da lavorà,
senza stare in America a emigrà.
Questa è una canzone del repertorio di Caterina Bueno.
è una canzone di emigranti, emigranti di ieri ma potrebbe essere anche una canzone degli emigranti di oggi
Ancor qua ci sarebbe da lavorà,
senza stare in America a emigrà.
Ancor qua ci sarebbe da lavorà,
senza stare in America a emigrà.
Ma forse non emigrano più in America,
forse vanno molto più vicino
magari soltanto in Isvizzera
o più in su in Germania
ma non importa dove vanno
importa il perché
e il perché la canzone di Caterina lo dice.
Ancor qua ci sarebbe da lavorà,
senza stare in America a emigrà.
Ancor qua ci sarebbe da lavorà,
senza stare in America a emigrà.
Il secolo presente qui ci lascia,
i' millenovecento s'avvicina;
la fame c'han dipinto sulla faccia
e pe' guarilla 'un c'è la medicina
Ogni po' noi si sente dire: E vo
là dov'è la raccolta del caffè.
Ogni po' noi si sente dire: E vo
là dov'è la raccolta del caffè.
Forse non è più il caffè
forse è l'acciaio delle miniere
forse è andare a lavare i piatti più su nel Nord
L'operaio non lavora
e la fame io divora
e qui' braccianti
'un san come si fare a andare avanti.
Spererem ni' novecento,
finirà questo tormento,
non è finito, Caterina, è soltanto cambiato
forse è diventato più liscio, più morbido, più invisibile
ma questo è il guaio:
il peggio tocca sempre all'operaio.
Ogni po' noi si sente dire: E vo
là dov'è la raccolta del caffè.
Ogni po' noi si sente dire: E vo
là dov'è la raccolta del caffè.
Italia bella, mostrati gentile
e i figli tuoi non li abbandonare,
sennò ne vanno tutti ni' Brasile
e 'un si rìcordon più di ritornare
Ancor qua ci sarebbe da lavorà,
senza stare in America a emigrà.
Questa è una canzone del repertorio di Caterina Bueno.
è una canzone di emigranti, emigranti di ieri ma potrebbe essere anche una canzone degli emigranti di oggi
Ancor qua ci sarebbe da lavorà,
senza stare in America a emigrà.
Ancor qua ci sarebbe da lavorà,
senza stare in America a emigrà.
Ma forse non emigrano più in America,
forse vanno molto più vicino
magari soltanto in Isvizzera
o più in su in Germania
ma non importa dove vanno
importa il perché
e il perché la canzone di Caterina lo dice.
Ancor qua ci sarebbe da lavorà,
senza stare in America a emigrà.
Ancor qua ci sarebbe da lavorà,
senza stare in America a emigrà.
Il secolo presente qui ci lascia,
i' millenovecento s'avvicina;
la fame c'han dipinto sulla faccia
e pe' guarilla 'un c'è la medicina
Ogni po' noi si sente dire: E vo
là dov'è la raccolta del caffè.
Ogni po' noi si sente dire: E vo
là dov'è la raccolta del caffè.
Forse non è più il caffè
forse è l'acciaio delle miniere
forse è andare a lavare i piatti più su nel Nord
L'operaio non lavora
e la fame io divora
e qui' braccianti
'un san come si fare a andare avanti.
Spererem ni' novecento,
finirà questo tormento,
non è finito, Caterina, è soltanto cambiato
forse è diventato più liscio, più morbido, più invisibile
ma questo è il guaio:
il peggio tocca sempre all'operaio.
Ogni po' noi si sente dire: E vo
là dov'è la raccolta del caffè.
Ogni po' noi si sente dire: E vo
là dov'è la raccolta del caffè.
Language: Portuguese (Português brasileiro)
Versione portoghese di Pino Ulivi dal sito L'Italia in Brasile
ITÁLIA BELA, MOSTRA-TE GENTIL
Itália bela, mostra-te gentil
e os filhos teus não abandonar,
se não eles vão todos para o Brasil
e não se lembram mais de voltar.
Ainda aqui haveria trabalho,
sem ter que emigrar para a América.
O século presente está nos deixando,
e o novecentos se aproxima.
Eles tem a fome pintada na cara
e para saciá-los não existe a medicina.
A cada momento escutamos dizer: "E vou
pra lá onde tem a colheita do café".
A cada momento escutamos dizer: "E vou
pra lá onde tem a colheita do café".
O operário não trabalha
e a fome o devora,
e aqui os assalariados
não sabem como fazer para ir pra frente.
Esperaremos no novecentos,
acabará este tormento,
mas este é o problema,
o pior toca sempre ao operário.
A cada momento escutamos dizer: "E vou
pra lá onde tem a colheita do café".
A cada momento escutamos dizer: "E vou
pra lá onde tem a colheita do café".
Não sobrou mais do que padres e frades,
freiras de convento e franciscanos,
e certos comerciantes desesperados
de impostos não conhecem os limites.
Virá um dia que também eles deverão partir
pra lá onde tem a colheita do café.
Virá um dia que também eles deverão partir
pra lá onde tem a colheita do café.
Garotas que procuravam marido
vêem partir o seu namorado.
Vêm partir o seu namorado
e elas ficam aqui com o senhor pároco.
Virá um dia que também elas deverão partir
pra lá onde tem a colheita do café.
As casas ficam todas sem inquilino,
os proprietários perdem o aluguel,
e os ratos fazem longos passeios,
vivem tranqüilos com todos os direitos.
Virá um dia que também eles deverão partir
pra lá onde tem a colheita do café.
Virá um dia que também eles deverão partir
pra lá onde tem a colheita do café.
Itália bela, mostra-te gentil
e os filhos teus não abandonar,
se não eles vão todos para o Brasil
e não se lembram mais de voltar.
Ainda aqui haveria trabalho,
sem ter que emigrar para a América.
O século presente está nos deixando,
e o novecentos se aproxima.
Eles tem a fome pintada na cara
e para saciá-los não existe a medicina.
A cada momento escutamos dizer: "E vou
pra lá onde tem a colheita do café".
A cada momento escutamos dizer: "E vou
pra lá onde tem a colheita do café".
O operário não trabalha
e a fome o devora,
e aqui os assalariados
não sabem como fazer para ir pra frente.
Esperaremos no novecentos,
acabará este tormento,
mas este é o problema,
o pior toca sempre ao operário.
A cada momento escutamos dizer: "E vou
pra lá onde tem a colheita do café".
A cada momento escutamos dizer: "E vou
pra lá onde tem a colheita do café".
Não sobrou mais do que padres e frades,
freiras de convento e franciscanos,
e certos comerciantes desesperados
de impostos não conhecem os limites.
Virá um dia que também eles deverão partir
pra lá onde tem a colheita do café.
Virá um dia que também eles deverão partir
pra lá onde tem a colheita do café.
Garotas que procuravam marido
vêem partir o seu namorado.
Vêm partir o seu namorado
e elas ficam aqui com o senhor pároco.
Virá um dia que também elas deverão partir
pra lá onde tem a colheita do café.
As casas ficam todas sem inquilino,
os proprietários perdem o aluguel,
e os ratos fazem longos passeios,
vivem tranqüilos com todos os direitos.
Virá um dia que também eles deverão partir
pra lá onde tem a colheita do café.
Virá um dia que também eles deverão partir
pra lá onde tem a colheita do café.
ALTRI ESEMPI DI GENTILEZZA ITALIANA
Further exemples of Italian kindness
Otros ejemplos de gentileza italiana
أمثلة اخرى من اللطف الايطالي
Alte exemple de gingăşie italiană
ecc. ecc.
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ecc. ecc.
Riccardo Venturi - 2007/5/4 - 20:38
Caterina - Anteprima al 60° Festival dei Popoli
Venerdi 8 novembre 2019 - ore 21
Cinema La Compagnia
Via Cavour 50/r, 50122 Firenze
“Un’emozionante ritratto di Caterina Bueno, etnomusicologa, cantante e “raccattacanzoni” che, a partire dagli anni ‘60, portò all’attenzione del grande pubblico il preziosissimo patrimonio di canti e tradizioni musicali pazientemente raccolti nelle campagne della Toscana e diffusi in dischi e concerti che riscossero un’attenzione internazionale. Il lavoro e l’arte di Caterina nacquero dalla consapevolezza che i canti popolari fossero canti di tutti, trasmessi di generazione in generazione e continuamente rimaneggiati. Il film è impreziosito da alcune tra le esecuzioni più pregevoli di Caterina e dei tanti musicisti (tra cui un giovanissimo Francesco De Gregori) che l’hanno accompagnata in quella straordinaria stagione della musica italiana”
Venerdi 8 novembre 2019 - ore 21
Cinema La Compagnia
Via Cavour 50/r, 50122 Firenze
“Un’emozionante ritratto di Caterina Bueno, etnomusicologa, cantante e “raccattacanzoni” che, a partire dagli anni ‘60, portò all’attenzione del grande pubblico il preziosissimo patrimonio di canti e tradizioni musicali pazientemente raccolti nelle campagne della Toscana e diffusi in dischi e concerti che riscossero un’attenzione internazionale. Il lavoro e l’arte di Caterina nacquero dalla consapevolezza che i canti popolari fossero canti di tutti, trasmessi di generazione in generazione e continuamente rimaneggiati. Il film è impreziosito da alcune tra le esecuzioni più pregevoli di Caterina e dei tanti musicisti (tra cui un giovanissimo Francesco De Gregori) che l’hanno accompagnata in quella straordinaria stagione della musica italiana”
Video dalla presentazione del film "Caterina" al cinema La Compagnia di Firenze
più suonata finale con Giovanni Bartolomei da Prato, Riccardo Tesi, Maurizio Geri, Jamie Lazzara, Alberto Balia, Valentino Santagati e altri
più suonata finale con Giovanni Bartolomei da Prato, Riccardo Tesi, Maurizio Geri, Jamie Lazzara, Alberto Balia, Valentino Santagati e altri
CCG Staff - 2019/11/9 - 01:15
Language: Italian (Toscano)
Versione di Daniele Sepe e Ginevra di Marco
Poema 15 (2023)
Poema 15 (2023)
Volevo inserire, poi, un brano tradizionale della tradizione napoletana che parlasse di emigrazione verso il Sud America e mi sono messo, con Ciro De Rosa, alla ricerca ma non abbiamo trovato nulla perché gran parte dei brani raccontano di emigrazione verso il Nord America dove le difficoltà che incontravano gli emigranti rafforzavano il loro senso di appartenenza alla terra che avevano abbandonato. Ho deciso, così, di inserire come bonus track “Italia bella mostrati gentile” che è uno dei pochi brani che parla della nostra emigrazione verso il Sud America.
ITALIA BELLA, MOSTRATI GENTILE
Italia bella, mostrati gentile
e i figli tuoi non li abbandonare,
sennò ne vanno tutti ni' Brasile
e 'un si rìcordon più di ritornare
Ancor qua ci sarebbe da lavorà,
senza stà in America a emigrà.
Il secolo presente qui ci lascia,
i' millenovecento s'avvicina;
la fame ci han dipinto sulla faccia
e per guarilla 'un c'è la medicina
Ogni po' noi si sente dire: E vo
là dov'è la raccolta del caffè.
Ogni po' noi si sente dire: E vo
là dov'è la raccolta del caffè.
Nun ci rimane più che preti e frati,
monìcche di convento e cappuccini,
e certi commercianti disperati
di tasse non conoscano i confini.
Verrà un dì che anche loro dovran partì
là dov'è la raccolta del caffè.
Verrà un dì che anche loro dovran partì
là dov'è la raccolta del caffè.
L'operaio 'un lavora
e la fame io divora
e qui' braccianti
'un san come si fare a andare avanti.
E la colpa di chi è?
Dell'operaio ovviamente
L'operaio ha voluto fare la rivoluzione? No
Il bracciante ha fatto la rivoluzione? No
L'insegnante l'ha fatto la rivoluzione? No
Il padrone fa il suo mestiere: sfrutta
e mangia e beve e fa sorridere
e o ce la facciamo noi o ci mangia lui
o Suvvia via via
Ragazze che cercavano marito
vedan partire il loro fidanzato,
vedan partire il loro fidanzato
e loro restan qui co'i sor curato.
Verrà un dì che anche loro dovran partì
là dov'è la raccolta del caffè.
Verrà un dì che anche loro dovran partì
là dov'è la raccolta del caffè.
Italia bella, mostrati gentile
e i figli tuoi non li abbandonare,
sennò ne vanno tutti ni' Brasile
e 'un si rìcordon più di ritornare
Ancor qua ci sarebbe da lavorà,
senza stà in America a emigrà.
Il secolo presente qui ci lascia,
i' millenovecento s'avvicina;
la fame ci han dipinto sulla faccia
e per guarilla 'un c'è la medicina
Ogni po' noi si sente dire: E vo
là dov'è la raccolta del caffè.
Ogni po' noi si sente dire: E vo
là dov'è la raccolta del caffè.
Nun ci rimane più che preti e frati,
monìcche di convento e cappuccini,
e certi commercianti disperati
di tasse non conoscano i confini.
Verrà un dì che anche loro dovran partì
là dov'è la raccolta del caffè.
Verrà un dì che anche loro dovran partì
là dov'è la raccolta del caffè.
L'operaio 'un lavora
e la fame io divora
e qui' braccianti
'un san come si fare a andare avanti.
E la colpa di chi è?
Dell'operaio ovviamente
L'operaio ha voluto fare la rivoluzione? No
Il bracciante ha fatto la rivoluzione? No
L'insegnante l'ha fatto la rivoluzione? No
Il padrone fa il suo mestiere: sfrutta
e mangia e beve e fa sorridere
e o ce la facciamo noi o ci mangia lui
o Suvvia via via
Ragazze che cercavano marito
vedan partire il loro fidanzato,
vedan partire il loro fidanzato
e loro restan qui co'i sor curato.
Verrà un dì che anche loro dovran partì
là dov'è la raccolta del caffè.
Verrà un dì che anche loro dovran partì
là dov'è la raccolta del caffè.
Contributed by Dq82 - 2023/11/4 - 10:36
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Note for non-Italian users: Sorry, though the interface of this website is translated into English, most commentaries and biographies are in Italian and/or in other languages like French, German, Spanish, Russian etc.
Tradizionale toscano (Casentino)
"Questi stornelli di emigrazione sono stati raccolti nel 1965, in Casentino, a Stia e al castello di Porciano dalla voce di Principio Micheli che li cantava da giovane quando andava a lavorare in Maremma, come stornelli della Leggera"
(Caterina Bueno)
Interpretata anche da Lucilla Galeazzi, Riccardo Tesi, Maurizio Geri con la partecipazione di Carlo Monni nel disco tributo a Caterina Bueno "Sopra i tetti di Firenze".
di Riccardo Venturi
Italia bella mostrati gentile, che qui inseriamo nell'ambito del nuovo percorso Emigrazione: la guerra del lavoro, è senza dubbio uno dei più noti canti di emigrazione italiani, ed anche uno dei capolavori dell'intera arte popolare toscana. Composto negli ultimi anni del XIX secolo, quando anche in Toscana l'emigrazione di massa verso le Americhe era al massimo, è un canto dove la disperazione di chi era costretto a lasciare la propria terra per andare a cercare pane e lavoro altrove è filtrata attraverso la più tipica ironia toscana, provocando così un vero e proprio riso amaro. Si invocava che l' "Italia bella" fosse "gentile" e che non abbandonasse i propri figli; cosa che, invece, l'Italia (o meglio: lo stato italiano) ha sempre e regolarmente fatto, lasciandoli ora morire di fame, ora massacrare in qualche inutile guerra, ora incarcerare da qualche regime ("fascista" o "democratico"), ora saltare in aria su qualche treno o in qualche banca; e così via. Non è restato sempre che sperare: nel novecento, nel novecentocinquanta, nel duemila; ancora oggi siamo a sperare, chissà, nel duemilacinquanta, e nel duemilacinquanta spereremo nel duemilacento. Nel frattempo, come sempre, chi l'ha in culo è sempre chi lavora.
Nel frattempo, però, è intervenuto un fatto nuovo. L'Italia bella si è un po' arricchita. Sempre con le consuete ingiustizie e tremende disuguaglianze, sempre facendo arricchire certe zone a scapito di altre, sempre facendo fare i gran soldoni ai soliti e lasciando le briciole alle masse, ma arricchita. Il boom. Il benessere. Ed eccola, come ce la ritroviamo nell'anno di grazia 2007, a duemila già passato da un pezzo, in pieni anni di stronzio di questo inizio di millennio. Da paese di emigrati qual era ancora pochi anni fa, "Quando gli albanesi eravamo noi" (come recita il sottotitolo del bel saggio di Gianantonio Stella, "L'orda"), siamo diventati un paese di immigrati. Di poveri. Come lo eravamo quando uno sconosciuto scriveva "Italia bella mostrati gentile". Di poveri e di disgraziati verso i quali non solo i propri paesi, ma tutto un sistema globale si è dimostrato tutt'altro che gentile. Guerre, carestie, sfruttamento, i potenti a banchetto benedetti da una serie di infami congreghe dette chiese; nulla è cambiato in sostanza. Sono cambiati forse i metodi, si sono maggiormente tecnologizzati; ma il succo è sempre quello.
E l' "Italia bella", imbruttita assai da decenni di saccheggio del territorio, di industrializzazione forzata, di creazione continua di nuove povertà, di repressione e finanche sterminio delle forze più vive e creative (mi piace scrivere questo nel "trentennale del '77", ridotto a raccoltine di fotografie sul gran sito del giornalone di regime), si dimostra, ora che comunque ha la pancia un po' più piena, una discreta stronza verso chi bussa alle sue porte. Leggi e leggine, CPT, razzismo, crassa stupidità, fiaccolate, e chi più ne ha, più ne metta. Altro che gentilezza. Ci si stupisce, poi, se a un certo punto una comunità nazionale immigrata, nella fattispecie quella cinese, ad un certo punto s'incazza e si ribella alle vessazioni del consueto sindaco-sceriffo. Ancora è niente. Ancora s'avranno da vederne delle belle.
Qui dentro vorremmo essere ancora, per quanto sia possibile, la voce di un'altra Italia. Di un'Italia che non è stata ancora piegata, sebbene sia oramai costretta nelle catacombe. Ma, prima o poi, dalle catacombe si esce. La luce la teniamo, in qualche modo, accesa.