Ma dov’è che accade
questa strana storia che mi conti?
Nell’altro mondo dei contadini,
dove non si entra senza una chiave di magia
Contami di questa terra
che si piega soltanto
tra le mani dei contadini,
Le donne si recavano alla Grancia
per il bucato dei bambini
tornavano a sera
Gli uomini partivano coi muli
nel buio dell’alba.
Ti porterò gli odori della terra
incollata alle mie scarpe
Ti porterò gli odori della terra
incollata alle mie scarpe
È fatto giorno,
siamo entrati in giuoco anche noi
con i panni e le scarpe
e le facce che avevamo
con i panni e le scarpe
e le facce che avevamo.
Contami
di questa montagna scagliosa
che pare una prua,
e dei compagni uccisi,
ma fallo con parole lente,
che restino un poco
restino un poco tra noi.
Lo faccio con le parole dei figli
che in questi anni sono cresciute
da dentro questo corpo
che in questi anni sono cresciute
da dentro questo corpo
È caduto Novello sulla strada all’alba,
a quel punto si domina la campagna,
a quell’ora si è padroni del tempo che viene,
il mondo è vicino da Chicago a qui
sulla montagna scagliosa
che pare una prua,
una vecchia prua emersa
che ha lungamente sfaldato le onde
sulla montagna scagliosa
che pare una prua,
una vecchia prua emersa
che ha lungamente sfaldato le onde
questa strana storia che mi conti?
Nell’altro mondo dei contadini,
dove non si entra senza una chiave di magia
Contami di questa terra
che si piega soltanto
tra le mani dei contadini,
Le donne si recavano alla Grancia
per il bucato dei bambini
tornavano a sera
Gli uomini partivano coi muli
nel buio dell’alba.
Ti porterò gli odori della terra
incollata alle mie scarpe
Ti porterò gli odori della terra
incollata alle mie scarpe
È fatto giorno,
siamo entrati in giuoco anche noi
con i panni e le scarpe
e le facce che avevamo
con i panni e le scarpe
e le facce che avevamo.
Contami
di questa montagna scagliosa
che pare una prua,
e dei compagni uccisi,
ma fallo con parole lente,
che restino un poco
restino un poco tra noi.
Lo faccio con le parole dei figli
che in questi anni sono cresciute
da dentro questo corpo
che in questi anni sono cresciute
da dentro questo corpo
È caduto Novello sulla strada all’alba,
a quel punto si domina la campagna,
a quell’ora si è padroni del tempo che viene,
il mondo è vicino da Chicago a qui
sulla montagna scagliosa
che pare una prua,
una vecchia prua emersa
che ha lungamente sfaldato le onde
sulla montagna scagliosa
che pare una prua,
una vecchia prua emersa
che ha lungamente sfaldato le onde
envoyé par Dq82 - 6/3/2019 - 18:49
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Mezzadro mezzo ladro contadino - canzoni da "L'erba dagli zoccoli"
testo di Tullio Bugari, musica e voce Silvano Staffolani
In questi giorni di metà dicembre ricorre l’anniversario della morte di Giuseppe Novello, ferito il 14 dicembre del 1949 a Montescaglioso (Matera) e poi deceduto tre giorni dopo, il 17, appena un giorno prima del suo 32° compleanno. Per una singolare coincidenza di date, in questi giorni, il 15 dicembre, ricorre anche l’anniversario della morte di Rocco Scotellaro, avvenuta nel 1953 all’età di trent’anni, e quindi, a maggior ragione, è il momento giusto per ricordarli entrambi.
Il racconto che nel libro è a loro dedicato prende il titolo da un verso di una poesia di Scotellaro, “Ti porterò gli odori della terra (Verrò tirando il mulo carico / degli aratri di ferro, / ti porterò gli odori della terra / incollata alle mie scarpe, canta il poeta in Una dichiarazione di amore a una straniera).
Il racconto e ora la canzone sono una storia di incontri e di memorie ancora capaci di farci ritrovare, a noi che cerchiamo. Di incontri letterari e con la poesia di Rocco Scotellaro, e di incontri con le storie delle lotte contadine, che lo stesso Scotellaro ci trasmette in tante sue poesie e nei suoi racconti, come L’uva puttanella, nella parte ove rivive le giornate in carcere, in quel carcere dove alla sera leggeva ai suoi compagni di camera “il Libro” con la iniziale maiuscola, e cioè Cristo si è fermato Eboli di Carlo Levi; in quello stesso carcere Scotellaro incontra i contadini di Montescaglioso “chiusi da un anno, presi all’alba di una giornata eccezionale della loro fatica, gialli e malati, che erano i più stanchi di tutto il carcere, con gli occhi dilatati. Un loro compagno, era rimasto ucciso sulla strada, mentre, non più isolati e con la propria zappa, quella mattina di dicembre si erano levati per andare insieme, tutti su un lembo di terra a piantare l’aratro. Scoppiarono i colpi dei moschetti da una nuvola a pochi metri come un temporale. Nei primi giorni di carcere erano fieri e fiduciosi, poi chi cadeva ammalato non ebbe le medicine e scrisse e si raccomandò invano per averle; le uniche facce dei colloqui erano quelle dei familiari, che portavano ogni tanto qualcosa. I compagni avvocati dicevano di resistere, e i mesi passavano uno sull’altro.” E poi c’è, citata nel mio racconto e anche nella canzone, la poesia Montescaglioso, dedicata al bracciante Giuseppe Novello e donata da Scotellaro alla vedova Vincenza Castria, che aveva allora 27 anni.
Tullio Bugari