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Su alzati Maria

Tullio Bugari
Lingua: Italiano


Tullio Bugari

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Mezzadro mezzo ladro contadino - canzoni da "L'erba dagli zoccoli"
mezzadro

testo di Tullio Bugari, musica e voce Silvano Staffolani

Su alzati Maria, storia di una canzone, dedicata alla memoria di Maria Margotti. In realtà è la prima canzone nata da L’erba dagli zoccoli, quando Silvano mi stuzzicò a scrivere qualche testo originale per le canzoni che avrebbero accompagnato le letture dal libro. Scelsi questo racconto perché in quel momento mi sembrava il più facile, per una sorta di musicalità, e anche di coralità, che avvertivo già nel testo del racconto, con quel ritornello già presente, Su alzati Maria, che avevo ripreso da un articolo scritto al tempo di quella storia, nel maggio ’49, dall’inviata dell’Unità Renata Viganò, la partigiana che pochi anni prima magari poteva anche averla incontrata davvero Maria Margotti, passando a piedi anche da quelle parti, avanti e indietro su quelle strade che vanno dalla montagna dietro Imola o Faenza fino alle lagune di Comacchio distese sulla linea dell’orizzonte sul lato opposto. Gli stessi paesaggi riproposti anche nel film tratto dal suo romanzo L’Agnese va a morire.
Erano anni, quelli del Grande Sciopero dei braccianti nella primavera del ’49, in cui le lotte sindacali per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro trovavano finalmente, per la prima volta, un riferimento diretto nella carta costituzionale.
Ad esempio nella seconda parte dell’articolo 3:«È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese», quel di fatto che non esisteva nel primo testo proposto e fu aggiunto per l’impegno di una donna, la parlamentare Teresa Mattei. Un ‘di fatto’ che con la sua immediatezza introduce un’ampiezza maggiore in quell’articolo, come se vi riportasse dentro la vita diretta delle persone a cui si riferisce.
Ero partito da queste riscoperte quando avevo incontrato questa storia e poi avevo deciso di inserirla nel libro, arricchendola con tutta la documentazione specifica che ero riuscito a trovare, e che cito nel libro nella scheda al racconto.
Silvano provò per la prima volta questa canzone in pubblico in settembre a Torino di Sangro, quando incontrammo gli amici e compagni dell’Arci del gruppo di lavoro su Ambiente e agricoltura sociale. La canzone funzionava, aprì la strada a tutte le altre che si sono aggiunte nei mesi successivi.
Essendo la prima è stata anche una delle più proposte e fatte ascoltare nei successivi reading concerto, anche alla libreria Il Ponte sulla Dora il 13 gennaio Torino, quando ci hanno accompagnato per la serata gli amici bikepartisans di 2 Ruote di Resistenza, Nica Mammì leggendo i brani della serata insieme a me, e Daniele Contador Contardo accompagnando con l’organetto Silvano alla chitarra.
Di quella serata ho recuperato l’intera registrazione audio, dalla quale ho estratto ora la canzone di Maria Margotti, aggiungendovi alcune fotografie dell’epoca delle vicenda, compreso un ritratto di Maria Margotti di qualche anno prima, e altre foto di noi oggi scattate nei reading concerto nei quali sono stati letti dei brani da questo racconto ed è stata cantata la sua canzone.
Tullio Bugari
Su alzati, alzati Maria andiamo a casa
Maria resta lì abbracciata alla terra
Non sanno le compagne se sogna o riposa
Non vogliono che sia di nuovo come in guerra
Pedala ogni donna il vento sulla camicetta
Quant’è alto il ponte al Reno stamattina
Pedalano veloci le donne in bicicletta
Sussulta la pianura la lotta si avvicina
Maggio diciassette anno quarantanove
La lotta dei braccianti quanto sarà dura?
Le donne vanno allegre nulla le smuove
Oggi è il Grande sciopero non si ha paura
Le donne del collettivo, quando passano loro
Sembra che passi la campagna intera
Del fieno e della terra senti l’odore
È il respiro di questo sole che le bagna
Su alzati Maria, torniamo dalla via maestra
Quella che i fascisti presidiavano sempre
Era sporca la loro paura temevano la vita
La nostra lo sgomento la teneva pulita
Su alzati Maria andiamo a casa
Maria non si alza abbraccia ancora la sua terra
Lo sparo, quello sparo ci ha colte di sorpresa
Chi l’avrebbe immaginato così anche il dopoguerra
Maria adagiata sulla tavola eri muta
Le tue figlie sgomente, ti lavano il viso
La Pina dodici anni la Berta quattordici
Che strazio diventare donne senza preavviso
Le donne del collettivo, quando passano loro
Sembra che passi la campagna intera
Del fieno e della terra senti l’odore
È il respiro di questo sole che le bagna
Maria hanno scritto che sembravi vecchia
Che stupidaggine eri bella eri una di noi
Non volevano tornassimo dove ti hanno uccisa
Siamo andate lo stesso piangevano anche i fiori
Maria a ciascuna di noi poteva toccare
La Biagia, la Elva, la Alves, la Leda,
La Edma, la Fernanda, la Teresa, la Rina
Li senti come sono belli i nostri nomi
Dicevi “Vengo con voi lo faccio per le figlie”
Ora vai Maria, davvero puoi andare
In centomila a salutarti piange anche il cielo
Torniamo a casa con questo vuoto addosso
Le donne del collettivo, quando passano loro
Sembra che passi la campagna intera
Del fieno e della terra senti l’odore
È il respiro di questo sole che le bagna
Su alzati, alzati Maria andiamo a casa
Maria resta lì abbracciata alla terra

inviata da Dq82 - 6/3/2019 - 18:44




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