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Lentella

Tullio Bugari
Langue: italien


Tullio Bugari

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2017
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mezzadro
parole di Tullio Bugari, musiche di Silvano Staffolani

Sono affezionato a Lentella in modo particolare, perché è stato il primo racconto che sono riuscito a raccogliere e scrivere per il mio libro, e mi aveva stimolato in questo la visita al paese, con i suoi vicoli, la piazzetta, i panorami che si aprono e in particolare la simpatia immediata delle persone incontrate, e ricche di questa memoria. Poi, quando il libro uscì, fu proprio nella biblioteca di Lentella, voluta a suo tempo dal sindaco Pierino Sciascia, che ho avuto il piacere di fare la prima presentazione, leggendo alcuni brani dal libro, e non in un momento qualunque dell’anno ma proprio nei giorni in cui cadeva l’anniversario, che coincide con il primo giorno di primavera, il 21 marzo.
Avevo già deciso prima di iniziare a scrivere, che con questo libro avrei voluto andare in giro per leggerlo, come racconti di popolo che si tramandano, e la cornice di Lentella fu la più incoraggiante che potevo trovare. Racconto la cronaca di quella giornata di un anno fa nell’articolo “Il fazzoletto annodato”.
Anche la canzone che in questi mesi abbiamo composto su questa storia, la storia dello sciopero a rovescio, ha la forma di un racconto che soffia ancora su quel paesaggio e sulle sue memorie. Dal libro:
«Già, è vero, hanno ragione: il profumo dell’aria, pensa Cosima. È dai dettagli che si capisce il tutto. I segni del tempo e delle stagioni ci restano sulla pelle e modellano il corpo, come gli anelli di un albero sono il suo diario, così la vita stessa è tracciata per sempre. Sono le stesse stagioni che hanno bisogno della nostra pelle per distinguersi tra loro e succedersi. Il corpo non le dimentica, le riproduce, ci vuole però qualcosa di speciale, un tocco, una frase che non sapevi, un suono, la giusta curiosità, per risvegliarle. Cosa coltivavano allora giù a valle? cerca di ricordare Cosima inseguendo altri dettagli prima che svaniscano. E i fiumi, con quei nomi così aspri, il Treste e il Trigno, che ancora scorrono laggiù mentre le persone il paese lo hanno messo lassù, con lo sguardo lanciato sulla valle, verso tutte le direzioni come il vento, che arriva dal mare e si spande là sotto. Il paesaggio è come una pelle capace di custodire ogni pensiero nascosto.»
Tullio Bugari
Vi racconto la verità con la fantasia
È una storia che rischia di perdersi
E solo, solo la fantasia
può mantenerla ancora viva
Vi spiego lo sciopero a rovescio
Iniziava quel giorno la primavera
Il Prefetto non voleva la strada
Il permesso lo chiedemmo alla terra
Dividemmo il lavoro in squadre
Con i picconi aprimmo la strada
A guidarci erano queste braccia
Noi pensavamo solo a seguirle
No, non piace ai padroni
Quando le mani e le braccia
Sono come una testa
Una testa che pensa
Tornavamo in paese alla sera
Come in processione cantando canzoni
La garibaldina con la bandiera rossa
I picconi un tesoro da riporre in sezione
Ci dicevano è peggio di una sommossa
Veniva la Celere sparava lacrimogeni
Ci prendeva e caricava sui camion
Le donne si sdraiavano a terra
Ventuno Marzo anno Cinquanta
Gli spari sono pochi ma i morti due
Cosmo è solo un ragazzo
Nicola ha una moglie che già si dispera
No, non piace ai padroni
Quando le mani e le braccia
Sono come una testa
Una testa che pensa
“Con la polvere dei moschetti
Bruceremo i vostri petti”
Forse è ubriaco chi ha scritto questo sul muro
Confonde la morte con un dispetto
Al funerale i cecchini sui tetti
Le mtragliatrici il paese sotto assedio
La nostra rabbia è mischiata al dolore
Sciopero generale in tutta Italia
C’è ancora oggi la nostra strada
Se sali a Lentella e ci vieni a trovare
Lo sentirai ancora l’eco dei picconi
Che scavano la nostra memoria
No, non piace ai padroni
Quando le mani e le braccia
Sono come una testa
Una testa che pensa
Nicola ha un pezzo di pane in tasca
Voleva darlo ai suoi figli
A sua moglie voleva dare se stesso
Scrollandosi prima la fatica di dosso

envoyé par Dq82 - 6/3/2019 - 18:34




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