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Era il tempo...

Michele Mari
Lingua: Italiano


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Testo tratto da l'ode XXXIV da "Leaves of Grass" di Walt Whitman.
Ora racconto una storia che venni a sapere in Texas nella mia prima giovinezza
(non racconto della caduta di Alamo
nessuno si salvò per raccontare la caduta di Alamo
i centocinquanta di Alamo sono ancora muti)
Questo è il racconto dell’assassinio a sangue freddo di quattrocentododici giovani.

Disposti a quadrato nella ritirata
Per trincea i loro bagagli
Novecento vite di nemici, nove volte più di loro
Fu il prezzo che dovettero pagargli

Ma le munizioni erano finite
Il colonnello ferito a terra
Trattarono una resa e firmarono le carte
Marciarono come prigionieri di guerra

Erano i migliori della razza dei rangers
Imbattibili a sparare, cantare e corteggiare
Con una barba e la divisa dei cacciatori
Avevano vent’anni e una vita ad aspettare

Una domenica stupenda furono portati fuori
Splendeva il sole dell’estate
E nel giro di tre ore
Furono massacrati a fucilate.

Nessuno di loro si volle inginocchiare
Qualcuno tentò di reagire
Non tutti furono colpiti alla testa
Ma lasciati nel fango a morire

E i prossimi della fila vedevano i compagni
Mutilati e con i corpi dilaniati
Tentare di strisciare nella melma
I loro crani dalle baionette spaccati

E un ragazzo di nemmeno vent’anni
Si scagliò contro chi gli aveva sparato
Due soldati vennero a staccarlo
Tutti coperti dal sangue versato

Poi bruciarono i cadaveri
E l’odore del sangue si sparse nei paraggi
Questo è il racconto del massacro
Di quattrocentododici ragazzi

Era il tempo che il sangue colava dagli occhi
Era il tempo che il sangue grondava dalle mani
Era il tempo che il sangue arrivava ai ginocchi
Era il tempo….

inviata da Mincio Attila Eugenio - 1/5/2007 - 11:16


La fonte, di Walt Whitman

XXXIV

Now I tell what I knew in Texas in my early youth,
(I tell not the fall of Alamo,
Not one escaped to tell the fall of Alamo,
The hundred and fifty are dumb yet at Alamo,)
'Tis the tale of the murder in cold blood of four hundred and twelve
young men.

Retreating they had form'd in a hollow square with their baggage for
breastworks,
Nine hundred lives out of the surrounding enemies, nine times their
number, was the price they took in advance,
Their colonel was wounded and their ammunition gone,
They treated for an honorable capitulation, receiv'd writing and
seal, gave up their arms and march'd back prisoners of war.

They were the glory of the race of rangers,
Matchless with horse, rifle, song, supper, courtship,
Large, turbulent, generous, handsome, proud, and affectionate,
Bearded, sunburnt, drest in the free costume of hunters,
Not a single one over thirty years of age.

The second First-day morning they were brought out in squads and
massacred, it was beautiful early summer,
The work commenced about five o'clock and was over by eight.

None obey'd the command to kneel,
Some made a mad and helpless rush, some stood stark and straight,
A few fell at once, shot in the temple or heart, the living and dead
lay together,
The maim'd and mangled dug in the dirt, the new-comers saw them there,
Some half-kill'd attempted to crawl away,
These were despatch'd with bayonets or batter'd with the blunts of muskets,
A youth not seventeen years old seiz'd his assassin till two more
came to release him,
The three were all torn and cover'd with the boy's blood.

At eleven o'clock began the burning of the bodies;
That is the tale of the murder of the four hundred and twelve young men.

XXXIV

Ora racconto ciò che venni a sapere in Texas, nella mia prima giovinezza, (non racconto la caduta di Alamo, nessuno si salvò per racdontare la caduta di Alamo, i centocinquanta di Alamo sono ancora muti) questo è il racconto dell'assassinio a sangue freddo di quattrocentododici giovani. Nella ritirata loro si erano disposti come sui lati di un quadrato con il bagaglio come parapetto, novecento vite dei nemici che li accerchiavano, nove volte più numerosi di loro, fu il prezzo che si presero in anticipo, il loro colonnello era ferito e le munizioni finite, trattarono una resa con onore, ricevettero carte e sigilli, consegnarono le armi e marciarono come prigionieri di guerra. Erano la gloria della razza dei rangers, imbattibili a cavallo, col fucile, a cantare, mangiare, corteggiare, massicci, turbolenti, generosi, ben fatti, orgogliosi, pieni di affetto, dalle gran barbe, i volti bruciati, vestiti con la libera divisa dei cacciatori, neppure uno con più di trent'anni. La mattina della seconda domenica furono portati fuori a squadre e massacrati, era un bellissimo inizio d'estate, il lavoro cominciò circa alle cinque e fu finito alle otto. Nessuno obbedì all'ordine di inginocchiarsi, qualcuno fece un folle, disperato assalto, altri stettero rigidi, diritti, pochi caddero immediatamente, colpiti alle tempie o al cuore, i vivi e i morti giacquero insieme, i mutilati e i dilaniati rasparono sul terreno sporco, i nuovi venuti li videro li, alcuni mezzo-uccisi tentarono di strisciare via, questi furono spacciati con le baionette o pestati con i moschetti, un ragazzo di neppure diciassette anni afferrò il suo assassino sinché in due vennero a liberarlo, tutti e tre laceri e coperti con il sangue del ragazzo. Alle undici cominciarono a bruciare i cadaveri; questo è il racconto dell'assassinio di quattrocentododici giovani.

Mincio Attila Eugenio - 1/5/2007 - 11:20


Soffiano ancora venti di guerra e non mi pare il caso di aggiornare la mia biografia per questo vecchio (e prezioso) sito.
E' forse il caso di precisare però che la "bio" risale a quindici anni fa. Oggi, nel 2022, ho 36 anni e nella vita non ho fatto il cantantautore, anche se qualcosa si trova ancora su youtube e sul sito www.lattadelbardo.it

Canto ancora canzoni contro la guerra.

Michele Mari - 4/3/2022 - 23:56




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