A dispetto della bocca impastata dal bere
con un tono di riscossa che non si può placare
Davide Segre rispose: "io non ammazzo nessuno
perché lo Stato è il potere che nego
con la violenza sono tutt'uno
e di questo io non ho mai dubitato
se il prezzo è tradire l'idea
lo scopo è già fallito."
Nel rifugio degli sfollati,
calda serata autunnale
Davide Segre disse: "fatemi entrare"
chiese stremato solo di riposare,
ma non fece il suo vero nome.
Lasciò una sacca al proprio capezzale
con dentro tre libri uno di poesie spagnole
Mentre qualcuno giurò tra i presenti
che un sogno ne pervertì i lineamenti,
E volteggiò sulle nostre reliquie di vita
su Napoli liberata
da chi era stufo di aspettare gli alleati
da tutti i fiori inariditi
che non si sono mai piegati.
Ma Davide Segre si destò
sembrò un inviato ventenne di una perduta tribù
e disse l'idea non è un passato o un futuro,
la mia idea non è mai un'astrazione,
è l'idea il presente nell'azione.
Non ho mai dubitato non è certo questo un voto di chiesa
è il mio credo il dogma di un un ateo.
Volteggiò sulle nostre reliquie di vita
su Napoli liberata
da chi era stufo di aspettare gli alleati
da tutti i fiori inariditi
che non si sono mai piegati.
Poi sarà il miracolo
il non ripetersi
si accamperanno con il loro segreto
uomini protesi nell'inganno consueto
con un tono di riscossa che non si può placare
Davide Segre rispose: "io non ammazzo nessuno
perché lo Stato è il potere che nego
con la violenza sono tutt'uno
e di questo io non ho mai dubitato
se il prezzo è tradire l'idea
lo scopo è già fallito."
Nel rifugio degli sfollati,
calda serata autunnale
Davide Segre disse: "fatemi entrare"
chiese stremato solo di riposare,
ma non fece il suo vero nome.
Lasciò una sacca al proprio capezzale
con dentro tre libri uno di poesie spagnole
Mentre qualcuno giurò tra i presenti
che un sogno ne pervertì i lineamenti,
E volteggiò sulle nostre reliquie di vita
su Napoli liberata
da chi era stufo di aspettare gli alleati
da tutti i fiori inariditi
che non si sono mai piegati.
Ma Davide Segre si destò
sembrò un inviato ventenne di una perduta tribù
e disse l'idea non è un passato o un futuro,
la mia idea non è mai un'astrazione,
è l'idea il presente nell'azione.
Non ho mai dubitato non è certo questo un voto di chiesa
è il mio credo il dogma di un un ateo.
Volteggiò sulle nostre reliquie di vita
su Napoli liberata
da chi era stufo di aspettare gli alleati
da tutti i fiori inariditi
che non si sono mai piegati.
Poi sarà il miracolo
il non ripetersi
si accamperanno con il loro segreto
uomini protesi nell'inganno consueto
Contributed by Dq82 - 2019/2/11 - 18:21
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La febbre incendiaria
Liberamente tratto dal romanzo "La Storia" di Elsa Morante
Marco Cantini: voce e chitarra acustica
Francesco "Fry" Moneti (Modena City Ramblers): violino
Riccardo Galardini: chitarre elettrica e acustica
Lorenzo Forti: basso elettrico
Fabrizio Morganti: batteria
Lele Fontana: hammond
Gianfilippo Boni: piano
Claudio Giovagnoli: sax tenore
Stefano Disegni: armonica
Sempre Davide, nello stesso anno, arriva nel rifugio di Pietralata presentandosi con il falso nome di Carlo Vivaldi. Stremato e privo di forze, racconta parte della sua storia: arrestato per la propaganda anarchica, ebreo latitante, rinchiuso nelle “anticamere della morte”, viene caricato in un treno merci di deportati dal quale riesce miracolosamente a fuggire mescolandosi tra i cadaveri. Nel brano si fa riferimento anche alle quattro giornate di Napoli del ’43.
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