Anna la terra e l’acqua vivi se le conosci
Franco il carbone e il ferro vivi se non ti schiaccia
la casa ed il lavoro vive chi non te lo dà
la terra uccide e beve l’acqua che passerà
E l’hanno trovati che stavano abbracciati
e la baracca più non c’era e il letto era sfonnato
e si quarcuno dice che il fango ha sporcato
er vestito che c’aveva lei tu nun je crede’
lui la strigneva forte e je voleva bene
e c’è quarcuno poi che giura che strigneva forte lei
e che so’ morti come du’ antichi romani
come quelle statue a fango che poi vede’ nei musei
gente a bocca aperta come quanno cominciò a piove
l’eruzione del settantanove
Guardava Anna i cumuli di macchine sfasciate
ed i recinti ed i rintocchi delle martellate
e Franco ha il braccio duro e se può lui ride forte
garzone della vita che vive nella sorte
guardava Anna il viottolo e le fabbriche distanti
le moto la mattina che vanno lì davanti
e Franco oggi è stanco e lì più non ci torna
una 600 è venuta giù a mezzogiorno
e crolla tutto e il campo è già un pantano
se il fiume sale e l’acqua cresce nera
Anna non guardare più lontano
non andar tranquilla nella sera
che l’argine è terra morta e terra senza semi
vive delle impronte che lasciano i cani
ma Anna guarda il viottolo e le fabbriche distanti
e i campi di cicoria che vi facevan stanchi
ed il trifoglio che restava in mano
coriandoli che tiri a chi ti lega
ti fanno un poco cieca un poco allegra
ti fanno un poco cieca un poco allegra
E l’hanno ritrovati e c’è chi non parlava
la moto riprendeva e via se ne riandava
le fabbriche la sera come fattucchiere
che mischiano gli amori nell’aria senza luce
col legno ch’è rimasto non ha saputo altro
che mettere una croce
Franco il carbone e il ferro vivi se non ti schiaccia
la casa ed il lavoro vive chi non te lo dà
la terra uccide e beve l’acqua che passerà
E l’hanno trovati che stavano abbracciati
e la baracca più non c’era e il letto era sfonnato
e si quarcuno dice che il fango ha sporcato
er vestito che c’aveva lei tu nun je crede’
lui la strigneva forte e je voleva bene
e c’è quarcuno poi che giura che strigneva forte lei
e che so’ morti come du’ antichi romani
come quelle statue a fango che poi vede’ nei musei
gente a bocca aperta come quanno cominciò a piove
l’eruzione del settantanove
Guardava Anna i cumuli di macchine sfasciate
ed i recinti ed i rintocchi delle martellate
e Franco ha il braccio duro e se può lui ride forte
garzone della vita che vive nella sorte
guardava Anna il viottolo e le fabbriche distanti
le moto la mattina che vanno lì davanti
e Franco oggi è stanco e lì più non ci torna
una 600 è venuta giù a mezzogiorno
e crolla tutto e il campo è già un pantano
se il fiume sale e l’acqua cresce nera
Anna non guardare più lontano
non andar tranquilla nella sera
che l’argine è terra morta e terra senza semi
vive delle impronte che lasciano i cani
ma Anna guarda il viottolo e le fabbriche distanti
e i campi di cicoria che vi facevan stanchi
ed il trifoglio che restava in mano
coriandoli che tiri a chi ti lega
ti fanno un poco cieca un poco allegra
ti fanno un poco cieca un poco allegra
E l’hanno ritrovati e c’è chi non parlava
la moto riprendeva e via se ne riandava
le fabbriche la sera come fattucchiere
che mischiano gli amori nell’aria senza luce
col legno ch’è rimasto non ha saputo altro
che mettere una croce
envoyé par Bernart Bartleby - 1/1/2019 - 01:21
Errata corrige?
Ho qualche problema con la discografia di Sannucci... Negli anni 70 sembrerebbe ridursi ad un unico disco, "I falò di maggio", quello riportato sui siti più ufficiali. Su altri siti - come questo - viene riportato invece un titolo diverso, "La luna e i falò", con un gruppo di testi che comprende quelli del titolo "ufficiale" più altri, come questa "Anna, la terra e l’acqua" e "Zuppa di Gemona"...
Il disco, in ogni caso, non uscì nel 1975 ma nell'aprile del 1976. Quindi, nella sua prima versione, non poteva contenere "Zuppa di Gemona", dato che il primo terremoto in Friuli nel 1976 avvenne il 6 maggio...
Azzardo quindi l'ipotesi di una di poco successiva riedizione rivista e ampliata de "I falò di maggio", che venne forse anche reintitolata come "la luna e i falò".
Ho qualche problema con la discografia di Sannucci... Negli anni 70 sembrerebbe ridursi ad un unico disco, "I falò di maggio", quello riportato sui siti più ufficiali. Su altri siti - come questo - viene riportato invece un titolo diverso, "La luna e i falò", con un gruppo di testi che comprende quelli del titolo "ufficiale" più altri, come questa "Anna, la terra e l’acqua" e "Zuppa di Gemona"...
Il disco, in ogni caso, non uscì nel 1975 ma nell'aprile del 1976. Quindi, nella sua prima versione, non poteva contenere "Zuppa di Gemona", dato che il primo terremoto in Friuli nel 1976 avvenne il 6 maggio...
Azzardo quindi l'ipotesi di una di poco successiva riedizione rivista e ampliata de "I falò di maggio", che venne forse anche reintitolata come "la luna e i falò".
B.B. - 1/1/2019 - 11:24
×
Nell'album "La luna e i falò"
Testo (ri)trovato nel volume "Ma non è una malattia - Canzoni e movimento giovanile", a cura di Romano Madera, Savelli editore, 1978.
Eppure io questa canzone sono sicuro di averla già contribuita... chissà che non sia andata desaparecida... ma forse mi sbaglio e la confondo con qualche altra... comunque la (ri)propongo ora perchè mi pare bellissima...