Nei campi quando il sangue
si approssima al fango
e sospinge nel rogo del mondo
un bambino si era ferito,
dalla zappa per sempre segnato
poi la guerra ride il lupo
resta il muggito
di chi ha fame ed è sopravvissuto
torna scritto d aantico squallore
fa morire il conflitto è un affare.
Non so dove né come scovò
certi testi di Proudhon
Bakunin Malatesta e altri anarchici
predicava così:
"se non c'è libertà
non possiamo aspettar
l'Anarchia sarà
la difesa da
ogni autorità
per un equo avvenir."
I versi "cadremo in un fulgor di gloria"
non gli fu mai dato il segnale
maestro servizio del boia
ma dentro un rifiuto globale
con gli occhi al soffitto cantò
come a vincere un oblio
poi di nuovo al petto citò
l'inutilità di Dio
"se non c'è libertà
non possiamo aspettar
l'Anarchia sarà
la difesa da
ogni autorità
per un equo avvenir."
E il nero conquistò
nel giusto camminò così
dall'estremo Sud calabrese
non so come ancor più sopportò
il disgusto masticò
nel vedere trionfare il terrore
parodia di una rivoluzione
C'è un sentimento cattivo di inferiorità
scava feroce sempre dentro le sue prede
con la furia più cieca di un roditore paziente
in una terra pesante che non da più frutti o germogli
dopodiché ricompensa coi sogni
Una colonna in marcia nera
è entrata prepotete in San Lorenzo
devastando abitazioni e picchiando
uccidendo i ribelli sul posto
dove il mostro non presiste
ma si determina
si approssima al fango
e sospinge nel rogo del mondo
un bambino si era ferito,
dalla zappa per sempre segnato
poi la guerra ride il lupo
resta il muggito
di chi ha fame ed è sopravvissuto
torna scritto d aantico squallore
fa morire il conflitto è un affare.
Non so dove né come scovò
certi testi di Proudhon
Bakunin Malatesta e altri anarchici
predicava così:
"se non c'è libertà
non possiamo aspettar
l'Anarchia sarà
la difesa da
ogni autorità
per un equo avvenir."
I versi "cadremo in un fulgor di gloria"
non gli fu mai dato il segnale
maestro servizio del boia
ma dentro un rifiuto globale
con gli occhi al soffitto cantò
come a vincere un oblio
poi di nuovo al petto citò
l'inutilità di Dio
"se non c'è libertà
non possiamo aspettar
l'Anarchia sarà
la difesa da
ogni autorità
per un equo avvenir."
E il nero conquistò
nel giusto camminò così
dall'estremo Sud calabrese
non so come ancor più sopportò
il disgusto masticò
nel vedere trionfare il terrore
parodia di una rivoluzione
C'è un sentimento cattivo di inferiorità
scava feroce sempre dentro le sue prede
con la furia più cieca di un roditore paziente
in una terra pesante che non da più frutti o germogli
dopodiché ricompensa coi sogni
Una colonna in marcia nera
è entrata prepotete in San Lorenzo
devastando abitazioni e picchiando
uccidendo i ribelli sul posto
dove il mostro non presiste
ma si determina
envoyé par DQ82 - 29/12/2018 - 16:57
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La febbre incendiaria
Liberamente tratto dal romanzo "La Storia" di Elsa Morante
Marco Cantini: voce e chitarra acustica
Marco Rovelli: voce
Francesco "Fry" Moneti (Modena City Ramblers): violino
Riccardo Galardini: chitarre elettrica e acustica
Lorenzo Forti: basso elettrico
Fabrizio Morganti: batteria
Lele Fontana: hammond
Gianfilippo Boni: piano
Claudio Giovagnoli: sax tenore
Brano che narra la storia di Giuseppe Ramundo (il padre di Ida), maestro anarchico calabrese.
Di famiglia contadina, da bambino rimane leggermente storpio a causa di un incidente in campagna. Successivamente i genitori si arrangiano in modo da farlo studiare, mandandolo ad istruirsi dai preti: ma l’esperienza pretesca e padronale non farà che attizzare la sua fede ostinata verso l’anarchia (professarla gli era negato, perfino dalla moglie fra le mura della propria casa).
Giuseppe Ramundo esce di scena dal romanzo molto presto: morirà relativamente giovane, ma assisterà con impotente dolore alla marcia su Roma.
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