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Benim adım dertli dolap

Yunus Emre
Lingua: Turco


Yunus Emre

Lista delle versioni e commenti


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Nesini söyleyim canim efendim
(Âşık Serdarî)
Jackaroe
(anonimo)
Ed ora io domando tempo al tempo, ed egli mi risponde: Non ne ho!
(Banco Del Mutuo Soccorso)


[XIII - XIV sec. / 13th - 14th Century / 13ème - 14ème siècle]
Şarkı sözleri ve müzik / Parole e musica / Lyrics and music / Paroles et musique / Sanat ja sävel: Yunus Emre (1240-1320)
Musica / Music / Musique / Sävel: Özgür Baba & al.

Ruote idrauliche di Hama (Siria, ca. IV secolo d.C.)
Ruote idrauliche di Hama (Siria, ca. IV secolo d.C.)


La macchina che soffre (Incl. Scuse a Krzysiek Wrona)

Sì, le include le scuse a Krzysiek Wrona, ma per l’appunto parto proprio da queste. “RV” ha dei gravi difetti, e uno di questi è, a volte, un’enorme supponenza. Così, quanto Krzysiek Wrona aveva inserito questo antico canto turco, dovuto a colui che è probabilmente il più grande poeta medievale di quel paese, gli avevo dato un’occhiata distratta e lo avevo infilato negli “Extra” senza nemmeno passare dal via. Così facendo, non solo avevo dimostrato supponenza e superficialità (“sont deux choses qui vont très bien ensemble”), ma avevo anche privato il sito non solo di un gioiello, ma anche di un componimento che presenta una prospettiva assai singolare, per non dire proprio unica. A tutto questo cerco di rimediare con il consueto e abissale ritardo: qualche giorno fa, a commento sulla pagina di Nesini söyleyim canim efendim, Krzysiek Wrona ha spedito un semplice link che rimandava a questa pagina, come per dire: ehi, “RV”, guarda un po’ che c’è già nel sito, e dal 21 dicembre 2018”. Così, da un solstizio d’inverno siamo passati a un equinozio di primavera di sei anni dopo, ed eccomi qui a scusarmi con Krzysiek Wrona e a parlare un po’ di questo componimento straordinario del XIII secolo, straordinario nel senso letterale del termine: fuori dall’ordinario.

Yunus Emre (1240-1320) è stato uno dei poeti e mistici sufisti turchi più influenti del Medioevo. Sebbene non sia affatto semplice condensare la sua visione del mondo in poche parole, si può dire che era un filosofo che partiva dall’osservazione delle cose normali, quotidiane e nuove che lo circondavano per far poi notare la futilità delle cose umane. Ciò, in definitiva, è in pieno accordo con la visione Sufi del mondo. Tra queste cose umane di cui Yunus Emre fa notare la perfetta futilità e irrilevanza, ci sono le innovazioni tecnologiche, che suscitavano -allora come adesso- grande ammirazione ed orgoglio.

Tra queste innovazioni e meraviglie tecnologiche dell’epoca, sicuramente devono essere annoverate le grandi ruote ad acqua, o norie. La parola noria, diffusasi attraverso lo spagnolo, è di origine araba: nā‘ūra, pl. nawā‘īr, a sua volta dal siriaco nā‘orā, lett. “colei che geme”. Le ruote ad acqua, non di rado gigantesche, non erano in realtà un’innovazione ai tempi di Yunus Emre; esistevano già da parecchi secoli, usate per convogliare in acquedotti già all’avanguardia acqua per il rifornimento idrico delle città e per l’agricoltura. Si trattava di un comune ed efficace strumento di rifornimento idrico già nell’antica Grecia, in Egitto, India, Cina e nei paesi arabi e islamici. Uno strumento mai passato di moda e riproposto anche in tempi moderni ed attuali.

Lo stesso nome delle norie, “le gementi”, riproduce il caratteristico (ed inquietante) suono delle ruote ad acqua. Le più celebri norie di tutta la Storia, ancora esistenti ed attive nonostante i secoli, le distruzioni e le guerre, sono quelle di Hama, in Siria. Originariamente costruite a partire dal IV secolo d.C., si tratta di un sistema di 17 norie sul fiume Oronte. La più grande di queste ruote ad acqua, che doveva rifornire la grande Moschea di Hama, ha un diametro di 21 metri. Fu costruita nel 1361 ad aggiungersi alle altre già esistenti, e quindi non poté essere vista da Yunus Emre; ma è indubbio che il poeta e mistico, che compì storicamente un viaggio in Siria spingendosi fino a Damasco, abbia visto le norie che già si trovavano a Hama da secoli, e che ne abbia tratto ispirazione -in particolare dal loro suono.

Da qui il particolare punto di vista del poeta, che riconduce l’incessante lamento delle norie, prodotto dal legno con cui sono costruite, ad un’espressione di fatica eterna e di disperazione nei confronti di Dio. Disperazione che viene condivisa dal poeta che dà vita alla macchina e si immedesima in essa, rendendola uguale all’essere umano costretto ad ammazzarsi di lavoro. La macchina è un prodotto umano, ed all’uomo viene assimilata nella schiavitù del lavoro che produce dolore e eterno lamento. La macchina, al tempo stesso, schiavizza e viene schiavizzata: per questo si lamenta e geme per sempre. E’ anch’essa simbolo tangibile di sofferenza. Il lavoro è creazione, e la creazione provoca sofferenza e dolore. Come un essere umano, geme e si lamenta perché sta male.

Mi chiedo, in conclusione, se tale antico componimento di Yunus Emre sia stato in qualche modo presente al Banco del Mutuo Soccorso con la "ruota eterna, ruota pesante" di Ed ora io domando tempo al tempo, ed egli mi risponde: Non ne ho!. Una ruota eterna, una macchina che trascina con sé non acqua, ma esseri umani, "lenta nel suo cigolio" che somiglia terribilmente quello delle norie. Chissà, e probabilmente sono soltanto mie elucubrazioni. [RV]
Dolap niçin inilersin?
Derdim vardır inilerim,
Ben Mevlâ'ya âşık oldum,
Onun için inilerim

Benim adım dertli dolap,
Suyum akar yalap yalap,
Böyle emreylemiş Çalap,
Derdim vardır inilerim.

Suyum alçaktan çekerim,
Dönüp yükseğe dökerim,
Görün ben neler çekerim,
Derdim vardır inilerim.

Beni bir dağda buldular,
Kolum kanadım kırdılar,
Dolaba lâyık gördüler,
Derdim vardır inilerim.

Ben bir dağın ağacıyım,
Ne tatlıyım ne acıyım,
Ben Mevlâ'ya duacıyım,
Derdim vardır inilerim.

Dağdan kestiler hezenim,
Bozuldu türlü düzenim,
Ben bir usanmaz ozanım,
Derdim vardır inilerim.

Şol dülgerler beni yondu,
Her azam yerine kondu,
Bu iniltim Hak'tan geldi,
Derdim vardır inilerim.

Yunus burda gelen gülmez,
Kişi muradına ermez,
Bu fanide kimse kalmaz,
Derdim vardır inilerim.

Derviş Yunus eydür ahı,
Gözyaşı döker günahı,
Hakk'a aşıkım vallahi,
Onun için inilerim.

inviata da Krzysiek - 21/12/2018 - 00:20




Lingua: Inglese

English translation / Traduzione inglese / Traduction anglaise / Englanninkielinen käännös:
Namik Ciblak

https://dersimizvar.net/wp-content/upl...
Troubled Water-Wheel

Water-wheel, why do you moan?
For I've troubles, I moan.
I fell in love with the Lord,
That is why I moan.

My name is troubled water-wheel,
My water flows pure,
Thus, as the Lord wishes,
For I've troubles, I moan.

They found me on a mountain,
They broke my arms and wings,
They found me fit for a water-wheel,
For I've troubles, I moan.

I'm a tree of a mountain,
Neither sweet, nor bitter,
I'm thankful to the Lord,
For I've troubles, I moan.

They cut off my branches,
Destroyed all my order,
Yet, I'm an unwearied poet,
For I've troubles, I moan.

I take my water from below,
I turn and pour it high,
See how I suffer,
For I've troubles, I moan.

Yunus comes and finds no joy here,
The tree will never grow,
No one remains in this mortal world,
For I've troubles, I moan.

inviata da Krzysiek - 21/12/2018 - 00:30




Lingua: Italiano

Versione italiana / Italian version / Version italienne / Italiankielinen versio:
Riccardo Venturi, 20-3-2024 18:53
La noria

Noria, perché gemi e ti lamenti?
Mi lamento perché sto male.
M’accese l’amore per il Signore:
E’ per questo che mi lamento.

Il mio nome è: Noria Inquieta,
Limpida scorre la mia acqua.
Perciò, come vuole il Signore,
Io gemo perché sto male.

M’hanno trovata su una montagna,
M’hanno spezzato le braccia e le ali
Trovandomi adatta per fare una noria;
Io mi lamento perché sto male.

Ero un’albero di montagna,
Né troppo tenero, né troppo duro;
Ma sono grata al Signore,
Io gemo perché sto male.

Mi hanno tagliato i rami,
Han distrutto tutto il mio ordine.
Sì, sono un poeta mai stanco,
Io mi lamento perché sto male.

Prendo l’acqua da sotto di me,
Giro e la riverso in alto.
Guarda quanto io soffro:
Io gemo perché sto male.

Yunus Derviscio qui non si rallegra,
L’albero non ricrescerà mai.
Nessuno rimane in questo mondo mortale:
Gemo e mi lamento perché sto male.

20/3/2024 - 18:53




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