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Heksen

Eivør Pálsdóttir
Lingua: Danese


Eivør Pálsdóttir

Lista delle versioni e commenti


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Scritta da Eivør Pálsdóttir e Niels Skousen
Skrevet af Eivør Pálsdóttir og Niels Skousen
Written by Eivør Pálsdóttir and Niels Skousen
Composée par Eivør Pálsdóttir et Niels Skousen
Säveltäjät: Eivør Pálsdóttir ja Niels Skousen

Eivør Pálsdóttir.
Eivør Pálsdóttir.


Eivør Pálsdóttir è nata a Syðrugøta, nell'isola Eysturoy delle Fær Øer (Føroyar), il 21 luglio 1983. Con la sua voce fa quello che vuole, canta di essere stregata (Tróllabundin) stregando senz'altro chi la ascolta, indifferentemente in feroese, in islandese, in danese e in inglese, vive a Copenaghen e nel 2004 è stata nominata “Feroese dell'anno”. In realtà, pur vivendo in Danimarca, canta poco in danese; lo ha fatto per un testo scritto assieme al cantautore, musicista, drammaturgo e poeta danese Niels Skousen (nato a Colonia, in Germania, nel 1944) per raccontare la brutta, bruttissima storia di Maren Spliid.

"Qui abitava il sarto Laurids Splid, la cui sventurata moglie Maren, il 9 novembre 1641, fu arsa per stregoneria al patibolo di Ribe". Lapide sulla casa dei coniugi Splid, Sønderportsgade 3, Ribe (Danimarca).
"Qui abitava il sarto Laurids Splid, la cui sventurata moglie Maren, il 9 novembre 1641, fu arsa per stregoneria al patibolo di Ribe". Lapide sulla casa dei coniugi Splid, Sønderportsgade 3, Ribe (Danimarca).

Maren Spliid (o Splid, o Splids) è stata, probabilmente, la vittima della caccia alle streghe più nota in Danimarca. Ci si immagina, forse, la caccia alle streghe come una prerogativa dell'Inquisizione spagnola, delle oscurità cattoliche italiane o comunque del sud dell'Europa; invece ha imperversato dovunque. Maren Thomasdatter Spliid era nata nel 1600 nel villaggio di Grimstrup, presso Esbjerg; aveva sposato un capace sarto di Holsten, Laurids Spliid, stabilendosi nella città di Ribe nello Jutland, la più antica città di Danimarca (è nominata già in un documento dell'anno 704) e di tutti i paesi scandinavi. Laurids Spliid era diventato un uomo ricco e di successo, proprietario tra l'altro di numerose case in una delle quali teneva una locanda affidata alla gestione della moglie. I coniugi vivevano in una grande e bella casa nella Sønderportsgade. In pratica, un agiato notabile della città. Maren Spliid era nota come donna assai indipendente e dalla lingua tagliente; di che suscitare risentimenti, invidie, maldicenze.

Nel 1636, un sarto concorrente del marito, tale Didrik, si trovava invece in pessime acque sia dal punto di vista professionale che della sua salute. Per tutti i suoi problemi non trovò di meglio, quindi, che andare a denunciare per stregoneria la moglie del suo riuscito collega al tribunale di Ribe, nel marzo del 1637. Ai magistrati cittadini raccontò di essere stato svegliato, una notte, da ben tre streghe: due non le conosceva, ma la terza era -naturalmente- Maren Spliid. Penetrategli in casa, le tre streghe lo avrebbero gettato per terra tenendolo fermo, mentre Maren gli soffiava dentro la bocca; il giorno dopo, Didrik si era ritrovato gravemente ammalato vomitando, a suo dire, uno strano oggetto che si muoveva. Tale oggetto era stato quindi prodotto da Didrik all'osservazione di sacerdoti e del vescovo, che lo dichiararono “innaturale”; in realtà era stato, con tutta probabilità, fabbricato dallo stesso Didrik. Il marito di Maren era ben conscio dei veri motivi delle accuse di Didrik: la frustrazione e l'invidia. Non potendo prendersela direttamente con lui, si vendicava accusando vigliaccamente e falsamente sua moglie. Laurids Splid restò però a fianco della consorte, nonostante le accuse di stregoneria fossero a quei tempi una cosa terribilmente seria: e i magistrati gli credettero, assolvendo nel primo processo Maren da tutte le accuse. Non per questo Didrik demordette.

Si diede quindi da fare per trovare nuovi “testimoni” per sostenere l'accusa, recandosi di persona presso il re Cristiano IV, nel 1639. Il re dichiarò quindi che il caso dovesse essere riaperto, ordinando che Maren Spliid producesse quindici testimoni a suo favore che giurassero infondate le accuse di stregoneria. Ora, il fatto è che per il suo carattere di donna che non si lasciava certo mettere i piedi in testa da nessuno, nonché per essere moglie di un notabile e decisamente ricca, Maren si era fatta parecchi nemici i quali non vedevano l'ora di vederla in rovina. Non riuscì quindi a trovarli, i quindici testimoni. Nel 1640 si aprì quindi il secondo processo, durante il quale fu dichiarata colpevole; ciononostante, fu ancora una volta fatta mettere in libertà dal tribunale di Ribe: il giudice, evidentemente un uomo saggio, era stato obbligato a condannarla a causa degli ordini del Re, ma aveva comunque ritenuto le accuse un'emerita baggianata, vale a dire ciò che erano. Gli accusatori ricorsero allora alla Corte Suprema di Danimarca, un giudice della quale era il re Cristiano IV stesso; Maren Spliid fu quindi portata a Copenaghen.

Nonostante la legge proibisse esplicitamente di sottoporre a tortura un prigioniero prima che fosse giudicato, l'Augusto Sovrano danese, il cui volere era al di sopra della legge, la fece mandare al supplizio. Maren Spliid non resistette: non soltanto ammise di essere una strega, ma accusò a sua volta altre donne di esserlo. Fu quindi promulgata la sentenza:

“Poiché Maren Spliid, di persona e qui dinanzi alla Corte nonché in precedenti confessioni, ha affermato di avere esercitato la stregoneria, e quindi di avere vilipeso il Santo Sacramento della Comunione, la abbiamo riconosciuta come strega; soffra quindi sulla sua persona il fuoco e il rogo.”

In Danimarca, le streghe finivano al rogo esattamente come nel più oscuro villaggio spagnolo o italiano. Maren Spliid fu immediatamente riportata a Ribe. Il giorno dopo il verdetto, il 9 novembre 1641, fu portata al rogo; si narra che c'era talmente tanta gente, che il sacerdote chiamato a amministrarle i Santi Sacramenti ecc. non riuscì neppure a farsi strada per raggiungerla. A Maren Spliid fu fatta bere mezza bottiglia di un alcoolico per stordirla, e le fu legato in vita un sacchetto di polvere da sparo che, esplodendo, l'avrebbe uccisa immediatamente risparmiandole la morte più atroce. Assai particolare fu il modo in cui fu messa al rogo: invece di legarla al palo, fu dato prima fuoco ai “ventidue carichi di legna” nominati nella canzone, mentre Maren fu legata a una scala a pioli. Fu quindi presa, e rovesciata nel fuoco.

Le modalità di esecuzione di Maren Spliid sono le stesse usate nel 1571 a Amsterdam per Anne Hendricks, condannata però non per stregoneria, ma per eresia.
Le modalità di esecuzione di Maren Spliid sono le stesse usate nel 1571 a Amsterdam per Anne Hendricks, condannata però non per stregoneria, ma per eresia.


Non terminò lì, in Danimarca. Nel 1652, undici anni dopo, il rogo si accese di nuovo a Ribe per bruciare un'altra povera donna, Anna Bruds. Dopo di lei, la caccia alle streghe sembrò diradarsi; cionostante, per l'ultima vittima innocente di questa follia che ha attraversato l'Europa, bisognò attendere il 1693, quando fu arsa Anne Palles. [RV]
1641,
en novembermorgen.
Tågen smyger sig om Ribe by
og om domkirkens klokketårn.
Tunger af ild
under horisontens mørke sky
og hanerne galer
over Ribe by
-og klokkerne, de ringer.
 
Alle sognets klokker ringer,
ringer for en ny dag.
Det er idag at heksen skal brænde,
brænde på sin stag.
Vognene skumler gennem byen
over broen ud over engens græs
de kører ned til bålet,
der er betalt for toogtyve læs
-og klokkerne, de ringer.
 
Og så kommer kærren ud,
kærren hvor hun står,
medens vinden blæser,
blæser i hendes hår.
Hun har været på pinebænken
hvor hver tap i hjulet tæller tiden ned,
der hvor helvede
er en evighed.
-og klokkerne, de ringer.
 
Heksen skal brænde! Heksen skal brænde!
Hun hører stemmerne, hun ser
alle disse ansigter som hun kendte
men ikke kender mer.
Hun har været på pinebænken
hvor hver tap i hjulet tæller tiden ned,
der hvor helvede
er en evighed
-og klokkerne, de ringer.
 
Der bliver stille, bålet knitrer
og røgen driver sort
hen over mængden der står og stirrer
ind ad helvedes port.
Så spredes de,
båndet der bandt
brister som ved et trylleslag
og der er et stort hul midt iblandt dem
som alle flygter fra
- og klokkerne, de ringer.
 
Så kalder domkirkens klokker
og alle søger derhen
til et sted hvor fælles skyld
bli'r til fælles retfærd igen.
Og kirkens klokker, de ringer
sjælene ind i sit favntag
og over de bøjede hoveder
velsigner præsten denne dag
-og klokkerne, de ringer.

inviata da Riccardo Venturi - 10/10/2018 - 23:41




Lingua: Italiano

Traduzione italiana / Italiensk oversættelse / Italian translation / Traduction italienne / Italkiankielinen käännös: Riccardo Venturi, 11-10-2018 01:15

LA STREGA

1641,
una notte di novembre.
La nebbia si addensa sulla città di Ribe
e attorno al campanile della cattedrale.
Lingue di fuoco
sotto l'orizzonte del cielo scuro
e i galli cantano
sulla città di Ribe,
e le campane rintoccano.

Suonano tutte le campane delle parrocchie,
chiamano a un nuovo giorno.
È oggi che la strega deve bruciare,
bruciare sul suo rogo.
Per la città brontolano i carri,
sul ponte e sull'erba del prato,
vanno giù al rogo
pagato per ventidue carichi di legna,
e le campane rintoccano.

Ecco che spunta il carro,
il carro dove sta lei,
mentre soffia il vento,
le soffia nei capelli.
È stata sul banco di tortura
dove ogni dente della ruota fa il conto alla rovescia,
dove l'inferno
è un'eternità.
E le campane rintoccano.

La strega deve bruciare! La strega deve bruciare!
Lei sente le voci, vede
tutti quelle facce che conosceva,
ma che non conosce più.
È stata sul banco di tortura
dove ogni dente della ruota fa il conto alla rovescia,
dove l'inferno
è un'eternità.
E le campane rintoccano.

Silenzio. Il fuoco crepita
e il fumo nero si spande
sulla folla assiepata in piedi
alle porte dell'inferno.
E così si disperdono,
il ceppo che la legava
si spezza come per magia
e c'è un grosso buco vuoto fra di loro
dal quale tutti scappano via,
e le campane rintoccano.

E cosí le campane della cattedrale chiamano
e tutti si avviano
a un posto dove la colpa comune
ridiventa virtuosità comune.
E le campane della chiesa chiamano
le anime al loro abbraccio
e sopra le teste chine
il prete benedice quel giorno.
E le campane rintoccano.

11/10/2018 - 01:16




Lingua: Inglese

English translation / Traduzione inglese / Engelsk oversættelse / Traduction anglaise / Englanninkielinen käännös

The following translation is reproduced from Lyricstranslate, made by “Seppo Ilmarinen”. Though his Kalevala nickname, the translator declares English to be his native language. Nevertheless, I think he has misunderstood a certain number of points in the Danish lyrics (especially tenses), and his “native English” seems to be a bit lame here and there. I confess I don't like that much criticizing other people's translations, but I couldn't help making some corrections in the English. I hope of course not to have added new errors! Anyway, a new English translation should be advisable. [RV]
THE WITCH

1641,
A November morning.
The fog clings around the town of Ribe
And around the belltower of the cathedral.
Tongues of fire
Under the horizon's dark sky
And the roosters crow
Over the town of Ribe
- And the bells, they toll.

All the bells are tolling in the parishes,
They are tolling for a new day.
It is today the witch is ready to burn,
Burn on her stake.
The wagons grumble though the town,
Over the bridge out, over the meadow's grass
They drive down to the stake,
Which is paid for twenty-two loads
- And the bells, they toll.

And so the cart comes out,
The cart on which she stood,
While the wind blows,
Blows through her hair.
She has been on the rack
Where every cog on the wheel counts down the time,
Where hell
Is an eternity.
-and the bells, they toll.

The witch must burn! The witch must burn!
She hears the voices, she sees
All those faces she knew
But doesn't recognise any more.
She has been on the rack
Where every cog on the wheel counts down the time,
Where hell
Is an eternity.
- And the bells, they toll.

It becomes quiet, the fire crackles
And the smoke drifts black
Down over the crowd that stands and stares
In at Hell's gate.
And so they scatter
The fetters that bound,
They burst as if by magic,
And there is a big gap in their midst
That all run away from
- And the bells, they toll.

And so the cathedral's bells call
And all make for
The place where shared blame
Turns into shared righteousness again.
And the bells of the church, they call
The souls into its embrace
And over the bent heads
The priest gives his blessing that day,
- And the bells, they toll.

inviata da Riccardo Venturi - 12/10/2018 - 11:26


Trøllabundin

I am not amazed Eivør Pálsdóttir (“Paul's daughter”) has written and performed a song about Maren Spliid, the best known of all Danish witches: Eivør herself declares here to be a witch or a sorceress, or at least to be spellbound, enchanted and bewitched (trøllabundin) by some wizard. I hope of course she won't be burnt someplace in Tórshavn: it would be too great a loss. Jokes apart, I too am persuaded Eivør is sort of a sorceress or enchantress: she has enchanted me with her voice. Of course, this is a love song Eivør sings in her native Faroese language, and I am pleased to include it in the same page of a song mostly about human hatred and foolishness -things that kings, judges & churches have well fed through the centuries. So, let's all be trøllabundin by Eivør, the best answer we can give to haters and all their gods, stakes and holy torture racks.



Trøllabundin eri eg eri eg
Galdramaður festi meg festi meg
Trøllabundin djúpt í míni sál í míni sál
Í hjartanum logar brennandi bál brennandi bál

Trøllabundin eri eg eri eg
Galdramaður festi meg festi meg
Trøllabundin inn í hjartarót í hjartarót
Eyga mítt festist har ið galdramaðurin stóð

Spellbound I am, I am
The wizard has enchanted me, enchanted me
Spellbound deep in my soul, in my soul
In my heart burns a sizzling fire, a sizzling fire

Spellbound I am, I am
The wizard has enchanted me, enchanted me
Spellbound in my heart's root, my heart's root
My eyes gaze to where the wizard stood



Riccardo Venturi - 12/10/2018 - 12:19




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