Francesco Pelosi: Il rito della città
GLI EXTRA DELLE CCG / AWS EXTRAS / LES EXTRAS DES CCGLangue: italien
Fai tacere questa voce con l'urlo della tua vita,
Non c'è strada per dirsi addio nel rito della città.
Aspettiamo il miracolo, il coraggio, l'inondazione,
Canta il sacerdote che la notte sta per venire.
Offri il Martini con le arance
A lui che bestemmia mentre i suoi occhi
Pregano, e prendi questo valzer,
Danza con me finché la morte muore
Fino alla fine dell'amore.
Buio e luna, c'è una bambina che ti chiama per farti paura,
La sua mamma, come la dea, ha occhi di terra e smeraldo.
Viene misericordia fra le mani di un'antica unione
In quel borgo di nebbia che conosce la nostra canzone.
Lascia il dolore sulle guance,
Che il sale cattura la luce e scioglie
Distanze, e prendi questo valzer,
Con una rosa fra i denti
Fino alla fine delle danze.
C'è un albergo a Vienna dove dormono Klimt e Schiele,
Là i gitani con la chitarra ricamano le architetture.
Per chi passa e dà un soldo c'è un sorriso o una maledizione,
Per chi ancora ha il ricordo della polvere e della neve.
Tieni questa mano sulla pancia,
Fin dove il gatto si scalda e trema
Alla fiamma, nel rito della città,
Prendi con me questa danza
Fin quando la morte si stanca.
Danziamo insieme dall'albero di quel cortile
Al fiore che dai tuoi capelli cade.
Non c'è strada per dirsi addio nel rito della città.
Aspettiamo il miracolo, il coraggio, l'inondazione,
Canta il sacerdote che la notte sta per venire.
Offri il Martini con le arance
A lui che bestemmia mentre i suoi occhi
Pregano, e prendi questo valzer,
Danza con me finché la morte muore
Fino alla fine dell'amore.
Buio e luna, c'è una bambina che ti chiama per farti paura,
La sua mamma, come la dea, ha occhi di terra e smeraldo.
Viene misericordia fra le mani di un'antica unione
In quel borgo di nebbia che conosce la nostra canzone.
Lascia il dolore sulle guance,
Che il sale cattura la luce e scioglie
Distanze, e prendi questo valzer,
Con una rosa fra i denti
Fino alla fine delle danze.
C'è un albergo a Vienna dove dormono Klimt e Schiele,
Là i gitani con la chitarra ricamano le architetture.
Per chi passa e dà un soldo c'è un sorriso o una maledizione,
Per chi ancora ha il ricordo della polvere e della neve.
Tieni questa mano sulla pancia,
Fin dove il gatto si scalda e trema
Alla fiamma, nel rito della città,
Prendi con me questa danza
Fin quando la morte si stanca.
Danziamo insieme dall'albero di quel cortile
Al fiore che dai tuoi capelli cade.
envoyé par Riccardo Venturi - 19/8/2018 - 06:08
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Testo e musica di Francesco Pelosi
Lyrics and music by Francesco Pelosi
Paroles et musique de Francesco Pelosi
Sanat ja musiikki: Francesco Pelosi
Album: Il rito della città
- 1260
- Nordest
- Il rito della città
Il rito della città, album d’esordio di Francesco Pelosi uscito il 6 ottobre 2017 e anticipato dal singolo O Morte, ha come protagonista la città, luogo di partenza di un’indagine sentimentale e sonora che, più che suggerita, gli è stata costretta per diritto di nascita. Leonard Cohen cantava di non avere scelta, poiché nato con una “golden voice”. Più o meno allo stesso modo, nascere in una città di provincia, stretto fra due fabbriche e inondato di mitologie a basso prezzo (ma costosissime per l’anima), dall’osteria alla resistenza e dal cattolicesimo al mercato globale, non lascia scampo. Bisogna darsi da fare per raccogliere ciò che di vero esiste ancora in quel piccolo mondo nuovo che ci ha accolti. Si scopre così, non senza amarezza o rassegnazione, che esistono spiriti affini, che alcune mitologie sono ancora vive e concrete e che il viaggio, per quanto difficoltoso a arduo, esiste, si manifesta.
Il rito che ne consegue e che abbiamo imparato ad ammansire per non esserne divorati completamente è allora la porta spalancata del passato che ci permette di appoggiarci e dare il colpo di reni verso l’avanti. Il bancone di un bar. Il letto di un amante. Il legno di una chitarra.
Alcuni santi guidano l’impresa, pochi amici si fermano ancora a cantare tutta la notte, molti critici avversano. L’entropia sembra governare. Ma un fiore sboccia ancora tra le labbra e custodito fra un seno e un palmo irradia il mondo di vita. In alto i calici allora (e un goccio a terra per i defunti), il rito della città non è soltanto distruzione servile e malinconico annegamento. È un gesto antico che comprende i nostri giorni, ci guarda nelle viscere e quieto come un orso soffia il suo respiro sui cuori. Di questo si è cercato di cantare. Suggestioni e mitologie. Carne e magia. Materia e Immaginazione.
Canzoni fatte di maglia sdrucita e pasta per le mani. Ricordi, dissolvenze, spietate constatazioni e amore irriducibile. Chi metterà un piede nel cerchio della danza non potrà non partecipare al rito. Costa ben poco: un ascolto dedicato e senza indulgenze, un tempo lento, una coperta, un fuoco, un bicchiere di vino e qualcuno con cui condividerlo.