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Cupamente

Mara Redeghieri
Lingua: Italiano


Mara Redeghieri

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Testo e musica di Mara Redeghieri
dall'album Recidiva

Mara ha poi riproposto il brano in un singolare duetto con Orietta Berti

L'avidità e l'aridità dei nuovi mostri del capitalismo raccontati con le modalità della filastrocca.
 Mara Redeghieri e Orietta Berti


"Orietta Berti è un pezzo della mia terra, una stagione politica sana di un'Emilia ancora semplice e diretta – spiega Mara Redeghieri – Lei è tutto quello che io non sono, ha la tecnica del bel canto, è una voce che vorrei avere, una delle grandi interpreti, invulnerabile. E’ una presenza che assicura semplicità e franchezza. E’ meglio di come sono abituata ad immaginarla: dolcissima, sicura, imperturbabile, sincera. La stimo molto e mi piacerebbe che ascoltasse le mie canzoni e se ne incapricciasse un poco".

"Prima di questo duetto non avevo mai incontrato Mara personalmente - racconta Orietta Berti - Ho scoperto una brava cantante, una brava autrice e una collega con un suo mondo musicale molto interessante da raccontare: chiaro, sagace ed immediato. Mara parla dei tempi che stiamo vivendo. Tempi duri, tempi cupi. E lo fa con uno sguardo attento e mai banale, avvolgendoti con ironia e senso della realtà. Sul piano umano è una creatura speciale. È emiliana come me, quindi legata alle tradizioni, con radici salde. Mi è sembrato come se ci conoscessimo da sempre. Mara è un simpatico folletto, capace di stupirti ogni volta. È stata una bella esperienza ma anche una piacevole sorpresa perché con questa collaborazione oggi ho un’amica in più".

Mara Redeghieri e Orietta Berti sorprendono con 'Cupamente'
Mente acuta vive cupamente,
si arrabatta nel suo poco e niente,
pensa sempre a quanto può costare
e se vale la pena di comprare.

Conta spesso le sue monetine.
Conta i sassi, conta le palline.
Si domanda se gli può bastare,
per comprare, comprare e ricomprare.

Traboccanti i suoi magazzini.
Trema e teme per i suoi soldini.
Si domanda se ce la può fare,
con il lungo inverno da passare.

Cupamente conta e poi riconta,
non si stanca mai di speculare,
costruisce case sulla sabbia
e autostrade che finiscono nel mare.

Conta le sue monetine,
conta le palline,
ma le conta male.
Conta, conta e si sfinisce,
che non conta niente,
tutto ‘sto contare.

Tristemente naviga nel fango,
spegne il faro, deve risparmiare,
non capisce quello che succede,
ma continua ciecamente il suo remare.

S’ode un tonfo, salta nella nebbia,
e lamento crepita nel cuore.
Vede un’ombra ma non è sicuro,
quella cena era pesante da morire.

Un deserto al posto del giardino,
un lucchetto per ogni stanzino,
tutto chiuso e ben sigillato,
Sotto vetro dentro un carro armato.

Cupamente stasera è molto triste,
non ha pace si sente torturare,
al pensiero di dover morire
senza avere né potuto guadagnare…

Conta quattro monetine,
cinque o sei sardine,
sapore di sale.

Conta, conta ma svanisce
tutto questo niente,
fino in fondo al mare.

Conta le sue monetine,
conta le palline,
ma le conta male.

Conta, conta e si sfinisce,
che non conta niente,
tutto ‘sto contare.

16/7/2018 - 22:36




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