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Domande di un Anonimo Asociale

Anonimo Toscano del XXI secolo
Lingua: Italiano


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[26 giugno 2018]
Con tanti saluti a zio Bert

Nel cerchio, August Landmesser.
Nel cerchio, August Landmesser.
Il caporale Adolfo, chi lo ha votato,
Nel '33, quando c'era la crisi?
C'è stato forse un colpo di stato in Doichlandia?
E in Spaghettonia, le piazze acclamanti
per l'Imperivm, erano colme di aristocratici e ricchi?
Y el pueblo de Opusdeya stava proprio tutto quanto,
nel '36, con los republicanos y los anarquistas?
Potere al popolo! Sí, certo, d'accordo,
ma 'sto popolo ve lo siete fabbricato da soli?
La coscienza di classe
sarebbe necessaria, ma se poi va da una parte che non vi garba?
Anche nella favolosa Atlantide
la notte che il mare li inghiottì magari stavano urlando
“Le case agli Atlantidèi!”, o “gli schiavi ci rubano il lavoro!”,
e il re di Atlantide twittò fino all'ultimo.
Il ricco Donaldo di Dollaria eresse muri e cacciò tutti i Maya,
da solo?
Nell'antica Sarmatia ci fu una gran rivoluzione
in nome del popolo, che un tempo adorava il suo vittorioso
zar con i baffi, e dal quale era mandato a svernare in Siberia;
che avrà pensato il narod quando si ritrovò con un altro zar baffuto
che vinceva le guerre e mandava a svernare in Siberia?
Nell'Etruria Felix dove regnava i' pòpholo,
a un certo punto i' pòpholo s'accorse
che ugn'andàa più di regnare, ma di èsse' regnaho.
Avrà cessato di essere un popolo?
Al popolo garban gli dèi, i telefonini e il pallone,
al popolo garban l'ammòre, la famìgghia e la schiavitù,
siete poi poi sicuri di esser tanto per il popolo?
Sennò vi tocca sciogliere il popolo
e indirne un altro.
Il popolo non è mai
come si vorrebbe che fosse;
il popolo vuole pane e lavoro,
vuole capipòpolo e cazzi in culo.
Vuole ogni anno un grand'uomo
e, per le quote rosa, anche una gran donna.

E la cosa che vuole di meno
è farsi domande.

26/6/2018 - 11:12


Caro Anonimo Asociale, bella la tua disincantata riflessione in forma di canzone.

Però non trovi che in sè la parola "popolo" fosse anche bella, prima che ne rubassero il significato?

Comunità, mettere insieme, riempire...

Oggi purtroppo popolo è sinonimo di gente, termine che ho sempre trovato più appropriato a descrivere la massa del "panem et circenses"

"La gente sono cattivi!", non ricordo più chi si esprimesse così, ma aveva ragione.

E la gente è anche ingenua (l'etimo è lo stesso) e poi si prende dei gran cazzi in culo dall'alto proprio quando invece crede di infilarlo a qualcuno in basso.

Saluzzi

B.B. - 26/6/2018 - 13:45


La parola "popolo", non so se tutti lo sanno, è di origine etrusca. Fa parte di quello zoccolo duro di parole etrusche che trasmigrarono nel latino, ma non in quello strettamente "popolare", idioma contadino che si atteneva ostinato a ciò che più gli interessava: l'agricoltura. L'etrusco Φuφlu, puplu, termine che può a sua volta essere stato ripreso da un qualche idioma preindoeuropeo e pre-etrusco, fa parte invece, e sin dal suo emergere, di quei termini che indicano in realtà l'organizzazione dello stato: denota infatti l'insieme di persone che abitano in un medesimo e delimitato territorio (da qui, ad esempio, il nome dell'importante città di Populonia, Φuφluna). Passando in latino, assunse un significato ancor più determinato: l'insieme dei cittadini in possesso dei diritti civili e politici. Si tratta quindi di un termine che esclude chi tali diritti non li ha.

Con tale sua estremamente precisa denominazione giuridica, e con la sua specializzazione, il termine cessò ben presto di essere un concetto "popolare". Indicava tutt'altro che la massa, e la massa non lo usò affatto. Ne fa fede il fatto che, in italiano, "popolo" è un cultismo, un latinismo rimesso in auge nel Rinascimento; non ha subito nessuna evoluzione fonetica popolare, come invece il suo completo omofono populu-, che indicava un comune albero e che è diventato il "pioppo". Il concetto di "popolo" è rimasto del tutto assente, per secoli, dalla coscienza del popolo; quando vi è entrato, vi è entrato comunque con una vaghezza, un'indeterminatezza, con la tendenza alla manipolazione e all'annullamento di massa. Quando il "popolo" si trovava a definire se stesso, e più spesso ad essere definito da altrui, si chiamava "plebe", latino plebs, un'altra parola che nel suo significato "di massa" cadde nel dimenticatoio presso la plebe, ma che si ritrovò però ad essere trasformato in "pieve" quando le comunità rurali dell'alto medioevo si riunivano e cercavano protezione, in quegli oscuri tempi, presso l'unica entità capace di offrirgliela: le chiese di campagna. E fu così che anche la "plebe" riapparve, secoli dopo, a cura di aristocratici, colti e ricchi umanisti.

Una parola "bella"? In linea di massima, ho sempre cercato di ragionare in base alla storia delle parole, senza considerazioni più o meno estetiche. La data storia di una data parola, e le sue evoluzioni fonetiche e semantiche, mi dicono qualche cosa; per il resto, confesso di non avere nessuna tendenza "romantica" riguardo alle parole. Le quali, nella loro quasi totalità, non sono poi proprietà esclusiva di nessuno; indi per cui, non credo affatto che si possa loro "rubare" il significato. Le parole sono organicamente pubbliche (a proposito: il latino publicus deriva precisamente da populus, latino arcaico *pop[u]likos). Ognuno se ne appropria nel modo che più gli aggrada, e stabilendo spesso una sorta di "competizione" tra i significati che devono essere fatti passare con maggiore possibilità di successo e, quindi, di esclusione degli altri possibili significati.

Peraltro, non mi stupisco che la parola "gente" sia stata sempre più amata (ed usata) dalla gente. Indica (gens) la "stirpe", i legami familiari e di discendenza: questo sì un concetto autenticamente popolare, e privo di difficili e antipatiche connotazioni giuridiche.

Non so se questa sia una sorta di "risposta" o meno, comunque. Ritengo che la storia delle parole permetta di mettere in luce strutture sociali ataviche e ripetitive. Ad esempio, la paura dello straniero, del barbaro, dell'invasore che ammazza, devasta, stupra, ruba e si prende la tua terra. "Va fuori d'Italia, va fuori o stranier!", e l'Inno di Garibaldi lo cantavano pure i partigiani. Per quel che mi riguarda, non mi sentirei di far parte di nessun "popolo". Mi sento di essere una persona, peraltro altra parola etrusca (φersu) passata in latino, e dal significato originario di: maschera teatrale. Ma riconosco anche di far parte di strutture che si sono accavallate nel tempo, e non posso non farne parte: come "persona" porto tutte queste maschere nella rappresentazione teatrale dell'esistenza e dei suoi tentativi per esistersi addosso. Saluti!

L'Anonimo Toscano del XXI secolo - 26/6/2018 - 14:51


La foto dell'uomo fuori dal gregge potrebbe non ritrarre August Landmesser bensì un altro lavoratore dei cantieri navali Blohm & Voss di Amburgo, di nome Gustav Wegert (1890-1959)

Non ebbe il destino tragico di persecuzione subìto da Landmesser. Gustav Wegert era un cristiano praticante e per la sua fede riteneva che l'ubbidienza fosse dovuta a Dio più che al Führer. E come uomo di fede era molto contrariato di dover partecipare ai vari navali che la propaganda voleva la domenica per costringere tutti ad assistervi.

Comunque, che sia stato Landmesser o Wegert non cambia nulla. Era solo per raccontare un'altra piccola storia di resistenza...

B.B. - 27/6/2018 - 10:23


Nella mia lingua esistono due parole, è un dato di fatto, "lud" e "lód". Si pronunciano (oggi come oggi non c'è quasi nessuna differenza nella pronuncia fra di esse) nella stessa maniera.
La prima significa "popolo", la seconda - "ghiaccio" :)

k - 27/6/2018 - 19:57


Zì zì, però sono le strane (talora meravigliose, talora sconcertanti, talora divertenti) coincidenze che avvengono in ogni lingua e in ogni epoca (quella latina tra il "populus" maschile come "popolo", e il "populus" come "pioppo", che però è femminile, è già stata accennata). Il polacco lud "popolo" è da antica radice indoeuropea (*hılewdʰ-), che indicava in origine il concetto del "crescere" (il popolo, naturalmente, si riproduce). Nel ramo slavo e in quello germanico ha dato il concetto di "popolo", "gente": protoslavo *ljudъ, polacco lud, tedesco Leute. Ma in altre lingue indoeuropee, con un ampliamento, ha dato anche il concetto di "libertà": greco ἐλεύθερος, latino liber. Interessante, no, la "libertà" come "crescere" fin da una remota antichità...

Il "ghiaccio" del polacco lód è parola esclusivamente balto-slava. Ha parenti soltanto nel lituano (ledas "ghiaccio"), nel lettone (ledus) e nello scomparso antico prussiano (ladis). Saluti popolari & ghiacciati!

L'Anonimo Toscano del XXI secolo - 27/6/2018 - 20:30


Molto facondo, ma nota bene che da noi "gens" viene da "lud", perché - "ludzie" :P
Ultimamente ho sentito un aneddoto che racconta come il nostro famigerato "presidente" del partito PIS (che sta al potere) Jarosław Kaczyński, ha esclamato un benvenuto, umilmente e amichevolmente in inglese, a una delegazione straniera. Il fatto ha avuto luogo nella residenza di proprietà statale situata al penisola Hel, sul Mar Baltico.

"Welcome to Hel" :D

Hel


Vai a vedere poi, da dove viene il nome di quest'maledetto spicchio di sabbia :DDD

krzyś - 27/6/2018 - 21:07


Devo dire che è la prima volta in vita mia che mi sento dare di "facondo", ma c'è sempre una prima volta! :-) Beh, poi in tutte le lingue slave, la "gente" è il plurale di "lud" (tipo in croato ljudi, esattamente come il tedesco Leute che è un plurale pure lui). E' simpatico pensare che, mettiamo un diecimila anni fa i prototedeschi e i protopolacchi magari mangiavano insieme qualche orso da qualche parte vicino agli Urali (oppure erano mangiati dall'orso), e si trombavano le donne a vicenda senza fare tante storie, facendo appunto "crescere" il lud.

Poi ambisco a presentarti il partito PIS come me lo vedo io:

manneken


Quanto all'isola o penisola di Hel, ti avverto che in tedesco si chiama Hela e che il suo nome è proprio di origine scandinava. Non è quindi affatto di fuori che il suo nome abbia a che fare con la dea Hel (dea dei morti, figlia del perfido Loki della Lokasenna eddica) e con lo Hel (dimora dei morti). "Welcome to Hel" potrebbe essere un'ottima cosa: la presidenza polacca riceve le delegazioni all'inferno!!!!!

L'Anonimo Toscano del XXI secolo (Witajcie w Helu!!) - 27/6/2018 - 21:49


Witajcie na Helu!!!

(tipo: piss off :DDDDDDDDDDDDDDDDDD )


e (sì), si dice che viene da questa là, perchè in protoslavo "hela" significava pure probabilmente un posto desolato, un deserto freddo, insomma, un postaccio :)


Grazie Rick, e mi raccomando, stai a caldo :)

Salud

Krzysiek - 27/6/2018 - 22:20


Sul caldo non c'è dubbio, per la prossima settimana hanno messo 36-37 gradi a Firenze! :-)

Ma "na" si usa sempre coi nomi tipo di isole...? Witajcie na Elby....?

Saludz !!!

L'Anonimo Toscano del XXI secolo - 27/6/2018 - 22:31


Tak

Na Sycylii

Na Kubie

Na Bahama

Na Hawajach


etc

k - 27/6/2018 - 23:21


ma io non dovrei scivere piuttosto: "residenza di proprietà statale situata SULLA penisola Hel" ?

k - 27/6/2018 - 23:23


Quindi casomai "Na Elbie"....!!!

L'Anonimo Toscano del XXI secolo (Witajcie na Elbie - speriamo presto) - 27/6/2018 - 23:57


esatto

k - 28/6/2018 - 00:21




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