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E ven quel més

anonimo
Lingua: Italiano (Lombardo, Alto Milanese)



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Un brano raccolto ad Arluno, nell’Alto Milanese, e inciso dal Nuovo Canzoniere Milanese nell’LP “Il bosco degli alberi : Storia d'Italia dall'Unità a oggi attraverso il giudizio delle classi popolari”, a cura di Gianni Bosio e Francesco Coggiola, I Dischi del Sole, 1971.
Testo trovato nel volume di Nanni Svampa "La mia morosa cara. Canti popolari milanesi e lombardi”, 1977, ultima edizione 2007.

Végna quel més
quel més di cavalée (1)
e 'l pover paisàn
ne bev gnanca 'n biccér.

I pover donètt
sú e giù per sti tavol (2)
e i omen in sul morón (3)
che paren tucc di diavol.

Végn al campée (4)
sú l'uss de la cà
con sappa e la badila
e 'nduma a lavorà.

Végn san Martin (5)
gh'è 'l ficc de pagà (6)
pollaster e capón
lor devan andà a porta.

Lor van a Milan
con pollaster e capón
lor van in dal lattée (7)
e bevan in del gran salón.
(1) cavalée = baco da seta
(2) tavol = i tavoli su cui vengono allevati i bachi
(3) morón = il gelso, le cui foglie costituiscono la dieta esclusica delle larve di Bombyx mori, il baco da seta.
(4) campée = campiere, un contadino che era incaricato di organizzare le squadre di lavoro. Delegato del fattore, senza averne poteri e benefici.
(5) (6) san Martin, 11 novembre. Sono i giorni della cosiddetta estate di San Martino, quando nell’autunno inoltrato può verificarsi un clima più tiepido. Era spesso il giorno di scadenza dei contratti agrari e a molti braccianti toccava pagare in natura l’affitto al padrone.
(7) lattée: non ho capito bene il senso del verso. Forse che i padroni, oltre a ricevere pollastri e capponi, andavano anche a ritirare i formaggi stagionati che invece i contadini normalmente non potevano permettersi...

inviata da Bernart Bartleby - 5/6/2018 - 09:59




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