È troppo comodo
scrivere o dire
giù le mani dal Vietnàm,
ben più difficile è saper lottare
per la propria libertà
Il Vietnàm
è troppo lontano
per essere noi là,
ma per qualcuno
è a portata di mano:
ci semina il napàlm
E tu mi dici
che anche cantare
può essere d'aiuto,
ma io penso che un uomo che muore
non senta il nostro canto
Pensa alla donna
che ha lasciato
nella casa lontana,
pensa al domani
per cui ha combattuto
ma che lui non vedrà
È troppo comodo
scrivere o dire
giù le mani dal Vietnàm,
ben più difficile è saper morire
per la propria libertà.
scrivere o dire
giù le mani dal Vietnàm,
ben più difficile è saper lottare
per la propria libertà
Il Vietnàm
è troppo lontano
per essere noi là,
ma per qualcuno
è a portata di mano:
ci semina il napàlm
E tu mi dici
che anche cantare
può essere d'aiuto,
ma io penso che un uomo che muore
non senta il nostro canto
Pensa alla donna
che ha lasciato
nella casa lontana,
pensa al domani
per cui ha combattuto
ma che lui non vedrà
È troppo comodo
scrivere o dire
giù le mani dal Vietnàm,
ben più difficile è saper morire
per la propria libertà.
envoyé par Riccardo Venturi - 4/4/2007 - 02:15
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Testo e musica di Pino Masi
"Ti ho appena offerto, prima di ogni altro mio testo, caro Lettore, quello di una canzone scritta tra il '66 ed il '67 - la mia prima, ancora ingenua, canzone - e colgo l'occasione al volo per adempiere - pur se in maniera non meditata fino a un attimo fa - anche alla seconda, non secondaria, richiesta dell'Editore (la prima fu quella di raccogliere, in un libro, tutti i testi): "...affiancare, ai versi di tutte le tue canzoni, un commento utile al Lettore per poterli 'vedere'... nel loro contesto culturale, storico, sociale." Come potevo quindi, adesso, non sottolineare subito la parola Vietnam e dire quanto forte abbia 'suonato il campanello' di quel dramma - nel '66 compivo i miei primi venti anni - per quelli della mia generazione? Fu, quello, un 'campanello' della Storia. E suonò, allora, tanto forte quanto, alle nuove generazioni, suona ora quello irakeno. Tanto forte che tutti, allora, ma va bene anche adesso, scegliemmo, invece di abbandonarli e perderli, di radunare i nostri sogni - tutti - in un progetto comune. Progetto arditissimo - scoprivamo con sorpresa, appena adulti, di essere liberi e uguali - che ci rese tutti (seppure, come vedremo poi, rischiosamente) davvero amici."
Pino Masi, da Pino Masi, quarant'anni di canzoni