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Lili Marleen

Baustelle


Baustelle

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(2016)
Singolo, inedita in album
Baustelle  Lili Marleen

La Lili Marleen dei Baustelle non è una cover della famosissima canzone, ma il riferimento alla guerra, nel testo, è palese. Si parla di Parigi, città occupata dalle SS e negli ultimi anni presa di mira dallo Stato islamico. Si parla di Allah e di Dio, di kalashnikov e kamikaze. Si cita David Bowie: pensando a Heroes, con l’immagine del muro di Berlino sullo sfondo, il riferimento appare tuttaltro che casuale. E poi Joseph Kosma, Jacques Prevert (il primo ha messo in musica alcune poesie del secondo), Michel Houellebecq (scrittore accusato prima di “islamofobia” e poi di essere un simpatizzante dell’Islam) e il poeta Guillaume Apollinaire.

La Stampa
Siamo bambini rapiti sepolti in un bar
Guardiamo la Senna che passa e che va
Parigi è una stella, non è una città
Paghiamo il conto in fretta
Ragazzi terribili delle SS
Hanno già fatto irruzione in hotel
Amore non piangere, vieni con me
Scivoliamo via

Mentre facciamo l’amore
Sentiamo sparare
Voci che gridano il nome di Allah
Il fiato si gela con freddo che fa

Lili Marleen
Auf Wiedersehen
Mourir en scene
Ça fait combien?
Lili Marleen
Lili je t’aime
Joseph Kosma et Jacques Prevert
Ich will dich

Io mi ricordo i tuoi occhi
Venati d’inverno
La voce di Bowie su Spotify
Un giorno di nuovo mi sorriderai

Lili Marleen
Auf Wiedersehen
Mourir en scene
Ça fait combien?

Adesso per chi canterai
E con chi dividerai
Le sigarette della guerra
Chi eravamo noi
Te lo ricorderai
Un cancro
Un’eresia
Due cani in sagrestia

Lili Marleen
Auf Wiedersehen
Mourir en scene
Ça fait combien?
Lili Marleen
Lili je t’aime
Apollinaire et Jacques Prevert

Lili Marleen
No, rien de rien
Mourir en scene
Ca fait combien
Lili Marleen
Lili je t’aime
Michel Houellebecq et Jacques Prevert

Dio che muovi l’amore e la morte
La violenza, le salme risorte
Lo scirocco che sbatte le porte
La tastiera del mio pianoforte
Vivi dentro i ricordi, le chiese
E i kalashnikov dei kamikaze

inviata da Letizia - 28/2/2018 - 23:42


l'unica cosa da tradurre dal tedesco è l'Auf Wiedersehen, che, credo tutti lo sappiano, vuol dire arrivederci

Francesco Mazzocchi - 6/3/2019 - 18:53




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