Կակաչներ

Kakač’ner
Scritto prima del 1915.
Pubblicato postumo nel 1921. Dopo essere stato ritrovato tra i beni sequestrati agli armeni.
Canto del pane (Հացին երգը)



Dalla collaborazione dell’uomo con la terra e con gli animali Dio fa nascere la vita: il grano. Non contento di ciò, Egli fa crescere in mezzo ai campi del pane di domani l’amore di oggi – il papavero scarlatto – in cui si rispecchia e si arricchisce il nostro rapportocon il pane stesso: “nelle loro coppe purpuree / berremo il mistero delle spighe”. “E dalla sua bontà abbiamo tutti ricevuto, grazia su grazia”, dice San Paolo.

Questa poesia quasi sembra una profezia del poeta circa la sua morte... Portava il canto del pane in tasca e fu ritrovato solo anni dopo tra i beni sequestrati agli armeni, grazie all'investimento di ingenti somme di denaro e l'azione di una spia. La canzone è messa in musica dal gruppo occitano (in occitano) Blu L'Azard.
Nella traduzione di Antonia Arslan, la poesia viene tradotta con Papaveri, ma potrebbe anche essere Tulipani

[1] K’uyr im, c’ank’in mej kakač’ner kan, k’aγe:
Aha siroγ sirteru pes k'aryunin:
Piti ir bazhakneren byureγe
Khymenk’ alik’n arevin:

Anonk’ vorč’ap’ byrrneker yen `vor karces
Hydehn irenc’ k'ayre daštery anhun:
Piti irenc’ bazhakneren hirakez
Khnimeren kaycern astγerun:

K’uyr im, k’aγe, lori my pes cackuacvac
C'voreneri mej `vor meγmik e nazin:
Piti irenc’ bazhakneren bosorac
Khnimenk’ aryunn akosin:

Anonk’ cyrrats artuytneru buynin vra
Lal shoγerov voγkuyz voγkuyz e cnip’an:
Piti ir bazhakneren hac’int’ya
Khnimenk’ khostumy Garnan:

K’aγe, k’uyr im, kakač’ č’e, bo՜γ k’γe dun.
Hyrdehn irenc’ lec’ur gognoc’d zuysi:
Piti irenc’ bazhakneren p’ap’kasun
Khymenk’ kraknery Hunis:

Tsaγke՜r, tsaγke՜r yen bernid pes k’nk’šeni,
Ky khosakc’in ts’vorian het ororun:
Piti ir bazhaknere apirani
Khnimenk’ gaγtnik’n haskerun:

K’aγe, k’uyr im, piti psakvac’ anonc’mov
Vaγva zyvart’ tonin hamar gyuγakin:
Yev petk’ e bazhakneren, parelov,
Khemenk’ ginin Tarp’ank’in: