5. Klaviersonate (Op. 45, Meiner liebern Frau Elisabeth / In memoriam Theresienstadt)
Viktor Ullmann / װיקטאָר אולמאַןLanguage: German
So spät ist es, so späte,
was werden wird, ich weiß es nicht.
Es dauert nicht mehr lange,
mir wird so bange,
und seh’ in der Tapete
ein klagendes Gesicht.
[Allein bin ich, alleine,
was außerhalb, ich weiß es nicht.
Ach, daß mir’s noch gelänge,
mir wird so enge,
und seh’ in jedem Scheine
ein fragendes Gesicht.]
[Nun bin ich schon entrissen,
was da und dann, ich weiß es nicht,
ich kann sie nicht behalten
die Wahngestalten
und fühl’ in Finsternissen
das sagende Gesicht.]
was werden wird, ich weiß es nicht.
Es dauert nicht mehr lange,
mir wird so bange,
und seh’ in der Tapete
ein klagendes Gesicht.
[Allein bin ich, alleine,
was außerhalb, ich weiß es nicht.
Ach, daß mir’s noch gelänge,
mir wird so enge,
und seh’ in jedem Scheine
ein fragendes Gesicht.]
[Nun bin ich schon entrissen,
was da und dann, ich weiß es nicht,
ich kann sie nicht behalten
die Wahngestalten
und fühl’ in Finsternissen
das sagende Gesicht.]
Contributed by Bernart Bartleby - 2018/1/10 - 08:40
Language: Italian
Traduzione italiana da “L’Andante della Sonata n° 5 op. 45 di Viktor Ullmann. Una testimonianza da Theresienstadt”, di Carlo Bianchi, su Philomusica On Line, Vol 5, N° 1, 2006.
PRIMA DEL SONNO
Tardi, così tardi…
Non so che accadrà.
Non tarderà a venire.
A me viene tanta paura
e scorgo nella tappezzeria
il viso che piange.
Solo son io, solo
ciò che vi è al di fuori non so
Ah, se le cose mi riuscissero ancora,
tutto mi si stringe d’intorno,
e in ogni sembiante scorgo
un viso che si interroga.
Sono già lacerato,
ciò che sarò qui e allora, non so.
Non posso trattenere
le folli immagini
E nelle tenebre avverto
Il viso che parla.
Tardi, così tardi…
Non so che accadrà.
Non tarderà a venire.
A me viene tanta paura
e scorgo nella tappezzeria
il viso che piange.
Solo son io, solo
ciò che vi è al di fuori non so
Ah, se le cose mi riuscissero ancora,
tutto mi si stringe d’intorno,
e in ogni sembiante scorgo
un viso che si interroga.
Sono già lacerato,
ciò che sarò qui e allora, non so.
Non posso trattenere
le folli immagini
E nelle tenebre avverto
Il viso che parla.
Contributed by Bernart Bartleby - 2018/1/10 - 08:44
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Una Sonata che Viktor Ullmann compose a Theresienstadt e che rielaborò in cinque versioni successive, mentre contemporaneamente scriveva la sua opera più famosa, “Der Kaiser von Atlantis”, nella quale alla fine confluirono parecchie delle intuizioni per la Sonata.
Nella prima versione, in sei movimenti, il quinto, intitolato “Notturno” è incentrato sulla prima strofa di “Vor dem Schlaf”, poesia scritta nel 1919 da Karl Kraus (nella raccolta “Ausgewählte Gedichte” pubblicata nel 1920), importantissimo scrittore satirico austriaco, ebreo anche lui, che dopo aver previsto lucidamente la mortifera parabola del nazismo si era spento nella sua Vienna nel 1936, evitandosi così anche di assistere all’Anschluss avvenuto due anni più tardi.
È presumibile che Ullmann tramite i versi di Kraus intendesse commentare la propria condizione di sofferenza, di precarietà materiale e spirituale. Una condizione che egli condivideva con gli altri detenuti. Inoltre il sonno è qui una presumibile metafora della morte, e quindi per Ullmann l’essere «prima del sonno» poteva corrispondere alla visione di una morte che a Theresienstadt aveva colto molti altri compagni e suoi amici, e di cui egli poteva avere comprensibilmente paura. La morte stava davvero attendendo Ullmann: ad Auschwitz.
(Carlo Bianchi, “L’Andante della Sonata n° 5 op. 45 di Viktor Ullmann. Una testimonianza da Theresienstadt”, su Philomusica On Line, Vol 5, N° 1, 2006)