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Waltzing Matilda

Banjo Paterson
Lingua: Inglese


Banjo Paterson

Lista delle versioni e commenti


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The Band Played Waltzing Matilda
(Eric Bogle)
Laurina a la filanda
(anonimo)
A Bushman's Song
(Banjo Paterson)


[1895]
Parole di Andrew Barton "Banjo" Paterson (1864-1941), bush poet (poeta rurale, credo possa tradursi) australiano.
Musica di Christina Rutherford Macpherson (1864-1936), membro della famiglia proprietaria della fattoria Dagworth, nei pressi di Winton, nel Queensland, dove Banjo Paterson si trovava quando scrisse il testo del brano. La Macpherson si ispirò ad una melodia scozzese, probabilmente quella della canzone “Thou Bonnie Wood of Craigielea”, componendo la musica su di una cetra da tavolo (un cordofono noto come autoharp o zither)

Esistono molte versioni di questa canzone memorabile, che è ritenuta ancora oggi come l'inno nazionale non ufficiale dell'Australia e che è citata da Eric Bogle nella sua immortale The Band Played Waltzing Matilda. Già nel 1903 il testo fu alterato per farne un jingle pubblicitario di una marca di tè. La prima esecuzione pubblica avvenne il 6 Aprile 1895 a Winton, durante un banchetto ufficiale. La prima registrazione risale al 1926, ad opera di John Collinson e Russell Callow. Per Discogs l'incisione più antica sarebbe quella del basso-baritono Peter Dawson (1882-1961), risalente al 1938 ma, se si vuole un interprete più noto, del 1944 è quella del grandissimo cantautore afroamericano Josh White.

La versione di “Waltzing Matilda” che contribuisco è quella riportata da Wikisource e dovrebbe trattarsi dell'originale.

Il protagonista della canzone è uno swagman. Swag indica tutto il fatto apposta per vivere all'aria aperta, cioè una stuoia o un materassino, una coperta o un sacco imbottito, un pezzo di tela o una tenda per ripararsi dalle intemperie. Matilda era uno dei nomi di donna con cui ogni swagman chiamava il proprio swag, un po' come i soldati che imbra/abbracciando il proprio fucile gli davano un nome di donna (vi ricordate le parole del sergente addestratore in “Full Metal Jacket” di Kubrick? “Stanotte, vi porterete a letto il vostro fucile, e darete al vostro fucile un nome di ragazza, perché sarà quello l'unico buco che voialtri rimedierete qui dentro...”)

Uno swagman
Uno swagman


Lo swagman era una sorta di hobo, ma più che un vagabondo un lavoratore itinerante che andava di fattoria in fattoria ad offrire le sue braccia.
Lo swagman di questa storia si accampa nei pressi di un billabong, una pozza d'acqua generata da un meandro fluviale, all'ombra di un coolibah, una specie di eucalipto, e tranquillo si prepara del tè col suo billy, pentolino di allumio o ferro. Ad un certo punto fa la comparsa un jumbuck, una pecora, venuta ad abbeverarsi. Lo swagman non ha esitazione, salta sulla bestia e letteralmente se la mette in saccoccia (tucker bag, borsa per la conservazione del cibo tipica dell'outback australiano). Ma di lì a poco se ne arriva a cavallo lo squatter della zona (termina che indica il proprietario terriero, colui che da colono si è preso per primo quella terra ed è stato capace di mantenerne e consolidarne il possesso), accompagnato da tre poliziotti (la legge è spesso dalla parte dei padroni, anche quando sono degli usurpatori), e chiede conto allo swagman del furto della pecora. Ma il nostro protagonista, piuttosto che restituire il maltolto ed essere arrestato o ucciso, solo e appiedato contro quattro uomini a cavallo, cerca di fuggire gettandosi nel billabong, sapendo di morire annegato. Il suo fantasma di ribelle indomito continuerà per sempre a vagare intorno al billabong e all'albero di eucalipto...

Già solo di per se stessa questa storia meriterebbe almeno un Extra sulle CCG/AWS, se non altro per il suo spirito anti-autoritario. A maggior ragione la propongo perchè il testo di Bajo Paterson è ispirato ad un episodio veramente accaduto proprio a Dagworth qualche mese prima. Glielo dovette raccontare Bob, il fratello di Christina Macpherson, durante una delle loro cavalcate nei dintorni della fattoria.

Sheep Shearers (tosapèhore), Queensland, 1890 ca.
Sheep Shearers (tosapèhore), Queensland, 1890 ca.


Nel 1891 molti stati australiani furono scossi da un'ondata di scioperi dei lavoratori addetti alla tosatura delle pecore. La lana allora valeva molto ma i tosatori erano pagati pochissimo perchè i padroni potevano attingere ad un enorme serbatoio di lavoratori non sindacalizzati, che erano soprattutto immigrati cinesi (si veda al proposito un'altra canzone di Banjo Paterson, A Bushman's Song). Nel Queensland gli squatter, i proprietari terrieri, invocarono l'intervento di polizia ed esercito contro i lavoratori in sciopero e a protezione dei crumiri. Le mobilitazioni si fecero perciò spesso dure e violente. Proprio a Dagworth la situazione si fece molto difficile quando i tosatori in sciopero diedero fuoco al recinto di tosatura. La polizia intervenne per individuare ed arrestare i responsabili ed inseguì un uomo di nome Samuel Hoffmeister, detto Frenchy, che nella fuga giunse fino ad un billabong chiamato Combo Waterhole, sul Diamantina River, dove preferì spararsi che venire catturato.

I soldati scortano un convoglio di blacklegs (crumiri) durante lo sciopero dei tosatori nel 1891
I soldati scortano un convoglio di blacklegs (crumiri) durante lo sciopero dei tosatori nel 1891


Questa la storia vera raccontata in “Waltzing Matilda”, uno dei tanti capitoli dell'interminabile guerra dei 100.000 anni che i ricchi fanno ai poveri...
Oh there once was a swagman camped in the billabong
Under the shade of a coolibah tree
And he sang as he looked at the old billy boiling
Who'll come a'waltzing Matilda with me.

Who'll come a'waltzing Matilda my darling
Who'll come a'waltzing Matilda with me
Waltzing Matilda and leading a water-bag
Who'll come a'waltzing Matilda with me

Down came a jumbuck to drink at the billabong
Up jumped the swagman and grabbed him with glee
And he said as he put him away in the tucker bag
You'll come a'waltzing Matilda with me.

You'll come a'waltzing Matilda my darling
You'll come a'waltzing Matilda with me
Waltzing Matilda and leading a water-bag
You'll come a'waltzing Matilda with me

Down came the squatter a'riding his thoroughbred
Down came policeman, one, two, three
Whose is the jumbuck you've got in the tucker bag?
You'll come a'waltzing Matilda with me.

You'll come a'waltzing Matilda my darling
You'll come a'waltzing Matilda with me
Waltzing Matilda and leading a water-bag
You'll come a'waltzing Matilda with me

But the swagman, he up and he jumped in the waterhole
Drowning himself by the coolibah tree
And his ghost may be heard as it sings by the billabong
Who'll come a'waltzing Matilda with me.

Who'll come a'waltzing Matilda my darling
Who'll come a'waltzing Matilda with me
Waltzing Matilda and leading a water-bag
Who'll come a'waltzing Matilda with me

inviata da Bernart Bartleby - 1/12/2017 - 20:55


Waltzing Matilda nella colonna sonora del bellissimo, struggente film antimilitarista "On The Beach" ("L'ultima spiaggia") diretto nel 1959 da Stanley Kramer, con Gregory Peck, Anthony Perkins, Fred Astaire ed Ava Gardner.

B.B. - 1/12/2017 - 21:15




Lingua: Italiano (Toscano fiorentino rustico )

Waltzing Matilda adattata e raccontata in ottave in rima dall'Anonimo Toscano del XXI Secolo.

Altamante Logli, celebre ottavista del Territorio dello Scandicciland dell'Ovest, presso il billabong della Greve River.
Altamante Logli, celebre ottavista del Territorio dello Scandicciland dell'Ovest, presso il billabong della Greve River.
Il possibile protagonista della storia, tale Piero Pinzauti da Gavorrano (GR), emigrato in Australia
Il possibile protagonista della storia, tale Piero Pinzauti da Gavorrano (GR), emigrato in Australia



Dice l'anonimo toscano del XXI secolo: Nell'adattare il Waltzing Matilda in ottave in rima, ho pensato ai tanti toscani emigrati in Australia nel corso degli anni; magari, chissà, qualcuno vi s'imbatterà. L'adattamento: a) è in fiorentino di campagna, diciamo tra Bagno a Ripoli e il Chianti; b) non tiene conto, ovviamente, della melodia originale della canzone, ma si canta rigorosamente sulla cantilena standard delle “ottavine”. C'è qualche nota esplicativa di termini che potrebbero porre qualche difficoltà ai non toscani.
UORZING MATIRDA
ovvero La storia di' vagabondo e di' pehorone

'E c'era un vagabondo co' i' su sacco,
s'era accampato presso i' billabònghe
là sotto all'ombra steso e un poco stracco
però no, 'un ce l'aveva la cislònghe.
Si dèe sapé' che qui semo in Ostràglia,
e l'àrberi ciàn nomi un poho strani,
'e un sono home gli àrberi d'Itaglia,
però anche lì ci piscian sotto i hani.

E i' vagabondo stava lì sdraiato
a guardà' còce' ni' su' pentolino,
ciaveva messo i' caffè macinato,
voleva preparàsselo ammodino.
E mentre i' pentolino là bolliva
i' vagabondo s'è messo a cantare,
'un si sa ben d'icché, ma si capiva
che lu' volèa Matìrda a ballare.

A un certo punto presso i' billabònghe
ti spunta fori un pehorone a bere,
e lui, co' un sàrto [1] degno di Luzz Lònghe [2]
se lo mette in saccoccia, e giù a sedere.
E intanto seguitava lui a cantare,
della Matìrda che 'un si sa chi ll'era,
ma dice che così solea chiamare
i' sacco e tutto quer che dentro c'era.

E dopo un po' gli arriva i' proprietario,
quello che s'era preso que' terreni
co' tutto quanto i su' armamentario,
e pure co' tre sbirri d'armi pieni.
Gli arriva i' proprietario su i' su' lallo, [3]
gni hiede: “Ndo' l'ha' preso i' pehorone?
E' tu faresti bene ora a ridàllo,
sennò ti do Matìrda su' i groppone.”

Ma i' vagabondo 'e un lo stiede [4] a sentire:
“O mòro, a te e 'tu' sbirri gni vo in tasca!”,
e quindi cerca allora di sfuggire,
però n'i billabònghe lui ci casca.
E poi che i' billabònghe gli era fondo,
quella pozza 'ndò lui s'era gettato,
gli è andata come spesso va ni' mondo,
che lui pe' un pehorone s'è affogato.

Purtroppo co' ste cose non si sbaglia,
o pròvaci tu a fàllo co' un fattore,
'e 'unn'importa d'andà' fino in Ostràglia,
succede anche da noi a tutte l'ore.
Se arriva i' proprietario co' gendarmi
parte la bambola e si fa un marasma,
t'affoghi te e Matirda, e loro, càrmi [5]
Ti vèdano partire a fa' i' fantasma.
[1] Salto

[2] Il famoso avversario tedesco di Jesse Owens nella gara di salto in lungo alle olimpiadi di Berlino del 1936

[3] Cavallo

[4] Stette

[5] Calmi

inviata da L'Anonimo Toscano del XXI secolo - 2/12/2017 - 09:04




Lingua: Italiano

Il tentativo di traduzione italiana di Bernart Bartleby (che scompare di fronte alle ottave toscane di Altamante Logli, ma tant'è...)
A BALLARE LA MATILDA

Una volta un vagabondo si accampò nei pressi di una pozza d'acqua
All'ombra di un albero di eucalipto
E si mise a cantare mentre aspettava che l'acqua nel pentolino bollisse
"Chi verrà a ballare la Matilda con me?"

Chi verrà a ballare la mia cara Matilda con me?
Chi verrà a ballare la Matilda con me?
A ballare la Matilda abbracciando una borraccia
Chi verrà a ballare la Matilda con me?

Se ne arrivò una pecora ad abbeverarsi allo stagno,
Il vagabondo saltò su e con gioia l'afferrò,
E mentre si metteva la pecora in saccoccia disse,
"Tu verrai a ballare la Matilda con me"

Tu verrai a ballare la mia cara Matilda con me
Tu verrai a ballare la Matilda con me
A ballare la Matilda abbracciando una borraccia
Tu verrai a ballare la Matilda con me.

Ma venne il proprietario a cavallo del suo purosangue
Poi arrivarono i poliziotti, uno, due, tre,
"Di chi è quella pecora che hai nella tua sacca?"
"Tu verrai a ballare la Matilda con me "

Tu verrai a ballare la mia cara Matilda con me
Tu verrai a ballare la Matilda con me
A ballare la Matilda abbracciando una borraccia
Tu verrai a ballare la Matilda con me.

Ma il vagabondo saltò su e si gettò nell'acquitrino
Affogandosi proprio accanto all'albero di eucalipto
Ed il suo fantasma lo puoi udir cantare sullo stagno
"Tu verrai a ballare la Matilda con me"

Chi verrà a ballare la mia cara Matilda con me?
Chi verrà a ballare la Matilda con me?
A ballare la Matilda abbracciando una borraccia
Chi verrà a ballare la Matilda con me?

inviata da B.B. - 2/12/2017 - 10:20




Lingua: Italiano

Versione italiana di Gianni Barnini
Italian cover version by Gianni Barnini

E' una cover metrica che permette di cantare la canzone in italiano, ovviamente qualche licenza è quasi obbligatoria.
SUONAVANO IL VALZER MATILDA

Avevo vent’anni fagotto in spalla vivevo da buon vagabondo
Dai boschi di Murray fino nella mia terra mi sentivo il migliore del mondo
Poi un mattino: ragazzo tu adesso stop oramai al tuo girovagare
Mi han dato un elmetto ed un nuovo fucile per la guerra imparai a marciare
Suonavano il valzer Matilda e la nave salpava: follia
Bandiere e saluti pianti ed addii la meta laggiù la Turchia

Ricordo bene quel terribile giorno il sangue tra l’acqua e la sabbia
In quella terra così lontana un massacro noi pieni di rabbia
I turchi aspettavano carichi d’armi pallottole intorno a pioggia su noi
Cinque minuti tutti all’inferno come agnelli nei mattatoi
Suonavano il valzer Matilda seppellimmo i nostri compagni
I Turchi lo stesso coi loro soldati perdite e niente guadagni

Noi ancora vivi cercammo un riparo in quel finimondo di morte
Per sei settimane riuscii a non morire pregando per la mia sorte
Poi una bomba mi prese le gambe mi risvegliai ero in ospedale
Vedendo il mio corpo era meglio morire ma c’era chi aveva più male
Mai più il valzer Matilda vicino alla macchia laggiù
Per issare tende ci voglion due gambe ora il valzer Matilda mai più

Raccolsero i corpi storpi impazziti tornammo nella nostra terra
Quei prodi eroi così mutilati frutto di una stupida guerra
E mentre la nave rientrava nel porto distrutta la mia dolce giovane età
Ringraziai il Signore che nessuno aspettava a piangere e provare pietà
Suonavano il valzer Matilda noi li distesi come in disparte
La gente lì in piedi nessuna allegria si volsero dall’altra parte

E adesso ogni anno nel mese di aprile ho qui la parata davanti
Vecchi compagni che marciano fieri gli anni passati ormai tanti
Marciano piano le ossa ormai stanche silenti e distrutti dietro la banda
I giovani chiedono perché stan marciando anch’io la stessa domanda
Suonano il valzer Matilda e all’appello rispondono qua
Ma ogni anno sempre uno di meno poi nessuno mai più marcerà

Valzer Matilda valzer Matilda
Chi mai vorrà un valzer Matilda con me
E i fantasmi si sentono vicino allo stagno
Chi mai un valzer Matilda con me

inviata da GIANNNI BARNINI - 6/6/2023 - 12:21


Anzi, una traduzione del testo originale è altamente (o altamante?) desiderabile, e bene facesti! Però sgràt sgràt, faccio presente che Altamante Logli è oramai, purtroppo, nel mondo de' più...e non ho certamente né la presunzione, e né il coraggio, di paragonarmi a lui...sebben mi ricordi di un mio predecessore, tale Anonimo Toscano del XIV Secolo, che faceva a gare d'ottava rima con messer Giovanni Boccaccio...(e le perdeva).

L'Anonimo Toscano del XXI secolo - 2/12/2017 - 10:33


PS. Comunque lo swagman potrebbe essere stato davvero di Gavorrano (GR): sembra, nato e spiccicato, il brigante Tiburzi.

brigante Tiburzi
brigante Tiburzi

L'Anonimo Toscano del XXI secolo - 2/12/2017 - 10:39


Caro Anonimo Toscano del XXI secolo, ma che mi dici della versione di Josh White? Non c'è niente da fare. Checchè ne dicano il KKK, CasaPound o i NaziSkin veneti, i negri sono più bravi dei bianchi!

B.B. - 2/12/2017 - 18:29


Come già detto, il testo di “Waltzing Matilda” fin da subito subì molteplici interpolazioni, tant'è che le versioni sono così tante che la canzone viene spesso etichettata come “popolare”, ignorando molti che Banjo Paterson la scrisse soltanto poco più che un secolo fa.

Una delle modifiche sostanziali subite nel tempo riguarda l'ultima strofa, quando al posto dell'originale “Drowning himself by the coolibah tree” nella tradizione orale venne sostituito il ben più pregnante verso “You'll never catch me alive, said he” (“Non mi avrete mai vivo, disse”), così come canta, per esempio, Josh White nella sua versione del 1944.

Una variante che contribuì alla fama anti-autoritaria della canzone. E infatti, così come scrive Alice sul suo blog In Maraviglia:

Waltzing Matilda è “una canzone popolare che narra le vicissitudini della povera gente sovente sopraffatta dai ricchi e dalle autorità della giustizia. Divenne talmente popolare in Australia che nel 1977, quando si decise di istituire un referendum per scegliere di sostituire l’inno inglese fino ad allora usato God Save the Queen, la classe alto-borghese australiana tremò per il secondo posto che raggiunse nella classifica, battuta a suon di spintoni dall’attuale inno Advance Australia Fair, ben poco amato dal popolo. È così che lo swagman è divenuto il simbolo ad esempio dei soldati nel Vietnam e che questa ballata si è trasformata in un lamento di protesta contro i soprusi e la guerra.”

B.B. - 2/12/2017 - 18:49




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