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Shah Mot (the Shah Is Dead / Checkmate)

Gil Scott-Heron
Language: English


Gil Scott-Heron

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(Lenny Kravitz)
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(Fantastic Negrito)


[1980]
Parole di Gil Scott-Heron
Musica di Gil Scott-Heron e Brian Jackson, compositore con cui collaborò per tutti gli anni 70
Nell’album intitolato “1980”
Testo trovato su Genius

1980

“Shah Mot”, nella traslitterazione dall’arabo, starebbe per “Lo Scià è morto”. La traduzione in inglese sarebbe assonante con il termine “checkmate”, scacco matto…
In questa canzone Gil Scott-Heron voleva assimilare la lotta dei neri americani negli USA contro il “regime” dominato dai bianchi alla rivoluzione iraniana del 1979…
Non mi pare che sia stata proprio la stessa cosa, ma tant’è… Comunque, tanto per la cronaca, se nel 1953 un golpe ordito dalla CIA aveva deposto il legittimo e laico presidente Mossadeq, nel 1979 il sanguinario fantoccio americano, lo Shah Reza Pahlavi, fu deposto (ma non ucciso, morì in esilio in Egitto l’anno seguente) in favore di una repubblica islamica largamente improntata alla legge coranica… Quali similitudini ci vedesse Scott-Heron, lo sapeva solo lui…
My name is what's your name
I am the voice of same
Remembering things that I told me yesterday

My name is what's your name
I am inside your frame
We saw the devils
Had to make them go away

My name is what's your name
You may reject my claim
But I expect that you won't vary from the norm

My name is what's your name
Ours is a single aim
And we can double recognize the needed form

Take it to the street
Tell everybody you meet
You do whatever, you do whatever you feel the wardrum beat

Put it in the air
Spread it everywhere
You do whatever you do whatever, you know you got to be there

Shah mot!

You only take it as a symbol
Look closely, who does it resemble?

My name is what's your name
If you recall the change
Then you can dig that we've been put into a trance

My name is what to do
I am inside of you
I've been here ever since the day you learned to stand

My name is what's your name
Born on the wings of strain
Ours is a justice that has long been overdue

My name is what to do
But we already knew
And now the clouds of when and how come into view

Shah mot!

Take it to the street
Tell everybody you meet
You do whatever you do whenever you hear the wardrum beat

Shah mot!

Put it in the air
Spread it everywhere
You do whatever you do whenever you know you got to be there

Shah mot!

You only take it as a symbol
(Shah mot!)
Look closely, who does it resemble?

My name is what's your name
I am the voice of sane
Remembering things that I told me yesterday

My name is what's your name
I am inside your frame
We saw the devils
Had to make them go away

Shah mot!

Take it to the street
Tell everybody you meet
You do whatever you do whenever you hear the wardrum beat

Shah mot!

Put it in the air
Spread it everywhere
You do whatever you do whenever you know you got to be there

Shah mot!

You only take it as a symbol
Look closely, who does it resemble?

Contributed by Bernart Bartleby - 2017/11/14 - 16:05


Aggiungo una nota linguistica che il nostro Riccardo saprà sicuramente confortare meglio.

Il verbo "sciosciare" (consigliare caldamente e/o indurre qualcheduno ad andarsene di corsa prima di pigliare mazzate, dal dizionario Duccani), benchè d'uso non frequente e in contesti piuttosto popolari e periferici, deriva proprio dalle radici persiane Shōh (la nostra esclamazione “sciò!”) e Shāh (da cui il nostro “Scià”). E infatti espressioni nostrane come “Aò, scioscia che nun è cosa!”, o “Aò, vedi de scioscià subbito prima che te corco!” derivano direttamente da analoghe espressioni nate in Iran nel 1979 quando toccò allo Scià di sciosciare. E anche di corsa!
Forse è qui, in queste incredibili assonanze linguistiche, che Gil Scott-Heron aveva visto una similitudine tra la lotta degli iraniani con quelle de' coatti, neri o bianchi, de tutto er monno...

Bernart Bartleby - 2017/11/14 - 16:22


A conforto dell'interpretazione linguistica di cui sopra, si vedano su questo sito le canzoni Scioscia Popolo di Domenico Modugno e Scioscie viento degli Almamegretta.

Attendo solo che Riccardo dia la sua autorevole conferma, per fugare ogni residuo dubbio.

B.B. - 2017/11/14 - 17:04


Dolente deluderti un po', e contraddire il dizionario Duccani, ma -dalle fonti consultate- il verbo sciosciare sembrerebbe di origine dialettale meridionale (in primis napoletana, ma lo si ritrova anche in area salentina) e sembrerebbe omologo all'italiano soffiare. Si veda ad esempio qui oppure qui. Ho qualche dubbio "intuitivo" che pure l'esclamazione sciò abbia a che fare qualcosa con lo scià e anche con il verbo sciosciare, la sua origine mi sembra onomatopeica. In generale sono abbastanza poco propenso a credere che si trattino di espressioni nate soltanto una quarantina d'anni fa, e perdipiù in Iran. Il verbo sciosciare è attestato da secoli. Nessun dubbio invece sullo šāh māt "il re è morto", da cui lo "scatto matto" e il nome stesso del gioco degli scacchi. Così a titolo di curiosità, il termine šāh "re" è di antica origine iranica (già nei testi Achemenidi è usata l'espressione xšayāθiya xšayāθiyānām "re dei re", da cui anche xšaça "regno"). Il termine māt "morto" è invece di origine araba. Saluti.

Riccardo Venturi - 2017/11/14 - 18:34


Riccardo, che notizia che mi dai!
Questa volta pensavo proprio di averci azzeccato con la mia "linguistica creativa"! E invece, come al solito e pur senza infierire, mi hai riportato alla dura realtà...
Eppure il Duccani... credevo fosse attendibbolo... mah?!?

Ti saluta BB, mortifigatto.

B.B. - 2017/11/14 - 19:00


Ma però anche tu...!!! "Scatto matto"...!!!

Mi ricorda di una mia conoscente che da bambina era solita uscirsene con frasi profonde e ad effetto, solo che pronunciava ancora male certe consonanti, sicchè: "Siamo tutti pettatori, chi petta di più, chi petta di meno, ma pettiamo tutti quanti!"

(Il racconto ti dice anche qualcosa sull'ambiente cacco-tomunisca in cui sono cresciuto, mio malgrado...)

Totus Tuus

B.B. - 2017/11/14 - 19:10


Non so davvero che cosa dirti, perché in effetti il Quattrocani (bau!) è attendibile; ma questa mi sembra davvero una cosa poco attendibile, e piuttosto sorprendente per un'opera di tale serietà. A questo punto, ti ricorderei anche il famoso personaggio napoletano di Felice Sciosciammocca, creato da Edoardo Scarpetta e immortalato anche da Totò nel film Miseria e nobiltà. Ma non ti sentire proprio né mortifigatto e né mortifiguana, l'origine delle parole è per definizione materia dibattuta assai, e qualche volta anche oggetto di guerre e duelli all'arma bianca tra chi se ne occupa. Ho in mente certi scambi di articoli tra paludati professori, che mi è capitato di leggere e che rasentavano gli insulti ad personam e considerazioni non propriamente leggiadre sulle rispettive mogli, famiglie e genitrici.

Bellissimo però il tuo ricordo della bambina e dei suoi pettatori. Io, invece, all'età di tre anni già creavo lingue per conto mio. Poiché ero solito passare ore a far rimbalzare una pallina di gomma su una parete, ad un certo punto detta parete era diventata il "compagno di giochi" che mi restituiva la pallina, al quale avevo dato il nome parecchio outlandish di Kennà Ghesdèn. Credo sia cominciato tutto da lì, perché Kennà Ghesdèn mi parlava nella sua lingua e io imparavo le parole, molte delle quali sono finite nel kelartico. Come dire, la creatività è normale nei bambini durante l'apprendimento linguistico, ma in alcuni casi "va oltre". Il confine è del resto labile, e praticamente ogni bambino (anche tu) ha avuto la sua "lingua personale". Solo che io, a sei o sette anni, ho pensato che a questa lingua bisognava dare una grammatica, e ho persino inventato le declinazioni senza sapere che le avevano già inventate...

Riccardo Venturi - 2017/11/14 - 19:43


L'esclamazione: "Sciò!" è una antica forma linguistica usata da noi per scacciare le galline. Ecco. La verità.
Chiedete anche a Stanislava.
Saludi

krzyś - 2017/11/14 - 23:36


Già che sono stata interpellata da krzyś in questo interessante dibattito, aggiungo anch’io, a mo’ di confronto, che anche in ceco esiste una simile espressione onomatopeica, “kšá” o “kšó” (si aggiunge una “k” all’inizio...), effettivamente usata (soprattutto) per scacciare le galline. Se poi derivi da una comune matrice iraniana o comunque indoeuropea, oppure sia frutto della percezione simile dei suoni che sono alla base di ogni espressione onomatopeica, non saprei dirlo. Difficilmente però ha a che fare con le parole šáh – lo scià, šach – scacco, šach mat – scacco matto, šachy – gli scacchi (le quali parole invece, come in italiano, sono riconducibili alla stessa origine). Esiste anche il verbo vyšachovat, che paradossalmente ha un significato un po’ simile a sciosciare sopra descritto, ma escluderei a priori qualsiasi legame etimologico. “Vyšachovat” si riconduce direttamente al gioco degli scacchi, infatti non significa tanto “far filare via di corsa” quanto piuttosto mandare via qualcuno con degli intrighi o dell’astuzia, con delle mosse da scacchi, per intenderci.
Saludos a todos!

Stanislava - 2017/11/16 - 14:41


"Sciò Shah!, Iran, 1979
"Sciò Shah!, Iran, 1979

B.B. - 2017/11/16 - 15:58


Ma se mi posso permettere, io credo che, se si andasse a vedere anche in georgiano dialettale, in birmano di campagna o in xhosa coi click [1], per scacciare le galline si dice qualcosa che contiene "sh - sh". L'onomatopea è la preistoria e l'infanzia del linguaggio umano, è quella cosa per cui le prime sillabe pronunciate dal neonato sdentato sono "pa-pa" e "ma-ma" (si pensi che anche parole protoindoeuropee fondamentali come pa-ter, ma-ter sono fondate su tali sillabe munite chissà quanti millenni dopo di un suffisso di agente). Salud!

[1] Li avete sentiti mai i click dello xhosa? Ve li faccio sentire, assieme al vero nome di Miriam Makeba.

Riccardo Venturi - 2017/11/16 - 20:33


Incredibile la "Click Song"!

Grazie per il regalo, Riccardo!

B.B. - 2017/11/16 - 20:52


Allora te ne faccio un altro, per farti entrare ancora di più nel meraviglioso mondo dei click e della lingua xhosa (che era la lingua madre di Nelson Mandela, peraltro).

1. Esercitati a pronunciare questo:


Iqaqa ukuqikaqika kuqaqaqa ukuqawuka uqoqoqo
"lo scoiattolo si rotola sull'erba e si taglia l'esofago"


2. Poi, nell'ameno scenario della township di Port Elizabeth, un ragazzo spiega tutto sui tre click dello xhosa (q, c, xh):



Poi, per il resto, la grammatica xhosa è semplice. Salud!

Riqqardo Venturi (click click!) - 2017/11/17 - 00:15


E in più, con Miriam Makeba in questo video, suona un grande polistrumentista brasiliano Sivuca. Già tempo fa mi è venuta la curiosità da dove derivasse il suo nome d'arte, Sivuca appunto, che assomiglia molto alla parola polacca "siwucha", che sta per vodka fatta a casa, di peggiore qualità, addirittura torbida. Aggettivo polacco "siwy" significa "canuto", "grigio", "bianco di capelli". E oggi scopro che Sivuca, che non pare che avesse gli avi slavi, era affetto da albinismo.
I misteri dei soprannomi :)

Krzysiek - 2017/11/17 - 12:52


Curiosa anche l'assonanza della parola "scià" con la parola e il ruolo di "sciamano" :)

Krzysiek - 2017/11/17 - 13:10


E a questo punto per finire, si aggiunga che la "Click Song" è un canto nuziale, o meglio che viene cantato tradizionalmente durante i matrimoni xhosa. "Click Song", in mancanza di meglio, la hanno chiamata i bianchi; la canzone si chiama invece Qongqothwane e vuol dire: "Il coleottero che bussa".



Igqira lendlela nguqongqothwane
Igqira lendlela kuthwa nguqongqothwane
Sebeqabele gqithapha bathi nguqongqothwane
Sebeqabele gqithapha bathi nguqongqothwane


L'indovino delle strade è il coleottero che bussa
L'indovino delle strade è il coleottero che bussa
Ha oltrepassato la ripida collina, il coleottero che bussa
Ha oltrepassato la ripida collina, il coleottero che bussa


Il "coleottero che bussa" è lo Xestobium rufovillosum ("Knock Knock Beetle"), che produce un caratteristico ticchettio che sarebbe il suo richiamo sessuale. Nella tradizione xhosa, il coleottero che bussa porta fortuna in amore, figli e la pioggia (che sono la stessa cosa).

Riccardo Venturi - 2017/11/17 - 13:18


Sembrerebbe però che "sciamano", per tramite del russo, derivi dal tunguso šamān, possibilmente da una radice ša- "conoscere, sapere". Quindi: "Colui che sa". Me lo dice pure un dizionario manciù che ho, il manciù è una lingua tungusa. Però mi dice pure che sia la radice che il termine sono cinesi: "shamen". Salud!

Riccardo Venturi - 2017/11/17 - 13:33


Non può essere Xestobium rufovillosum, sarà qualche suo parente nero, grande almeno du' centimetri. Xestobium rufovillosum, fino ad oggi, ha colonizzato solamente l'emisfero settentrionale, e neanche tutto :)

krzyś - 2017/11/17 - 21:37


Non so come mai, ma comincio ad essere un po' pentito di questo scherzo dello "Sciò Shah"...

B.B. - 2017/11/17 - 22:16


Ecco, un Xestobium rufovillosum che prende a copocciate legno marcio.

http://www.discoverlife.org/IM/I_MWS/1...

krzyś - 2017/11/17 - 22:18


Madonna, come assomiglia a Brunetta !!!!

Riccardo Venturi - 2017/11/17 - 22:44


Ma no, BB, perché pentito?... Le "pagine impazzite" sono una sentita tradizione delle CCG, anzi era da un po' di tempo che non ce n'era una bella e fatta bene! W lo scioscià!

Riccardo Venturi - 2017/11/17 - 22:55


Giusto. Fra schiocchi e capocciate viva sciuscià!
Non te la prendere B.B.
È il pane quotidiano dei traduttori :)

Krzysiek - 2017/11/17 - 23:09


Un po' di Sivuca e alleluia!

https://www.youtube.com/watch?v=Ra8IbQ7-vcc

krzyś - 2017/11/17 - 23:16


Vorrei correggere.
Mi è sfuggita 'na virgola.
È il pane quotidiano, dei traduttori ;D

krzyś - 2017/11/17 - 23:19




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