Giulio Regeni da solo vale
una bilancia commerciale.
Ogni suo pezzo, e qui va detto,
ha il suo prezzo, un tanto all'etto.
Se potessero, e questo è un fatto
Gli peserebbero pure il gatto,
quello lì della fotografia
come stendardo dell'ipocrisia.
Giulio Regeni carne da sorrisi,
carne da generale Al-Sisi.
Giulio disceso negli inferni,
Giulio carnaccia da governi.
È stabilito come d'ordinario
un adeguato tariffario,
Giulio smembrato, etichettato,
Giulio con arte macellato.
Giulio Regeni, il suo mento
costa un sistema di puntamento.
Giulio Regeni, la sua faccia
costa all'incirca due o tre caccia.
Giulio Regeni, il suo palato
costa più o meno un carro armato,
e le sue gambe, il suo costato,
merce di scambio per lo stato.
Giulio Regeni, le sue anche
sono già in carico alle banche.
Giulio Regeni agonizzante
costa l'accordo sul migrante.
Giulio Regeni, una sua tibia
va dall'Egitto fino alla Libia,
e pezzi ovunque di Giulio Regeni,
occhi, la lingua, il cazzo, i reni.
Giulio Regeni torturato
segna ormai un record consolidato,
da solo vale, e sembra appurato
quanto un'intera strage di stato.
Giulio Regeni ragazzo friulano
costa un po' meno di Angelino Alfano,
Giulio Regeni ricercatore
costa un po' meno di un ambasciatore.
Giulio Regeni e tutti i silenzi
costano un porro di Matteo Renzi.
Giulio Regeni e i suoi striscioni
costano meno delle esportazioni.
Giulio Regeni tritato scannato
da una finestra a Milano è cascato.
Scoppiò alle dieci e venticinque,
è sopra un Effe Trentacinque.
una bilancia commerciale.
Ogni suo pezzo, e qui va detto,
ha il suo prezzo, un tanto all'etto.
Se potessero, e questo è un fatto
Gli peserebbero pure il gatto,
quello lì della fotografia
come stendardo dell'ipocrisia.
Giulio Regeni carne da sorrisi,
carne da generale Al-Sisi.
Giulio disceso negli inferni,
Giulio carnaccia da governi.
È stabilito come d'ordinario
un adeguato tariffario,
Giulio smembrato, etichettato,
Giulio con arte macellato.
Giulio Regeni, il suo mento
costa un sistema di puntamento.
Giulio Regeni, la sua faccia
costa all'incirca due o tre caccia.
Giulio Regeni, il suo palato
costa più o meno un carro armato,
e le sue gambe, il suo costato,
merce di scambio per lo stato.
Giulio Regeni, le sue anche
sono già in carico alle banche.
Giulio Regeni agonizzante
costa l'accordo sul migrante.
Giulio Regeni, una sua tibia
va dall'Egitto fino alla Libia,
e pezzi ovunque di Giulio Regeni,
occhi, la lingua, il cazzo, i reni.
Giulio Regeni torturato
segna ormai un record consolidato,
da solo vale, e sembra appurato
quanto un'intera strage di stato.
Giulio Regeni ragazzo friulano
costa un po' meno di Angelino Alfano,
Giulio Regeni ricercatore
costa un po' meno di un ambasciatore.
Giulio Regeni e tutti i silenzi
costano un porro di Matteo Renzi.
Giulio Regeni e i suoi striscioni
costano meno delle esportazioni.
Giulio Regeni tritato scannato
da una finestra a Milano è cascato.
Scoppiò alle dieci e venticinque,
è sopra un Effe Trentacinque.
Versi del poeta americano Anthony Evan Hecht (1923-2004), nella raccolta "The Darkness and the Light", pubblicata nel 2001
Traduzione italiana della poesia di Hecht dalla rivista Lo Straniero, n. 34, aprile 2011
THE CEREMONY OF INNOCENCE
He was taken from his cell, stripped, blindfolded
And marched to a noisy room that smelled of sweat.
Someone stamped on his toes; his scream was stopped
By a lemon violently pushed between his teeth
And sealed with friction tape behind his head.
His arms were tied, the blindfold was removed
So he could see his tormentors, and they could see
The so-much-longed-for terror in his eyes.
And one of them said, "The best part of it all
Is that you won't even be able to pray."
When they were done with him, two hours later,
They learned that they had murdered the wrong man.
And this made one of them thoughtful. Some years after,
He quietly severed connections with the others,
Moved to a different city, took holy orders
And devoted himself to serving God and the poor.
While the intended victim continued to live
On a walled estate, sentried around the clock
By a youthful, cell phone-linked praetorian guard.
He was taken from his cell, stripped, blindfolded
And marched to a noisy room that smelled of sweat.
Someone stamped on his toes; his scream was stopped
By a lemon violently pushed between his teeth
And sealed with friction tape behind his head.
His arms were tied, the blindfold was removed
So he could see his tormentors, and they could see
The so-much-longed-for terror in his eyes.
And one of them said, "The best part of it all
Is that you won't even be able to pray."
When they were done with him, two hours later,
They learned that they had murdered the wrong man.
And this made one of them thoughtful. Some years after,
He quietly severed connections with the others,
Moved to a different city, took holy orders
And devoted himself to serving God and the poor.
While the intended victim continued to live
On a walled estate, sentried around the clock
By a youthful, cell phone-linked praetorian guard.
Traduzione italiana della poesia di Hecht dalla rivista Lo Straniero, n. 34, aprile 2011
LA CERIMONIA DELL’INNOCENZA
Venne prelevato dalla cella, denudato, bendato
e condotto in una stanza rumorosa che sapeva di sudore.
Gli dettero un pestone; l’urlo fu fermato
da un limone infilatogli fra i denti a forza
e fermato con un giro di nastro isolante.
Gli legarono i polsi e lo sbendarono perché
potesse vedere i suoi torturatori, e loro potessero
vedere il terrore tanto atteso nei suoi occhi.
E uno di loro disse, “La cosa più bella
è che non potrai nemmeno pregare.”
Quando ebbero finito con lui, due ore dopo,
seppero di avere assassinato l’uomo sbagliato.
E ciò diede da pensare a uno di loro. Anni dopo,
con calma sciolse i legami con gli altri,
cambiò città, venne ordinato sacerdote
e si votò a servire Dio e i poveri,
mentre la vittima scampata continuò a vivere
in una tenuta protetta da mura, sorvegliata giorno e
notte da giovani pretoriani muniti di cellulare.
Venne prelevato dalla cella, denudato, bendato
e condotto in una stanza rumorosa che sapeva di sudore.
Gli dettero un pestone; l’urlo fu fermato
da un limone infilatogli fra i denti a forza
e fermato con un giro di nastro isolante.
Gli legarono i polsi e lo sbendarono perché
potesse vedere i suoi torturatori, e loro potessero
vedere il terrore tanto atteso nei suoi occhi.
E uno di loro disse, “La cosa più bella
è che non potrai nemmeno pregare.”
Quando ebbero finito con lui, due ore dopo,
seppero di avere assassinato l’uomo sbagliato.
E ciò diede da pensare a uno di loro. Anni dopo,
con calma sciolse i legami con gli altri,
cambiò città, venne ordinato sacerdote
e si votò a servire Dio e i poveri,
mentre la vittima scampata continuò a vivere
in una tenuta protetta da mura, sorvegliata giorno e
notte da giovani pretoriani muniti di cellulare.
Bernart Bartleby - 6/1/2018 - 23:02
La giustizia svenduta per due fregate. Più che altro rimangono fregati gli ingenui che credevano ancora ai solenni impegni del governo...
Regeni, nel cdm di ieri nessun ministro si è opposto alla vendita delle fregate all'Egitto
Avallata l'esportazione delle navi militari prodotte da Fincantieri. Ma i dem pongono una condizione: che ci sia una posizione netta del presidente del
Lorenzo - 12/6/2020 - 12:17
Lorenzo, grazie per questo contributo.
Nessuno è tanto ingenuo da pensare che il bussiness possa fermarsi di fronte ad un morto ammazzato ma:
- l'efferatezza dell'assassinio di Giulio Regeni, così come quelli di tanti egiziani;
- la dittatura manu militari di Al Sisi in Egitto, un despota contro il proprio popolo;
- la predilezione italiana ad esportare il "meglio" della propria produzione, cioè le armi
sono fatti sotto gli occhi di tutti noi e che dovrebbero indignare profondamente gli italiani e portarli in massa nelle piazze per chiedere:
- verità e giustizia per Giulio Regeni;
- giustizia e libertà per il popolo egiziano;
- fine della produzione ed esportazione di armi da parte dell'Italia.
Nessuno è tanto ingenuo da pensare che il bussiness possa fermarsi di fronte ad un morto ammazzato ma:
- l'efferatezza dell'assassinio di Giulio Regeni, così come quelli di tanti egiziani;
- la dittatura manu militari di Al Sisi in Egitto, un despota contro il proprio popolo;
- la predilezione italiana ad esportare il "meglio" della propria produzione, cioè le armi
sono fatti sotto gli occhi di tutti noi e che dovrebbero indignare profondamente gli italiani e portarli in massa nelle piazze per chiedere:
- verità e giustizia per Giulio Regeni;
- giustizia e libertà per il popolo egiziano;
- fine della produzione ed esportazione di armi da parte dell'Italia.
B.B. - 12/6/2020 - 13:19
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Lyrics by Ahmed il Lavavetri
Music by Wolfgang Amadeus Mozart
(se musica non c'è, tanto vale puntare in alto)