O di Spagna malvagia sentenza,
d'ingiustizie, d'errori bandiera,
turpe tinta d'infamia più nera,
legge vile, tiranna e infedel.
Non ancora sei sazia di sangue
del passato che grida vendetta,
trema, indegna, tu sia maledetta,
piombi orrendo castigo su te.
Uccideste l'onesto scrittore,
il modello del laico pensiero,
l'uomo grande, lo stile del vero,
il maestro che i cuori educò.
Vi noiava, vilissima tinta,
gesuitismo di nera menzogna,
falso rito del fallo vergogna,
l'uccideste, ma i seguaci lasciò.
O mio padre, che i cuori svegliasti
nella scuola del vero ideale,
ti hanno tolto, ma il nome immortale
ogni petto civile serbò.
Non appena l'orrenda ingiustizia
ti troncava il pensiero, o vegliardo,
tutto il mondo ingiurava il cotardo
cuore iniquo che ti condannò.
Dormi, o padre, nei dolci riposi,
che il tuo nome più grande rimbombo,
se i tiranni ti schiuser la tomba,
il delitto punito sarà.
Chi potrà ridonarmi la pace
che mi fu dal mio cuore levata?
Di dolor la mia vita è troncata,
a raggiungerti, padre, verrò.
d'ingiustizie, d'errori bandiera,
turpe tinta d'infamia più nera,
legge vile, tiranna e infedel.
Non ancora sei sazia di sangue
del passato che grida vendetta,
trema, indegna, tu sia maledetta,
piombi orrendo castigo su te.
Uccideste l'onesto scrittore,
il modello del laico pensiero,
l'uomo grande, lo stile del vero,
il maestro che i cuori educò.
Vi noiava, vilissima tinta,
gesuitismo di nera menzogna,
falso rito del fallo vergogna,
l'uccideste, ma i seguaci lasciò.
O mio padre, che i cuori svegliasti
nella scuola del vero ideale,
ti hanno tolto, ma il nome immortale
ogni petto civile serbò.
Non appena l'orrenda ingiustizia
ti troncava il pensiero, o vegliardo,
tutto il mondo ingiurava il cotardo
cuore iniquo che ti condannò.
Dormi, o padre, nei dolci riposi,
che il tuo nome più grande rimbombo,
se i tiranni ti schiuser la tomba,
il delitto punito sarà.
Chi potrà ridonarmi la pace
che mi fu dal mio cuore levata?
Di dolor la mia vita è troncata,
a raggiungerti, padre, verrò.
inviata da Bernart Bartelby - 5/11/2017 - 14:40
Credo che il testo sia riportato anche nel volume di Santo Catanuto e Franco Schirone, "Il canto Anarchico in Italia nell'Ottocento e nel Novecento", edizioni Zero in Condotta, 2a ed. Milano 2009.
B.B. - 5/11/2017 - 16:40
Anche qui confermo. Il canto si trova a p. 178 dell'opera citata ("Di anonimo, su aria del Canto del Maggio di P. Gori"). Così viene introdotto: "Tra i canti fioriti in Italia all'epoca dell'assassinio di Francisco Ferrer, in particolar modo nel novarese, dove Ferrer è notissimo a seguito delle agitazioni anticlericali del 1909 e dell'influenza anarchica in quella zona. Ne esiste uno, che non è stato possibile recuperare per intero, un cui frammento recita: Vattene, ritirati sacco di carbone / che non sei degno di darmi assoluzione [Cesare Bermani, "Esperienze politiche di un ricercatore di canzoni nel novarese", Il Nuovo Canzoniere Italiano n° 4, aprile 1964, p. 44]
Riccardo Venturi - 5/11/2017 - 19:56
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Canto sulla melodia del Va, pensiero (dal “Nabucco”) di Giuseppe Verdi (già ripresa da Pietro Gori per il suo Inno del primo maggio). Diffusosi nel novarese subito dopo l'assassinio avvenuto a Barcellona del grande libero pensatore pacifista e anticlericale e pedagogista libertario Francisco Ferrer.
Testo contenuto in un articolo a firma di Cesare Bermani e intitolato “Esperienze politiche di un ricercatore di canzoni nel Novarese”, pubblicato ne “Il nuovo canzoniere italiano”, IV, aprile 1964, pp. 39-53.
Il catalano Francesc Ferrer i Guàrdia (1859-1909) è stato un libero pensatore pacifista e anticlericale e un pedagogista libertario. Fondò a Barcellona la cosiddetta “Escuela Moderna” per l’educazione razionale che - in un sistema educativo allora saldamente in mano alla retriva e oscurantista chiesa cattolica - nel 1906 arrivò a contare un paio di migliaia di allievi. Ma nel 1907 Ferrer fu accusato di aver avuto un qualche ruolo in un attentato contro il Re Alfonso XIII e, anche se scagionato, la sua scuola fu additata come covo di facinorosi anarchici e costretta a chiudere.
Però governo e chiesa non si accontentarono, Ferrer era troppo scomodo e lo volevano morto.
Così nel 1909 lo accusarono di essere l’ispiratore delle rivolte scoppiate in Catalogna nel corso di quella che passò alla storia come la “Semana Trágica” (26 luglio – 2 agosto 1909), quando a Barcellona e in altre città la gente si oppose alle coscrizioni obbligatorie destinate a procurare nuova carne da cannone per le guerre coloniali in Africa.
Francisco Ferrer fu arrestato, sottoposto ad un processo farsa e fucilato nel carcere di Montjuic il 13 ottobre 1909.
Il poeta Giovanni Pascoli il 14 ottobre (il giorno dopo l’esecuzione di Ferrer) diffondeva in Bologna, su volantini, una poesia dedicata all’illustre pedagogo, poesia che veniva in seguito pubblicata sulla rivista “La rana”:
ubbidienti ad un breve cenno di spada
da dentro una torva solitaria cinta di mure e fosse
echeggiò nelle scuole della terra
rimbombò nelle officine del mondo:
e i pensatori levarono gli occhi dal libro
e i lavoratori alzarono il pugno dall’incudine
e si volsero al tramonto
dove era bagliore di fiamma e odor di roghi
FRANCISCO FERRER
era là, caduto in un tetro fossato
e gli uccisori incoscienti sfilarono avanti il cadavere insanguinato
di colui che volle redimerli anche essi, infelici!
Stringetevi l’uno all’altro avanti questo martirio
o Pensiero e Lavoro Umani!
Quelli che Ferrer non poté redimere con la parola
li redima col suo sangue!
Sulla figura di Ferrer si vedano anche A Ferrer e Della moderna scuola il prence.