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Genocide

Us Mob
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1981
Lyrics and music by Peter Butler and Wally McArthur
road

Wrong Side Of The Road is a ground breaking 1981 Australian film, road movie, rock documentary, musical drama, it followed 2 days of life on the road for two Aboriginal rock/reggae bands which were largely unknown to mainstream Australia: No Fixed Address e Us Mob.
Its a great film it tackled the taboo subject of racism in Australia head on, a topic which one would say still is pretty taboo.
Each band gets a side each on the album, No fixed address later released their groundbreaking Ep "From My Eyes"

Us Mob
They promise us this,
and they promise us that.
But all we ever get is a stab in the back.
They tell us what to do and they push us around,
And then they have the gall to push us around.

When are they going to learn, when will they stop?
When are they going to learn to stop this genocide?

envoyé par Dq82 - 30/9/2017 - 15:44


SEMPRE IN TEMA DI COLONIZZAZIONI, QUASI UNA RECENSIONE

Gianni Sartori

Confesso in anticipo. Non ho ancora letto “Landness. Una storia geoanarchica”. Solo una recensione apparsa su “la lettura”.
Quindi questa non è altro che la “recensione di una recensione”. Quando - e se - avrò analizzato anche il testo vero e proprio ne riparleremo. Eventualmente.
Ma mi basta e avanza per qualche osservazione. Intanto sul titolo, forse pretenzioso e fondato, credo, solo sul fatto che tratta di due insigni geografi anarchici, Eliseo Reclus e Petr Kropotkin.
Quest’ultimo arbitrariamente definito “inviso a zar e sovietici” (qui quasi equiparati, ma si può?). Caso mai si dovrebbe parlare di “bolscevichi” in quanto nessuno nella Russia rivoluzionaria era più “sovietico” (nel senso originario di consiliare) degli anarchici. Basta pensare a Kronstadt e alla machnovščina.
Senza dimenticare che Lenin nutriva un profondo rispetto per l’illustre libertario e lo incontrò in varie occasioni. Raccogliendo in parte le sue richieste di scarcerazione per alcuni anarchici arrestati (non tutti purtroppo) e consentendo poi a quelli rinchiusi di partecipare ai funerali del Kropotkin stesso. Ne parlava Victor Serge (l’unico bolscevico a cui gli anarchici consentirono di partecipare) ricordando come, sempre purtroppo, molti dopo la cerimonia funebre dovessero rientrare in galera.
Ma, appunto, si trattava di una responsabilità bolscevica, non dei sacrosanti principi sovietici (ripeto, nel senso di consiliari).
E credo esista ancora un museo dedicato a Kropotkin e risalente appunto agli anni venti.
Fosse stato solo per questo non avrei perso tempo a scriverne. Ma nella recensione di Danilo Zagaria c’è di più (e a mio avviso di peggio).
Parte (e conclude) rievocando la discutibile impresa del colonialista James Cook che grazie al contributo di un nativo (forse suo malgrado e con il senno di poi definibile “collaborazionista”) arrivò a “scoprire” Australia e Nuova Zelanda. Tupaia, questo il nome dell’ingenuo indigeno, era presumibilmente uno sciamano che per l’esploratore realizzò una mappa dettagliata (traduzione grafica della sua “mappa mentale”) dei percorsi tradizionalmente utilizzati dagli abitanti dell’Oceania. Con l’indicazione della distanza tra la miriade di isole e isolette indicata non in miglia, ma in giorni. Quelli necessari (la distanza temporale) per la navigazione e tramandati di generazione in generazione attraverso i canti religiosi. Di tutto questo Cook seppe appropriarsene aprendo la strada alla colonizzazione europea e all’oppressione dei nativi. Talvolta al vero e proprio genocidio come nel caso degli aborigeni australiani. Un’impresa assai discutibile.
Tracciarne l’elogio (cito testuale: “Resta da capire se sapremo fare come Cook “: madonna, speriamo di no!) mi sembra ben poco “anarchico”.
Almeno per come la vedo io.
Gianni Sartori

Gianni Sartori - 4/11/2022 - 16:46


QUEENSLAND (AUSTRALIA): UNA NUOVA LEGGE CONSENTE DI INCARCERARE ANCHE I BAMBINI DI DIECI ANNI (soprattutto quelli aborigeni)

Gianni Sartori

Cosa nota, ma da ribadire. Per gli aborigeni australiani l'arrivo dei coloni europei fu un evento non solo devastante, ma apocalittico.

Da fine del Mondo. O almeno del loro mondo. Ai nostri giorni, come denunciava un rapporto di Survival International “gli aborigeni hanno 6 volte più probabilità di morire in età infantile rispetto agli altri cittadini australiani e 22 volte più probabilità di morire di diabete. La loro aspettativa di vita alla nascita è di 17-20 anni inferiore a quella degli altri australiani” (v. “Il progresso può uccidere”). Un inciso sul diabete. Effetto collaterale (ma poi neanche tanto “collaterale”) della perdita, insieme alla terra, delle fonti tradizionali di nutrimento.

E del conseguente impatto con altri cibi (zucchero, farina raffinata junk food...) oltre che della diffusione dell'alcol (“anestico” dei poveri e dei colonizzati).

Forse se la passano leggermente meglio quanti hanno potuto rimanere nelle terre ancestrali (anche se le meno fertili e salubri) che in media vivono ”dieci anni di più”.

Difficile stabilire quanti fossero prima della colonizzazione (tra i 300 e i 700mila, si presume). Centinaia di gruppi autonomi di raccoglitori-cacciatori parlanti un insieme di 400 lingue diverse.

L'arrivo dei bianchi inglesi (1788) coincise con il diffondersi di nuove malattie (varicella, influenza, morbillo, vaiolo...) che contribuirono a trascinarli in un rapido declino: una riduzione del 90% tra il XIX e il XX secolo.

Fino alla “soluzione finale” condotta con centinaia di massacri pianificati. In buona parte per mano delle forze governative, il resto opera dei coloni (ma con la tacita approvazione delle autorità).

L'ultima “spedizione punitiva” conosciuta (quella di Coniston) si svolse tra il 14 agosto e il 18 ottobre 1928 (NB: in pieno XX secolo).

In base ai dati forniti dal progetto Colonial Frontier Massacres Digital Map, si apprende che “le morti di aborigeni furono da 27 a 33 volte più numerose di quelle dei colonizzatori: furono uccisi tra 11 mila e 14 mila aborigeni, e fra 399 e 440 soltanto colonizzatori”.

Talvolta si trattava di rappresaglie sproporzionate (degne dei nazisti) per l'uccisione di un colono o per un furto di bestiame. Altre semplicemente per “dar loro una lezione” o comunque toglierli di mezzo, costringendo i superstiti ad andarsene altrove.

Ricorrendo persino all'avvelenamento dell'acqua e del cibo.

Con la diffusione dei grandi allevamenti (antica piaga della “civilizzazione”) bambini e giovani aborigeni divennero potenziale forza-lavoro a buon mercato come mandriani (anche riducendoli in schiavitù).

Da cui la separazione forzata dalle famiglie, veri e propri sequestri di persona.

Attualmente la situazione dei minori di origine indigena non è poi di tanto migliorata. Se si considerano i dati del Cleveland Youth Detention Centre di Townsville, i bambini aborigeni costituiscono il 95% dei detenuti. Conseguenza delle condizioni di indigenza, emarginazione, subalternità in cui versano le loro comunità.

In questi giorni molte organizzazioni di difesa dei diritti umani e del Diritto dei popoli (v. il Centro giuridico indipendente dei diritti dell'uomo d'Australia) protestano per la nuova legge (approvata il 12 dicembre nel Queensland) che consente, “per sradicare la criminalità infantile e ristabilire la sicurezza”, la carcerazione di bambini di dieci anni.
La nuova legislazione riguarderà tredici gravi violazioni del codice penale (dalla guida pericolosa all'omicidio) e comporterà le stesse pene (per un identico numero di anni) inflitte agli adulti condannati.

Anche se, bontà loro, l'amministrazione del primo ministro conservatore David Crisafulli (oibò ! Un altro di origine italiana, come Milei e Bolsonaro...tutta da rivedere la bella favola dei migranti italiani “brava gente”) ha ammesso che tale norma era “incompatibile con i diritti umani”. Inoltre costituisce una “violazione di numerose disposizioni internazionali” e consente di aggirare una legge australiana del 2019 sui diritti umani.

Decidendo comunque di procedere, considerando di avere il sostegno anche dell'opposizione (centro-sinistra).

Stando ai dati ufficili, il numero dei bambini-ragazzi delinquenti (dai 10 ai 17 anni) era cresciuto in un anno del 6% (giugno 2022- giugno 2013).

Facile previsione: a venir rinchiusi nelle case di sorveglianza e nei riformatori saranno soprattutto i giovanissimi aborigeni (provenienti da una popolazione il cui tasso di carcerazione è alquanto superiore a quello dei discendenti dei colonizzatori).

Il portavoce del Centro giuridico indipendente dei diritti dell'uomo d'Australia si dice convinto che non è questo il modo di “risolvere le cause profonde della criminalità giovanile: povertà, razzismo, traumatismi intergenerazionali, scarso accesso ai servizi sanitari e di sostegno...”

Per la presidente del Comitato dei diritti per linfanzia onusiano, Ann Skelton, le “circostanze eccezionali” evocate dal governo non giustificano una “evidente violazione dei diritti dell'infanzia”: Aggiungendo che "non è così che si renderà più sicuro il Queensland”.

Gianni Sartori

Gianni Sartori - 14/12/2024 - 20:54




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