E la babele terrestre
si trasformò in un circo
per l'uomo con l'uniforme
che ti chiamò signorina
e con un salto arrivò
al tuo portone di casa
dove spingeva il cammino
lui che si finse innocente
la parte del pellegrino
un volo da trapezista
ti anticipò sulle scale
ma di tuoi affanni il peggiore
nella pietosa salita
solo il pensiero divino
il primo figlio la vita
pregavi non fosse lì
non ritornasse ancora
E ti ribellerai
al parlamento del cielo
del danno che stringerai
in quel parallelo
il tempo non si volterà
verso ogni gesto o parola
dove ancora verrà
immisurabile lingua che asciuga
Ma la vertigine arriva
con echi strani di voci
e di torrenti tremori
dai tuoi infantili malori
quella ripulsa più estrema
era un gesto lascivo
certificò poi il pretesto
orgasmo definitivo
E ti ribellerai
al parlamento del cielo
del danno che stringerai
in quel parallelo
il tempo non si volterà
verso ogni gesto o parola
dove ancora verrà
immisurabile lingua che asciuga
Forse era un emissario
dei comitati razziali
un capitano SS
coi suoi presagi mortali
per un'altra stella gialla
o forse solo una copia
di mille volti conformi
moltiplicavano ora
all'infinito quel nome
della tua persecuzione
E ti dibatterai
nell'urlo che esplora il buio
quando dilagherà
alla deriva di un nero sudario
si trasformò in un circo
per l'uomo con l'uniforme
che ti chiamò signorina
e con un salto arrivò
al tuo portone di casa
dove spingeva il cammino
lui che si finse innocente
la parte del pellegrino
un volo da trapezista
ti anticipò sulle scale
ma di tuoi affanni il peggiore
nella pietosa salita
solo il pensiero divino
il primo figlio la vita
pregavi non fosse lì
non ritornasse ancora
E ti ribellerai
al parlamento del cielo
del danno che stringerai
in quel parallelo
il tempo non si volterà
verso ogni gesto o parola
dove ancora verrà
immisurabile lingua che asciuga
Ma la vertigine arriva
con echi strani di voci
e di torrenti tremori
dai tuoi infantili malori
quella ripulsa più estrema
era un gesto lascivo
certificò poi il pretesto
orgasmo definitivo
E ti ribellerai
al parlamento del cielo
del danno che stringerai
in quel parallelo
il tempo non si volterà
verso ogni gesto o parola
dove ancora verrà
immisurabile lingua che asciuga
Forse era un emissario
dei comitati razziali
un capitano SS
coi suoi presagi mortali
per un'altra stella gialla
o forse solo una copia
di mille volti conformi
moltiplicavano ora
all'infinito quel nome
della tua persecuzione
E ti dibatterai
nell'urlo che esplora il buio
quando dilagherà
alla deriva di un nero sudario
Contributed by dq82 - 2017/8/31 - 14:48
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Testo e musica di Marco Cantini
Liberamente tratto dal romanzo "La Storia" di Elsa Morante
Marco Cantini: voce
Francesco "Fry" Moneti (Modena City Ramblers): violino
Riccardo Galardini: chitarre acustiche
Lorenzo Forti: basso elettrico
Fabrizio Morganti: batteria
E' con questo singolo dal titolo “L’Orrore” che il cantautore toscano Marco Cantini torna in scena sempre collegando alla musica concetti testuali e contenuti assai impegnativi ed interessanti.
Il brano accenna ad uno dei momenti iniziali del romanzo “La Storia”: siamo nel gennaio del 1941 a Roma, un giovane militare del Reich vaga alla ricerca di un bordello nel quartiere San Lorenzo. Durante la sua infruttuosa ricerca vede Ida Ramundo, una maestra elementare ebrea che sta rincasando. La donna – convinta che il tedesco sia giunto lì per arrestarla – viene avvicinata dal soldato che si introduce nella sua casa e lì la violenta. Durante lo stupro lei ha un attacco epilettico, e al risveglio ricorderà poco o nulla. L’uomo morirà poco dopo a bordo di un convoglio aereo destinato al trasporto delle truppe tedesche in Africa, ma dalla violenza Ida resterà incinta di un bambino che chiamerà Giuseppe, uno dei protagonisti del romanzo poi ribattezzato Useppe.
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