Attraverso i deserti del salnitro e le miniere sottomarine di carbone
lungo le alture terribili dove nasce il rame con lavoro inumano
radio Magallanes diffondeva al sudamerica e oltre l’oceano l’esperanza che finiva
tra le Ande e i sentieri dei Mapuche il metallo tranquillo della sua voce
C’era il latte e la scuola per i figli, terre incolte distribuite ai campesinos
nel ’70 tutti andarono a votare per il sogno di riprendersi un paese
quel medico non era un militare, come una tigre combatteva col pensiero
e una nuova rivoluzione democratica, la più pericolosa per l’imperialista straniero
Così che all’alba dell’11 settembre truppe corazzate contro la moneda
bombardarono la loro stessa gente ed il mondo ne rimase indifferente
il presidente Allende non usò il fucile puntò i suoi occhi neri contro i generali
codardi e felloni con lo sguardo assente lo suicidarono con l’AK47
Mi spararono a un ginocchio e mi sbatterono la testa sull’asfalto lurido della strada
finchè non persi conoscenza e mi risvegliai all’estadio del cile di Santiago
e là che sentimmo per l’ultima volta il concerto della morte contadiana
le urla strazianti di Viktor Jara mentre gli spezzavano le dita una a una
E poi torture, sevizie e morti, sbudellati giù dagli aereoplani
collegavano fili elettrici ai genitali e stupravano le donne con i cani
si congratularono burocrati americani appagati dal lavoro ben fatto
e per ultimo zittirono Neruda malato e stanco ma nell’animo ancora intatto
Ora esuli, stranieri dove viviamo, nati in una terra che ormai non conosciamo
potranno tradire e calpestare quei mille giorni, non cancelleranno mai in nostri ricordi
di quel volo d’Icaro dritto contro il sole ci scalderanno per sempre le sue parole
la loro eco non ci farà sentire soli, viva il popolo, viva il Cile, viva i lavoratori!
lungo le alture terribili dove nasce il rame con lavoro inumano
radio Magallanes diffondeva al sudamerica e oltre l’oceano l’esperanza che finiva
tra le Ande e i sentieri dei Mapuche il metallo tranquillo della sua voce
C’era il latte e la scuola per i figli, terre incolte distribuite ai campesinos
nel ’70 tutti andarono a votare per il sogno di riprendersi un paese
quel medico non era un militare, come una tigre combatteva col pensiero
e una nuova rivoluzione democratica, la più pericolosa per l’imperialista straniero
Così che all’alba dell’11 settembre truppe corazzate contro la moneda
bombardarono la loro stessa gente ed il mondo ne rimase indifferente
il presidente Allende non usò il fucile puntò i suoi occhi neri contro i generali
codardi e felloni con lo sguardo assente lo suicidarono con l’AK47
Mi spararono a un ginocchio e mi sbatterono la testa sull’asfalto lurido della strada
finchè non persi conoscenza e mi risvegliai all’estadio del cile di Santiago
e là che sentimmo per l’ultima volta il concerto della morte contadiana
le urla strazianti di Viktor Jara mentre gli spezzavano le dita una a una
E poi torture, sevizie e morti, sbudellati giù dagli aereoplani
collegavano fili elettrici ai genitali e stupravano le donne con i cani
si congratularono burocrati americani appagati dal lavoro ben fatto
e per ultimo zittirono Neruda malato e stanco ma nell’animo ancora intatto
Ora esuli, stranieri dove viviamo, nati in una terra che ormai non conosciamo
potranno tradire e calpestare quei mille giorni, non cancelleranno mai in nostri ricordi
di quel volo d’Icaro dritto contro il sole ci scalderanno per sempre le sue parole
la loro eco non ci farà sentire soli, viva il popolo, viva il Cile, viva i lavoratori!
envoyé par Dq82 - 22/7/2017 - 16:53
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Non canto per cantare