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Casta Diva

Vincenzo Bellini
Language: Italian


Vincenzo Bellini

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Related Songs

Canzone fra le guerre
(Antonella Ruggiero)
Es ist ein Schnitter, der heißt Tod
(Anonymous)
Bella vita militar
(Wolfgang Amadeus Mozart)


[1831]
Musica di Vincenzo Bellini
Libretto di Felice Romani
Dalla "Norma", atto I.

Vincenzo Bellini.
Vincenzo Bellini.
Felice Romani.
Felice Romani.




Ho avuto qualche incertezza nell'inserire questo pur splendido e celeberrimo brano operistico. Incertezza che mi è stata tolta dall'analisi più profonda del suo stesso testo. Davanti al desiderio dei Galli di ribellarsi al giogo romano (desiderio ovviamente più che legittimo), la sacerdotessa e veggente Norma cerca di placare gli animi dato che è scritto nel cielo che Roma dovrà cadere, ma non al momento e né per mano dei Galli. [RV]



"Casta Diva" è il cantabile della cavatina della protagonista nella Norma di Vincenzo Bellini.

È la pagina più celebre composta da Bellini. Il compositore francese Fromental Halévy dichiarò che avrebbe barattato tutta la sua musica per quest'aria.

Si colloca nel numero 4 dello spartito, la "scena e cavatina" di Norma, dove costituisce la sezione cantabile, dopo il recitativo "Sediziose voci" e prima del tempo di mezzo "Fine al rito; e il sacro bosco" e della cabaletta "Ah! bello a me ritorna".

Costituisce una preghiera che la sacerdotessa gallica eleva alla luna. È preceduta dalla didascalia:

«[Norma] Falcia il vischio: le Sacerdotesse lo raccolgono in canestri di vimini. Norma si avanza, e stende le braccia al cielo. La luna splende in tutta la sua luce. Tutti si prostrano.»

da it.wikipedia.

Norma è un melodramma in due atti di Vincenzo Bellini su libretto di Felice Romani.

Composta in meno di tre mesi, dall'inizio di settembre alla fine di novembre del 1831, debuttò al Teatro alla Scala di Milano il successivo 26 dicembre. Quella sera l'opera destinata a diventare la più popolare tra le dieci composte da Bellini, andò incontro ad un fiasco clamoroso, dovuto in parte a circostanze contingenti legate all'esecuzione (pare che il grande soprano Giuditta Pasta non fosse in serata) e alla presenza di una clacque avversa, e in parte all'inconsueta severità della drammaturgia, che concedeva poco al divertimento e alla spettacolarità. In particolare, l'assenza del momento più sontuoso, il concertato che tradizionalmente chiudeva il primo dei due atti, spiazzò il pubblico milanese.

Il soggetto, tratto dalla tragedia di Alexandre Soumet Norma, ossia L'infanticidio, è ambientato nelle Gallie, al tempo dell'antica Roma, e presenta espliciti legami con Medea. Fedele a questa idea di classica sobrietà, Bellini adottò per Norma una tinta orchestrale particolarmente omogenea, relegando l'orchestra al ruolo di accompagnamento della voce. Opera incentrata sulla protagonista, Norma divenne il cavallo di battaglia di alcuni grandi soprani del passato, tra cui Maria Callas e Joan Sutherland; tuttavia la poliedricità del personaggio e della sua vocalità - che passa dal lirismo più puro ad accenti di sconvolgente drammaticità - ne fanno uno dei ruoli più impervi per voce di soprano, tanto che l'opera è oggi più famosa che rappresentata.

L'azione si svolge nelle Gallie, all'epoca della dominazione romana.

Nell'antefatto la sacerdotessa Norma, figlia del capo dei Druidi Oroveso, è stata l'amante segreta del proconsole Pollione, dal quale ha avuto due figli, costoditi dalla fedele Clotilde all'insaputa di tutti.

Atto I

Pollione confida all'amico Flavio di essersi innamorato di una giovane novizia del tempio d'Irminsul, Adalgisa, e di voler lasciare Norma. Adalgisa chiede un colloquio a Norma per aprirle il proprio animo e confessarle di aver mancato al voto di castità, senza però rivelare il nome dell'uomo amato. Norma, che riconosce nella novizia i propri sentimenti e il proprio peccato, la scioglie dai voti. Quindi le chiede chi sia l'innamorato e Adalgisa indica Pollione, che sta sopraggiungendo proprio in quel momento. Furiosa, Norma rivela tutto ad Adalgisa, che sdegnata respinge Pollione.

Atto II

Nella sua abitazione, Norma, sconvolta dalla rivelazione, ha deciso di uccidere i due figli, ma cede al sentimento materno. Decisa a suicidarsi, fa chiamare Adalgisa e la prega di adottare i bambini e di portarli a Roma, dopo essersi sposata con Pollione. Ma Adalgisa rifiuta e promette a Norma di convincere Pollione a tornare da lei.

Da tempo i Druidi, guidati da Oroveso, tramano una rivolta contro Roma. Norma, che si era sempre opposta, quando apprende che Adalgisa non ha ottenuto nulla dal colloquio con Pollione, chiama i Galli a raccolta e proclama guerra ai Romani. Sta per pronunciare il nome della vittima sacrificale da immolare al dio, quando giunge notizia che un romano è penetrato nel chiostro: è Pollione, venuto a rapire Adalgisa. Norma sta per colpirlo con un pugnale, ma poi si ferma, invita tutti ad uscire col pretesto di interrogarlo e, sola con Pollione, gli offre la vita purché egli abbandoni Adalgisa. L'uomo rifiuta e Norma chiama i suoi a raccolta; ha deciso quale sarà la vittima sacrificale: una sacerdotessa che ha infranto i sacri voti e tradito la patria. Sta per pronunciare il nome di Adalgisa, quando si rende conto che la colpa di Adalgisa è la sua e, nello sbigottimento generale, pronuncia il proprio nome. Commosso, Pollione comprende la grandezza di Norma e decide di morire con lei. In segreto, Norma confida ad Oroveso di essere madre e lo supplica di prendersi cura dei bambini, affinché possano salvarsi, raggiungendo Roma insieme a Clotilde. Quindi sale sul rogo con l'uomo amato.

Da it.wikipedia
Casta Diva che inargenti
queste sacre antiche piante
a noi volgi il bel sembiante
senza nube e senza vel.
Tempra, o Diva,
tempra tu de' cori ardenti
tempra ancor lo zelo audace
spargi in terra quella pace
che regnar tu fai nel ciel.

Fine al rito : e il sacro bosco
Sia disgombro dai profani.
Quando il Nume irato e fosco,
Chiegga il sangue dei Romani,
Dal Druidico delubro
La mia voce tuonerà.
Cadrà; punirlo io posso.
(Ma, punirlo, il cor non sa.
Ah! bello a me ritorna
Del fido amor primiero;
E contro il mondo intiero...
Difesa a te sarò.
Ah! bello a me ritorna
Del raggio tuo sereno;
E vita nel tuo seno,
E patria e cielo avrò.
Ah, riedi ancora qual eri allora,
Quando il cor ti diedi allora,
Ah, riedi a me.)

Contributed by Renato Stecca - 2007/3/13 - 00:25




Language: English

Versione inglese di Stefano Olcese (solces@hotmail.com)
Da Aria Database
[PURE GODDESS]

O pure Goddess, who silver
These sacred ancient plants,
Turn thy beautiful semblance on us
Unclouded and unveiled...
Temper, o Goddess,
The brave zeal
Of the ardent spirits,
Scatter on the earth the peace
Thou makest reign in the sky...

Complete the rite : and the sacred wood
Be clear of the laity.
When the irate and gloomy God
Asks for the Roman’s blood
My voice will thunder
From the Druidic temple.
He will fall ; I can punish him
(But my heart is unable to do so).
(Ah! Return to me beautiful
In your first true love ;
I’ll protect you
Against the entire world.
Ah! Return to me beautiful
With your serene ray;
I’ll have life, sky
And homeland in your heart.
Ah, return again as you were then,
When I gave you my heart then,
Ah, come back to me.)

Contributed by Riccardo Venturi - 2007/3/14 - 16:29




Language: Spanish

Versione spagnola (parziale)
da questa pagina
CASTA DIOSA

Casta Diosa, que plateas
estas sagradas plantas ancestrales,
vuelve a nosotros tu hermoso rostro
sin nubes y sin velos.
Templa, oh Diosa,
templa Tú los corazones ardientes,
templa aún el celo audaz.
Esparce sobre la Tierra esa paz
que Tú haces reinar en el Cielo.

[Diosa, esparce sobre la Tierra
esa paz que Tú haces
reinar en el Cielo]

Contributed by Riccardo Venturi - 2007/3/14 - 16:35


Anch'io avevo qualche perplessità a inviarvi questa segnalazione, ma poi mi sono detto che l'aria (estrapolata dal suo contesto - cosa che forse non si dovrebbe fare con un'opera lirica) è decisamente a favore della pace (non è vero, infatti, che sia un'invocazione alla guerra contro i Romani; non lo è, ancora, a questo punto dell'opera). Le mie perplessità derivavano dal fatto che più avanti, tradita dall'amante romano Pollione, Norma chiama i Galli al combattimento (con la scena - cantata da Norma alternativamente con Oroveso e il coro - le cui parole sono:

Guerra, guerra!
Guerra, guerra! Le galliche selve
quante han querce producon guerrier;
Guerra, guerra!
qual sul gregge fameliche belve,
sui Romani van essi a cader.
Sangue, sangue! vendetta!
Sangue, sangue! Le galliche scuri
fino al tronco bagnate ne son.
Guerra, guerra!
Sovra i flutti dei Ligeri impuri
ei gorgoglia con funebre suon
Guerra, guerra!
Strage, strage, sterminio, vendetta!
già comincia, si compie, s'affretta.
Sangue, sangue! vendetta!
Come biade da falci mietute
son di Roma le schiere cadute.
Strage, strage!)


Insomma, non proprio una cosa che possiamo citare ad esempio dei valori in cui questo sito crede.
Infine, mi sono detto che questo passaggio di prospettiva psicologica che avviene in Norma (dal "pacifismo" di Casta Diva al "guerrafondaismo" del secondo atto) deriva naturalmente dalle motivazioni che chi conosce l'opera sa bene, ma anche (PROVOCATORIAMENTE) dal suo essere sacerdotessa!

Insomma, ogni riferimento alla polemica che si può leggere sulla pagina di Canzone fra le guerre di Antonella Ruggiero è sicuramente voluto (e scusatemi, ma quando leggo certe castronerie, non posso non essere cattivo e pensare che è proprio di sacerdoti e sacerdotesse parlar di pace e volere poi, quando ci sono di mezzo i tuoi interessi, la guerra!) Pace a tutti.

Renato Stecca - 2007/3/14 - 16:55


bellissima..un soffio di poesia, silvia bellini

b.silvia@infinito.it - 2008/5/17 - 22:55


Norma contro la guerra? Questa è buona! "Divoriamo in cor lo sdegno, tal che Roma estinto il creda... Dì verrà che desto ei rieda più tremendo, più tremendo il divampar!"
Insomma non mi pare l'esempio adatto, anzi potrebbe esser citato in un sito con propositi ideologici opposti a quelli di questo. Norma parla di amore, di fedeltà, di rancore (enorme) e infine di rassegnazione e poi di nuovo amore e perdono; abbastanza lontano da pace e guerra: come si diceva in commenti precedenti, il fulcro dell'Opera sono le passioni umane. Le stesse pulsioni passionali che talvolta non sono proprio la scintilla, ma che alimentano e fan perdurare a lungo i conflitti.
Federico

Federico - 2009/11/28 - 10:20


Forse Federico farebbe bene a leggersi l'introduzione prima di dire che "questa e buona". Naturalmente si tratta di un'interpretazione, quindi opinabile per natura. Saluti.

Riccardo Venturi - 2009/11/28 - 15:37


E difatti l'ho solo opinata, Riccardo Venturi!
(Federico)

Ma prego, Federico! Questo è un sito fatto apposta per opinare! [RV]

2010/2/8 - 18:26




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