Τὸ πρῶτο θύμα τῶν τυράννων
εἶναι τὸ πνεῦμα τὸ δικό τους
Πρῶτα σ’ αυτὸ φοροῦν τὶς ἁλυσίδες
Σ.Φ.Μ. – Ἀπομόνωση – Ἀπρίλης 1973.
εἶναι τὸ πνεῦμα τὸ δικό τους
Πρῶτα σ’ αυτὸ φοροῦν τὶς ἁλυσίδες
Σ.Φ.Μ. – Ἀπομόνωση – Ἀπρίλης 1973.
envoyé par dq82 - 1/5/2017 - 11:36
Langue: italien
Traduzione italiana di Riccardo Venturi
1-5-2017 21:06
Due parole del traduttore. Nel disco, la traduzione italiana di Filippo Maria Pontani, che non è per ora disponibile, è letta da Adriana Asti.
1-5-2017 21:06
Due parole del traduttore. Nel disco, la traduzione italiana di Filippo Maria Pontani, che non è per ora disponibile, è letta da Adriana Asti.
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[1974]
Da Vi scrivo da un carcere in Grecia / Μέσ' ἀπὸ φυλακὴ σᾶς γράφω στὴν Ἑλλάδα
Musica: Ennio Morricone
Vi scrivo da un carcere in Grecia, Artefact, 1974
Il libro raccoglie componimenti scritti da Panagulis durante la sua carcerazione dal 1968 al 1973 sotto la dittatura greca. Le poesie, spesso molto brevi e composte in alcuni casi soltanto da incisive anafore, ricreano la crudezza e la violenza delle carceri in cui i colonnelli imprigionavano gli oppositori politici. Non è solo una questione stilistica, ma anche dovuta alla difficoltà nel reperire carta e penna per scriverle.
L'edizione italiana fu curata da Filippo Maria Pontani, Oriana Fallaci e Pier Paolo Pasolini, che scrisse la prefazione. Si scelse inoltre di mantenere il testo greco originale a fronte.
Il libro alla sua pubblicazione ebbe un discreto successo e alcune poesie di Panagulis furono poi musicate da Ennio Morricone nel 1974.
Ennio Morricone / Alessandro Panagulis – "Non Devi Dimenticare"
Da Vi Scrivo Da Un Carcere In Grecia
" L'abitudine è la più infame delle malattie perché ci fa accettare qualsiasi disgrazia, qualsiasi dolore, qualsiasi morte. (...) La sera in cui avevi rinunciato a tentare di nuovo la fuga era successo ben questo. Era successo cioè quel che non avresti mai creduto possibile: gli spazi aperti e il verde e l'azzurro e la gente non ti mancavano più. (...) E tuttavia esisteva qualcosa che l'abitudine al buio, alla mancanza di spazio, alla monotonia non avevano spento: la tua capacità di sognare, di fantasticare, e di tradurre in versi il dolore, la rabbia, i pensieri. Più il tuo corpo si adeguava, si atrofizzava nella pigrizia, più la tua mente resisteva e la tua immaginazione si scatenava per partorire poesie. Avevi sempre scritto poesie, fin da ragazzo, ma fu in quel periodo che la tua vena creativa esplose: incontenibile. Decine e decine di poesie. Quasi ogni giorno una poesia, magari breve. Le scrivevi anche se Zakarakis ti sequestrava la carta e la penna, perché allora afferravi una lametta che tenevi da parte per questo, ti incidevi il polso sinistro, inzuppavi nella ferita un fiammifero o uno stecchino, e scrivevi col sangue su ciò che capitava: l'involucro di una garza, un pezzetto di stoffa, una scatola vuota di sigarette. Poi aspettavi che Zakarakis ti restituisse la carta, la penna, copiavi con calligrafia minutissima, attento a non sprecare un millimetro di spazio, piegavi il foglio ricavandone strisce sottili, e lo mandavi nel mondo a raccontare la fiaba di un uomo che neanche nell'abitudine cede. Gli stratagemmi erano vari: buttare i nastrini di carta nella spazzatura perché una guardia amica li raccogliesse, infilarli nelle cuciture dei pantaloni che mandavi a casa per lavare, farli scivolare addosso a tua madre quando veniva a trovarti. Prima però imparavi i versi a memoria, onde prevenirne lo smarrimento o la distruzione, e che battibecchi quando Zakarakis pretendeva di leggerli per censurarli o approvarli. "Dove li hai messi? Dammeli! Non lo sai che in carcere il direttore deve censurare qualsiasi scritto?" " Lo so ma non posso darteli, Zakarakis. Li ho chiusi nel mio magazzino." "Quale magazzino?! Voglio vedere il magazzino!" "Eccolo qui, Zakarakis" E indicavi la testa. " Non ci credo, fottuto bugiardo, non ci credo!" Avrebbe dovuto, al contrario, perché in quel magazzino avremmo trovato, anni dopo, tutte le poesie perdute o distrutte: per pubblicarle in un libro che molti pensavano fosse l'inizio di una carriera letteraria." - Da Un uomo di Oriana Fallaci.
2. Ξέσπασμα / Tempo di collera I.
3. Καὶ προχωρᾶμε / Andiamo avanti
4. Σκηνές - Μνῆμες / Scene e memorie
5. Νὰ τὸ ποτίσεις / Annaffialo
6. Πρέπει νὰ ζήσεις / Devi vivere
7. Ἡ πρόοδος / Il progresso
8. Τὸ γιατί / Perché?
9. Ἡ μπογιά / La tinta
10. Ταξίδι / Viaggio
11. Τὸ πρῶτο θύμα / La prima vittima
12. Ὑπόσχεση / Promessa
13. Νὰ θυμίσεις / Ricorda
14. Στὸν ἀδελφό μου Ὑπολοχαγὸ Γεώργιο Β. Παναγούλη / A mio fratello, tenente Giorgio Panagulis
15. Ξέσπασμα / Tempo di collera II.
16. Δὲν πρέπει / Nemesi
17. Canti della libertà
18. Improvvisazioni melodiche
Ennio Morricone Compositore e arrangiatore
Alessandro Panagulis Testi originali
Filippo Maria Pontani Traduzioni italiane
Bruno Nicolai Direttore d'orchestra
Adriana Asti Voce
Tranne:
1. Alessandro Panagulis Testo e voce
4. 10. 14. Ennio Morricone Compositore e arrangiatore
Alessandro Panagulis Testo
Bruno Nicolai Direttore d'orchestra
Gian Maria Volonté Voce
9. 15. Ennio Morricone Compositore e arrangiatore
Alessandro Panagulis Testo
Bruno Nicolai Direttore d'orchestra
Pier Paolo Pasolini Voce
17. Ennio Morricone Compositore e arrangiatore
Alessandro Panagulis Testo
Bruno Nicolai Direttore d'orchestra
18. Ennio Morricone Compositore e arrangiatore
Alessandro Panagulis Testo
Bruno Nicolai Direttore d'orchestra
Clara Murtas, Donatina De Carolis, Dodi Moscati Voci
Le traduzioni italiane di Filippo Maria Pontani sono riprese dal sito italiano dedicato a Alexandros Panagoulis
L'intera raccolta in greco delle poesie di Alexandros Panagoulis (Τὰ Ποιήματα) è liberamente scaricabile in formato .pdf da questa pagina Scribd.
Sono state inserite le note originali di Alexandros Panagoulis desunte dal volume.