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Language: Greek (Modern)


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Related Songs

Στὸν ἀδελφό μου Ὑπολοχαγὸ Γεώργιο Β. Παναγούλη
(Alexandros (Alekos) Panagoulis / Αλέξανδρος (Αλέκος) Παναγούλης)
Lettera di un fedayn
(Dodi Moscati)
Πρέπει νὰ ζήσεις
(Alexandros (Alekos) Panagoulis / Αλέξανδρος (Αλέκος) Παναγούλης)


I bogiá

[1974]
Da Vi scrivo da un carcere in Grecia / Μέσ' ἀπὸ φυλακὴ σᾶς γράφω στὴν Ἑλλάδα
Musica: Ennio Morricone
Vi scrivo da un carcere in Grecia, Artefact, 1974

vi scrivo


Vi scrivo da un carcere in Grecia (Μέσ' ἀπὸ φυλακὴ σᾶς γράφω στὴν Ἑλλάδα) è una raccolta poetica di Alexandros Panagulis pubblicata nel 1974 da Rizzoli Editore.

Il libro raccoglie componimenti scritti da Panagulis durante la sua carcerazione dal 1968 al 1973 sotto la dittatura greca. Le poesie, spesso molto brevi e composte in alcuni casi soltanto da incisive anafore, ricreano la crudezza e la violenza delle carceri in cui i colonnelli imprigionavano gli oppositori politici. Non è solo una questione stilistica, ma anche dovuta alla difficoltà nel reperire carta e penna per scriverle.

L'edizione italiana fu curata da Filippo Maria Pontani, Oriana Fallaci e Pier Paolo Pasolini, che scrisse la prefazione. Si scelse inoltre di mantenere il testo greco originale a fronte.

Il libro alla sua pubblicazione ebbe un discreto successo e alcune poesie di Panagulis furono poi musicate da Ennio Morricone nel 1974.

Ennio Morricone / Alessandro Panagulis ‎– "Non Devi Dimenticare"
Da Vi Scrivo Da Un Carcere In Grecia


tapiimata1" L'abitudine è la più infame delle malattie perché ci fa accettare qualsiasi disgrazia, qualsiasi dolore, qualsiasi morte. (...) La sera in cui avevi rinunciato a tentare di nuovo la fuga era successo ben questo. Era successo cioè quel che non avresti mai creduto possibile: gli spazi aperti e il verde e l'azzurro e la gente non ti mancavano più. (...) E tuttavia esisteva qualcosa che l'abitudine al buio, alla mancanza di spazio, alla monotonia non avevano spento: la tua capacità di sognare, di fantasticare, e di tradurre in versi il dolore, la rabbia, i pensieri. Più il tuo corpo si adeguava, si atrofizzava nella pigrizia, più la tua mente resisteva e la tua immaginazione si scatenava per partorire poesie. Avevi sempre scritto poesie, fin da ragazzo, ma fu in quel periodo che la tua vena creativa esplose: incontenibile. Decine e decine di poesie. Quasi ogni giorno una poesia, magari breve. Le scrivevi anche se Zakarakis ti sequestrava la carta e la penna, perché allora afferravi una lametta che tenevi da parte per questo, ti incidevi il polso sinistro, inzuppavi nella ferita un fiammifero o uno stecchino, e scrivevi col sangue su ciò che capitava: l'involucro di una garza, un pezzetto di stoffa, una scatola vuota di sigarette. Poi aspettavi che Zakarakis ti restituisse la carta, la penna, copiavi con calligrafia minutissima, attento a non sprecare un millimetro di spazio, piegavi il foglio ricavandone strisce sottili, e lo mandavi nel mondo a raccontare la fiaba di un uomo che neanche nell'abitudine cede. Gli stratagemmi erano vari: buttare i nastrini di carta nella spazzatura perché una guardia amica li raccogliesse, infilarli nelle cuciture dei pantaloni che mandavi a casa per lavare, farli scivolare addosso a tua madre quando veniva a trovarti. Prima però imparavi i versi a memoria, onde prevenirne lo smarrimento o la distruzione, e che battibecchi quando Zakarakis pretendeva di leggerli per censurarli o approvarli. "Dove li hai messi? Dammeli! Non lo sai che in carcere il direttore deve censurare qualsiasi scritto?" " Lo so ma non posso darteli, Zakarakis. Li ho chiusi nel mio magazzino." "Quale magazzino?! Voglio vedere il magazzino!" "Eccolo qui, Zakarakis" E indicavi la testa. " Non ci credo, fottuto bugiardo, non ci credo!" Avrebbe dovuto, al contrario, perché in quel magazzino avremmo trovato, anni dopo, tutte le poesie perdute o distrutte: per pubblicarle in un libro che molti pensavano fosse l'inizio di una carriera letteraria." - Da Un uomo di Oriana Fallaci.

Non devi dimenticare


1. Ἡ διεύθυνσή μου / Vi scrivo da un carcere in Grecia
2. Ξέσπασμα / Tempo di collera I.
3. Καὶ προχωρᾶμε / Andiamo avanti
4. Σκηνές - Μνῆμες / Scene e memorie
5. Νὰ τὸ ποτίσεις / Annaffialo
6. Πρέπει νὰ ζήσεις / Devi vivere
7. Ἡ πρόοδος / Il progresso
8. Τὸ γιατί / Perché?
9. Ἡ μπογιά / La tinta
10. Ταξίδι / Viaggio
11. Τὸ πρῶτο θύμα / La prima vittima
12. Ὑπόσχεση / Promessa
13. Νὰ θυμίσεις / Ricorda
14. Στὸν ἀδελφό μου Ὑπολοχαγὸ Γεώργιο Β. Παναγούλη / A mio fratello, tenente Giorgio Panagulis
15. Ξέσπασμα / Tempo di collera II.
16. Δὲν πρέπει / Nemesi
17. Canti della libertà
18. Improvvisazioni melodiche


Ennio Morricone Compositore e arrangiatore
Alessandro Panagulis Testi originali
Filippo Maria Pontani Traduzioni italiane
Bruno Nicolai Direttore d'orchestra
Adriana Asti Voce

Tranne:

1. Alessandro Panagulis Testo e voce

4. 10. 14. Ennio Morricone Compositore e arrangiatore
Alessandro Panagulis Testo
Bruno Nicolai Direttore d'orchestra
Gian Maria Volonté Voce

9. 15. Ennio Morricone Compositore e arrangiatore
Alessandro Panagulis Testo
Bruno Nicolai Direttore d'orchestra
Pier Paolo Pasolini Voce

17. Ennio Morricone Compositore e arrangiatore
Alessandro Panagulis Testo
Bruno Nicolai Direttore d'orchestra

18. Ennio Morricone Compositore e arrangiatore
Alessandro Panagulis Testo
Bruno Nicolai Direttore d'orchestra
Clara Murtas, Donatina De Carolis, Dodi Moscati Voci

Filippo Maria Pontani (1913-1983), il traduttore italiano delle poesie di Alexandros Panagoulis.
Filippo Maria Pontani (1913-1983), il traduttore italiano delle poesie di Alexandros Panagoulis.


Le traduzioni italiane di Filippo Maria Pontani sono riprese dal sito italiano dedicato a Alexandros Panagoulis
L'intera raccolta in greco delle poesie di Alexandros Panagoulis (Τὰ Ποιήματα) è liberamente scaricabile in formato .pdf da questa pagina Scribd.
Sono state inserite le note originali di Alexandros Panagoulis desunte dal volume.


Ζωντάνεψα τοὺς τοίχους
φωνὴ τοὺς ἔδωσα
πιὸ φιλικὴ νὰ γίνουν συντροφιὰ
Κι οἱ δεσμοφύλακες ζητοῦσαν
νὰ μάθουνε ποῦ βρῆκα τὴ μπογιὰ

Οἱ τοίχοι τοῦ κελιοῦ
τὸ μυστικὸ τὸ κράτησαν
κι οἱ μισθοφόροι ψάξανε παντοῦ
Ὅμως μπογιὰ δὲ βρῆκαν

Γιατὶ στιγμὴ δέ σκέφτηκαν
στὶς φλέβες μου νὰ ψάξουν

Σ.Φ.Μ. – Ἀπομόνωση – Ἰούνιος 1971. Μετὰ ἀπὸ μιὰ ἀπόπειρα ἀπόδρασης ποὺ ἔκανα στὶς 2 Ἰουνίου. Μοῦ εἴχανε ἀφαιρέσει τὰ πάντα. Δὲν εἶχα οὔτε ἕνα μολύβι οὔτε λίγο χαρτί. Οὔτε ἕνα βιβλίο ἢ μιὰ ἐφημερίδα. Ἡ ἀπομόνωση γινόντανε σκληρότερη. Μὲ αἷμα ζωγράφιζα στοὺς τοίχους τοῦ τάφου μου τὴν ἀηδία μου γιὰ τὴν Χούντα, τὴν ὀργή μου καὶ τὴν ἀπόφαση γιὰ συνέχιση τοῦ ἀγώνα. Αὐτὲς οἱ γραμμένες μὲ αἷμα λέξεις, ἦταν πραγματικὰ ζωγραφιὲς ποὺ “ὀμόρφαιναν” τὸ κελί μου. Ἦταν μιὰ συντροφιὰ ποὺ ὅταν τὴν σκότωναν ἐγὼ τὴν ἀνάσταινα μὲ καινούργιο αἷμα. Αὐτοὺς τοὺς στίχους τοὺς πρωτόγραψα μὲ αἷμα ἐκεῖνες τὶς μέρες, πάνω σ' ἕνα πακέττο τσιγάρων. Αὐτὸ τὸ ποίημα ἔχει δώσει τὸν τίτλο σ' ἕνα βιβλίο μὲ 18 ποίηματα ποὺ ἐκδόθηκαν στὰ ἑλληνικὰ ἀπὸ τὶς Ἐκδόσεις 8 ½.

Contributed by dq82 - 2017/5/1 - 11:28




Language: Italian

Traduzione italiana di Filippo Maria Pontani
(Letta da Pier Paolo Pasolini nel disco)
LA TINTA

Ho dato voce ai muri
gli ho dato voci
perché mi facciano un po' di compagnia
I secondini cercano e ricercano
dove ho trovato la tinta

I muri della cella
tengono il segreto
i mercenari frugano e rifrugano
E lo stesso non trovano la tinta

Non gli è venuto in mente
di frugarmi le vene

Carcere Militare di Bogiati – Isolamento – Giugno 1971. Dopo un tentativo di evasione che avevo fatto il 2 giugno. Mi avevano tolto ogni cosa. Non avevo né una matita, né un po' di carta. Neppure un libro o un giornale. L'isolamento stava diventando più duro. Con il sangue avevo come dipinto sui muri della mia “tomba” [1] il mio disgusto per la Giunta [2], la mia collera e la decisione di continuare la lotta. Quelle parole scritte col sangue erano, in pratica, come dei quadri che “abbellivano” la mia cella. Erano come una compagnia che, quando la ammazzavano, io la facevo rinascere con nuovo sangue. Quei versi li avevo scritti per la prima volta quei giorni, col sangue, su un pacchetto di sigarette. Questa poesia ha dato il titolo ad un libro contenente 18 poesie, pubblicato in greco dalle Edizioni 8 ½. [3]
[1] Così, "la tomba", Panagoulis chiamava la sua cella (sotterranea, di due metri per tre).

[2] La Giunta militare greca viene indicata generalmente con il termine spagnolo (Junta) traslitterato correttamente in greco (Χούντα) secondo l'effettiva pronuncia.

[3] Trad. RV

Contributed by dq82 - 2017/5/1 - 11:31




Language: Italian

Traduzione italiana di Riccardo Venturi
1-5-2017 21:23

Due parole del traduttore. Rispetto alla traduzione di Filippo Maria Pontani mi sono sentito, di fronte a un testo del genere, di mettere a disposizione una traduzione sì di scarso valore, ma più aderente all'originale.
LA TINTA

Ho ridato vita ai muri,
una voce loro ho dato
più amica, perché mi diventassero di compagnia
E i secondini cercavano di sapere
dove avessi trovato la tinta

I muri della cella
il segreto lo han mantenuto
e i mercenari hanno frugato dappertutto,
eppure la tinta non la hanno trovata

perché non hanno punto pensato
a frugare nelle mie vene.

2017/5/1 - 21:23




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