Vogliamo l'uguaglianza
vogliamo che sia giusta
ai preti e ai signoroni
noi gli darem la frusta.
Evviva la Maria Goia
con il suo bel parlar
se l'Italia la si riunisce
la faremo ben tremar.
Con la pelle dei preti
faremo le scarpette
con la barba dei frati
faremo le sporchette (*)
Evviva la Maria Goia
con il suo bel parlar
se l'Italia la si riunisce
la faremo ben tremar.
vogliamo che sia giusta
ai preti e ai signoroni
noi gli darem la frusta.
Evviva la Maria Goia
con il suo bel parlar
se l'Italia la si riunisce
la faremo ben tremar.
Con la pelle dei preti
faremo le scarpette
con la barba dei frati
faremo le sporchette (*)
Evviva la Maria Goia
con il suo bel parlar
se l'Italia la si riunisce
la faremo ben tremar.
(*) o porchette, o spazzette, a seconda delle versioni.
Contributed by Bernart Bartleby - 2017/3/21 - 22:26
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Fonte: “Canti satirici anticlericali” a cura di Leoncarlo Settimelli e Laura Falavolti, Giulio Savelli editore, Roma, 1975.
Interpretata da Michele Straniero, accompagnato da Paolo Ciarchi ed il coro dello spettacolo “L'opposizione” (?), nella raccolta “Avanti popolo alla riscossa - Antologia della canzone socialista in Italia”, I Dischi del Sole, 1968.
Avanti popolo alla riscossa
Canzone a sfondo anticlericale ma dedicata ad una figura oggi dimenticata eppure fondamentale, quella di Maria Goia (1878-1924) di Cervia, in Romagna, figlia di un lavoratore di salina e di una lavandaia, che giovanissima divenne militante e poi dirigente del Partito Socialista.
Maria Goia non è nota per il suo anticlericalismo ma perchè fu femminista, pacifista e antifascista, e per questo fu perseguitata a lungo, prima, durante e dopo la Grande Guerra.
(dalla scheda biografica sul sito della Fondazione Argentina Bonetti Altobelli
Gravemente ammalata, Maria Goia ebbe il tempo di assistere all'ascesa violenta del fascismo squadrista. Lei stessa scampò ad un assalto contro la sede socialista a Ravenna. Uno dei suoi ultimi atti fu quello di recarsi in visita alla madre di Giacomo Matteotti, rapito e trucidato dai fascisti il 10 giugno del 1924. Maria Goia si spense nella natale Cervia il 15 ottobre dello stesso anno.
Riporto qui di seguito estratti di due interventi di Maria Goia, uno del 1914 (da “La Difesa delle lavoratrici”), l'altro del 1915 (da “La Romagna socialista”), come da “Maria Goia, Donne contro la guerra”, a cura di Claudia Bassi Angelini.
È risorto, ma più brutale, l’uomo di guerra antico che prendendo la città assediata, uccideva i figli sotto gli occhi dei padri, s’impadroniva delle donne, si rivestiva delle armi dei nemici uccisi e faceva scempio dei cadaveri, se ciò bastava a placare la sua ira e la sua vendetta.
Oh noi ci rallegriamo leggendo ciò che la scienza trova per combattere i morbi e vincere in qualche modo, la morte! Noi abbiamo consigli per madri operaie e diffondiamo opuscoli, giornali che insegnino come si allevano i bimbi, come si mantiene sana la casa, come si prevengono le malattie? Noi chiediamo ai Comuni, alle Province che mettano nei loro bilanci molto margine per le cure del mare e dei monti e per i medici e per le medicine? Noi ci rallegriamo leggendo della diminuita mortalità infantile? Ecco la guerra, e in un’ora sola, tutto lo studio, tutte le ricerche, tutte le conquiste della scienza sulla morte sono distrutte; ecco la guerra e quello che migliaia di madri hanno dato di affetto, di lavoro, di cure per crescere sani i loro figli è divenuto peggio che inutile. La morte, prende, ammucchia, è padrona, incontrastata e terribile.
Quando la forza cieca sparirà dalla terra?
Quando si rifiuteranno i lavoratori in tutto il mondo, di nutrirla della loro carne?”
“Il fascino orrido della guerra ha preso gli uomini i quali si lasceranno travolgere in nome di idealità che dovrebbero tenere uniti gli uomini e invece li dividono.
Cercate di trattenerli! Parli per la vostra bocca il rispetto sacro alla vita, l’orrore della distruzione della barbarie, che vuol rinnovellarsi. Una anima nuova entri nella vita pubblica; un’anima che, non recando il sentimento di antiche convinzioni, di antichi odii, la nostalgia delle violenze vittoriose e rapaci, è più viva, più fresca tutta dell’oggi e protesta tutta verso l’avvenire. Siete voi l’anima nuova, o compagne, o sorelle. Voi date energie alla civiltà presente, è giusto che vogliate salvarla. E quelli che la guerra dovrebbe travolgere, massacrare o macchiare del delitto di avere ucciso, sono vostri figli, vostri fratelli, uomini cari al vostro cuore; quelli che dovrebbero soffrire l’eredità di questa tragica ora, saranno uomini del vostro sangue ancora.
O compagne, per il presente e per l’avvenire gridate, coi socialisti, la vostra esecrazione alla guerra!”