Pa rankomp luskell hor melkoni
Gant hiraezh d'ar c'hantvedoù kent
Ha kuitaet o deus hon domani
Anelerc'h hag an erevent?
Perak tamall hon enebourion
M'hon eus na kalon na divrec'h?
An teodoù flour a zo treitourion
Diwar hetiñ n'eus ket a drec'h.
Ha bez' e vo kaeroc'h hêrezh
Eget trefoedach an enkrez
Eget luc'hach an dienez
Eget tunodo ruz ar vezh
Eget ar parlant rust ha fraezh
Eget hor yezh a wirionez
Diaes?
Aner eo klemm ha lez-ober
Piv a zo mestr e skol ar gêr
Lenner?
Komz a ran brezhoneg
d'am bugale
ha te?
Gant hiraezh d'ar c'hantvedoù kent
Ha kuitaet o deus hon domani
Anelerc'h hag an erevent?
Perak tamall hon enebourion
M'hon eus na kalon na divrec'h?
An teodoù flour a zo treitourion
Diwar hetiñ n'eus ket a drec'h.
Ha bez' e vo kaeroc'h hêrezh
Eget trefoedach an enkrez
Eget luc'hach an dienez
Eget tunodo ruz ar vezh
Eget ar parlant rust ha fraezh
Eget hor yezh a wirionez
Diaes?
Aner eo klemm ha lez-ober
Piv a zo mestr e skol ar gêr
Lenner?
Komz a ran brezhoneg
d'am bugale
ha te?
envoyé par Flavio Poltronieri - 14/3/2017 - 11:33
Langue: italien
Traduzione italiana e note di Flavio Poltronieri.
CHI E' IL MAESTRO ?
Anche se dobbiamo cullare la nostra malinconia
Conservando la nostalgia dei secoli passati
Hanno lasciato il nostro territorio
I cigni e i draghi?
Perché accusare i nostri nemici
Se non abbiamo né cuore né braccia?
Le lingue dolciastre sono traditrici
Non desiderose di vittoria.
Sarebbe una miglior eredità
Il patois [1] dell'angoscia
L'argot [2] della miseria
Il tunodo [3] rosso della vergogna
Il linguaggio rude e chiaro
La nostra lingua della verità
Difficile?
E' inutile lamentarsi e lasciar fare
Chi è dunque il maestro nella scuola della casa
Lettore?
Io parlo la lingua bretone
ai miei figli
e tu?
Anche se dobbiamo cullare la nostra malinconia
Conservando la nostalgia dei secoli passati
Hanno lasciato il nostro territorio
I cigni e i draghi?
Perché accusare i nostri nemici
Se non abbiamo né cuore né braccia?
Le lingue dolciastre sono traditrici
Non desiderose di vittoria.
Sarebbe una miglior eredità
Il patois [1] dell'angoscia
L'argot [2] della miseria
Il tunodo [3] rosso della vergogna
Il linguaggio rude e chiaro
La nostra lingua della verità
Difficile?
E' inutile lamentarsi e lasciar fare
Chi è dunque il maestro nella scuola della casa
Lettore?
Io parlo la lingua bretone
ai miei figli
e tu?
Note del traduttore:
[1] Patois: è un termine (sovente usato in modo dispregiativo) che descrive una lingua diversa da quella dominante e che si presume venga utilizzata da individui rurali o comunque arretrati culturalmente. Deriva dal francese antico patoier, che significa gesticolare, da patte ovvero zampa. In Francia vengono chiamati così dialetti e lingue regionali quali ad esempio l'occitano, il savoiardo, il piccardo o per l'appunto il bretone, ma può essere utilizzato anche per descrivere un cittadino francese che non sia parigino. Viene utilizzato anche in Italia per definire degli idiomi regionali alpini del nord-ovest, quali il dialetto valdostano, le parlate gallo-italiche o il franco-provenzale di alcune valli piemontesi. E qui, un esempio musicale che mi viene subito in mente è quello della cantautrice Valeria Tron, originaria delle Valli Valdesi che scrive e canta in lingua patois la quale, qualche anno fa attraverso il caro amico comune Giovanni Battaglino (Malecorde), mi ha fatto avere il suo disco (entrambi sono rappresentati in parte anche nel sito Antiwar Songs).
[2] Argot: si può definire come il corrispondente francese dell'inglese “slang”. Non ne esiste uno solo ma diverse parlate in varie epoche in seno alle più disparate classi sociali, fondamentalmente con lo scopo di escludere gli estranei dalla comunicazione o anche di rafforzare il senso di appartenenza ad un gruppo. Per sua stessa natura quindi ha bisogno continuamente di un processo di rinnovamento (alcune canzoni in questo linguaggio sono presenti nel sito Antiwar Songs).
[3] Tunodo: trattasi di un linguaggio correntemente parlato dalla popolazione trégoroise de
La Roche-Derrien, comune di poco più di mille abitanti situato nel dipartimento della Côtes-d'Armor nel nord della Bretagna.
[1] Patois: è un termine (sovente usato in modo dispregiativo) che descrive una lingua diversa da quella dominante e che si presume venga utilizzata da individui rurali o comunque arretrati culturalmente. Deriva dal francese antico patoier, che significa gesticolare, da patte ovvero zampa. In Francia vengono chiamati così dialetti e lingue regionali quali ad esempio l'occitano, il savoiardo, il piccardo o per l'appunto il bretone, ma può essere utilizzato anche per descrivere un cittadino francese che non sia parigino. Viene utilizzato anche in Italia per definire degli idiomi regionali alpini del nord-ovest, quali il dialetto valdostano, le parlate gallo-italiche o il franco-provenzale di alcune valli piemontesi. E qui, un esempio musicale che mi viene subito in mente è quello della cantautrice Valeria Tron, originaria delle Valli Valdesi che scrive e canta in lingua patois la quale, qualche anno fa attraverso il caro amico comune Giovanni Battaglino (Malecorde), mi ha fatto avere il suo disco (entrambi sono rappresentati in parte anche nel sito Antiwar Songs).
[2] Argot: si può definire come il corrispondente francese dell'inglese “slang”. Non ne esiste uno solo ma diverse parlate in varie epoche in seno alle più disparate classi sociali, fondamentalmente con lo scopo di escludere gli estranei dalla comunicazione o anche di rafforzare il senso di appartenenza ad un gruppo. Per sua stessa natura quindi ha bisogno continuamente di un processo di rinnovamento (alcune canzoni in questo linguaggio sono presenti nel sito Antiwar Songs).
[3] Tunodo: trattasi di un linguaggio correntemente parlato dalla popolazione trégoroise de
La Roche-Derrien, comune di poco più di mille abitanti situato nel dipartimento della Côtes-d'Armor nel nord della Bretagna.
envoyé par Flavio Poltronieri (Flav Kadorvrec'her) - 16/3/2017 - 11:55
Caro Richard, purtroppo il disco originale di Gweltaz ha una bella copertina apribile ma lo spazio non è utilizzato nel modo che tanto piace a noi e cioè per contenere i testi delle canzoni, l'insensibilità dominante e trasversale che cammina a fianco all'arte più sublime, attraversa le epoche e la geografia purtroppo e il poco interesse delle masse fa il resto: questo disco ne è solo l'ennesima prova! Non so dirti in quale libro di Y.-B. si trovi il testo bretone, nè se qualche sito lo riporti in rete. Nel suddetto LP c'è anche un' altra poesia di Piriou, dallo stesso gusto di sale, credo mai cantata da nessun altro: "Diaspora"....
Flav Kadorvrec'her
Flav Kadorvrec'her
Flavio Poltronieri - 15/3/2017 - 11:13
Capisco benissimo la cosa, ci sono tuttora tanti dischi o cd che non riportano i testi delle canzoni...ma mi chiedo: la tua traduzione italiana da dove viene? Da una versione francese? E ci sarebbe modo, in qualche strana maniera, di ascoltare la canzone dal disco? Se ci fosse, si potrebbe anche tentare di trascriverla all'ascolto...
Richard Gwenndour - 15/3/2017 - 11:36
Io ho i dischi originali di Gweltaz (a dire il vero questo è l'unico che non riporta i testi), per trascrivere il testo anche in bretone all'ascolto, ci vorrebbe tempo...
Flavio Poltronieri - 15/3/2017 - 11:43
Kadorvrec'her, sei un fenomeno. Un testo in bretone trascritto all'ascolto, in grafia peuruñvan, mentre stai in ospedale. Non ho parole per ringraziarti, davvero; ma voglio sperare di non essere affatto l'unico a cui interessa, sinceramente. Grazie ancora, stavolta sono quasi imbarazzato...
Richard Gwenndour - 16/3/2017 - 11:03
Car Richard, qui quando tutti dormono, nella notte blu cobalto, oltre la grande vetrata, le luci lontane che costeggiano il corso dell'Adige fino all'ansa di Parona, tutto è silenzioso e se non dormi è un'occasione unica per scrivere le mie poesie e naturalmente per pensare anche alla bella Bretagna e alle sue gavine.....però rassegnati: se ci fosse stato qualcun altro ad amare questa musica, non sarebbe riuscito a non farsi vivo a quest'ora!
Flavio Poltronieri - 16/3/2017 - 11:41
Le notti in ospedale, purtroppo, le ho ben conosciute, e davanti a me non avevo l'Adige, ma un fiumiciattolo che si chiama Terzolle, o Rio Freddo. Rimettendo a posto questa pagina, avevo pensato di metterci le foto di Yann-Bêr Piriou e di Gweltaz Ar Fur, ma poi ho pensato diversamente. Ci ho messo una cosa che non la dico; tu, però, Kadorvrec'her, la conosci di sicuro.
Richard Gwenndour - 16/3/2017 - 12:09
Ofis Publik ar Brezhoneg.
...mi hai fatto venire in mente proprio la prima volta che da Parigi presi il treno per andare nei luoghi dove nasceva quella musica che tanto amavo e che mi attirava in maniera così irresistibile......ero un ragazzo, ingenuo anche e non sapevo resistere alle tentazioni allora....
A Quimper la pioggia trasversale
che scende stamattina sulla cattedrale
è un tentativo da fare
che non durerà finché ti pare,
la pioggia di oggi così speciale,
la pioggia di sempre così normale
è una carezza per l'ardesia tra le rovine
di guglie e calvari e per le gavine.
Intorno passi di uomini pieni di guai,
gli occhi di un bimbo che non piange mai,
vista l'indifferenza del mondo
frettoloso fin qui dentro il profondo
del fango che avvolge cimiteri di gocce
e scava silenzi nei nuovi giorni di rocce
per questi uomini arrivati quaggiù
e già descritti qualche riga più in su,
muti nella carrozza antiquata,
dondolante al buio della strada ferrata,
partita da una periferia di occhi grigi,
dai bistrots di ogni angolo di Parigi,
dai café au lait verso saline e argilla
ed entrati a caso nella mia pupilla
uscita da una stanza, una scuola, un apprendistato
fino alla trasparenza, all'inesplorato
che andavo cercando vista la mia giovane età
lungo la musica che mi ha portato fin qua.
...mi hai fatto venire in mente proprio la prima volta che da Parigi presi il treno per andare nei luoghi dove nasceva quella musica che tanto amavo e che mi attirava in maniera così irresistibile......ero un ragazzo, ingenuo anche e non sapevo resistere alle tentazioni allora....
A Quimper la pioggia trasversale
che scende stamattina sulla cattedrale
è un tentativo da fare
che non durerà finché ti pare,
la pioggia di oggi così speciale,
la pioggia di sempre così normale
è una carezza per l'ardesia tra le rovine
di guglie e calvari e per le gavine.
Intorno passi di uomini pieni di guai,
gli occhi di un bimbo che non piange mai,
vista l'indifferenza del mondo
frettoloso fin qui dentro il profondo
del fango che avvolge cimiteri di gocce
e scava silenzi nei nuovi giorni di rocce
per questi uomini arrivati quaggiù
e già descritti qualche riga più in su,
muti nella carrozza antiquata,
dondolante al buio della strada ferrata,
partita da una periferia di occhi grigi,
dai bistrots di ogni angolo di Parigi,
dai café au lait verso saline e argilla
ed entrati a caso nella mia pupilla
uscita da una stanza, una scuola, un apprendistato
fino alla trasparenza, all'inesplorato
che andavo cercando vista la mia giovane età
lungo la musica che mi ha portato fin qua.
Flavio Poltronieri - 16/3/2017 - 12:26
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Interpretazione: Gweltaz Ar Fur nel disco Bonedoù Ruz! 1975
Il testo della canzone, sinora indisponibile sia in rete che nell'album, è stato trascritto all'ascolto da Flavio Poltronieri. Il testo è stato trascritto nella grafia "unificata". [RV]