[1982]
Composto da Véronique Chalot
Voce / Voice / Voix: Véronique Chalot
Album: À l'entrée du temps clair
Materiali Sonori
Il canto moresco: marinai, contadini andalusi e gitani alle origini del Flamenco
Il canto che qui si presenta, vale a dire il Chant mauresque registrato da Véronique Chalot nel 1982 e inserito nell'album À l'entrée du temps clair, è una delle rare testimonianze di tale tipo di canto inciso in tempi moderni. In realtà non si tratta di una composizione tradizionale: fu composto direttamente (e interpretato) da Véronique Chalot sulla base di stili di canto moresco tradizionale, ma con una moderna commistione di strumenti musicali; Véronique Chalot vi inserisce ad un certo punto anche una ghironda, che dal punto di vista strettamente storico è un'autentica aberrazione in un canto moresco. Il canto moresco vero e proprio, ad ogni modo, non prevedeva alcun tipo di accompagnamento strumentale: era pura espressione vocale. L' "esperimento" di Véronique Chalot è comunque interessante, oltre che assai suggestivo (senza ovviamente menzionare le sue eccelse qualità vocali).
Storicamente, il canto moresco sembra essere derivato dalle modulazioni dei marinai che intendevano esprimere le proprie percezioni sentimentali affidandole esclusivamente ad evoluzioni vocali vertiginose. Il canto moresco, in questa sua prima fase, sembra essere stato diffuso in tutta l'area mediterranea sin dall'alto Medioevo.
La dominazione araba nella penisola Iberica, durata quasi otto secoli, ebbe i suoi centri di potere nel sud del paese, soprattutto con il califfato di Al-Andalus, che ebbe come capitali le città di Córdoba e di Granada. La denominazione di “canto moresco” ha origine esattamente qui, ma così come lo conosciamo, con i suoi lamenti e la tipica modulazione vocale, risulta dall'unione con le romanze castigliane che dal nord si diffusero nel sud della penisola, a partire dal XV secolo di pari passo con il completamento della Reconquista che culminò con la fine del regno di Granada e con la sconfitta di Boabdil (1491).
Si venne quindi a formare uno stile canoro chiamato Cante Andaluz, che, incrociandosi con le tradizioni gitane, ebbe probabilmente a dare origine al Flamenco. Attribuire però la creazione del Flamenco esclusivamente al popolo gitano non è esatto. Sebbene il suo ruolo sia stato decisivo nell'evoluzione di quest'arte, non deve portare a prescindere da molti altri fenomeni e correnti musicali già esistenti e radicati nel territorio.
I gitani, per loro tradizione, furono un popolo errabondo, e vennero scacciati da tutti i paesi per il loro modo di vivere. In Spagna entrarono agli albori del XV secolo attraverso la Catalogna; alcuni si fermarono a nord ed altri procedettero verso sud, fermandosi nella parte occidentale dell'Andalusia, nelle province di Siviglia e Cadice. Altre versioni indicano una loro entrata dall'Africa, in seguito ad un'espulsione dall'Egitto (il termine stesso gitano viene fatto derivare da “egiziano”).
L'incrocio tra le tradizioni gitane e l'antico canto moresco hanno quasi certamente contribuito alla creazione del Flamenco, arte in cui le evoluzioni e modulazioni vocali si spostano sia nella resa strumentale, sia in quella della danza. Il Flamenco si diffonde proprio dalle zone in cui i gitani si stanziarono prima di tutte le altre, vale a dire Cadice e Siviglia, per poi espandersi assieme alle loro migrazioni.
Dove i gitani arrivavano ad insediarsi, col tempo, mescolavano i loro stili di produzione artistica con quelli autoctoni della zona, dando luogo a nuove forme ed evoluzioni che, a loro volta, sarebbero migrate verso nuove terre in un interminabile e continuo rimescolamento culturale.
Il Flamenco, quindi, nasce primordialmente dal canto moresco proprio come canto modulato; ne dovettero esistere due tipi. Il primo fu quello dei contadini andalusi poveri e sfruttati, il secondo fu quello dei gitani erranti e perseguitati. Il punto che li accomuna è sicuramente la sofferenza, sentimento che è alla base della cultura flamenca e che era già presente nel canto moresco. La voce umana è sicuramente il primo e più spontaneo strumento musicale, lo strumento intorno al quale si ebbe poi a creare tutto l'impianto del Flamenco. [RV]
Composto da Véronique Chalot
Voce / Voice / Voix: Véronique Chalot
Album: À l'entrée du temps clair
Materiali Sonori
Il canto moresco: marinai, contadini andalusi e gitani alle origini del Flamenco
Il canto che qui si presenta, vale a dire il Chant mauresque registrato da Véronique Chalot nel 1982 e inserito nell'album À l'entrée du temps clair, è una delle rare testimonianze di tale tipo di canto inciso in tempi moderni. In realtà non si tratta di una composizione tradizionale: fu composto direttamente (e interpretato) da Véronique Chalot sulla base di stili di canto moresco tradizionale, ma con una moderna commistione di strumenti musicali; Véronique Chalot vi inserisce ad un certo punto anche una ghironda, che dal punto di vista strettamente storico è un'autentica aberrazione in un canto moresco. Il canto moresco vero e proprio, ad ogni modo, non prevedeva alcun tipo di accompagnamento strumentale: era pura espressione vocale. L' "esperimento" di Véronique Chalot è comunque interessante, oltre che assai suggestivo (senza ovviamente menzionare le sue eccelse qualità vocali).
Storicamente, il canto moresco sembra essere derivato dalle modulazioni dei marinai che intendevano esprimere le proprie percezioni sentimentali affidandole esclusivamente ad evoluzioni vocali vertiginose. Il canto moresco, in questa sua prima fase, sembra essere stato diffuso in tutta l'area mediterranea sin dall'alto Medioevo.
La dominazione araba nella penisola Iberica, durata quasi otto secoli, ebbe i suoi centri di potere nel sud del paese, soprattutto con il califfato di Al-Andalus, che ebbe come capitali le città di Córdoba e di Granada. La denominazione di “canto moresco” ha origine esattamente qui, ma così come lo conosciamo, con i suoi lamenti e la tipica modulazione vocale, risulta dall'unione con le romanze castigliane che dal nord si diffusero nel sud della penisola, a partire dal XV secolo di pari passo con il completamento della Reconquista che culminò con la fine del regno di Granada e con la sconfitta di Boabdil (1491).
Si venne quindi a formare uno stile canoro chiamato Cante Andaluz, che, incrociandosi con le tradizioni gitane, ebbe probabilmente a dare origine al Flamenco. Attribuire però la creazione del Flamenco esclusivamente al popolo gitano non è esatto. Sebbene il suo ruolo sia stato decisivo nell'evoluzione di quest'arte, non deve portare a prescindere da molti altri fenomeni e correnti musicali già esistenti e radicati nel territorio.
I gitani, per loro tradizione, furono un popolo errabondo, e vennero scacciati da tutti i paesi per il loro modo di vivere. In Spagna entrarono agli albori del XV secolo attraverso la Catalogna; alcuni si fermarono a nord ed altri procedettero verso sud, fermandosi nella parte occidentale dell'Andalusia, nelle province di Siviglia e Cadice. Altre versioni indicano una loro entrata dall'Africa, in seguito ad un'espulsione dall'Egitto (il termine stesso gitano viene fatto derivare da “egiziano”).
L'incrocio tra le tradizioni gitane e l'antico canto moresco hanno quasi certamente contribuito alla creazione del Flamenco, arte in cui le evoluzioni e modulazioni vocali si spostano sia nella resa strumentale, sia in quella della danza. Il Flamenco si diffonde proprio dalle zone in cui i gitani si stanziarono prima di tutte le altre, vale a dire Cadice e Siviglia, per poi espandersi assieme alle loro migrazioni.
Dove i gitani arrivavano ad insediarsi, col tempo, mescolavano i loro stili di produzione artistica con quelli autoctoni della zona, dando luogo a nuove forme ed evoluzioni che, a loro volta, sarebbero migrate verso nuove terre in un interminabile e continuo rimescolamento culturale.
Il Flamenco, quindi, nasce primordialmente dal canto moresco proprio come canto modulato; ne dovettero esistere due tipi. Il primo fu quello dei contadini andalusi poveri e sfruttati, il secondo fu quello dei gitani erranti e perseguitati. Il punto che li accomuna è sicuramente la sofferenza, sentimento che è alla base della cultura flamenca e che era già presente nel canto moresco. La voce umana è sicuramente il primo e più spontaneo strumento musicale, lo strumento intorno al quale si ebbe poi a creare tutto l'impianto del Flamenco. [RV]