s'incunea crudo il freddo
la città trema
livida trema.
Brucia la biblioteca,
i libri scritti e ricopiati a mano
che gli Ebrei Sefarditi
portano a Sarajevo in fuga dalla Spagna
S'alzano i roghi al cielo
s'alzano i roghi in cupe vampe
Brucia la biblioteca degli Slavi del sud,
europei del Balcani
bruciano i libri
possibili percorsi, le mappe, le memorie,
l'aiuto degli altri
S'alzano gli occhi al cielo,
s'alzano i roghi in cupe vampe
s'alzano i roghi al cielo,
s'alzano i roghi in cupe vampe
Di colpo si fa notte
s'incunea crudo il freddo
la città trema
come creatura.
Cupe vampe livide stanze
occhio cecchino etnico assassino
alto il sole: sete e sudore
piena la luna: nessuna fortuna
ci fotte la guerra che armi non ha
ci fotte la pace che ammazza qua e là
ci fottono i preti i pope i mullah
l'ONU, la NATO, la civiltà
Bella la vita dentro un catino
bersaglio mobile d'ogni cecchino
bella la vita a Sarajevo città
questa è la favola della viltà.
Na jedan mah se smrkava
uvuče se ljuta zima
Grad dršće
Modar grad dršće
Gore knjižnica, ručno pisane i prepisane knjige
koje su Židovi sefardi donijeli u Sarajevo u bijegu iz Španjolske
Dignu se lomače nebu
Dignu se lomače u zagasitim plamenima
Gori knjižara Južnoslavena,
Europljani Balkana
Gore knjige,
moguće pruge, planove, uspomene, tuđa pomoć
Dignu se oči nebu,
dignu se lomače u zagasitim plamenima
Dignu se lomače nebu,
dignu se lomače u zagasitim plamenima
Na jedan mah se smrkava
Uvuče se ljuta zima
Grad dršće
Kao jedna kreatura
Zagasite plameni modre sobe
Etničko i razbojničko oho snajperista
Visoko sunce: žeda i znoj
Pun Mjesec: nikakva sreća
Jebe nam rat koji nema oružja
Jebe nam mir koji ubije ovdje-ondje
Jebu nam popovi, pravoslavni svećenici i mullah
OUN, NATO i civilizacija
Lijepi život u jednom sudoperu
mobilni cilj
svakog snajperista
Lijepi život u gradu Sarajeva
Ova je basna plašljivosti
envoyé par Monia - 5/4/2005 - 11:37
8 aprile 2005
Basata sulla versione croata di Monia
Teкст Џoванниjа Линда Фeppeттиja
Mузика Џанниjа Mapoкколa, Франчеcка Maњeллиja, Џopџa Каналиja и Maccима Замбoниja
Hа jeдан маx ce cмpкава
yвучe ce љyта зимa
Гpaд дpшће
Moдap град дpшће
Гope библиотека, pyчно пиcaне и пpeпиcaне књиге
коje cy Жидови ceфapди донели y Capajeво y бегy из Шпањoлcке
дигну ce ломаче небy
дигну ce ломаче y загаситим пламeнима
Гоpи књижapa Jyжноcлавена, Eвропљани Балкана
Горе књиге,
могyћe прyге, планове, ycпомене, туђа помоћ
дигну ce oчи небy,
дигну ce ломаче y загаситим пламeнима
дигну ce ломаче небy
дигну ce ломаче y загаситим пламeнима
Hа jeдан маx ce cмpкава
yвучe ce љyта зимa
Гpaд дpшће
кao jeдна кpeaтуpa
загаситe пламeни модpe coбe
Eтничо и paзбоjничко oко cнаjпериста
Bиcoко cyнцe: жеда и зноj
Пyн меceц: никаква сpeћа
jeбе нaм paт кojи нема opyжja
jeбе нaм миp кojи yвиje овде-oнде
jeбy нам пoпови, православни свећеници и мyлаји
OУН, HATO и цивилизациja
лепи живот y jeдном cyдoпepy
мобилни циљ
cваког cнаjпериста
лепи живот y граду Capajeвa
oва je баcна плашљивости.
Quelque chose a changé et pas pour le mieux par ici; on consomme davantage et on produit moins, de moins en moins et on crève beaucoup plus, et d'une sale, sale mort.
Années de guerre féroce au bord de la mer Adriatique: morts, blessés, horreur. Années de lâcheté, de désintérêt, ou des autres intérêts, de quelque avantage même énorme.
L'Europe qui veut compter, celle qui fait ses comptes et avec laquelle il faut compter, au cours de ce siècle avec les lois raciales e la destruction de sa composante juive, a commis une abomination que la guerre et la Résistance nous ont poussés à croire si non pardonnée, au moins fortement purgée. La Yougoslavie nous rappelle que c'est pas vrai. De cette cloaque éternelle de sang, éprit, intérêts économiques, jaillit constamment notre mieux et notre pire, et nous ne pouvons pas y remédier.
Qui ne peut pas se faire une raison, peut toujours mettre fin à ses jours. Il va rater le pire et le mieux aussi, et ensuite... où pense-t-il s'en aller?
(de la pochette du CD)
Du coup tombe la nuit
et s'enfonce cru le froid
la ville tremble
livide elle tremble
Brûle la bibliothèque,
les livres écrits et recopiés à la main
que les juifs séfarades
amènent à Sarajevo en fuite depuis l'Espagne
S'élèvent les bûchers au ciel
s’élèvent les bûchers en sombres flammes
Brûle la bibliothèque des Slaves du Sud,
européens des Balkans
brûlent les livres,
parcours possibles, les mappes et les mémoires,
l'aide des autres
S’élèvent les bûchers au ciel
s’élèvent les bûchers en sombres flammes
s’élèvent les yeux au ciel
s’élèvent les bûchers en sombres flammes
Du coup tombe la nuit
et s'enfonce cru le froid
la ville tremble
comme une créature...
Sombres flammes, chambres livides
œil sniper, ethnique assassin
haut le soleil, soif et sueur
pleine la lune, aucune chance
la guerre nous gâche parce que n'a pas d'armes
la paix nous gâche parce qu'elle tue par ici et par là
nous gâchent les prêtes, les popes et les mollahs
L'ONU, l'OTAN, la civilité
belle la vie dans un bassin
cible mobile de chaque sniper
belle la vie dans la ville de Sarajevo
ça c'est la fable de la lâcheté
Raffaele, milano
Scelgo volutamente questa canzone, che è considerata tra le più significative dei CSI, per raccontare a chi ancora non lo sapesse della “conversione” del mistico Giovanni Lindo Ferretti. Sì, proprio lui, quello che ha addirittura avuto l’onore di essere citato (con tanto di traduzioni) addirittura nel Chi Siamo delle CCG. Adesso questo bel personaggino è diventato, udite udite, un neo-con in piena regola. Approdato al cattolicesimo e alla “riscoperta della chiesa”, è passato ad essere un sostenitore di Ratzinger, un convinto oppositore dell’aborto, si è astenuto al referendum sulla fecondazione assistita. Ma fin qui sarebbe nulla. Il fatto è che il “nostro”, adesso, dichiara, con quella sua aria oramai da San Francesco de noantri, di “essere tornato a casa”, votando per i guerrafondai del centrodestra italiano. Rilascia prima interviste commosse a Antonio Socci per "Libero" e poi si lascia convincere da Vittorio Feltri a tenere una rubrica musicale per il medesimo giornale fascista, si fa intervistare da un commosso Giuliano Ferrara a “Otto e Mezzo”, scrive il “Reduce”, e pontifica non poco. Ce lo ritroveremo papa? Dopo Giovanni Paolo II avremo Giovanni Lindo I? Chi lo sa. Devo confessare candidamente che, pur apprezzando qualche canzone qua e là, non sono mai stato un grande “fan” né dei CCCP, né dei CSI e né tantomeno dell’ultimo approdo ferrettiano, i PGR (“Per Grazia Ricevuta”). Finora, però, non mi ispirava repulsione. Semplicemente era un personaggio che mi atteneva poco o punto, così come la sua musica. Mi è capitato poi, alcuni giorni fa, di guardare per puro caso proprio l’intervista a Ferrara su “La 7”. Man mano che l’intervista procedeva l’indifferenza e la non attinenza si sono trasformate in fastidio. Alla fine della trasmissione erano diventate qualcosa di abbastanza simile al vomito. Fosse per me, e lo dico forte e chiaro, espellerei seduta stante il Ferretti e le sue canzoni da questo sito. D’accordo sui “percorsi personali”. D’accordo sulla libertà di ognuno di fare ciò che desidera. Ma sono d’accordo anche sulla mia libertà, e su quella di tutti, di non essere presi l’ennesima volta per i fondelli. Quello che scrive “Cupe vampe”, quello che scrive “Nessuno fece nulla”, adesso sta coi seguaci della “Guerra al terrorismo”. Buon pro gli faccia. Ovvio che nessuno espellerà un bel nulla, le canzoni sono state scritte e restano. Semplicemente farò conto che non ci siano. Le 5 canzoni dei CCCP, le 8 dei CSI e le 4 dei PGR contenute in questo sito semplicemente, per il sottoscritto, non esistono più. Scalo mentalmente 17 canzoni dal computo totale. E scalo questo mistico buffone dal mio panorama musicale. Tanto gli dovevo. [RV]
GIOVANNI LINDO FERRETTI ORA E’ NEO-CON E TIFA RATZINGER
Da Lotta Continua alla Chiesa Cattolica: la parabola di Giovanni Lindo Ferretti, "cantautore atipico"? Diciamo piuttosto: buffone telecomandato. "Punk può essere tutto e lo è/allo stesso tempo è niente e lo è/è il nostro punto di partenza e di arrivo/NO FUTURE", scrivevano i CCCP in un vecchio volantino che giocava a provocare con le contraddizioni. Che il nostro stia continuando a giocare? Buon divertimento, dunque! Ma alla Sua età, signor Ferretti, abbandonato o no che sia ogni tentativo di coerenza, almeno un minimo di serietà in più sarebbe richiesta. Smaltita la sbornia del punk filosovietico e la visione di un'Europa che passa attraverso l’Islam, in tempi più recenti (fine 2004) il nostro, alla domanda "Che fine ha fatto l'impegno politico?", rispondeva a Liberazione: "Politicamente sono un orfano. La sinistra a cui appartenevo è morta." Dopodichè, quale logica conseguenza, è passato a destra, seguendo le orme della Fallaci. A Kataweb ha dichiarato: "Io credo che il passaggio del millennio, l'11 settembre, abbia decretato un cambiamento nelle nostre vite che probabilmente noi non avremo mai nemmeno la capacità di spiegarci ma che è percepibile a un minimo di attenzione. Io percepisco molto forte nell'aria un cambiamento in atto ma non faccio il filosofo, lo storico o il politico, non so fare altro che trasformarlo in una sensazione che viaggia su delle parole e una struttura musicale. Credo che fare i musicisti sia un po' essere dei barometri del tempo, percepire le leggere o le profonde mutazioni che sono in atto, ma senza esserne consapevoli fino in fondo." Insomma, tanto parlare e tanto provocare, ma consapevolezza zero. In realtà, dunque, non c'è stato alcuno sviluppo, alcuna mutazione: Ferretti è sempre stato e tuttora rimane il "povero stupido" che si autodescrive in "A tratti": "Sono un povero stupido so solo che/chi è stato è stato e chi è stato non è/chi c'è c'è e chi non c'è non c'è/cosa fare non fare non lo so/quando dove perché/riguarda solo me". Questioni sociali? Macchè: solo questioni personali.
*
da « La Stampa » di Sabato 21/10/2006
Sta per uscire l'autobiografia "Reduce" sulla sua conversione
Fondò a Berlino i CCCP - Fedeli alla Linea dove cantava "Spara Yuri Spara" - Oggi prega a modo suo "Che il cielo mi conceda un tocco d'hashish non transgenico"
di Marinella Venegoni
MILANO
Dopo i trascorsi punk di una spensierata quanto arrabbiata gioventù, Giovanni Lindo Ferretti è diventato una sorta di mistico laico della musica alternativa italiana, una figura carismatica che di severità e asciuttezza ha saputo far spettacolo. Ora è pure scrittore. Sta per uscire con Mondadori [...ma complimenti! NdR] "Reduce", una originale autobiografia d'incedere gregoriano fra memorie d'infanzia, appunti di viaggio, preghiere, poesie e anatemi alla società contemporanea. I suoi appassionati riconosceranno subito la stessa scrittura spoglia e allitterata di certi suoi dischi, la stessa austerità dei concerti, e l'intuito infallibile nel costruire un ritmo intimo del fraseggio, fra pensieri, ricordi e provocazioni. Leggendo, sembra di sentirlo cantare.
Ma, dalle alture dell'Appennino Tosco-Emiliano, dov'è nato e dove è tornato a vivere nella casa paterna con quattro cavalli, dopo le innumerevoli diaspore dai suoi fratelli di musica, Ferretti si mostra a 53 anni un uomo del tutto diverso. Per i fan sarà uno choc la rivelazione - che solo ora con il libro si compie interamente in pubblico - di una decisa inversione di rotta politico/filosofico/religiosa. Insomma, il Ferretti punk decadente che fondò a Berlino nel 1982 i CCCP - Fedeli alla Linea dove cantava "Spara Yuri spara"; il Ferretti che nel 1992 converte la band in "CSI", accogliendo i bravissimi transfughi dei Litfiba; il Ferretti che infine nel 2002 rielabora il gruppo e, scarnificandone le sonorità, lo battezza PGR ("per grazia ricevuta", e già qui un po' si poteva cominciare a sospettare) è diventato un neo-con, e pro-Ratzinger. Ed è la prima conversione manifesta nella musica italiana d'autore.
La notizia è già più che nota nel mondo dei bloggers. Fra scoramenti e insulti, il dibattito va avanti da un anno, dopo che Ferretti aveva scritto al Foglio pronunciandosi contro il referendum sulla procreazione assistita. Per riassumere quel che si dice in giro, un post piuttosto forte su indiessolvenza.blogspot.com: "La meglio gioventù ha prodotto semplicemente adulti di merda. Non ci credevano realmente...si limitavano a seguire la moda. E oggi che sono di moda i papaboys, si adeguano". Ma se lo zoccolo duro dei fan pensasse di abbandonarlo, nuovi accoliti e nuovi intervistatori si fanno avanti. Antonio Socci, che è andato da poco a trovarlo per Libero, ha scritto: "Oggi, abbandonati Repubblica e Manifesto, è abbonato all'Osservatore Romano", e ha aggiunto: "Per lui, votare centrodestra alle ultime elezioni è stata "una rivoluzione" che l'ha divertito parecchio".
Meno divertiti saranno i suoi appassionati tradizionali, quando a pagina 78 di "Reduce" leggeranno: "Dio benedica sua Santità Papa Benedetto XVI che ancora Cardinale scrisse, per me illuminante, Liturgia, e prego lo Spirito Santo che lo fortifichi e lo sostenga". L'inno è a corredo del racconto di una Messa in inglese cui ha assistito in Medio Oriente, con chitarre pop: "Non posso non pregare, con tutto il cuore, perchè si ponga termine a tale decadenza senza limite".
Forse il senso del titolo dell'autobiografia sta proprio nella conversione totale; ma Ferretti - nella fascinazione piana che accompagna i vari piani di narrazione - mostra di non rinnegare il passato e certe abitudini, quando prega a modo suo: "Il cielo mi conceda a Capodanno un tocco d'hascish non transgenico, ma saporito e grasso che si sbriciola al tatto".
---
Lettera al Foglio (10 Agosto 2006) a proposito del dolore e della sua conversione al Cattolicesimo:
"Per cio' che riguarda la difesa della Chiesa, delle sue posizioni, della necessità di ponderazione nel suo operare, rifuggo ogni polemica. Per troppo tempo sono stato succube, seppur volontario, di una falsificazione della Storia che la identifica come controparte reazionaria alla libertà umana. Quel tempo è finito, Dio sia lodato, non lascio ai suoi nemici dichiarati, occulti, anche compartecipi e ben posizionati, l'ordine del giorno dei miei interessi, del mio impegno, delle mie priorita'. Sono ogni giorno più cattolico, cattolico bambino, felice di addormentarmi stanco e nell'aprire gli occhi contento di questo dono che e' vivere. Un dono vero, non facile, non ovvio, sempre a rischio e sorprendente. Sono così bambino nel mio essere cattolico da essere fermo, inchiodato nel mistero dell'Incarnazione. Forse perche', generazione su generazione, figlio di pastori, e c'erano pastori in quella capanna grotta stalla sotto una stella nel regno di Giuda in terra d'Israele al tempo dell'Imperatore Augusto in Roma quando da una giovane Madre, Immacolata in eterno, è nato il Salvatore del mondo, l'Incarnato.
Mistero che si puo' solo sfiorare ma fa vibrare nuova tutta l'umanità."
http://www.margheritasangiustino.it/index.php?op=Default&;Date=20060812&blogId=1
L'intervista rilasciata al simpaticissimo Antonio Socci per il quotidiano Libero:
c'era una volta Lindo Ferretti...
http://italy.indymedia.org/news/2006/0...
La stomachevole lettera con cui Ferretti dichiarò al Foglio la sua astensione al referendum del 12 e 13 giugno contro la legge 40:
Il triste Lindo Ferretti
http://italy.indymedia.org/news/2005/0...
lettera di lindo ferretti (ex cccp) al foglio
http://italy.indymedia.org/news/2005/0...
ASTENSIONE ROSSA
http://italy.indymedia.org/news/2005/0...
E per finire... Ferretti come Renato Zero!
La bottega di musica e comunicazione di Giovanni Lindo Ferretti
http://web.dsc.unibo.it/~blardone/ig/
Riccardo Venturi - 29/11/2006 - 22:30
Un folle nel senso buono, in alcuni momenti, sappiamo bene che l'arte ha a volte dei pericolosi punti di contatto con la malattia mentale. A volte l'arte riesce a essere il mezzo per trovare - non dico la normalità che chiaramente non esiste e forse non è neanche auspicabile - ma almeno un equilibrio.
Inoltre bisogna considerare che il Ferretti è sempre stato e rimane un inguaribile provocatore. Anche a me danno noia i discorsi insulsi sulla fecondazione assistita e il suo ritrovato cattolicesimo intollerante, ma comunque anche "Allah è grande e Gheddafi è il suo profeta" non è un programma politico in cui probabilmente i suoi fan si riconoscevano. Allora veniva presa per una provocazione. Adesso mi viene da pensare che magari il Ferretti era così folle da crederci davvero...
Se guardi bene, a parte la fascinazione per Dossetti - comunque la si pensi un personaggio lontano anni luce da questi nuovi teo-con - già fin dai tempi dei CCCP Ferretti scriveva delle canzoni mistico-cattoliche (tipo Paxo de Jerusalem, che fra l'altro potrebbe quasi essere contro la guerra). Sbrigativamente questi testi venivano bollati come provocazione. Forse non avevamo capito niente. I testi di Ferretti non nascevano mai da una qualche analisi razionale della realtà (la lucidità di questa Cupe Vampe è una vistosa eccezione) ma da qualcosa di molto più umorale.
La follia, insomma. Secondo me non si può capire Ferretti senza avere visto i suoi occhi spiritati. Tutte le volte che mi è capitato di vederlo da vicino, quell'uomo mi ha fatto paura. Era tremendamente inquietante, qui stava il suo "fascino".
A differenza di quanto è capitato a te, forse anche per questioni generazionali, la musica e le parole dei CCCP/CSI sono state per me, in un certo periodo, una vera passione.
Sarebbe sbagliato, secondo me, volere cancellare queste pagine di storia. Come sempre, nei casi delle inversioni di rotta degli artisti, rimane quello che ci hanno lasciato prima, che non appartiene più a loro. Sarebbe poi fare un torto a quelli che sono stati i compagni di viaggio di Ferretti e che, non a caso, lo hanno prima o poi lasciato solo, da Massimo Zamboni alla meravigliosa Ginevra di Marco.
(Lorenzo Masetti)
So che questa della faccenda della "conversione" di Giovanni Lindo Ferretti non dovrebbe riguardarmi in quanto sono
cose dell'altra barricata, ma quando ho letto una sua intervista al settimanale "XL" di "Repubblica" ho subto pensato
che a voi potrebbe interessare.Ve la mando ?
Willy Bruschi - 18/12/2006 - 14:30
Gianni Lindo Ferretti è tornato a casa. E' stato un giro lungo, una sorta di parabola da figliol prodigo : dopo il
punk filosovietico dei CCCP - Fedeli alla linea e quella "piccola patria dietro la Linea Gotica" cantata dai Csi ,
che raccontava dell'Italia nata dalla Resistenza attraverso due icone : quella di un comandante partigiano (il comandante Diavolo) e un monaco "ubbidiente" (Don Dossetti che dopo aver combattuto il regime fascista abbandonava la politica per prendere i voti). Oggi Ferretti ha riabbracciato la fede cattolica dei genitori, vota centrodestra , considera papa Benedetto XVI la sua guida spirituale e vive con la mamma nell'antico casolare di famiglia a Cerreto Alpi,un paesino dell'Appennino emiliano che non conta piu' di cento anime. Quanto basta
per spiazzare i paladini della coerenza a tutti i costi o chi ritiene che un artista debba essere per forza laico o
progressista. "Mi sveglio all'alba, porto fuori i cavallo, vado in chiesa, se capita passo dal bar del paese per chiacchierare con i vecchi, porto mia madre a fare una passeggiata. Poi torno a casa, dove comincia la seconda parte della giornata: sono le ore in cui mi dedico allo studio, alla lettura, alla scrittura".
Nonostante le inaspettate inversioni di rott , o forse proprio grazie a quella capacità di rimanere fedele a una linea che nel tempo si è fatta sempre più imperscrutabilmente personale, Ferretti continua a essere visto come una sorta di guru. E partire da Roma per andarlo a trovare sembra avere la forza suggestiva di un pellegrinaggio. L'occasione
è "Reduce, un libro in cui Ferretti cerca di tracciare il punto della sua vita. Ci infiliamo in autostrada di prima
mattina per ritrovarci dopo ore di viaggio ad arrancare su vecchie strade di montagna in mezzo a un paesaggio straordinario : boschi di abeti, cipressi, castagni, e un tappeto rosso intenso di foglie morte sul ciglio della carreggiata. Il fascino dell'apparato scenografico non è abbastanza ipnotico da convincerci fino in fondo che Ferretti non abbia perso la bussola. Le conversioni dell'ultima ora sono sospette. E' dall'inizio del viaggio che continuiamo a leggere e a commentare stralci del suo libro chiedendoci se non sia trasformato in un farneticante millenarista da speaker's corner. Ma quando finalmente ci sediamo di fronte a lui - stessi occhi spiritati di sempre, stivaloni da montagna, vestito dalla testa ai piedi - iniziano le sorprese.
"I cambiamenti non sono mai delle decisioni prese a tavolino, ma nascono da una perdita. E la perdita è sempre quella di una persona cara". Solo che mentre coi CCCP il filosovietismo aveva tratti parodici, irriverenti, anche ironici, l'adesione al cristianesimo di Ferretti sembra totale. Gli domandiamo dove siano le divergenze con il compagno (pardon, pontefice) Joseph Ratzinger. Sono una persona totalmente incapace di ironia", ci dice
sorridendo" per cui anche nei Cccp in cui, ricordiamolo, non c'ero solo io, non e' detto che l'ironia fosse tutta volontà mia. Rispetto all'attuale pontefice sì, l'adesione è totale. Io sono cattolico, per me Benedetto XVI è il vicario
di Cristo, quali divergenze potrei avere nei suoi confronti ?"
L'amore di Ferretti per il papa nasce in tempi non sospetti. « Quando Wojtyła era ancora in vita, leggevo sempre sui
giornali di sinistra delle critiche ferocissime contro questo cardinale Ratzinger, che io all'epoca chiamavo Razzinger
perché suonava più cattivo, tanto che mi è venuta la curiosità di capire chi fosse. Così sono sceso a Reggio Emilia dal mio libraio di fiducia e gli ho chiesto se questo papa ha scritto qualcosa. Lui mi ha risposto : « Guarda Ferretti, ha scritto più di quaranta libri, ma i più complessi non sono alla tua portata. Prendi questi", e mi ha passato i testi più accessibili. E’ stata una folgorazione. Li ho amati senza riserve, ho cominciato a leggerli uno dopo l'altro. La fede rimane una questione personale, ma l'avvicinamento a Ratzinger nasce da una grande affinità di pensiero: abbiamo le stesse idee, ma lui sa esprimerle infinitamente meglio". E mentre si alza per andare a prendere la catasta di volumi ratzingeriani e mostrarceli, ci guardiamo intorno. Nel vecchio casolare di famiglia, che potrebbe meritarsi una copertina di "AD", ci sono libri, immagini del vecchio Papa, pile del Foglio e dell'Osservatore Romano, una specie di altarino da preghiera e in bella vista sul tavolo un’edizione pregiata della Bibbia di Gerusalemme. L'abiura e' completa?
"L'antifascismo rimane una delle mie stelle polari. E comunque io non ho mai rinnegato niente, né ho rimpianti.
Ogni movimento della vita è necessario ma devi avere il coraggio di andare avanti e capire i toui sbagli. Per me la fede nel comunismo non è crollata nel muro di Berlino, ma con il mio ultimo viaggio in una Jugoslavia devastata dalla guerra. Era come assistere all'agonia dopo una lunga malattia degenerativa, che in fondo è stata quella
del comunismo. E pensare che per me all'inizio era proprio il contrario, il comunismo era la "cura".Mi ricordo che a 14 anni mi hanno portato in ospedale a Reggio Emilia, io stavo lì che soffrivo come un cane mentre intorno a me scoppiava il casino, dalla televisione mi arrivavano le immagini del maggio francese: ragazzi belli, pieni di vita, ragazze in minigonna, tutti più sani di me. Come facevi a non innamorarti ? »
I cambiamenti però, come ha detto lo stesso Ferretti, sono anche legati a una perdita. E il primo nome che ci viene in mente e' quello di Massimo Zamboni, co-fondatore dei Cccp e suo compagno di strada per molto tempo, fino al traumatico distacco di un anno fa. Gli chiediamo se lo vede ancora. « No, non ci vediamo più", assicura Ferretti senza nascondere un sincero trasporto emotivo. « Quando Massimo ha lasciato i Csi l'unica cosa che ho pensato è che fosse insostituibile. E infatti non mi sono messo a crecare un altro chitarrista, siamo andati avanti con Giorgio Canali, che già era da tempo con noi come ‘chitarra disturbata’. Negli ultimi anni Massimo l'ho incontrato mentre ero in macchina, a malapena abbaimo accennato a un saluto. E' assurdo se si pensa che abitiamo a pochi chilometri l'uno dall'altro e io faccio almeno una volta alla settimana la strada che passa da casa sua. E credo che pure non ci vedremo mai più."
Gli chiediamo se c'è stata la perdita anche dei fan più intransigenti, di solito poco propensi ad accettare i cambiamenti del proprio idolo (parola che Ferretti ha cercato senza successo di desacralizzazione. Ci dice che « No, ai suoi concerti c'è sempre un pubblico eterogeneo. Ci sono sia i cattolici che i fan della prim'ora. L'effetto continua a passare da una parte all'altra del palco." A questo punto ci ricordiamo però di un concerto del 2005
in cui Ferretti gelò almeno metà del pubblico dichiarandosi contrario alla fecondazione assistita. Anche su questo punto arriva una sorpresa. Ci aspetteremmo che Ferretti chiami in causa bolle papali, encicliche, cavilli ideologici. Invece la sua risposta è di un candore e di una semplicita' davvero non sospetti : "L'idea sulla fecondazione assistita me la sono fatta osservando i miei cavalli, che amo molto. Ci sono cavalli che non si accoppiano da generazioni, vengono appunto fecondati artificialmente. Lo trovo terribile. Sono tutte cose legate alla nostra società tecnocratica. E poi diciamolo, come giustificare la sofferenza del parto senza il piacere di una bella chiavata? L'amore, anche quello fisico, può essere un antidoto ai pericoli del genetismo, che considero una subdola prosecuzione del nazismo". Ripensando alle perplessità che ci avevano acccompagnato durante il viaggio siamo quasi felici di non
essere stati tranquillizzati. E' vero, Ferretti non è più il Ferretti di trent'anni fa e proprio per questo non si è trasformato in una figurina da attaccare o da scambiare nei momenti di nostalgia. Forse i conti avolte non tornano, le contraddizioni esistono ma il fatto di trovare una schietta divergenza fra l'ex compagno Ferretti e noi ci fa restare addosso la senzione di un incontro autentico.
"Quando vado a trovare mio padre al cimitero" ci dice, "io vedo che se la ride di gusto. I vecchi in paese mi dicono che sono uguale a lui. Era quello che ho cercato di scongiurare per tutta la vita ed è quello che ora mi dà il senso di
un percorso reale". Avremmo voglia di restare a parlare ancora un po' con lui, ma dal piano basso della casa arriva il richiamo : Giovanni. E' sua madre, è pronta la cena, e i rituali vanno rispettati.
Nicola Lagiola e Veronica Raimo
Willy - 18/12/2006 - 20:23
Non intendo addentrarmi ulteriormente nella diatriba sulla conversione o meno del personaggio, su questo mi fido comunque di chi lo conosce meglio di me. Mi limito a far notare che chi liquida la delicata questione dei diritti civili parlando di cavalle che chiavano (ci ha speso lunghi paragrafi della mitica lettera al Foglio) non solo dimostra di non aver capito assolutamente nulla dei termini del problema, ma fa anche sorgere legittimi dubbi su come sia solito occupare il tempo durante i weekend solitari nel suo casolare sperduto sul crinale appenninico...
Alberto - 20/1/2007 - 16:38
Siamo al delirio !!!
(Willy)
Stefano - 21/1/2007 - 01:58
"Sono ancora fedele alla linea. Ma oggi a quella del papa"
<<***! ***! ***!>>
Così esclamo, mi alzo dalla sedia, mi dirigo al lavello, sento quasi il vomito, ma mi fermo. Mi guardo nel riflesso del mobile nero-bianco, mi guardo morto. Una faccia verde è poco meno di quello che ho visto.
Soffio il naso, prendo la bottiglia e la tracanno. Qualcosa che vuole uscire dalla gola, ma lo fermo, non uscirà. Torno davanti al monitor, sbuffo e tremo dal freddo, stringo i denti. E scrivo queste parole.
Io, Riccardo, che sei il mio maggior interlocutore, ho paura.
Non ho paura della follia in sé, che non è niente fuorché un modo di vedere diversamente la realtà. Ho paura di come la mia follia potrà essere strumentalizzata dalla "buona società"... che è teocon, abbiate il coraggio di non negarlo.
Voglio stare dalla parte dei diseredati, voglio difendere le loro schiave della strada e i rigetti della loro bontà... non è un comportamento d'una persona dabbene?!
Voi persone dabbene fate sì che tutto ciò avvenga, private le puttane della loro dignità e i barboni del briciolo di pane! Urlate parole di democrazia e sottovoce si sente "autocratica"! predicate i 4 vangeli (perché per voi sono "veri" solo 4) e sfruttate i bambini per far giocare a pallone i vostri figli! volete la pace immediata e indolore e siete fabbricanti di armi!
Mi sfatate Ferretti, mi sfatate Dylan, perfino tentate di sfatarmi De André!
Basta al vostro vomitevole moralismo puritano e al vostro dio inglese. Scopriamo insieme cosa ci nasconde!
Il cessate-il-fuoco finisce oggi, mi sono autocensurato tutto questo tempo sperando che passassi inosservato e nessuno avrebbe potuto darmi fastidio. Userò un termine a noi poco gradito: militanza.
[Mi dispiace per chi "i"odia porgermi orecchio. Il precedente (vedi "Nessuno fece nulla") non era il mio ultimo post d'anno tropico.]
ΔΙΩRAMA Poco Ligio All'Ufficialità! - 31/12/2008 - 16:09
Il tuo è uno sfogo terrificante, perché parla dello sfatamento dei miti; o meglio, parla della coscienza desolata che si ha, che si sente quando qualcuno che è stato considerato un “mito” o qualcosa del genere viene ricondotto, o si autoriconduce, alla propria natura umana. La quale può essere, in alcuni dei casi, assai misera. Non dico “imperfetta”, perché imperfetta lo è sempre; sto parlando delle miserie di chi si è proposto in un certo mondo, spesso ben cosciente di esercitare una qualche influenza sugli altri, per poi rinnegare tutto quanto. E' una cosa che provoca non un semplice smarrimento, ma un senso di perdita, di tradimento.
Non parlo di Dylan o De André, figure assai complesse che, come tali, hanno subito continui tentativi di “appropriazione” da parte di chiunque; fortunatamente sono riusciti a sfuggire a tutti questi tentativi, lasciando miracolosamente annodati tutti i loro fili e non perdendone mai la trama. Nonostante loro stessi, viene a volte da dire; nonostante le “salvezze” dylaniane, nonostante gli “umani cristianesimi” di De André. A loro modo, Dylan e De André sono sempre stati estremamente chiari e non hanno mai preso in giro nessuno. Hanno scritto e, nel caso di Dylan, continuano a scrivere e cantare le loro cose non preoccupandosi di chi, sempre, cerca di tirarli dalla loro parte. Possono andare bene sia nella parrocchia che nel consesso di anarchici più duri senza che perdano nulla della loro capacità di dire, e di dire andando diritti dove devono andare. Ogni tentativo di “sfatare” Dylan e De André è destinato a fallire. Non hanno mai tradito, nonostante, umanamente, i loro percorsi non siano stati certamente lineari (molto più lineare quello di De André, comunque); servono magari un po' di anni per accorgersi che, in una vita umana, sia quella di un artista che quella di ognuno di noi, la linearità è possibile soltanto in forma di ligne brisée, di linea spezzata. In generale, io diffido assai delle linee rette, e la vera coerenza può essere ricercata soltanto nella collezione infinita di incoerenze che siamo. Rimettendo assieme tutte queste incoerenze si ricostruisce la linea, quella vera. Ma sputa sul viso a chi ti punta il dito addosso invocando o rinfacciando “coerenza”.
Molto, molto diverso il discorso per Sua Santità Giovanni Lindo I. Purtroppo, qui, sono costretto a risponderti, come dirti, da “esterno”. Quel che Giovanni Lindo Ferretti ha scritto, cantato e proposto, non mi è mai attenuto. Non mi diceva niente quando era “fedele” ad una certa “linea”, e non mi dice nulla adesso che la sua “linea” è cambiata radicalmente. Non mi dice disperatamente niente chi si dichiara “fedele alla linea”, che sia quella del Partito o quella del Papa. Dylan e De André tutto sono stati fuorché fedeli ad una qualche linea. Giovanni Lindo Ferretti, invece, deve aver bisogno delle sue linee del cazzo. Se le tenga e non rompa i coglioni al prossimo, e soprattutto non lo pigli per i fondelli. Scriva le sue canzoni, che magari possono essere anche considerate belle e coinvolgenti, ma che sono sempre inquinate dalla sua “linea”.
Posso certamente capire che, in passato, il Ferretti possa avere coinvolto e fatto presa. Ho in mente alcune parole del webmaster di questo sito, Lorenzo Masetti, anche lui con un passato di “ferrettiano”; probabilmente, una generazione di cui non faccio parte può essere stata “catturata” dallo spiritato amante dei cavalli (anzi, delle cavalline) e delle canne, e su questo non posso certo sindacare perché non saprei che cosa dire. Sul qui presente, Ferretti è passato nella massima indifferenza. Né odio e né amore. Mancata corrispondenza. Nessuna corda vibrata. C'è sempre stata quella “linea fedele” che ha bloccato qualsiasi forma di interesse. Ma certamente non mi stupisco del cambiamento di rotta di quel personaggio. In realtà la distanza tra il Partito e il Papa è brevissima, e non è stato certamente Ferretti il primo a colmarla “anema e core”.
Il mio suggerimento, che è anche la risposta al tuo sfogo, è di lasciar perdere senza riservare a un personaggio del genere troppa importanza. Comunque tu la metta, Giovanni Lindo Ferretti non è Bob Dylan, e non è Fabrizio De André. Può essere stato un mito per molti, ma è un mito nato nei cretinissimi anni '80 e di quegli anni '80 porta ancora tutte le stigmate. Oltretutto, è un pazzo, uno che autenticamente si è bruciato il cervello a forza di canne. Lascialo dire. Lo si lasci dire. Magari, fra un paio d'anni, si stufa del Papa e dell'antiabortismo e passa a fare, che so io, l'ultras buddista o il seguace del neopaganesimo; resta un folle che non ispira la minima fiducia. Se si “sfata” da solo, sia lasciato sfatarsi e diventi pure il “campione” di questa o quella “linea”; si faccia le sue canne “saporite”, si sfibri di mìstica e, possibilmente, scompaia nel fumo. La sua non è demenza senile, è mancanza di qualsiasi cosa che somigli al pudore. Spudorato era prima, e spudorato è adesso. Non merita di fare star male chicchessia, merita un semplice “vahìa bìschero”, come si dice dalle mie parti.
Merita, spiritato, rinsecchito e stìtico com'è, che gli si contrapponga un sano, ubertoso, roboante Inno del corpo sciolto; ché un cacheronzolo caprino di Ferretti non fa storia, credimi, non la fa. E, nonostante palesemente vi aspiri, non diventerà nemmeno papa.
Saluti carissimi!
Riccardo Venturi - 2/1/2009 - 20:09
Je voudrais simplement rappeler d'autres exemples italiens de délire et de confusion mentale. Certains, je pense à deux d'entre eux, mais on pourrait en ajouter bien d'autres, sont particulièrement remarquables, notamment par les conséquences bien plus gravissimes de leurs délires. C'étaient : le premier : le célèbre « vate » d'Annunzio et l'autre, par ailleurs en rivalité directe avec lui et tout aussi cohérent dans ses dérives, la Mâchoire elle-même (enfin, la Mâchoire, le Menton... Bref, le Benito). Je ne détaillerai pas leurs parcours, les Italiens en savent plus que moi, jusque dans leur chair. Somme toute, on eût mieux fait de les retenir très tôt dans un manicomio.
Parmi les autres, j'en citerai quatre assez remarquables eux aussi (sans compter les futuristes) : le dénommé Pitigrilli, écrivain de gare qui dénonça Carlo Levi et bien d 'autres à la police fasciste, le dénommé Gentile, qui a trahi odieusement toute l'intelligence de l'Italie (et voyez-vous, ça se sait à l'étranger), l'incroyable Padre Pio et l'ineffable Silvio B, alias Mister Cheese, dont on se demande s'il ne va pas écraser tous les autres par ses prouesses en cette matière.
Silvio, Santo subito !, crie déjà le peuple de la Liberté. Le pire, c'est qu'il y croit.
Pour en revenir à cette histoire de chansons, je rappelle que Lili Marlène est passée d'un camp à l'autre au point de faire exécuter la chanteuse qui l'avait créée. Je rappelle aussi que le Chant des Partisans fut écrit et composé par des gens de droite (Joseph Kessel et Maurice Druon) et qu'à ce seul titre, je leur garde une certaine considération. Cela dit, Riccardo a raison, même dans cette chanson, il y a comme un relent de mysticisme.
Puis-je rappeler le début de L'Internationale :
Du passé, faisons table rase....
La bibliothèque d'Alexandrie a disparu... L'humanité perdure... Grâce aux paysans qui ont continué à cultiver.... cultiver !
Ma comunque, Non Mollare ! Ora e sempre : Resistenza !
Ainsi parlait Marco Valdo M.I.
Marco Valdo M.I. - 2/1/2009 - 20:54
Non era tra i miei intenti instaurare termini di paragone tra Ferretti, Dylan e De André, era semplicemente un climax ascendente da un Ferretti che, nonostante tutto, conta poco per me, un Dylan che mi ha quasi sempre ispirato e un De André che è parte di me.
Certo che il mito sfatato è un dolore, ma fino ad un certo punto. La riflessione mia spingeva più verso il mio timore espresso nelle prime righe: -Ho paura di come la mia follia potrà essere strumentalizzata dalla "buona società"...-
@ Marco Valdo: "Du passé, faisons table rase..." Je ne parle pas français, mais je le comprends un peu. In parte sono d'accordo con te.
ΔΙΩRAMA Poco Ligio All'Ufficialità! - 4/1/2009 - 02:37
Coccodrillo inviato da Marco&Roberto, probabilmente Frustoni.
Siamo qui riuniti per commemorare la figura di un artista prematuramente scomparso, un uomo le cui idee sono ben riassunte dall’espressione “fedeli alla linea”. Quale linea, vi chiederete? Non lo sappiamo. In questo tempo di relativismo accidioso e antiveritativo, non sempre è facile seguire le orme tracciate dal genio, specie quando dai centri sociali della Rossa Emilia vanno a finire nelle steppe della Mongolia, paese che, diciamo la verità , avrà anche le sue attrattive ma al momento non ce ne viene in mente nessuna. La sua parabola segue quella dell’Unione Sovietica, passando dai CCCP ai CSI per finire dominata come la Russia da una figura ingombrante e autoritaria. Ma torniamo alla Mongolia. Fu qui, nel paese di Gengis Khan, che il giovane Lindo fece l’incontro che gli cambiò la vita: gli yak. Per mesi visse la vita semplice degli yak, in una comune di yak, mangiando formaggio di yak, ubriacandosi con latte fermentato di yak, facendo la corte alle yakkesse e cantando attorno al fuoco il triste monotono lamento dello yak. Tornato alla civiltà iniziarono per lui tempi oscuri: venne abbandonato da tutti gli amici (non senza buone ragioni: perché il richiamo d’amore dello yak sarà anche bello - oddìo, bello - ma dopo un po’ stufa) e Per Grazia Ricevuta (la nostra) la sua carriera di musicista sembrava avviata al declino, quando venne in suo soccorso la figura che, nel panorama politico italiano, più di tutte ricorda lo yak: Giuliano Ferrara. La mole, la folta peluria, il carattere iracondo e l’astuzia bovina di costui avrebbero tratto in inganno chiunque, figurarsi il nostro Lindo, strafatto di Valium, Tavor e Serenase: ebbe così inizio un sodalizio artistico che illuminò di nuovo splendore gli ultimi anni del nostro Lindo, e che culminò nel trionfale 0,4% della lista “Aborto? No, Grazie”. E ci piace ricordarlo così, il nostro Lindo, mentre si avvia verso il tramonto, in groppa al suo fidato yak.
Source
CCG/AWS Staff - 15/3/2009 - 20:26
andrea - 4/10/2009 - 23:04
Auguri di buon cammino, vi saluto viandanti.
L'Ebreo Errante - 19/8/2011 - 13:17
Quello che proprio non capisco e' cosa c'entri tutto questo con la giustificazione delle "guerre preventive" che fai tu, o - e qui parlo di Ferretti - con il voto all'UDC o con l'allineamento alla posizione del più forte e del più intollerante come giustamente scrive Alberto.
Poi visto che in questa canzone si parla di Balcani bisognerebbe discutere non tanto di guerra preventiva quanto di chi ha fomentato e preparato la guerra, in nome degli interessi economici (e di potere) di cui Ferretti - evidentemente prima di bruciarsi completamente il cervello - parlava nell'introduzione a questa canzone.
Lorenzo - 19/8/2011 - 13:56
LV - 5/9/2011 - 21:47
Per favore rileggila. A parte le acrobazie verbali, e la ricerca di astrusità a buon mercato, la canzone è secondo me - anche tenuto conto dell'evoluzione del personaggio - una canzone PER la guerra, interventista.
La conoscevo da tempo, ma non ho mai pensato di inserirla nel sito appunto per questo. Quel riferimento ad Auschwitz messo in parallelo con la Bosnia (o con il Kosovo) non era forse il cavallo di battaglia dei vari D'Alema che mandavano a bombardare i treni dei profughi per fermare le presunte fosse comuni?
E la conclusione, davvero egoistica, del vino e prosciutto che non deve mancare "almeno a chi voglio bene" se pur umanamente comprensibile non mi sembra certo un grande esempio di solidarietà. Almeno questa è la mia lettura. S'apra il dibattito (se proprio volete), ma per ora la canzone è stata bocciata.
Lorenzo - 6/3/2012 - 12:40
Alla fine l'avevo inserita perché penso che la canzone ponga degli interrogativi interessanti circa la "guerra giusta", il problema è che sappiamo tutti quel'è la risposta che da GLF. D'altra parte forse e dico forse (io non ho risposte) nelle guerre dei Balcani un maggiore interventismo avrebbe evitato i vari massacri e avrebbe fermato più di un macellaio (di ogni nazionalità, etnia e colore).
DonQuijote82 - 6/3/2012 - 18:28
Lorenzo - 6/3/2012 - 22:31
Ma, a parte questo, io trovo che la differenza con gli altri (compreso qualcuno che qui si straccia le vesti) e ciò che forse stupisce o scandalizza di lui, risiede nel fatto che lui ritiene d'aver trovato qualcosa che vale. Questo solo fatto oggi viene preso come una provocazione inaccettabile, un comportamento da censurare o normalizzare. Evidentemente cercare per trovare qualcosa è oggi la provocazione più forte che si possa immaginare.
Molti non cercano affatto perchè in verità sono già sazi di quel che già pensano, dei loro pregiudizi (compresi quelli su Ratzinger) e gli va bene continuare così; altri fingono di cercare solo perchè coltivano un'estetica da saggio o da cercatore, ma in verità sperano non si trovi mai un bel niente, che se si trovasse qualcosa sarebbe un limite al loro delirio narcisistico di autosufficienza; altri ancora (e qui metto Ferretti) cercano invece per trovare, pongono le domande perchè vogliono avere le risposte, e pongono quel tipo di domande che pretendono risposte profonde e non furbe, non effimere. Quando Ferretti ha ritenuto di trovare una risposta che era "la risposta" all'inquietudine interiore che si portava dentro da sempre (qualcuno l'ha definita "follia" e mi pare una definizione "francescanamente" azzeccata) quando ha trovato quella risposta che gli è parsa essere la risposta alla ricerca dell'intera sua vita, non ha avuto paura di assumerla.
Ferretti cercava per trovare. Io ammiro il suo coraggio ed un pò lo invidio.
Stefano - 8/12/2012 - 16:32
Contesto però tutto questo discorso sulla “provocazione”, fermo restando che ognuno -Ferretti compreso- può andare a cercare delle risposte ai propri rovelli dove gli pare. A mio parere, però, cercare delle risposte in Ratzinger ha dei limiti piuttosto seri, al di là delle frasi ad effetto che procedono da una certa cultura cattolica che individua invariabilmente come “provocazione” quella che in realtà è un'affermazione costante di assolutismo. In realtà, il discorso ratzingeriano, così come è espresso nelle sue opere, è abbastanza semplice e chiaro: riguarda il predominio della fede sulla ragione. Niente di più e niente di meno. La costruzione ratzingeriana, però, ha la caratteristica di affermare tale predominio servendosi proprio degli strumenti della ragione, cavalcando le teorizzazioni del “pensiero debole” in modo del tutto strumentale e fallace. E' un gioco che, oltretutto, rischia di esporre il cattolicesimo proprio al relativismo religioso, mentre dall'altro lato il pontefice si scaglia contro il relativismo nella società moderna. Ratzinger non ha dubbi. Senz'altro, dalla scuola della filosofia ha appreso l'arte di argomentare come se ne avesse, ma i suoi fini sono esattamente opposti. Così facendo, però, si propone come “pensatore” che trae la propria autorità dalla filosofia, ma lo fa esclusivamente allo scopo di svuotarla di senso e di assoggettarla alla fede. In Ratzinger, la ricerca della verità si sottrae ad un confronto razionale proprio mentre utilizza strumentalmente le risorse della ragione; in questo non esito un momento a definirlo un ingannatore, e persino un imbroglione.
La pretesa di Ratzinger è quella di eliminare tutte le pretese di razionalità dalla modernità, proponendo la Chiesa come unica e autentica erede della filosofia greca (e, quindi, dell'intera cultura occidentale). La sua conclusione è però rozza e semplicistica: tutte le tragedie del mondo sarebbero effetti della “modernità”, che poi è la pretesa di poter fare a meno di Dio. Con questo, tutta la “filosofia” ratzingeriana appare per quello che è: il tentativo, che non trovo né “provocatorio” e né “coraggioso”, di riaffermare l'autorità assoluta della Chiesa.
Ora, io non so se Giovanni Lindo Ferretti possieda gli strumenti culturali necessari per rendersi conto di simili cose; ma, anche se li avesse, non è questo il punto. Le sue “ricerche” e le sue “risposte”, a mio parere, non portano altro che al caro, vecchio reazionarismo religioso. Il che può, certo, essere inteso anche come una posizione “coraggiosa” in questo mondo, ma che rimane una posizione del tutto fine a se stessa. Tanto più che la “furbizia”, in questo caso, appartiene tutta quanta all'amato Ratzinger e alle sue costruzioni fatte apposta per catturare menti non del tutto stabili come quella, giustappunto, di Ferretti. Il quale, per altro e per sua stessa ammissione, continua imperterrito a fumarsi gran canne; potrebbe, chissà, offrirne qualcuna anche a Sua Santità (e non è detto che non le apprezzi; la canapa indiana è pur sempre un dono di Dio).
Se la “risposta all'inquietudine interiore” di Ferretti è stata rivolgersi ad un pensiero da specchietti per le allodole come quello di Ratzinger, io ci penserei parecchie volte prima di tirare in ballo addirittura il francescanesimo (viene quasi a mente un verso della “Canzone per l'estate” di De André: “con il tuo francescanesimo a puntate e la tua dolce consistenza”). Io credo che la “follia” di Ferretti si esprima piuttosto nella sua insopprimibile voglia di stupire e nel suo narcisismo. Cose, per carità, del tutto legittime; ma che debbono essere prese per quelle che sono, senza fare di Ferretti una sorta di “eroe” della ricerca interiore, come sembra essere diventato per qualcuno. Tanto più che, da uno come Ferretti, sarebbe perfettamente da attendersi che, un giorno o l'altro, andasse di nuovo a “ricercare” da qualche altra parte, sempre con qualcuno che dichiarerà di “ammirarlo e invidiarlo”. Faccia pure; ma non si aspetti che non ci siano parecchi che pensano soltanto che abbia soltanto voglia di pigliare il prossimo suo per i fondelli tra una canna e un gesuccristo.
Riccardo Venturi - 8/12/2012 - 18:23
Qua c'è uno che dice "sono contro la legge sulla fecondazione assistita" non perché "la vita ci può essere data solo da Dio bla bla bla..." (tipiche argomentazioni del cattolico che uno può contestare e discutere in vari modi) ma "perché ho visto la mia cavalla trombare con uno stallone mentre mi facevo le canne". Ecco a quel punto uno non può fare altro che allargare le braccia e rassegnarsi... è un po' come Saviano che difende Israele non "perché gli israeliani hanno diritto di difendersi, hamas è un'organizzazione terroristica bla bla bla..." ma "perché a Tel Aviv ci sono delle discoteche che sono la fine del mondo, è una città molto viva di notte. Ah e lasciano anche fare il gay pride..."
Lorenzo - 9/12/2012 - 16:23
Riccardo Venturi - 9/12/2012 - 18:06
fedele alla linea gotica . - 20/3/2013 - 15:40
Riccardo Venturi - 20/3/2013 - 16:16
chi non ha fatto pogo, ed è finito a commuoversi insieme a gente improbabile che ascoltava Annarella non può capire.
GLF ha insegnato che il trascendente è ovonque anche in un tizio con i capelli verdi ! Ha insegnato che essere se stessi vuol dire prendersi sputi da tutti. Da quelli di sinistra, di destra dai cattolici ai mussulmani ai pacifisti e dai guerrafondai....perché si ragiona volta per volta e non una volta per tutte adeguandosi alla etichetta che ci siamo scelti.
io sto con GLF e sputatemi pure addosso.
czar - 24/4/2013 - 10:42
E non s'è mai capito perchè...
Maicol Gecson - 24/4/2013 - 14:49
Per Maicol Gecson la questione è diversa. Non lo vorrete mica paragonare, ad esempio, a Elvis Presley, no? Faceva musichine trallallà, il buon Maicol Gecson; vi piacciono? Va bene. Ma non mi avete di certo mai visto fare concioni contro di lui. Riposi in pace assieme al suo naso finto. Saluti.
Riccardo Venturi - 24/4/2013 - 18:26
I CCCP erano, dichiaratamente, filosovietici di nascita, non di ideologia, ovvero il loro era un attingere alla cultura di sinistra dell'Emilia per trasformala soprattutto in espressione estetica. Non a caso il loro essere filosovietici era quasi parodistico e passava spesso attraverso l'uso della retorica sinistroide e dello slogan. Al di là di questo di politica capivano poco o niente e continuano a farlo (recentemente ho sentito Zamboni concordare sul fatto che l'anarchia coincida con l'assenza di regole e il caos sociale). Queste sono tutte cose che chiunque sia disposto a fare un minimo sforzo di comprensione può trovare dichiarate nero su bianco dagli stessi CCCP e dallo stesso Ferretti nelle loro canzoni e in svariate interviste. Ma da uno che indica in un'intervista Fatur, l'anima dionisiaca e coreografica della band, come un parafascista, davvero ci si può aspettare che sia un compagno senza se e senza ma?
Ora, si può condividere o meno questo confondere le carte, che peraltro è solo un altro figlio dell'epoca in cui i CCCP operavano (gli anni '80 del riflusso, non gli anni '70 dello scontro sociale, scusate se è poco), ma piagnucolare come ragazzine offese da un tradimento che non c'è mai stato, ripeto, fa ridere i polli. Soprattutto rivela come non si voglia per nulla al mondo rinunciare a giudicare ciò che non si conosce, come del resto è emerso a più riprese dai commenti di RV, che fieramente dichiara di non aver mai prestato attenzione alla musica di Ferretti & Co.
Oh beh, contenti voi, ma a volte basterebbe davvero poco per evitare di rodersi il fegato inutilmente.
Daniel - 11/8/2013 - 00:17
Riccardo Venturi - 13/8/2013 - 12:35
Ferretti è un personaggio istrionico, assurdo, che sicuramente può indisporre molti. D'annunzio aveva le stesse caratteristiche umane, forse esasperate o quantomeno rese eclatanti dal contesto storico. Eppure trovo l'opera letteraria di D'annunzio straordinaria. Certo l'uomo è stato più coerente. A Ferretti si rimprovera invece di avere illuso (e poi deluso) i suoi seguaci. Ma il problema è proprio che l'ammirazione per un artista non dovrebbe renderti un suo seguace. Quasi ci fosse una liturgia ideologica nella produzione musicale dei CCCP e poi dei CSI e PGR. E' terribile che qualcuno possa pensare che un testo musicale vada rimosso da un blog perché chi lo scrisse non è (più) ritenuto persona degna. Sarebbe come se i partigiani, dopo la Liberazione, fossero entrati nelle biblioteche ed avessero bruciato i testi di D'annunzio. Sono cose che fanno i fanatici. Cose che non meritano neppure parole di biasimo ma solo fastidio. Mi piacciono moltissime canzoni dei CCCP e dei CSI. Fanno parte del mio bagaglio musicale da sempre e sono state colonna sonora di molte mie giornate. Posso capire benissimo, del resto, se a qualcuno quelle canzoni non piacciono proprio o se uno non ci trova dentro nulla (ma del resto anche D'annunzio, mica deve piacere a tutti). Personalmente, poi, posso non condividere molte delle cose che Ferretti fa è dice oggi, o faceva e diceva negli anni ottanta. Ciò non toglie nulla a ciò che la produzione musicale dei CCCP (e qui parlo di tutti i brani, testo e musica, che non si esauriscono nel solo Ferretti) ha rappresentato e rappresenta per me da un punto di vista musicale. Ferretti il punk, Ferretti l'anarchico, Ferretti il comunista, Ferretti il mistico, Ferretti il Teo-con, Ferretti il fascista. No. Ferretti il cantante e il paroliere che ho ammirato ed ammiro senza mai essere stato un suo seguace. Che può piacere oppure no. Ma che qualcuno dica che il testo della canzone "Del Mondo", 1998 (È stato un tempo il mondo giovane e forte,
odorante di sangue fertile,
rigoglioso di lotte, moltitudini,
splendeva pretendeva molto...
Famiglie donne incinte, sfregamenti,
facce gambe pance braccia...
Dimora della carne, riserva di calore,
sapore e familiare odore...
È cavità di donna che crea il mondo,
veglia sul tempo lo protegge...
Contiene membro d'uomo che s'alza e spinge,
insoddisfatto poi distrugge...) è in contrasto con l'attuale pensiero espresso da Ferretti, tanto da fare impressione, non lo capisco proprio.
Alberto Da Re - 27/2/2015 - 16:16
Leon - 22/3/2016 - 16:54
Io per esempio credo che Ferretti trovi opportuna collocazione (sine die, per quanto mi riguarda) nel più celebre e frequentato dei luoghi.
Io non sto con Oriana - 23/3/2016 - 13:57
Giorgio il greco - 4/1/2021 - 21:42
Il rispetto lo si ha per chi ritrova la via degli antenati senza passare per il viale degli estratti conto.
Io non sto con Oriana - 5/1/2021 - 09:32
L'Anonimo Toscano del XXI Secolo - 5/1/2021 - 12:31
Musica di Gianni Maroccolo, Francesco Magnelli, Giorgio Canali e Massimo Zamboni
Dall'album "Linea Gotica" del 1996.
Di tutte le distruzioni perpetrate a Sarajevo, le più insensate sono state quelle ai danni delle tante biblioteche. Ma di queste, la più folle, la più carica di sinistra forza metafisica, fu il bombardamento della biblioteca nazionale, un magnifico edificio moresco del diciannovesimo secolo, andato in fumo in trenta ore con le sue centinaia di migliaia di volumi. Quella notte, il rogo si vide a chilometri di distanza, i sarajevesi non dormirono.
[...]
Sarajevo era cresciuta sotto il dominio turco. A chi aveva costruito la guerra sulla storia dei diritti storici dei popoli slavi, defraudati dagli invasori - dunque sull'assunto che la Bosnia era stata "islamizzata" - non risultava tollerabile l'idea che la città fosse fiorita sotto l'Islam. [...]
La storia di Sarajevo, sigillata nella biblioteca universitaria, raccontava proprio questo: dei grandi edifici pubblici costruiti all'inizio del Cinquecento da Gazi Husrefbeg, ricco filantropo figlio di uno slavo convertito, o degli ebrei sefarditi in fuga dalle pulizie etniche della cristianissima Spagna, che laggiù trovarono aperta ospitalità e spazio per floridi commerci. In quei volumi stava scritto che - assai più dei cattolici, costretti più volte alla fuga - proprio gli ortodossi vissero bene sotto l'Islam, ebbero in Costantinopoli la loro capitale religiosa esattamente come i turchi, e spesso si convertirono spontaneamente. Tutto questo doveva sparire, essere cancellato. Distrutto con un grande fuoco purificatore.
(Paolo Rumiz, da "Maschere per un massacro", Editori Riuniti, Roma 1996).
Anni di guerra feroce sulle rive del mare Adriatico, morti, feriti, orrore. Anni di viltà, di disinteresse o di altri interessi, di un qualche tornaconto anche enorme.
L'Europa che vuole contare, quella che fa i conti e con cui bisogna farli, in questo secolo con le leggi razziali e la conseguente distruzione della sua componente ebraica si è macchiata di un abominio che la guerra e la Resistenza hanno potuto farci credere se non perdonato almeno fortemente scontato. La Jugoslavia è qui a ricordarci che non è vero. Da questa eterna cloaca di sangue, spirito, interessi economici sgorga continuamente il nostro peggio e il nostro meglio e non riusciamo a porvi rimedio.
Chi non sa farsene una ragione può sempre porre fine ai suoi giorni. Si perderà il peggio e anche il meglio e poi, dove crede di andare?
(dal libretto del CD "Linea Gotica")