Ins Himmelblau die Rohstoffpreise steigen,
Als holde Boten junger Konjunktur.
Der Markt belebt sich schon, und schamhaft zeigen
Sich zarte Triebe börslicher Natur.
Und nur ein Kurs hält mit der Hausse nicht Schritt,
Nur eine Ware geht im Preis nicht mit
Und bleibt die billigste in jedem Land:
Die ist die Ausschußware, »Mensch« genannt.
Der Mensch kommt heutzutag im Durchschnittspreise
Auf zehn Pfund Sterling nur pro Exemplar,
Die Liefrungskosten spart er klugerweise,
Er liefert selbst sich aus mit Haut und Haar.
Ja, er verkauft sich fertig appretiert,
Mit seiner Menschenwürde ausstaffiert,
Und bist du, Käufer, mit den Mitteln knapp,
So kauf sie auf Kredit – und stottre ab.
Und kannst du weder heut noch morgen zahlen,
Kauf ruhig weiter, kauf sie massenweis.
Zahl statt mit Geld mit faulen Idealen,
Der Mensch verschleudert sich um jeden Preis.
Denn seinesgleichen gibt es viel zu viele,
Er weiß es selbst und handelt auch danach
Und kennt den Kurs im großen Börsenspiele;
Der Geist ist billig, und das Fleisch ist schwach.
Die Rechnung stimmt nicht ganz, du Mann vom Fach,
Du überschätzt des Gläubigers Geduld.
Hast du kein Brot für uns, hast du kein Dach,
Stehn fordernd wir vor deinem Rechenpult.
Der Schuldner löst den Wechsel niemals ein.
Die Ware Mensch will nicht mehr Ware sein.
Als holde Boten junger Konjunktur.
Der Markt belebt sich schon, und schamhaft zeigen
Sich zarte Triebe börslicher Natur.
Und nur ein Kurs hält mit der Hausse nicht Schritt,
Nur eine Ware geht im Preis nicht mit
Und bleibt die billigste in jedem Land:
Die ist die Ausschußware, »Mensch« genannt.
Der Mensch kommt heutzutag im Durchschnittspreise
Auf zehn Pfund Sterling nur pro Exemplar,
Die Liefrungskosten spart er klugerweise,
Er liefert selbst sich aus mit Haut und Haar.
Ja, er verkauft sich fertig appretiert,
Mit seiner Menschenwürde ausstaffiert,
Und bist du, Käufer, mit den Mitteln knapp,
So kauf sie auf Kredit – und stottre ab.
Und kannst du weder heut noch morgen zahlen,
Kauf ruhig weiter, kauf sie massenweis.
Zahl statt mit Geld mit faulen Idealen,
Der Mensch verschleudert sich um jeden Preis.
Denn seinesgleichen gibt es viel zu viele,
Er weiß es selbst und handelt auch danach
Und kennt den Kurs im großen Börsenspiele;
Der Geist ist billig, und das Fleisch ist schwach.
Die Rechnung stimmt nicht ganz, du Mann vom Fach,
Du überschätzt des Gläubigers Geduld.
Hast du kein Brot für uns, hast du kein Dach,
Stehn fordernd wir vor deinem Rechenpult.
Der Schuldner löst den Wechsel niemals ein.
Die Ware Mensch will nicht mehr Ware sein.
envoyé par Bernart Bartleby - 17/9/2016 - 22:02
Langue: italien
Traduzione italiana di Laura Masi, da "Jura Soyfer, Teatro. Vol I" (contiene: "La fine del mondo" - "Edi Lechner guarda in Paradiso" - "Astoria"), a cura di Hermann Dorowin (edizione con testo originale a fronte), Morlacchi editore, Perugia, 2011.
CANZONE SULLA CORRUTTIBILITA' DEGLI UOMINI
I prezzi delle materie prime salgono alle stelle,
Favorevoli presagi a una nuova congiuntura.
Già si anima il mercato, e timidi si mostrano
I delicati istinti della natura della Borsa.
E solo una quotazione non tiene il passo con l'aumento,
Una merce sola in ogni paese resta quella più a buon mercato:
E' la merce di scarto, "uomo" chiamata.
Al giorno d'oggi l'uomo arriva nella media
Solo a dieci sterline per ogni esemplare,
Con saggezza risparmia i costi di consegna,
Consegnando se stesso anima e corpo.
Sì, si mette in vendita ben inamidato,
Di umana dignità ben equipaggiato
E se acquistarla vuoi, ma sei a corto di mezzi,
Comprala a credito... e pagala a rate.
E se pagarla non puoi nè oggi, nè domani,
Continua a comprarla tranquillo in abbondanza.
Non col denaro, paga con marci ideali,
A ogni prezzo l'uomo si svende.
Perchè di gente come lui ce n'è fin troppa.
Lo sa bene e agisce, sì, di conseguenza,
Chiara la quotazione nel grande gioco della Borsa;
Lo spirito è a buon mercato e la carne è debole.
Preciso il conto non è, o uomo che sei del mestiere,
Troppo alta tu vedi la sopportazione di chi deve avere.
Se pane non hai per noi, se un tetto tu non hai
Stiamo al tuo tavolo dei conti e reclamiamo,
Mai il debitore paga la cambiale.
La merce uomo, merce, non vuol più essere.
I prezzi delle materie prime salgono alle stelle,
Favorevoli presagi a una nuova congiuntura.
Già si anima il mercato, e timidi si mostrano
I delicati istinti della natura della Borsa.
E solo una quotazione non tiene il passo con l'aumento,
Una merce sola in ogni paese resta quella più a buon mercato:
E' la merce di scarto, "uomo" chiamata.
Al giorno d'oggi l'uomo arriva nella media
Solo a dieci sterline per ogni esemplare,
Con saggezza risparmia i costi di consegna,
Consegnando se stesso anima e corpo.
Sì, si mette in vendita ben inamidato,
Di umana dignità ben equipaggiato
E se acquistarla vuoi, ma sei a corto di mezzi,
Comprala a credito... e pagala a rate.
E se pagarla non puoi nè oggi, nè domani,
Continua a comprarla tranquillo in abbondanza.
Non col denaro, paga con marci ideali,
A ogni prezzo l'uomo si svende.
Perchè di gente come lui ce n'è fin troppa.
Lo sa bene e agisce, sì, di conseguenza,
Chiara la quotazione nel grande gioco della Borsa;
Lo spirito è a buon mercato e la carne è debole.
Preciso il conto non è, o uomo che sei del mestiere,
Troppo alta tu vedi la sopportazione di chi deve avere.
Se pane non hai per noi, se un tetto tu non hai
Stiamo al tuo tavolo dei conti e reclamiamo,
Mai il debitore paga la cambiale.
La merce uomo, merce, non vuol più essere.
envoyé par B.B. - 6/5/2020 - 20:41
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Canzone di Jura Soyfer (1912-1939), di famiglia ebraica originaria di Charkiv (Impero russo, oggi in Ucraina), giornalista e scrittore, viennese d'adozione.
Scritta nel 1937 per il suo terzo dramma, "Astoria", riflessione tragicomica sul concetto di “Vaterland”, di Patria, e della totale distorsione che ne fanno i regimi totalitari. Astoria è un paese inesistente, un'invenzione truffaldina propinata dai governanti al proprio popolo e che tuttavia si rivela una perfetta macchina statale di guadagno e oppressione. Jura Soyfer riesce a creare un'esilarante e insieme spaventosa parabola politica sulla concezione dello Stato nei regimi dittatoriali, ispirandosi stilisticamente al teatro comico viennese ottocentesco e in particolare alle farse di Johann Nestroy e Ferdinand Raimund. (de.wikipedia)
Nel 1975 questa canzon di Jura Soyfer è stata ripresa dal gruppo viennese Schmetterlinge nel loro disco intitolato “Lieder Fürs Leben”.