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Die Unentwegten

Kurt Tucholsky
Langue: allemand


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Versi di Kurt Tucholsky, credo risalenti a poco dopo la fine della Grande Guerra o ai primissimi anni 20. Non sono riuscito a trovare la data esatta. Facile che siano stati pubblicati sulla Weltbühne allora diretta da Siegfried Jacobsohn.
Musica di Hanns Eisler, composta nel 1959 (“Die Unentwegten / The Stalwarts”, in “Songs to Texts by Kurt Tucholsky”)
Testo trovato su Lieder.net



Grandissima presa per il culo che Tucholsky riservava ai sostenitori dei vertici militari tedeschi (l’OHL, Oberste Heeresleitung, il Comando Supremo incarnato da gentaglia come Paul von Hindenburg ed Erich Ludendorff), incompetenti e vigliacchi (Tucholsky si riferiva precisamente alle disfatte in Marna e a diversi altri guai combinati dai nostri durante la Grande Guerra) e bugiardi (giacchè non si erano mai assunti le loro responsabilità e, anzi, le avevano scaricate sulle forse d’opposizione, comunisti ed anarchici in testa, accusate di aver boicottato lo sforzo bellico e pugnalato alle spalle la Patria).



Eppure, nonostante tutto il male che la casta militare aveva portato alla Germania, essa godeva ancora di un forte sostegno... Sostenitori ciechi, stolti o semplicemente opportunisti che continuavano imperterriti a cantare il “Die Wacht am Rhein” (“La Guardia al Reno”), inno patriottico dell’epoca di Guglielmo I e Otto von Bismarck...
Ein blinder Mann ist zu bedauern,
weil er die Welt nur hört und schmeckt.
Doch packt dich jäh ein Wehmutsschauern,
siehst du den preußischen Defekt.

Historie kann noch so geschwind sein -
die Leute wollen eben blind sein!
Das singt noch heut auf jeden Fall:
"Es braust ein Ruf wie Donnerhall!"

Trotz Marneschlacht, trotz der Etappe,
trotz Lille und andrer Schweinerei
reißt auf die alldeutschgroße Klappe
der Vogel Strauß und legt ein Ei.

Schwarzweiß sind alle Straußenfedern,
klein sein Gehirn, das Fleisch ist ledern...
Er steckt den Kopf in Sand hinein -
"Fest steht und treu die Wacht, die Wacht am Rhein!"

Das hat den Krieg erst angezettelt,
dann schlecht geführt und dann verratzt.
Und viel zu spät um Frieden bettelt
die O. H. L. - die Bombe platzt.

Erst schwere Fehler. Und dann heute
beschimpft das uns und Land und Leute;
vom "Dolch der Heimat" hörst du sagen -
und dem geht keiner an den Kragen!
Da schlag doch gleich der Teufel rein!
Wir pfeifen auf die Wacht am Rhein!

envoyé par Bernart Bartleby - 17/7/2016 - 22:35



Langue: italien

Traduzione italiana di Riccardo Venturi
16 gennaio 2018 10:56
IMPERTERRITI

Un cieco è da compiangere, perché
il mondo lui lo sente e basta, e lo assaggia.
E però, se ti piglia di colpo un brivido di malinconia,
allora vedi quel che c'è di guasto nei prussiani.

La storia può, certo, essere rapidissima,
e la gente vuole persino essere cieca!
In ogni caso, si sente cantare ancora oggi:
“Risuona un richiamo come rombo di tuono!” [1]

Malgrado la battaglia della Marna e le retrovie,
Malgrado Lilla ed altre porcherie,
lo struzzo apre il gran coperchio pantedesco
e depone un uovo.

Bianche e nere son tutte le penne dello struzzo,
ma ha un cervellino, e la sua carne sembra cuoio...
Infila la testa nella sabbia -
“Ferma e fedele sta la guardia, la guardia sul Reno!”

Prima ha macchinato la guerra,
e poi l'ha condotta male, e poi la perde. [2]
E troppo tardi implora la pace
il Comando Supremo, e la bomba scoppia.

Prima gravi errori. E poi, oggi,
oltraggi a noi, al paese, alla gente;
senti parlare della “pugnalata alla patria”, [3]
però nessuno di questi rischia nulla!
E allora che ci prenda il diavolo!
E fischiettiamo “Die Wacht am Rhein!”
[1] Il primo verso della Wacht am Rhein, la canzone militar-patriottica tedesca per eccellenza citata più volte nel testo di Tucholsky.

[2] Tucholsky utilizza qui un verbo proveniente dal Rotwelsch, lo slang tradizionale tedesco della mala e di tutti i “sottoboschi”. Il Rotwelsch deriva moltissime parole dallo yiddish, e quindi spesso dall'ebraico. E' il caso di verratzen “perdere, essere battuto” (ma sich verratzen “sbagliarsi, fare male i conti”). La radice sembra essere quella dell'ebraico biblico רוץ [rūṣ] “correre”, probabilmente preso tramite lo yiddish nel senso di “correre troppo”.

[3] O "pugnalata alle spalle", il famoso Dolchstoß che fu fatto passare nelle coscienze dei tedeschi in senso revanscista. I germi esatti del nazismo, insomma.

16/1/2018 - 10:56


semplicemente disgustoso;non fu la casta militare tedesca a scatenare la guerra nel 1914 ma gli Imperi fatiscenti e traballanti di Austria e Russia,e la Germania,che non poteva lasciare travolgere l'Austria dalla marea slava,fu aggredita con pretesti speciosi dalla Gran Bretagna e dalla Francia massoniche,che dopo non essere riusciti a batterla se non truffando gli Stati Uniti e costringendoli a battersi per lo le inflissero un trattato di pace mostruoso e meschino e cercarono di colpevolizzarla

15/1/2018 - 11:14


Caro anonimo, semplicemente disgustoso sei tu, che non hai letto l'introduzione e nemmeno conosci Tucholsky.

Qui l'autore non scriveva nel 1914 ma nel primo dopoguerra, e condannava il nazionalismo del suo paese, così come altri autori di altre nazionalità condannarono il proprio. Ma il nazionalismo tedesco, complice la cattiva pace imposta dai vincitori, partorì poi qualcosa di veramente mostruoso, che Tucholsky ed altri come lui seppero vedere chiaramente in anticipo.

Il tuo linguaggio denota soltanto un tentativo maldestro di giustificare un nazionalismo ed un militarismo, quello tedesco, che così tanti e gravi lutti ha portato all'Europa nel 900. In definitiva, non mi stupirebbe tu fossi un "colto" nazistello che prova a trovare qualche penosa giustificazione storica a ciò che è stata la Germania di gente come von Hindenburg, Ludendorff ed Hitler.

B.B. - 15/1/2018 - 22:01




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