Wir haben so manches Lager gebaut
und oft dem Tod ins Auge geschaut
uns kann nichts erschüttern
uns macht keiner weich
für uns gilt der Kerl
die Farbe bleibt gleich
Morgens und abends
Monat und Jahr
müssen wir marschieren
doch eins ist uns klar
ist endlos die Strecke
wir reißen euch mit
die Hoffnung auf Freiheit
klingt mit in unserem Schritt
Wir haben in Emsland das Moor gekult
da hat so manchen die Kugel geholt
Stein in Sachsenhausen, Sand in Ravensbrück
das Schicksal war hart
doch wir zwangen das Glück
Wir haben so manches Lager gebaut
und oft dem Tod ins Auge geschaut
uns kann nichts erschüttern
uns macht keiner weich
für uns gilt der Kerl
die Farbe bleibt gleich
Morgens und abends
Monat und Jahr
müssen wir marschieren
doch eins ist uns klar
ist endlos die Strecke
wir reißen euch mit
die Hoffnung auf Freiheit
klingt mit in unserem Schritt
Wir haben die endlose Strasse erlebt
vor Hitze halb irr, vor Kälte gebebt
Mal lacht uns der Bunker
mal winkt uns der Bock
ein Singen und Lachen
Ist dennoch im Block
Wir haben so manches Lager gebaut
und oft dem Tod ins Auge geschaut
uns kann nichts erschüttern
uns macht keiner weich
für uns gilt der Kerl
die Farbe bleibt gleich
Morgens und abends
Monat und Jahr
müssen wir marschieren
doch eins ist uns klar
ist endlos die Strecke
wir reißen euch mit
die Hoffnung auf Freiheit
klingt mit in unserem Schritt
und oft dem Tod ins Auge geschaut
uns kann nichts erschüttern
uns macht keiner weich
für uns gilt der Kerl
die Farbe bleibt gleich
Morgens und abends
Monat und Jahr
müssen wir marschieren
doch eins ist uns klar
ist endlos die Strecke
wir reißen euch mit
die Hoffnung auf Freiheit
klingt mit in unserem Schritt
Wir haben in Emsland das Moor gekult
da hat so manchen die Kugel geholt
Stein in Sachsenhausen, Sand in Ravensbrück
das Schicksal war hart
doch wir zwangen das Glück
Wir haben so manches Lager gebaut
und oft dem Tod ins Auge geschaut
uns kann nichts erschüttern
uns macht keiner weich
für uns gilt der Kerl
die Farbe bleibt gleich
Morgens und abends
Monat und Jahr
müssen wir marschieren
doch eins ist uns klar
ist endlos die Strecke
wir reißen euch mit
die Hoffnung auf Freiheit
klingt mit in unserem Schritt
Wir haben die endlose Strasse erlebt
vor Hitze halb irr, vor Kälte gebebt
Mal lacht uns der Bunker
mal winkt uns der Bock
ein Singen und Lachen
Ist dennoch im Block
Wir haben so manches Lager gebaut
und oft dem Tod ins Auge geschaut
uns kann nichts erschüttern
uns macht keiner weich
für uns gilt der Kerl
die Farbe bleibt gleich
Morgens und abends
Monat und Jahr
müssen wir marschieren
doch eins ist uns klar
ist endlos die Strecke
wir reißen euch mit
die Hoffnung auf Freiheit
klingt mit in unserem Schritt
envoyé par Bernart Bartleby - 11/7/2016 - 18:22
Langue: italien
Versione italiana di Francesco Mazzocchi
NE ABBIAMO COSTRUITI DI LAGER
Ne abbiamo costruiti di lager,
e spesso guardato negli occhi la morte,
niente ci può sgomentare,
nessuno ci fa rammollire,
per noi è in gioco l’uomo,
il colore resta uguale.
Mattina e sera,
mese ed anno,
dobbiamo marciare,
ma una cosa ci è chiara,
il percorso è senza fine,
noi vi trasciniamo con noi,
la speranza di libertà
risuona nel nostro passo.
Nell’Emsland abbiamo scavato la torbiera,
e tanti ha beccato il proiettile,
pietra a Sachsenhausen, sabbia a Ravensbrück,
il destino era duro
ma noi siamo riusciti a forzare la fortuna.
Ne abbiamo costruiti di lager,
e spesso guardato negli occhi la morte ,
niente ci può sgomentare,
nessuno ci fa rammollire,
per noi è in gioco l’uomo,
il colore resta uguale.
Mattina e sera,
mese ed anno,
dobbiamo marciare,
ma una cosa ci è chiara,
il percorso è senza fine,
noi vi trasciniamo con noi,
la speranza di libertà
risuona nel nostro passo.
Abbiamo vissuto la strada senza fine,
mezzi pazzi dal caldo, tremanti dal freddo.
Ci fa pur ridere il bunker,
ci aspetti pure il cavalletto,
un cantare e ridere
c’è nonostante tutto nel blocco.
Ne abbiamo costruiti di lager,
e spesso guardato negli occhi la morte ,
niente ci può sgomentare,
nessuno ci fa rammollire,
per noi è in gioco l’uomo,
il colore resta uguale.
Mattina e sera,
mese ed anno,
dobbiamo marciare,
ma una cosa ci è chiara,
il percorso è senza fine,
noi vi trasciniamo con noi,
la speranza di libertà
risuona nel nostro passo
Ne abbiamo costruiti di lager,
e spesso guardato negli occhi la morte,
niente ci può sgomentare,
nessuno ci fa rammollire,
per noi è in gioco l’uomo,
il colore resta uguale.
Mattina e sera,
mese ed anno,
dobbiamo marciare,
ma una cosa ci è chiara,
il percorso è senza fine,
noi vi trasciniamo con noi,
la speranza di libertà
risuona nel nostro passo.
Nell’Emsland abbiamo scavato la torbiera,
e tanti ha beccato il proiettile,
pietra a Sachsenhausen, sabbia a Ravensbrück,
il destino era duro
ma noi siamo riusciti a forzare la fortuna.
Ne abbiamo costruiti di lager,
e spesso guardato negli occhi la morte ,
niente ci può sgomentare,
nessuno ci fa rammollire,
per noi è in gioco l’uomo,
il colore resta uguale.
Mattina e sera,
mese ed anno,
dobbiamo marciare,
ma una cosa ci è chiara,
il percorso è senza fine,
noi vi trasciniamo con noi,
la speranza di libertà
risuona nel nostro passo.
Abbiamo vissuto la strada senza fine,
mezzi pazzi dal caldo, tremanti dal freddo.
Ci fa pur ridere il bunker,
ci aspetti pure il cavalletto,
un cantare e ridere
c’è nonostante tutto nel blocco.
Ne abbiamo costruiti di lager,
e spesso guardato negli occhi la morte ,
niente ci può sgomentare,
nessuno ci fa rammollire,
per noi è in gioco l’uomo,
il colore resta uguale.
Mattina e sera,
mese ed anno,
dobbiamo marciare,
ma una cosa ci è chiara,
il percorso è senza fine,
noi vi trasciniamo con noi,
la speranza di libertà
risuona nel nostro passo
envoyé par Francesco Mazzocchi - 25/2/2019 - 11:25
×
Canzone con melodia ignota, di anonimo autore di lingua tedesca, quasi sicuramente un prigioniero politico, internato in qualche campo nazista. E, a meno che non si tratti di un testo collettivo, l’autore doveva essersi passato diversi campi, almeno quello di Esterwegen nell’Emsland e quelli di Sachsenhausen e Ravensbrück nel Brandeburgo.
Il brano può essere datato tra il 1939, anno in cui fu inaugurato il campo di Ravensbrück, ed il 1945.
Il testo l’ho trovato sul Volksliederarchiv, così come ripreso da “Lieder aus den faschistischen Konzentrationslagern”, una raccolta edita dalla Taschen nel 1962. Ma le prime due strofe si trovano anche in “Kazett-Lyric. Untersuchungen zu Gedichten und Liedern aus dem Konzentrationslager Sachsenhausen”, a cura di Katja Klein, raccolta di poesie e canzoni composte dai prigionieri di Sachsenhausen, pubblicata nel 1995, nel cinquantenario della sua liberazione.