Es ist vielleicht zum zehntenmale,
Trägt man Heut' raus die Bahr' zum Saale.
Auf Bahre liegt 'ne frische Leiche,
Er hat kein Sarg aus Erz und Eiche.
Lautlos starb ein Muselmane,
Des hochgetrag'nen Hungersfahne.
Wie mancher Herr hier einsam bricht,
So leise ihm verlosch das Licht.
Der letzte Gruß, den dein Blick sand,
Und tief in unser'n Herz Weg fand,
werden wir an deine Lieben senden,
Trost soll dann der Herr Gott spenden.
Still geh'st du auf mein Freund in Flammen,
Dein Schicksal wird uns ewig bangen.
Trägt man Heut' raus die Bahr' zum Saale.
Auf Bahre liegt 'ne frische Leiche,
Er hat kein Sarg aus Erz und Eiche.
Lautlos starb ein Muselmane,
Des hochgetrag'nen Hungersfahne.
Wie mancher Herr hier einsam bricht,
So leise ihm verlosch das Licht.
Der letzte Gruß, den dein Blick sand,
Und tief in unser'n Herz Weg fand,
werden wir an deine Lieben senden,
Trost soll dann der Herr Gott spenden.
Still geh'st du auf mein Freund in Flammen,
Dein Schicksal wird uns ewig bangen.
inviata da Bernart Bartleby - 11/7/2016 - 09:09
Lingua: Italiano
Traduzione italiana di Riccardo Venturi
11 luglio 2016
11 luglio 2016
IL „MUSULMANO“
Oggi è forse per la decima volta
che portan fuori la barella al crematorio.
Sulla barella c'è uno morto da poco,
non ha una bara in quercia e metallo.
In silenzio è morto un „musulmano“,
Con la cui fame chi sta in alto fa bandiera.
Come tanti qui, crepa da solo,
La luce così piano gli si è spenta.
L'ultimo saluto mandato dal tuo sguardo
E che nel cuore ci si è fatto strada,
Lo spediremo alle tue persone amate,
Ed il Signore dovrebbe dar consolazione.
In silenzio, amico mio, vai in fiamme.
La tua sorte ci tormenterà per sempre.
Oggi è forse per la decima volta
che portan fuori la barella al crematorio.
Sulla barella c'è uno morto da poco,
non ha una bara in quercia e metallo.
In silenzio è morto un „musulmano“,
Con la cui fame chi sta in alto fa bandiera.
Come tanti qui, crepa da solo,
La luce così piano gli si è spenta.
L'ultimo saluto mandato dal tuo sguardo
E che nel cuore ci si è fatto strada,
Lo spediremo alle tue persone amate,
Ed il Signore dovrebbe dar consolazione.
In silenzio, amico mio, vai in fiamme.
La tua sorte ci tormenterà per sempre.
Lingua: Finlandese
Traduzione / Translation / Traduction / Suomennos: Juha Rämö
MUSULMAANI
Kai tänään kertaan kymmenenteen
kuollutta kannetaan eteiseen.
Paareilla taas uusi vainaja,
ei arkku tammea, ei vaskea.
Niin vaiti musulmaani murtui,
vain nälkälippu yllään liehui.
Kuin moni täällä yksin sortui,
sun silmieskin valo hiipui.
Viimeinen viesti sun katseesi
se sydämiimme tiensä löysi.
Sen rakkaimmillesi me viemme,
vain taivaan armo on lohtumme.
Sut liekit nielee, ystävämme,
sun osas' ain' on mielessämme.
Kai tänään kertaan kymmenenteen
kuollutta kannetaan eteiseen.
Paareilla taas uusi vainaja,
ei arkku tammea, ei vaskea.
Niin vaiti musulmaani murtui,
vain nälkälippu yllään liehui.
Kuin moni täällä yksin sortui,
sun silmieskin valo hiipui.
Viimeinen viesti sun katseesi
se sydämiimme tiensä löysi.
Sen rakkaimmillesi me viemme,
vain taivaan armo on lohtumme.
Sut liekit nielee, ystävämme,
sun osas' ain' on mielessämme.
inviata da Juha Rämö - 13/7/2016 - 09:59
Caro Riccardo, grazie ancora, anche per questa traduzione.
Chissà che tu, conoscendo il tedesco, non riesca a trovare qualche notizia dell'autore sconosciuto, questo Karl Szamek il cui cognome, più che tedesco, mi pare possa essere polacco...
Saluti
Chissà che tu, conoscendo il tedesco, non riesca a trovare qualche notizia dell'autore sconosciuto, questo Karl Szamek il cui cognome, più che tedesco, mi pare possa essere polacco...
Saluti
B.B. - 11/7/2016 - 19:22
Ho provato a cercare qualche notizia su Karl Szamek, ma (perlomeno in Rete) temo che resterà una ricerca vana. Quanto al cognome, però, pur essendo senz'altro di forma slava (e specificamente polacca), non è affatto detto che si tratti di un polacco; molti tedeschi, ad esempio, portano cognomi slavi e polacchi. Saluti cari.
Riccardo Venturi - 17/7/2016 - 23:31
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Testo presente in “Kazett-Lyrik. Untersuchungen zu Gedichten und Liedern aus dem Konzentrationslager Sachsenhausen.”, a cura di Katja Klein, raccolta di poesie e canzoni composte dai prigionieri del campo, pubblicata nel 1995, nel cinquantenario della sua liberazione.
Testo trovato qui
Sia “Kazett” che “Muselmane” sono termini in Lagersprache, lo slang parlato dai prigionieri nei campi nazisti, una lingua basata sul tedesco, quello elementare e duro degli ordini impartiti da guardie e kapo, su cui si innestavano le lingue di provenienza degli internati.
Nello specifico, “Kazett” è abbreviazione di Konzentrationslager, mentre “Muselmane” (o Muselmann, o Muzułman in polacco) designava il prigioniero in procinto di morire d’inedia, nello stadio pre-agonico. L’analogia con il termine che identifica il fedele devoto ad Allāh sta sia nella vicinanza a Dio del morente, sia nella posizione che il malcapitato, ridotto a pelle ed ossa, assumeva negli istanti prima di morire, cadendo sfinito in ginocchio con le mani in avanti, quasi nel tipico atteggiamento degli islamici in preghiera.